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Le mani degli uomini (ho imparato ad essere libera)
Le mani degli uomini (ho imparato ad essere libera)
Le mani degli uomini (ho imparato ad essere libera)
Ebook65 pages45 minutes

Le mani degli uomini (ho imparato ad essere libera)

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About this ebook

Quanto ne sappiamo davvero di violenza psicologica, manipolazione, narcisismo?

Come possiamo difenderci?

Soprattutto se ne fossimo vittima, come potremmo uscire da questo inferno?

Grazie alle parole di Martina capiremmo i meccanismi del mondo sommerso della violenza coniugale.

Scopriremo le tattiche dei manipolatori narcisisti, come difendersi e come salvarsi la vita.

Perché ognuno ha diritto a vivere libero!
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateMay 4, 2020
ISBN9788831671637
Le mani degli uomini (ho imparato ad essere libera)

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    Le mani degli uomini (ho imparato ad essere libera) - Chezia Agostino

    te!

    LE MA­NI DE­GLI UO­MI­NI

    Co­me pos­so­no es­se­re le ma­ni de­gli uo­mi­ni?

    Non mi ri­fe­ri­sco al­le lo­ro ma­ni let­te­ra­li ma ai lo­ro ge­sti, a quel­lo che pos­so­no fa­re con le lo­ro ma­ni.

    Le ma­ni pos­so­no ri­scal­da­re, pos­so­no ac­ca­rez­za­re, pos­so­no mas­sag­gia­re, pos­so­no gua­ri­re.

    Ma pos­so­no an­che fa­re mol­to ma­le: pos­so­no vie­ta­re, pos­so­no de­ni­gra­re, pos­so­no col­pi­re, pos­so­no al­lon­ta­na­re.

    Esi­sto­no uo­mi­ni splen­di­di a que­sto mon­do. Gra­zie di es­ser­ci!

    Mol­te vol­te pe­rò le don­ne han­no in­con­tra­to uo­mi­ni ter­ri­bi­li.

    Ci so­no tan­tis­si­mi li­bri che trat­ta­no il te­ma del­la vio­len­za e so­no con­vi­ta che ogni es­se­re uma­no do­vreb­be leg­ger­li per ca­pi­re.

    Ca­pi­re co­me edu­ca­re i pro­pri fi­gli, ca­pi­re me­glio le azio­ni de­gli al­tri e co­sa na­scon­do­no (vit­ti­me o car­ne­fi­ci), ca­pi­re per cam­bia­re il si­ste­ma.

    Quel­lo che vo­glio con­di­vi­de­re con voi so­no le pa­gi­ne del dia­rio di una don­na vit­ti­ma di un ma­ni­po­la­to­re nar­ci­si­sta.

    Lo fac­cio con un ob­biet­ti­vo be­ne pre­ci­so.

    Pre­met­to: in que­sti an­ni ho sco­per­to che gli uo­mi­ni vio­len­ti han­no un mo­del­lo di com­por­ta­men­to e mol­te don­ne si ri­tro­va­no ad es­se­re sta­te vit­ti­ma del­le stes­se pa­ro­le e del­le stes­se azio­ni di uo­mi­ni del ge­ne­re.

    Quin­di il mio ob­biet­ti­vo è far­vi sen­ti­re me­no so­le, far­vi ca­pi­re che non sie­te sba­glia­te e col­pe­vo­li, far­vi ca­pi­re che mol­te don­ne ca­pi­sco­no quel­lo che sta­te pas­san­do e lun­gi dal giu­di­car­vi vi vo­glio­no pren­de­re per ma­no e far­vi usci­re dal buio.

    So­lo voi po­te­te de­ci­de­re di usci­re da quell’in­cu­bo ma noi pos­sia­mo dar­vi quel­lo che ab­bia­mo a di­spo­si­zio­ne per aiu­tar­vi.

    Ri­cor­da­te tut­ti, uo­mi­ni e don­ne che leg­ge­te:

    BA­STA VIT­TI­ME! MA SO­PRAV­VIS­SU­TE.

    LA VIO­LEN­ZA PSI­CO­LO­GI­CA

    Si fa mol­to par­la­re a que­sto mon­do di vio­len­za. Ma a mio pa­re­re, al di fuo­ri del­le fi­gu­re pro­fes­sio­na­li, fra la gen­te co­mu­ne so­lo po­chi com­pren­do­no co­sa è real­men­te la vio­len­za.

    È gra­vis­si­ma la vio­len­za fi­si­ca, cer­to, ma mol­te vol­te è so­lo l’epi­lo­go di an­ni di una vio­len­za più in­si­dio­sa, per­fi­da, na­sco­sta: quel­la psi­co­lo­gi­ca.

    Rin­gra­zio una don­na che chia­me­re­mo Mar­ti­na per aver con­di­vi­so con me le sue pa­ro­le.

    Leg­gen­do uno stral­cio del suo dia­rio, ini­zia­mo a ca­pi­re i dan­ni che ar­re­ca la vio­len­za psi­co­lo­gi­ca:

    "Quan­do esci da que­sto ti­po di re­la­zio­ne ti sen­ti de­va­sta­ta, an­ni­chi­li­ta.

    Non esi­ste più quel­la che eri pri­ma, quel­lo che eri nel men­tre del­la re­la­zio­ne, e ora non sai chi sei. Ma la co­sa an­co­ra più do­lo­ro­sa è che a nes­su­no in­te­res­sa, a chi in­te­res­sa il tuo do­lo­re?

    A chi in­te­res­sa per­de­re del tem­po e del­le ener­gie per aiu­tar­ti a ri­tro­va­re il sor­ri­so?

    Mi rac­co­man­do non far­ti ve­ni­re cri­si esi­sten­zia­li nel week end per­ché i più so­no im­pe­gna­ti con la lo­ro fa­mi­glia e i sin­gle de­vo­no di­ver­tir­si.

    Sem­bra co­si sem­pli­ce vi­ve­re.

    Ma non lo è af­fat­to quan­do il tuo cuo­re è vuo­to, quan­do si so­no pre­si tut­te le tue ri­ser­ve di amo­re e di buon umo­re in cam­bio di mo­ne­ta fal­sa.

    Ti man­ca una scin­til­la che pos­sa ac­cen­de­re le tue gior­na­te.

    Sei stan­ca di lot­ta­re, di far ca­pi­re. Per­ché la gen­te non ca­pi­rà.

    E di­men­ti­che­rà.

    Per lo­ro sa­rai una per­so­na nor­ma­le, an­che se tu nor­ma­le non rie­sci più a es­ser­lo. Ogni gior­no de­vi fa­re i con­ti con la rab­bia di es­se­re sta­ta vit­ti­ma due vol­te: vit­ti­ma sua e vit­ti­ma di un si­ste­ma che scu­sa e che non ren­de giu­sti­zia. Col­pa, le col­pe che lui ti ver­sa ad­dos­so. Cer­to, per­ché lui è li pron­to a ri­pren­der­ti in ca­sa. Tan­to a lui co­sa co­sta?

    Sei tu che de­vi fa­re quel­lo che lui vuo­le.

    Sor­ri­di ri­cac­cian­do in­die­tro fiu­mi di la­cri­me che hai im­pa­ra­to a far scor­re­re in­sie­me all’ac­qua del­la doc­cia, do­ve nes­su­no può sen­ti­re e ve­de­re a par­te Dio. E puoi da­re la col­pa dei tuoi oc­chi gon­fi al­lo sham­poo.

    Sai che ne usci­rai, de­vi uscir­ne, per­ché la tua fe­li­ci­tà è la lo­ro scon­fit­ta.

    Ma quan­do ar­ri­ve­rà que­sta dan­na­ta fe­li­ci­tà?"

    Di chi è sta­ta vit­ti­ma que­sta don­na?

    Di un ma­ni­po­la­to­re nar­ci­si­sta.

    Que­sti ul­ti­mi non so­no

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