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Prisma. Le diverse facce della fantascienza italiana. Vol. 2
Prisma. Le diverse facce della fantascienza italiana. Vol. 2
Prisma. Le diverse facce della fantascienza italiana. Vol. 2
Ebook301 pages4 hours

Prisma. Le diverse facce della fantascienza italiana. Vol. 2

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About this ebook

La serie di volumi PRISMA raccoglie una selezione di racconti firmati da vecchie e nuove voci della narrativa fantascientifica italiana. A metà strada tra antologia e rivista letteraria, PRISMA intende dimostrare che la fantascienza in Italia è ancora in grado di attrarre voci inedite e alimentare nuove generazioni di autori.
Per valorizzarle al meglio, ogni edizione si arricchisce del contributo di un illustratore nella realizzazione di copertine originali e progettate su misura.
 
Gli autori presenti in questo numero di PRISMA:
Guido Bertorelli • Diletta Crudeli • Linda De Santi • Veronica De Simone • Antonino Fiore • Mala Spina • Daniele Nadir • L.K. Peka • Stefano Spataro • Axa Lydia Vallotto
LanguageItaliano
Release dateApr 27, 2020
ISBN9788831982191
Prisma. Le diverse facce della fantascienza italiana. Vol. 2

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    Prisma. Le diverse facce della fantascienza italiana. Vol. 2 - AA.VV.

    © Guido Bertorelli, Diletta Crudeli, Linda De Santi, Veronica De Simone, Antonino Fiore, Mala Spina, Daniele Nadir, L.K. Peka, Stefano Spataro, Axa Lydia Vallotto

    I racconti di Veronica De Simone, Antonino Fiore, Stefano Spataro e Axa Lydia Vallotto sono stati editati da Leonardo Munzlinger

    Illustrazione di copertina a cura di Simone Peracchi

    Progetto grafico di copertina a cura di Caterina Ferrante

    Logo Moscabianca Edizioni realizzato da Veronica Carratello

    © 2020 Moscabianca Edizioni

    ISBN 9788831982191

    www.moscabiancaedizioni.it

    info@moscabiancaedizioni.it

    Indice

    Copertina

    Colophon

    Frontespizio

    Introduzione

    Gli autori

    Veronica De Simone, Fanghiglia

    Stefano Spataro, Ctrl+z

    Linda De Santi, La risposta della bestia

    Axa Lydia Vallotto, Conta fino a tre

    Antonino Fiore, Pellegrino Nove

    Mala Spina, Malena

    L.K. Peka, La leggenda di Macmet di Boscoruggine

    Guido Bertorelli, Slittamento

    Diletta Crudeli, Quello che gli uomini lasciano indietro

    Daniele Nadir, Radio Ga-ga

    Introduzione

    Abbiamo dato alle stampe il secondo volume di Prisma in un momento strano, per non dire drammatico, in cui l’Italia era paralizzata dall’emergenza sanitaria provocata dal Covid-19, e così il settore editoriale: in un periodo di librerie chiuse e fiere annullate, ci siamo chiesti più volte se non fosse il caso di posticipare la pubblicazione di questo libro.

    Alla fine ha vinto la voglia di tenere duro, di raccontare nonostante tutto le storie che amiamo, e di mantenere la promessa che avevamo fatto a noi stessi all’inizio del 2019, quando abbiamo pubblicato il primo volume della collana Prisma: quella di creare un appuntamento che ogni anno, nel mese di aprile, offrisse ai lettori il meglio della narrativa breve fantascientifica che avessimo selezionato nel corso dei dodici mesi precedenti. Siamo solo al secondo appuntamento, ma per noi questo è già un impegno improrogabile nei confronti nostri, degli autori che hanno avuto fiducia nel progetto e nei lettori che seguono la nostra attività.

    E dunque ecco il secondo volume di Prisma, un’antologia insieme uguale e diversa rispetto alla precedente: uguale perché ha mantenuto la stessa volontà di sperimentare, di scoprire voci nuove, talvolta inedite rispetto alla scena della sci-fi italiana, e di lavorare con cura su ogni aspetto del libro, dall’editing alla veste grafica – quest’anno affidata a Simone Peracchi, che occupa ormai un posto speciale tra i nostri collaboratori di vecchia data, avendo illustrato le nostre primissime copertine; diversa, perché nel frattempo siamo cresciuti e abbiamo conosciuto altre persone, nuovi colleghi e nuovi autori (alcuni forse già noti a chi segue l’editoria di genere nostrana) e ci hanno fatto sentire un po’ più forti di come ci sentivamo un anno fa, pur restando sempre pronti a fare di più e meglio.

    Vi presentiamo quindi altre dieci facce della fantascienza italiana – di cui la metà appartenenti ad autori al di sotto dei trent’anni di età – che includono tante firme femminili, in linea con il nostro impegno nel promuovere le quote rosa nella speculative fiction.

    In Fanghiglia di Veronica De Simone, futuristici gladiatori si affrontano in gironi danteschi dove in ballo c’è molto di più della vittoria; nel suo Ctrl+z, Stefano Spataro immagina le conseguenze fisiche ed etiche di una macchina che permette di modificare le nostre scelte; in La risposta della Bestia di Linda De Santi, il coraggio di una ragazza la porta a superare limiti e superstizioni della società in cui è cresciuta; in Conta fino a tre di Axa Lydia Vallotto, due fratelli vengono separati e potranno ricongiungersi solo facendo scorrere del sangue; Pellegrino Nove di Antonino Fiore narra la nascita di una nuova umanità dotata di un corpo artificiale; Malena di Mala Spina mescola fantascienza e steampunk per dare vita a un’avvincente avventura di pirateria spaziale; La leggenda di Macmet di Boscoruggine di L.K. Peka è un metaracconto dalle tinte ecopunk in cui la civiltà umana è tornata a uno stadio tribale; Slittamento di Guido Bertorelli narra la vicenda di un ragazzino dei bassifondi che racchiude in sé l’ultima speranza dell’umanità; in Quello che gli uomini lasciano indietro di Diletta Crudeli, le storie sono diventate oggetto di un culto che possiede la chiave di accesso a segreti universali; Radio Ga-ga di Daniele Nadir racconta, con la delicatezza di una favola moderna, la comparsa di una comunicazione aliena che accompagna il passaggio di una ragazza all’età adulta.

    La redazione

    Gli autori

    Guido Bertorelli, nato a Torino nel 1986, dopo le pene del liceo classico consegue il diploma di fumettista all’Accademia di Arti figurative Comics. Si forma così come scrittore e disegnatore imperterrito, condannato a nutrire i suoi sfoghi di immaginazione sino all’esaurimento (fogli). Insegna per due anni Comunicare col disegno ai ragazzi del Cecchi point, pubblica su riviste indipendenti e giornali online, dedicandosi all’illustrazione e alla stesura di brevi racconti. Sperimenta poi il teatro comico e la divulgazione scientifica; in collaborazione col regista performer Valerio Gatto Bonanni crea lo spettacolo Altri mondi bike tour e da tre anni lo porta in giro in bicicletta tra scuole, università e centri culturali. Nel 2016 esce autoprodotta e in serie limitata la sua prima graphic novel Punto B. In seguito, nel giro di un anno e mezzo, si riscopre inventore di giochi da tavolo. Con l’identità artistica di LuomoLudico ha creato ventidue giochi, di cui la metà autoprodotti e venduti con successo alle fiere.

    Diletta Crudeli, classe 1991, laureata in Beni Culturali, ha frequentato corsi di editing, ma ne sa abbastanza anche di zone infestate e viaggi temporali. Gestisce il blog letterario Paper Moon e «Spore Rivista», rivista online dedicata al fantastico. Ha collaborato con «Cadillac Magazine», «L’Eco del Nulla», «The MacGuffin» e altre riviste online. I suoi racconti sono stati pubblicati su «Tre Racconti», «Foga Rivista», «Narrandom», «Lahar Magazine» e nelle raccolte Storie di fantasmi italiani (80144 edizioni, 2018), Prisma Vol. 1 (Moscabianca Edizioni, 2019), Incipit (alt!, 2019) e W.o.W. Women of Weird (Moscabianca Edizioni, 2020).

    Linda De Santi è nata in provincia di Pisa nel 1985. Appassionata di fantastico, nel 2017 ha vinto il premio Fantasticamente con il racconto Rinnovamenti dell’organico e la prima edizione del Premio Urania Short di Mondadori con il racconto Saltare Avanti. Lo stesso racconto ha vinto il Premio Italia nel 2018. Nel 2019 ha vinto il Premio Robot con il racconto Cornucopia. Nel 2018 pubblica il racconto Involucri per l’antologia Next-Stream di Kipple Officina Libraria, il racconto Lost by Univers per la rivista online Next-Station e la micro-fiction in traduzione Down Time per il sito SF in Traslation. Nel 2019 pubblica i racconti Cose andate storte per l’antologia Atterraggio in Italia di Delos Digital, La Forma del Vuoto per la collana Futuro Presente e La Figlia per l’antologia La Prima Frontiera di Kipple Officina Libraria. Nel 2020 esce il suo racconto I Ricognitori nell’antologia W.o.W. Women of Weird di Moscabianca Edizioni. Se le chiedono cosa le piace, risponde: leggere, guardare serie tv, i videogiochi, la famiglia (non esclusivamente quella biologica), i gatti, i viaggi, Halloween. Le cose che non le piacciono sono le etichette, i formati standard, trascorrere troppo tempo sui social. Passa la gran parte del suo tempo in ufficio a occuparsi di marketing, ma approfitta di ogni momento libero per scrivere.

    Veronica De Simone è nata a Milano nel 1994. Ha conseguito il diploma al liceo classico per poi iscriversi alla facoltà di Scienze Biologiche. Nel 2013 ha cominciato a scrivere su efp e, in seguito, è migrata su Wattpad dove, anche oggi, continua a pubblicare col nickname di Himenoshirotsuki. Nel 2018 ha coordinato la realizzazione dell’antologia di racconti Oltre le nebbie del tempo il cui ricavato è stato interamente devoluto alla fondazione Telethon per la ricerca sulle malattie genetiche rare. Nel 2019 risulta tra le dieci vincitrici del concorso letterario Guerriere, indetto da Le Mezzelane. Nello stesso anno, risulta vincitrice nella categoria Fantasia dei Wattys.

    Antonino Fiore, nato a Catania nel 1993, è laureato in Lettere Moderne a Milano. Collabora con la Società Storica Catanese e con il collettivo Nu Noiz. Scrive e traduce per Eurogamer, occupandosi specialmente di videogiochi retrò e narrazioni multimediali d’impronta weird e fantascientifica. È un lettore vorace e un cinefilo instancabile, con un amore malcelato per l’Oriente, i romanzi ottocenteschi e le forme di metanarrazione.

    Mala Spina è lo pseudonimo di una scrittrice toscana appassionata di narrativa fantastica. Lavora nel campo dell’editoria, dell’illustrazione digitale e del web design. Scrive storie fantasy, steampunk e horror. Ha pubblicato in proprio l’urban fantasy Victorian Horror Story, la black comedy horror Il Mangiapeccati e la serie fantasy - sword and sorcery Altro Evo. Il suo primo romanzo interattivo, Gremlins ad alta quota, è stato pubblicato da Acheron Books. Ha pubblicato racconti brevi in antologie per vari editori: Jackie Chan contro Dracula in Bestie d’Italia per nps Edizioni, Ultimo treno per Uomo Morto in n di meNare per Lethal Books, L’oro dell’uomo nero in Zappa e Spada per Acheron Books, Testa di santo in Eroica per Watson Edizioni, Quattro regole di sopravvivenza agli zombie in Zomb! Saga per Dunwich Edizioni, Gloria di notte in W.o.W. Women of Weird per Moscabianca Edizioni. Il suo sito internet è www.altroevo.com.

    Daniele Nadir nel 2000 ha co-fondato e diretto il trimestrale «Strane Storie». Ha pubblicato Lo Stagno di Fuoco con la Sperling&Kupfer (2005, 2007), poi tradotto in tedesco (Goldmann, 2008). Da allora ha progettato centinaia di giocattoli distribuiti in tutto il mondo. Nel 2020 pubblica il suo secondo romanzo, La Clavicola di San Francesco, con 21lettere.

    L.K. Peka è nato a Chieti nel 1992. Dopo l’abilitazione da avvocato, ha disertato i tribunali per imbarcarsi in una serie di dissennate avventure quali lo studio delle lingue antiche, il videomaking e la narrativa fantastica. È convinto che non si è mai troppo grandi per i videogiochi, tuttavia ne baratterebbe volentieri qualcuno per avere un’ora di tempo in più al giorno. Ha pubblicato il racconto Agente Ecologico (Moscabianca Edizioni, 2019) e il fanta-storico mesoamericano Vendicatore dal secondo cielo (Italian Sword & Sorcery, 2020).

    Stefano Spataro è nato a Taranto nel 1985. È musicista dal tramonto dello scorso secolo. È laureato in Filosofia e ha un dottorato in Storia della Scienza. Ha pubblicato saggi accademici e racconti; collabora e ha collaborato con diverse riviste online («Wired», «Valis», «Fantascienza.com», «la nuova carne», «Crapula Club», «Andromeda», «Penne Matte»). Nel 2019 ha pubblicato un romanzo di fantascienza, Attis. Sogni dal terzo pianeta, per Prospero Editore. Il suo blog personale è www.architettureminimali.wordpress.com.

    Axa Lydia Vallotto, classe 1996, studia Scienza dei Materiali all’Università di Padova. Ha pubblicato diversi racconti: Reboot, finalista al Premio Urania Short 2019, in Urania 1672, Aliena, nella raccolta N.A.S.F 15 (2019) del forum Nuovi Autori Science Fiction, e Dalla parte giusta, nella raccolta Guerriere (Le Mezzelane, 2019). Con lo pseudonimo Vy Lydia Andersen, inoltre, ha firmato il racconto Numero Quattro, apparso nella raccolta Multiversum Stories Vol. 3 (2017), pubblica storie sulla piattaforma online Wattpad – dove, nel 2018, ha vinto il premio Wattys nella categoria Costruttori di Mondi – e ha partecipato all’antologia di racconti Oltre le Nebbie del Tempo (2018).

    Veronica De Simone

    Fanghiglia

    Le lilith sculettavano tra le file di armadietti, ancheggiando con la grazia innaturale degli androidi. Il ticchettio dei tacchi di perla sul pavimento in marmo riecheggiava per gli spogliatoi. Dante prese il microcacciavite dall’astuccio degli attrezzi, strinse la vite dell’impianto uditivo sulla tempia e spostò lo sguardo dallo specchio a quella che camminava verso di lui. Era un modello dal fisico longilineo, con il naso all’insù e le labbra a cuore.

    «La vedo teso, Poeta», gli sfiorò la spalla, tracciando con le dita il profilo della mandibola. La gemma energetica al centro della fronte emanava un bagliore azzurrognolo. Probabilmente, non aveva avuto rapporti da quando l’avevano avviata.

    Dante la cinse per le spalle e le sollevò il mento. Il décolleté lasciava intravedere la curva di un seno appena accennato. «Bellezza, non sei proprio il mio tipo».

    «Secondo il database, non ha mai specificato i suoi gusti».

    «Questo non significa che mi faccia andare bene tutto». Con le dita, percorse il profilo del fianco e le palpeggiò il fondoschiena. Biancheria di seta e reggicalze in raso. Di modelli così lussuosi se ne vedevano pochi, anche tra i primi gironi.

    «Se avessi avuto un po’ più di curve, ci avrei fatto volentieri un pensierino. Ma ho un incontro a breve e ho già i miei modi per rilassarmi».

    La spinse via e tornò a controllare l’impianto uditivo allo specchio.

    Maledetto figlio di puttana. Tra tutti i punti, l’orecchio nuovo.

    Fece scivolare fuori dal dito un microuncino e sollevò i fili sulla tempia per controllare che i sensori non fossero danneggiati.

    Vedremo oggi se ho fatto un buon lavoro.

    Richiuse lo sportello dell’armadietto e tirò fuori una siringa dalla tasca dei pantaloni. Si abbandonò sulla panca, montò l’ago sul collo e la colpì un paio di volte con le dita per smuovere l’α-drelin. Una bolla si staccò dal fondo e risalì verso l’alto, scoppiando nella feritoia lasciata libera dallo stantuffo.

    «Pensavo avessi smesso».

    Dante inclinò appena la testa di lato e sogghignò. Virgilio lo fissava da qualche armadietto di distanza. «Sempre a rompere il cazzo nei momenti meno opportuni, eh, Vy?» disse.

    «Con te non c’è mai un momento opportuno».

    «Allora sarebbe il caso che la smettessi e basta. Sono stufo delle tue prediche».

    Virgilio trasse un profondo respiro e si avvicinò. I riflessi delle luci al neon tremolavano sulla mandibola di nanofilamenti di diamante, mezzelune bianche su metallo rosso.

    Dante sorrise. Si bucò la vena sopra l’avambraccio bionico e stropicciò le labbra in una smorfia. L’α-drelin entrò in circolo in una vampata di calore così forte da farlo tremare.

    «Ci sono altri modi per ammazzarsi, molto più semplici e puliti». Virgilio si sedette al suo fianco, mani tra le cosce e spalle basse, nella sua posa da maestro rassegnato che Dante tanto detestava. «Se il pubblico sapesse che usi quella roba, perderesti molti punti».

    «Allora basta che qualcuno tenga la bocca chiusa».

    Virgilio sospirò di nuovo e allungò le gambe in avanti. Dai pantaloni di pelle nera, sbucavano i piedi. Se non avesse assistito allo scontro che glieli aveva portati via, Dante avrebbe pensato che portasse dei calzini in qualche nuova fibra pseudo-metallica, e non di nano-filamenti di diamante. Non se ne sarebbe nemmeno stupito: dopo la giacca al neon rgb non poteva uscire niente di peggio dai gironi più alti.

    «Beh, io vado. Se sopravvivo, ti offro una birra al solito».

    «Non hai di che preoccuparti. Secondo i sondaggi, le tue probabilità sono del novantotto percento».

    «Ma c’è sempre quel due percento che potrebbe ribaltare le sorti dello scontro. D’altronde, è proprio questo il bello di queste sfide impossibili».

    «Sai già il suo nome?»

    «Ha davvero importanza?»

    Virgilio afferrò il ciuffo bianco davanti al viso e lo riportò in ordine nella coda sulla nuca. «Di solito ti informi sempre sull’identità dei tuoi avversari».

    «Non se sta sotto il cinquantesimo posto».

    Dante si massaggiò il braccio e si alzò. Il sangue prese fuoco nelle vene e così anche l’aria nelle narici e in bocca. Una risata gli risalì la gola e tremolò sulle labbra in un verso simile a un miagolio strozzato.

    Questa roba è davvero forte.

    Una voce sintetica riempì l’aria.

    «i gladiatori sono invitati a prendere i loro posti».

    «Devo andare».

    Virgilio annuì. «Buona fortuna».

    Dante gli rivolse un cenno di saluto e seguì le scie di led rossi che solcavano il pavimento fino all’uscita degli spogliatoi. Le porte scorrevoli si aprirono, la puzza di sangue e sudore gli irritò le narici. La pelle attorno al foro dell’ago era arrossata.

    Ma quanto cazzo sono sottili questi cristalli di α-drelin. Avrei dovuto controllare le referenze del venditore.

    Sbatté le palpebre un paio di volte e si fermò davanti alla seconda porta. I led rossi si arrampicavano sul metallo nero, componendo nei glifi yasudi la scritta arena.

    La voce sintetica fluì dagli altoparlanti.

    «posizionatevi nel cerchio rosso. l’apertura della porta avverrà tra trenta secondi».

    Dante sospirò e avanzò di un passo, posizionandosi al centro dell’anello luminoso. Chiuse gli occhi e si concentrò sul proprio respiro. Aria dentro, aria fuori, aria dentro, aria fuori. I contorni dei led e della porta persero consistenza, si sciolsero e si ricomposero. Le gocce di pioggia e i grumi di terra bagnata gli apparvero dietro le palpebre.

    «Cazzo…»

    Dante si prese la testa tra le mani e si massaggiò le tempie con il cuore nelle orecchie. Un vento caldo gli carezzò le spalle, causandogli un brivido lungo la spina dorsale.

    «quindici, quattordici, tredici…»

    Il conto alla rovescia riecheggiava dal fondo della realtà, troppo lontano perché potesse davvero soffondersi nella sua coscienza. Era distante come il rombo delle macchine sulla Tangenziale Nord e il lento turbinare delle pale eoliche al limitare dei campi.

    «sette, sei, cinque…»

    Dante si diede un colpo sul braccio. I colori tremolarono, si annacquarono e si mescolarono, sfibrandosi nelle linee squadrate di una casa persa in mezzo al verde, tra primule, mughetti e fresie. Sul balcone, a innaffiare gerani e gerbere in fiore, c’era una donna.

    «uno».

    Le porte si aprirono e Dante scattò fuori. La luce del sole artificiale gli graffiò gli occhi, accecandolo. Gli ologrammi degli spettatori apparvero nella cavea, riempiendo tutta l’arena fino agli ultimi spalti. La puzza di interiora ed escrementi che macchiavano la sabbia stordivano più del chiasso della platea. L’acido del vomito gli bruciò la gola.

    «Signore e signori, ben ritrovati! Pronti per il nuovo scontro?»

    Le celle esagonali che componevano la cupola sopra l’arena ruotarono. Il viso di Phosphoros giganteggiò su Dante col suo insopportabile sorriso a trentadue denti.

    «Scommetto che non vedevate l’ora. Ebbene, non mi perderò in chiacchiere. Ha scalato la classifica un pugno dietro l’altro e adesso minaccia anche le prime posizioni. Dal sesto girone, il Poeta del piombo e del sangue, Dante!»

    Dante avanzò ancora e aprì le braccia. La droga acuiva i sensi e amplificava gli applausi e le urla. Se avesse potuto, si sarebbe tappato le orecchie. Ma il pubblico, quell’ammasso di musi slabbrati e senza occhi, non avrebbe gradito. Una rapida occhiata al suo nome sul Tabellone che capeggiava sopra la platea lo convinse a sorridere.

    «A sfidarlo, un grande piccolo uomo. Dal centonovantaquattresimo girone, prova la scalata verso la vetta: David! Facciamogli un bell’applauso!»

    Gli yasud agli ultimi posti si alzarono in piedi e lanciarono un grido che risuonò per tutta l’arena.

    «Si può sapere cosa ti fa ridere così tanto?»

    Dante si asciugò le labbra e appuntò lo sguardo su di lui. David aveva raccolto della sabbia da terra e se la stava strofinando tra le mani.

    Mani di acciaio bio-compatibile e sensori artificiali nella retina elettronica dell’occhio sinistro. Niente di pericoloso.

    «Nulla che ti interessi».

    «In effetti, non volevo davvero saperlo». David batté i pugni l’uno contro l’altro. Una fitta rete elettrica lo avvolse fino ai polsi. «Voglio solo vedere la tua faccia schiacciata nella sabbia».

    «Notevole. Scariche a confinamento magnetico. A chi le hai rubate?»

    «A nessuno».

    «A-ah, certo».

    Dante si tastò l’orecchio. Uno yasud scoppiò a ridere e i pop-corn scricchiolarono tra le zanne di un altro.

    Ottimo, funziona.

    «No, chiedo, perché anche io pensavo di farmele impiantare, ma costano davvero tanto». Dante sghignazzò. «A meno che non le abbia prese a qualcuno a cui non servivano più, non credo tu te le possa permettere».

    David serrò la mandibola. I muscoli del collo emersero sotto la pelle, stropicciando le fiamme tribali del tatuaggio.

    «Oh, oh! Volano parole grosse, qui».

    Le celle ruotarono di nuovo, componendo Phosphoros a figura intera. Il fuoco sulla giacca olografica crepitava, seguendo le pieghe del tessuto, e si propagava fino ai lucidissimi pantaloni neri in creste sempre più basse e di un rosso meno intenso, fino a trasformarsi in un bagliore aranciato. Strinse il microfono e si esibì in una piroetta da ballerino.

    «Ora basta scherzare, però. Che la speranza sia sempre con voi, gladiatori!»

    Al rimbombo del gong, i propulsori antigravità si attivarono e gli stereo si innalzarono sopra gli spettatori, riversando sulla folla le note dell’ultimo brano techno. Il pubblico applaudiva e strepitava.

    Dante scosse la testa e saltellò sul posto per sciogliere i muscoli. Inspirazione, espirazione. Buttò fuori l’aria e alzò la guardia. «Non ho intenzione di trattenermi solo perché hai avuto le palle di affrontarmi».

    David abbassò il baricentro sulle ginocchia e tirò su i pugni davanti al viso. I sensori all’interno della retina si accesero, illuminando l’occhio destro d’una luce bluastra. «Non ho bisogno che tu lo faccia».

    Dante scattò in avanti a testa bassa. Si fermò, piantando il piede destro a terra in un’onda di sabbia, e con la torsione di tutto il busto sferrò un montante dritto al mento. David sussultò. Balzò indietro quasi incespicando, si diede slancio e si buttò contro di lui. L’elettricità attorno al pugno crepitò.

    Dante scartò di lato, gli bloccò il polso con una mano e lo colpì con una gomitata dritto sull’articolazione della spalla. David urlò. Dalla platea esplose un ruggito d’acclamazioni.

    «Che scambio, signori. Questo scontro è

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