Il libero scambio: Proemio di Friedrich Engels
Di Karl Marx
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Karl Marx
Described as one of the most influential figures in human history, Karl Marx was a German philosopher and economist who wrote extensively on the benefits of socialism and the flaws of free-market capitalism. His most notable works, Das Kapital and The Communist Manifesto (the latter of which was co-authored by his collaborator Friedrich Engels), have since become two of history’s most important political and economic works. Marxism—the term that has come to define the philosophical school of thought encompassing Marx’s ideas about society, politics and economics—was the foundation for the socialist movements of the twentieth century, including Leninism, Stalinism, Trotskyism, and Maoism. Despite the negative reputation associated with some of these movements and with Communism in general, Marx’s view of a classless socialist society was a utopian one which did not include the possibility of dictatorship. Greatly influenced by the philosopher G. W. F. Hegel, Marx wrote in radical newspapers from his young adulthood, and can also be credited with founding the philosophy of dialectical materialism. Marx died in London in 1883 at the age of 64.
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Anteprima del libro
Il libero scambio - Karl Marx
Intro
Karl Marx pronunciò il suo celebre (e controverso) Discorso sul libero scambio - qua preceduto da un acuto e documentatissimo Proemio di Friedrich Engels - il 9 gennaio 1848, a Bruxelles, mentre era impegnato nella stesura del Manifesto del Partito Comunista . Intervenendo nella polemica riguardante l’abolizione delle tariffe doganali sui cereali, Marx prese posizione a favore dei liberoscambisti, ben sapendo che tale libertà corrispondeva alla libertà del capitale
, che implicava l’oppressione e la schiavitù dei salariati. Tuttavia, egli era convinto che la conservazione dei dazi si sarebbe risolta in una sconfitta per la classe operaia.
PROEMIO
PROEMIO [1]
Verso la fine del 1847 veniva convocato a Bruxelles un Congresso di liberoscambisti. Era una manifestazione di quella campagna per il libero scambio che si faceva allora dagli industriali inglesi. Vittoriosi in patria per la revoca della legge sui cereali nel 1846, essi passavano sul continente chiedendovi il libero accesso dei prodotti delle manifatture inglesi, in cambio del varco aperto in Inghilterra ai cereali del continente. A quel Congresso Marx si era inscritto fra gli oratori ma, come era da attendersi, le cose vennero condotte per guisa che il Congresso si chiudesse prima del suo turno. Così quel che aveva da dire, dovette esporlo invece all’Associazione democratica internazionale di Bruxelles, di cui era fra i vicepresidenti.
Essendo oggi la questione del libero scambio e del protezionismo all’ordine del giorno, si credette utile pubblicare una versione del discorso di Marx, e me ne è chiesto un proemio.
«Il sistema protezionista, dice Marx [2] , fu un mezzo artificiale per fabbricare industriali, per espropriare i lavoratori indipendenti, per capitalizzare gli strumenti nazionali di produzione e di sussistenza e per abbreviare colla forza il passaggio dalla forma medievale di produzione alla odierna». Tale fu il protezionismo al suo sorgere nel secolo XVII e tale è rimasto ben innanzi nel XIX. Esso venne elevato a regola di ogni Stato civile nell’occidente d’Europa. Sole eccezioni i piccoli Stati della Germania e la Svizzera – non perché dissentissero, ma per la impossibilità di applicare il sistema nei loro minuscoli territorî.
Fu sotto le materne ali del protezionismo che la moderna industria meccanica, a base di vapore, sorse in Inghilterra e si sviluppò durante gli ultimi trent’anni del secolo XVIII. E, quasi la protezione delle tariffe non bastasse, le guerre contro la Rivoluzione francese contribuirono ad assicurare all’Inghilterra il monopolio dei nuovi sistemi industriali. Per più di vent’anni, vascelli da guerra inglesi tennero lontano i produttori rivali dell’Inghilterra dai rispettivi mercati nelle colonie, aprendoli a forza al commercio inglese. La secessione delle colonie sud-americane dall’egemonia delle madri patrie europee, la conquista inglese di tutte le principali colonie francesi ed olandesi, l’assoggettamento progressivo dell’India, trasformarono gli abitanti di quegli immensi territori in consumatori di prodotti inglesi. L’Inghilterra così associava il protezionismo all’interno col libero scambio imposto ai consumatori dell’estero; e, grazie a questo felice connubio dei due sistemi, finite nel 1815 le guerre, essa ebbe virtualmente conquistato il monopolio del commercio mondiale per tutte le industrie più importanti.
Questo suo monopolio si estese e rafforzò nei successivi anni di pace. Il suo slancio era aumentato di anno in anno. I possibili rivali erano lasciati sempre più addietro. Ormai la sempre crescente esportazione di manifatture divenne per l’Inghilterra una