La francese. La lunga vita di Giovanna Mayne
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La francese. La lunga vita di Giovanna Mayne - Virginio Monti
Virginio Monti
La francese
La lunga vita di Giovanna Mayne
Argot edizioni
Copyright
Proprietà letteraria riservata
© 2016 Tra le righe libri
Un marchio Andrea Giannasi editore
ISBN 9788832281293
Finito di stampare nel mese di aprile 2020
Prefazione
Osservatore attento e inflessibile, Virginio Monti ha saputo spaziare tra fatti storici nazionali e internazionali e tra vicende locali e familiari con vera maestria, recuperando sempre e al momento opportuno "il giusto mezzo, quello che i Latini chiamavano
medietas, laddove il tono narrativo diventava o troppo intimistico o troppo a vasto raggio. Proprio questa tecnica che egli stesso definisce
a nuoto di delfino", cioè l’entrare e uscire dalla storia politica e dalle vicende narrate, rende la lettura molto scorrevole e mai monotona.
L’opera ripercorre gli ultimi 50 anni della storia italiana letti con gli occhi di chi ha sempre fatto dell’impegno politico e civile il proprio Credo e ancora oggi rifiuta di piegarsi alle ingiustizie e rifugge dalla rassegnazione.
Con il piglio che l’ha sempre contraddistinto il Monti denuncia fin dalle prime pagine il reiterato appiattimento della Sinistra e del Sindacato su un conformismo di comodo che ha sempre consentito alla borghesia di perpetuarsi, sia nel primo dopoguerra che dopo Tangentopoli. Infatti con il provvedimento di amnistia firmato dall’allora Guardasigilli Palmiro Togliatti furono scarcerati, come affermò lo stesso Sandro Pertini, i più sporchi propagandisti fascisti insieme a molte canaglie repubblichine
, così come dopo Tangentopoli la corruzione ha continuato ad infestare il sistema politico a tutti i livelli.
La pacificazione
, secondo Monti, è stata l’origine del graduale asservimento ai valori borghesi.
In questo contesto nazionale s’inserisce uno spaccato della storia locale: il fascismo, la guerra e la Resistenza sono esperienze troppo forti per non provocare dei profondi mutamenti nelle relazioni personali e anche in una piccola comunità come Bagni di Lucca la pacificazione è stata assai graduale e sofferta. L’economia locale aveva subìto un processo di trasformazione profonda: all’industria della villeggiatura
si era sostituita la lavorazione del gesso e dal 1946 in poi, in ogni angolo del Comune, erano sorte fabbriche, ricavate da vecchi magazzini, da cantine con muri che colavano umidità, che in breve avevano impiegato, con contratti arretrati, un quarto della popolazione di allora, circa 2000 persone, se si considera anche il lavoro a domicilio, per il quale non esisteva nessuna forma di tutela.
In questo ambiente ristretto, geloso delle proprie piccole conquiste e timoroso del nuovo, si forma il Monti con la sola protezione dei nonni che gli permette di affrontare separazioni improvvise, inaspettati allontanamenti affettivi… e difficoltà relazionali anche con il mondo esterno
. Negli anni ’70 milita in un gruppo extraparlamentare, poi in Democrazia Proletaria, e quando questa nel 1991 si scioglie, entra in Rifondazione Comunista; tutta la sua vita è improntata al rigore logico e al coraggio passionale della denuncia, ma almeno per un buon tratto del suo percorso non è solo: ha accanto a sé Jeannette la Francese, una solida figura di donna, combattiva e coerente fino agli ultimi giorni della sua vita, che lo aiuta nell’impervio cammino dell’affermazione degli ideali di giustizia e di equità.
Conversazioni frequenti e narrazioni sofferte del periodo della guerra e della lotta partigiana svelano a Virginio una realtà che va ben al di là dei confini ristretti della nostra valle, una realtà che diventa insegnamento di vita.
Valeria Catelli
dedica
Ai Partigiani Dante Bianchi, Elio Marchi (il Docce)
e Luciano Nutini,
amici e compagni di una vita della Francese
"Io penso che la storia ti piace,
come piaceva a me quando avevo la tua età,
perché riguarda gli uomini viventi
e tutto ciò che riguarda gli uomini,
quanti più uomini è possibile, tutti gli uomini del mondo
in quanto si uniscono tra loro in società e lavorano e lottano
e migliorano se stessi
non può non piacerti più di ogni altra cosa."
Antonio Gramsci
Presentazione
Quando io nascevo all’ospedale di Lucca, il 3 Dicembre del 1947, Jeanne o Jeannette ma per tutti Giovanna La Francese
, la protagonista del mio racconto, aveva compiuto 45 anni. La prima guerra mondiale, il ventennio fascista, la Seconda Guerra Mondiale e la lotta di liberazione partigiana erano alle nostre spalle. Non lo erano invece le ricadute economiche, sociali e politiche che quegli avvenimenti avevano prodotto nella società italiana. Tante ferite erano ancora aperte e vive e non sono scomparse del tutto neppure oggi che viviamo nel terzo millennio.
Sono cresciuto a Ponte a Serraglio, in via Letizia 121, la zona proletaria del più caratteristico paese di fondovalle del Comune di Bagni di Lucca. Vivevo con i miei nonni materni, con mia mamma Alice, fino a quando non è andata a lavorare in Francia nei primi anni '50 e con mia zia Verbena. Mio nonno Luigi tante volte mi ha raccontato che aveva da poco finito il servizio di leva nel 1914 quando venne immediatamente richiamato militare: fu spedito al fronte dove si fece tutti gli anni della Grande Guerra contro gli austro-ungarici. Mio nonno era nato il 17 Marzo del 1891, di due anni più giovane di mia nonna Filide, sua sposa, nata il 7 Giugno del 1889. I miei nonni avevano avuto il loro primo figlio Angelo, che allora abitava nella casa accanto alla nostra, nel 1911, il secondo di nome Otello nel 1912, poi il terzo, Giovanni, nel 1914. Mio nonno faceva l’operaio nei cantieri delle ferrovie quando ha conosciuto mia nonna. Non avevano ricchezze particolari a cui attingere e dunque si possono immaginare le grandi difficoltà che hanno dovuto affrontare prima e soprattutto durante il periodo bellico. Le ristrettezze con cui furono costretti a crescere i loro primi tre figli erano state veramente grandi.
Mia mamma Alice nacque il 24 Maggio del 1920, la zia Verbena, sua sorella, il 16 Luglio del 1928. Altrettanto difficile per i miei nonni e specialmente per chi come loro non era fascista, fu il successivo ventennio vissuto solo in parte nella fascistissima Bagni di Lucca.
E altrettanto difficile fu per loro tirare avanti
in una società fanatica per Mussolini, plasmata dal Duce e dai suoi accoliti sugli ideali patriottici e corporativi portati all’eccesso, incentrati sul militarismo sfrenato dove i vanti per un impero mai definitivamente sorto furono al centro delle speranze dell’Italia fascista e produssero ancora miserie e altri morti, innanzitutto fra le classi più deboli e disagiate della società italiana, dove le ingiustizie sociali precedenti si approfondirono e con esse le persecuzioni politiche cresciute ed esasperate intorno al falso mito della razza e della superiorità ariana
di cui si facevano vanto Mussolini e tutte le autorità politiche e militari fasciste.
E’ stato nel periodo della Resistenza e delle lotte operaie e popolari, organizzate nella clandestinità e poi esplose con gli scioperi operai del 1943, che si sono sviluppate contro un regime feroce e arrogante ma ormai agonizzante per i colpi subiti sul fronte russo e su quello africano, che si aprì uno spiraglio di luce e di speranza che trovò il suo definitivo coronamento nella lotta armata partigiana