Primo Amore - ПЕРВАЯ ЛЮБОВЬ
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Introduzione di Massimo Maurizio - Traduzione di Barbara Delfino
Primo amore, composto nel 1860, è una «povest’ (racconto lungo), che però nella biografia artistica dell’autore ricopre un ruolo di primo piano», ci dice Massimo Maurizio nell’introduzione al volume.
Il romanticismo, con tutto il suo mondo, è già anacronistico all’epoca della stesura, ma consente al grande scrittore russo di aprire una finestra critica – a tratti compiaciuta – sul progressivo disfacimento di una società.
«Turgenev si fa beffa delle pose dei suoi personaggi, sembra osservarli dall’esterno e con il ghigno canzonatore di chi non vuole piacere a nessuno, di chi sa di non conoscere la Verità.»
E l’amore? È un inutile gioco di società, un capriccio non senza cattiveria. Ne fa le spese il più giovane, che al suo “primo amore” perde l’innocenza, venendo scavalcato nelle grazie della bella principessina di cui si innamora dal proprio padre (e con questo, probabilmente, fa un passo decisivo, per quanto sofferto, nel passaggio da ragazzo a uomo).
«Lo scandalo seguito alla pubblicazione di Primo amore è spiegabile, ovviamente, con la visione moralistica e ipocritamente bigotta delle relazioni sociali, ma anche – forse – con il riconoscersi dei critici e dei lettori nella narrazione impietosamente realistica delle macerie di un tempo che non riuscì a fare mai davvero i conti con se stesso.»
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Primo Amore - ПЕРВАЯ ЛЮБОВЬ - Ivan Sergeevič Turgenev
Tavola dei Contenuti (TOC)
Prefazione di Massimo Maurizio
I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
XI
XII
XIII
XIV
XV
XVI
XVII
XVIII
XIX
XX
XXI
XXII
Пербая любовь
© 2017 Miraggi edizioni
via Mazzini 46 – 10123 Torino
www.miraggiedizioni.it
Progetto grafico Miraggi
Finito di stampare a Città di Castello
nel mese di marzo 2017
da CDC Artigrafiche
per conto di Miraggi edizioni
su Carta da Edizioni Avorio – Book Cream 80 gr
e Carta Fedrigoni Woodstok Materica Clay 180 gr
Prima edizione: marzo 2017
isbn
978-88-99815-30-1
Edizione digitale: marzo 2020
isbn
978-88-99815-30-1
ivan sergeevič turgenev
primo amore
Traduzione dal russo di Barbara Delfino
Посвящено П.В. Анненкову
Dedicato a P.V. Annenkov
ПЕРВАЯ
ЛЮБОВЬ
Miraggi edizioni
Prefazione
di Massimo Maurizio
Una tenuta di campagna di metà Ottocento, la natura russa, le cavalcate e l’ozio degli aristocratici. In questo contesto il sedicenne Vladimir si innamora della civettuola Zinaida, sua vicina di casa, che oltre al protagonista raccoglie attorno a sé un folto gruppo di ammiratori, balocchi utili ad allontanare per qualche ora una noia inespressa, ma onnipresente. Il protagonista scoprirà la relazione della sua amata con suo padre, Pëtr Vasil’evič, che ben presto morirà per un ictus, qualche anno prima di Zinaida, vittima di un parto sfortunato. In queste poche parole può essere condensata la trama di questa povest’ (racconto lungo), che però nella biografia artistica dell’autore ricopre un ruolo di primo piano. Primo amore viene composto nel marzo del 1860 a San Pietroburgo e, per ammissione dello scrittore stesso, richiama un fatto autobiografico che aveva coinvolto, appunto, suo padre e lui, allora diciassettenne. A causa di ciò e del contenuto spinoso
quest’opera fu accolta tanto in Russia, quanto anche in Francia, con una fredda e malcelata ostilità.
Queste brevi notizie bio-bibliografiche, peraltro di facilissimo reperimento, non giustificano un’introduzione, ma ancor meno spiegano l’importanza di questo breve scritto nella vita e nell’opera di Turgenev. Molte delle opere storicamente più rappresentative dell’autore presentano una trama esile e a tratti poco interessante, compensata però da un ricco sottotesto, in questo caso radicato nel dibattito culturale dell’epoca tra slavofili e occidentalisti, della critica cioè di stampo schellinghiano di derivazione romantica, avversa a ogni razionalismo, e della critica hegeliana, assestata su posizioni filo-occidentali, che spingeva per un superamento della visione illuminista in nome di un razionalismo dialettico di stampo storicistico. I frequenti riferimenti al romanticismo di maniera di Primo amore vanno quindi visti non soltanto come strumento per fornire una caratterizzazione psicologica dei personaggi, ma anche come orientamento specifico in un mondo fieramente realistico, materiale, concreto, lontano anche dallo psicologismo introspettivo di Dostoevskij e dallo slancio mistico e universale di Tolstoj. Se Rudin, pochi mesi prima di Primo amore, aveva definito l’atteggiamento estremamente critico di Turgenev nei confronti del romanticismo utopico e convinto dei giovani socialisti del tempo, è facile comprendere la visione dell’autore per il romanticismo anacronistico e vetusto degli eroi di Primo amore, per le tirate sulla libertà di Pëtr Vasil’evič, per la lettera in francese che in punto di morte egli scrive al figlio, come anche per il sogno di Zina, le poesie di Majdanov o la visione dell’amore del giovane protagonista, pegni pagati a una tradizione inattuale, ma ben radicata nel sottobosco culturale della Russia di metà Ottocento.
Il microcosmo di Primo amore si impernia su particolari, su figure minori alle quali va la muta simpatia del narratore. Tra gli ospiti della principessina c’è il dottor Lušin, figura secondaria nel racconto, ma caratteristica della letteratura russa del periodo (a partire, guarda un po’, dal dottor Werner di Un eroe del nostro tempo di M. Lermontov; 1838). Fedele ai suoi predecessori, anche questo medico è un cinico materialista disincantato, la voce dell’anima libera da quelle costruzioni intellettuali e false rappresentazioni di sé, che in maniera differente hanno tutti i personaggi. E non è un caso che proprio il dottore faccia notare al giovane protagonista l’assurdità della sua partecipazione alle adunanze a casa di Zinaida:
Lo considero un mio dovere mettervi in guardia. Uno come me, vecchio scapolo, può venire qui: cosa gli può succedere? Noi siamo gente temprata, non temiamo nulla; la vostra pelle è ancora tenera; qui, per voi, c’è un’aria nociva, credetemi; potreste contagiarvi. […] Eh giovanotto, giovanotto – continuò il dottore con un’espressione come se in quella parola fosse racchiuso qualcosa per me di molto fastidioso, – non pensate di fare il furbo, grazie a Dio il vostro viso rispecchia ancora la vostra anima. Ma dopo tutto, perché discutere? Io stesso non verrei qui se solo (il dottore strinse i denti)… se solo non fossi così strambo. Ecco solo di cosa mi stupisco: com’è possibile che voi, con la vostra intelligenza, non vedete cosa vi succede intorno?
A differenza di molto di quello che viene detto e fatto, queste parole sembrano sincere, sembrano le uniche parole di affetto per il protagonista che né suo padre, né sua madre, né la principessina sanno e possono dirgli, prigionieri come sono delle proprie pose e dei propri egoismi.
È lecito pensare che la molteplicità di vedute compresenti nel racconto sia un riflesso della complessità della vera
realtà circostante; sebbene questo mondo paia semplice, abitato com’è da uomini con sentimenti privati quieti, quasi silenti, con le proprie piccole tragedie che si risolvono in piccoli drammi: Pëtr Vasil’evič muore e la vita di coloro che lo attorniano prosegue sostanzialmente senza stravolgimenti, a differenza di quanto avviene per Andrej Bolkonskij o per l’odioso Fedor Karamazov; questo perché Turgenev si fa beffa delle pose dei suoi personaggi, sembra osservarli dall’esterno e con il ghigno canzonatore di chi non vuole piacere a nessuno, di chi sa di non conoscere la Verità, ma che sa altrettanto bene che non la conoscono neppure coloro che la professano.
La complessità del mondo qui incomincia dal titolo, e a questo livello della narrazione fermeremo la nostra analisi: di chi è quel primo amore
? Del giovane Volodja? Di suo padre, irrimediabilmente infelice, sposato per soldi con una donna di dieci anni più vecchia? Di Zinaida, alla ricerca di un amore romanticamente travagliato e inquieto? Emerge con chiarezza la differenza tra l’artificiosità degli ultimi due e la sincerità acerba del sentimento del primo, che ricorda il pathos empatico di Puškin (non sono causali in questo senso i riferimenti ad Aleko e alla lirica «Sui colli di Georgia…») per i suoi giovani e goffi eroi romantici, Lenskij su tutti. Turgenev mette in scena dei cliché che sono chiaramente anacronistici già al tempo della narrazione, segno di una società in crisi di identità, che recupera modelli inattuali per celare l’incapacità di vivere nel presente e rispondere alle sue esigenze. Questo tema emerge in maniera assolutamente evidente nelle due opere maggiori del Turgenev di questo periodo, Rudin e Padri e figli (1862): sullo sfondo di cambiamenti epocali, come l’abolizione della servitù della gleba nel 1861, i suoi eroi sono incapaci di agire, bloccati in un’indolenza mascherata da attivismo, che Turgenev critica come illusione di partecipazione intellettuale al proprio tempo. Era chiaro già ai contemporanei di Turgenev come la colpa dell’anacronismo di queste vite non fosse del singolo, ma di un mondo che non voleva proporre nulla di radicalmente diverso a ciò che aveva proposto per secoli e che ora era arrivato a un punto morto. In questo contesto il primo amore
acquista la valenza di sopravvivenza, di illusione di attivismo in un contesto, in cui i ruoli non sono che sterili riproposizioni di stilemi avulsi dalla realtà storica.
Il primo amore è il primo innamoramento, tanto del padre del protagonista, quanto del ragazzo e anche di Zinaida, un innamoramento adolescenziale, un offuscamento dei sentimenti e della visione delle cose, che soltanto nel caso del protagonista sedicenne risulta essere giustificabile in virtù dell’età e dell’evoluzione spirituale: il padre è un quarantenne romanticamente – nel senso byroniano del termine – inquieto, vittima di scelte sbagliate e interessate e quindi che implicitamente negano quello stesso byronismo che egli vuole rappresentare, riducendosi di fatto alla versione matura degli eroi romantici della letteratura russa, Pečorin, l’eroe del nostro tempo prima di tutto, del quale eredita l’abilità nel cavalcare e il fascino. Zinaida è una coquette che ama far girare la testa ai suoi numerosi spasimanti, conscia dell’impossibilità per ognuno di essi di conquistare il suo cuore, mossa da quella noia e da quella mancanza di stimoli profondi che ha forgiato una delle figure più interessanti e feconde della letteratura russa: l’uomo superfluo, la cui definizione non a caso appartiene proprio al turgeneviano Diario di un uomo superfluo, precedente di dieci anni a Primo amore. E non è un caso che la caratteristica prima di questo personaggio sia la nevovlečёnnost’, la mancanza di partecipazione a qualunque manifestazione sincera
di sentimenti, dell’intimità che, a fronte della delusione postromantica, lascia il posto al freddo calcolo, ma soprattutto a una razionalità che in questo caso serve per mascherare la goffaggine del vivere una vita che è un groviglio di contraddizioni e dal quale è possibile liberarsi soltanto uscendo di scena
. Così faranno il padre del protagonista e la principessina, che, morendo di parto e portando con sé il proprio bambino, non potrà dare un’ideale continuità al mondo di cui è espressione. Zinaida è sacerdotessa e regina del proprio microcosmo, essa è uno dei due seduttori che irretisce gli altri partecipanti al festino dei sensi, ma vittima a sua volta, di Pëtr Vasil’evič, deluso e stanco. Essa è una vittima, ormai irrecuperabile, di una visione del mondo e di sé assolutamente esteriore, in cui l’insensatezza della vita è mascherata dalle distrazioni e dal continuo baloccarsi, dal giocare, prima di tutto con i sentimenti degli ammiratori fatalmente destinati a quella stessa vita esteriore e vacua.
Un’altra lettura del titolo ha a che fare con l’interpretazione della parola amore non soltanto come innamoramento
, ma anche come pulsione sessuale avulsa dall’idea di rapporto amoroso: si vedano il piacere sadico con cui Zinaida tortura il protagonista, la spilla conficcata nel dito del dottore, ma soprattutto la scena – quasi dimessa e confinata nella parte finale del racconto – della frustata inferta dal padre del protagonista alla stessa Zinaida e il bacio che questa appone sul braccio segnato dalla frusta; tutto questo allude, velatamente come sempre in Turgenev, a un piacere, mi si passi l’ossimoro, pudicamente sadico non soltanto della sensualità, ma della percezione di sé nel mondo in toto.
Lo scandalo seguito alla pubblicazione di Primo amore è spiegabile, ovviamente, con la visione moralistica e ipocritamente bigotta delle relazioni sociali, ma anche – forse – con il riconoscersi dei critici e dei lettori nella narrazione impietosamente realistica delle macerie di un tempo che non riuscì a fare mai davvero i conti con se stesso.
primo amore
ПЕРВАЯ ЛЮБОВЬ
Gli ospiti se ne erano andati ormai da un pezzo. L’orologio battè la mezza. Nella stanza rimasero soltanto il padrone di casa con Sergej Nikolaevič e Vladimir Petrovič.
Il padrone chiamò per far portare via gli avanzi della cena.
– Quindi, è deciso, – disse sprofondando nella poltrona accendendosi un sigaro – ognuno di noi dovrà raccontare come è stato il suo primo amore. Iniziate voi, Sergej Nikolaevič.
Sergej Nikolaevič, un uomo rotondetto dal viso bianco e paffuto, guardò prima il padrone di casa e poi levò gli occhi al soffitto.
– Io non ho avuto un primo amore, – disse infine – ho iniziato direttamente dal secondo.
– In che senso?
– È molto semplice. Avevo diciotto anni, quando per la prima volta in vita mia feci la corte ad una graziosissima signorina; ma la corteggiai come se per me non fosse nulla di nuovo: proprio come in seguito corteggiai le altre. Ad essere sinceri, la prima e ultima volta che mi innamorai fu a sei anni, della mia njanja; ma è una storia vecchia. I particolari del nostro rapporto sono svaniti dalla mia memoria, e anche se li ricordassi, a chi potrebbero interessare?
– Ma come? – disse il padrone di casa. – Anche nel mio primo amore non c’è nulla di interessante: io non mi sono mai innamorato prima di conoscere Anna Ivanovna, la mia attuale moglie, e tutto per noi è filato liscio come l’olio: i nostri padri ci combinarono il fidanzamento, noi molto presto ci innamorammo e ci sposammo senza alcun indugio. La mia storia si racconta in due parole. Signori, riconosco che con la domanda sul primo amore ho riposto delle speranze in voi, che non siete vecchi ma neanche più giovani scapoli. Forse voi ci racconterete qualcosa di divertente, Vladimir Petrovič?
– Il mio primo amore appartiene effettivamente alla serie degli amori non comuni, – rispose con una certa riluttanza Vladimir Petrovič, un uomo sulla quarantina dai capelli neri, un po’ brizzolati.
– Ah! – esclamarono all’unisono Sergej Nikolaevič e il padrone di casa. – Ancora meglio… Su, raccontate.
– Permettete… anzi no: non ve lo racconterò; non sono un buon narratore: la mia storia suonerebbe arida e breve o troppo lunga e falsa; ma se me lo consentirete annoterò tutto quello che mi ricorderò su un quaderno e ve lo leggerò.
Gli amici all’inizio non furono d’accordo ma Vladimir Petrovič non cedette. Dopo due settimane si ritrovarono ed egli mantenne la promessa.
Ecco quanto c’era scritto sul suo quaderno:
Гости давно разъехались. Часы пробили