La realtà sottile: La mia creta
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Book preview
La realtà sottile - Giordano Cottini
Francesco
Prefazione
Questo libro è virtualmente scritto a due mani, dato che, avendo trovato una raccolta di bellissime poesie, mai pubblicate, di mio padre, le ho volute inserire, al termine di ogni capitolo.
Mio padre era un letterato, uomo di grandissima sensibilità e credo di averlo deluso quando dovette rendersi conto che la mia indole era orientata sul piano scientifico, anziché su quello umanistico.
Nel tentativo di affrontare scientificamente i problemi che angosciano l’Umanità e che abbiamo finora lasciato alla religione, mi sono trovato a giungere alla scoperta di un mondo, di un Universo, di Armonia pura, di Poesia.
È per questo che ho deciso di combinare la lettura scientifica ed umanistica della medesima Realtà: entrambe mi appartengono: io stesso e mio padre: Medrio.
ANCHE DAL FONDO
Se anche giù per la china
io scivoli, no,
non avverrà
che mi spenga nel buio.
Io so innalzare
anche dal fondo
una vetta, e piantarvi
l’alloro.
Introduzione
Sono un vecchio uomo di scienza, abbastanza vecchio da poter dire di aver avuto la fortuna e la soddisfazione di assistere e anche di partecipare a quell’ubriacante sviluppo tecnico scientifico del nostro tempo.
Voglio provare ad affrontare, il più possibile usando il metodo scientifico, alcuni dei problemi che attanagliano l’uomo da quando esiste.
Da quando l’Homo Sapiens Sapiens, oltre cinquantamila anni fa, è venuto al mondo, sicuramente ha usato il suo evolutissimo cervello per porsi domande. Siamo sicuramente la specie più intelligente del nostro pianeta, anche se non siamo gli unici animali a possedere una intelligenza, come è chiaro, in particolare a tutti coloro che hanno animali nelle loro famiglie.
Negli ultimi secoli il progresso delle conoscenze umane ha assunto uno sviluppo esponenziale, verosimilmente dovuto anche alla sempre maggior cultura, che, in pressoché tutte le nazioni, è stata resa obbligatoria per i bambini.
Avete notato l’evoluzione dei nostri figli, in particolare comparata con quella dei pur evolutissimi animali (cani e gatti) che ormai sono entrati a far parte delle nostre famiglie? Fino a che sono in età prescolare i nostri figli hanno con quelli comportamenti affini. Però l’intelligenza umana si è evoluta al punto da avere creato un linguaggio simbolico, estremamente idoneo alla trasmissione di una grande quantità di informazioni.
Anche gli animali più evoluti apprendono dai loro simili, essenzialmente vedendo le loro azioni e il risultato di quelle: se il risultato è vantaggioso, replicheranno quelle stesse azioni per ottenere gli stessi vantaggi.
Ma lo sviluppo del cervello umano ha consentito a questi di creare un linguaggio astratto, perfetto per trasmettere informazioni. Questo linguaggio è una esigenza del cervello umano: bambini a contatto con altri piccoli tendono naturalmente a creare un linguaggio. Ricordo di aver letto come una coppia di gemelli, passando quasi tutto il tempo assieme, si erano creati una lingua tutta loro, sicché, crescendo, continuavano ad usarla per comunicare tra loro in modo che nessun altro potesse capirli.
Dopo che sono stati a scuola gli umani, mi verrebbe da dire, diventano veri uomini o bestie. L’uomo è di più rispetto agli altri animali, nel bene e nel male.
Gli animali che abbiamo sempre sotto gli occhi sono dolcissimi, affettuosissimi, ma non molto generosi, anzi, non lo sono affatto!
Nella mia famiglia ho tre gatti due dei quali sono legati da profondo affetto ed amicizia, però, quando si tratta di mangiare, devo dargli il cibo in luoghi separati, altrimenti quello più grande, quello che comanda, se lo preferisse al suo, mangerebbe tutto il cibo dell’amichetta.
E, allo stesso modo, non amano che altri animali giochino con i loro giocattoli preferiti.
I bambini si comportano in modo abbastanza simile: sono dolcissimi, graziosissimi, affettuosissimi, ma un po’ egoisti: solo a seguito di forti insistenze dei grandi, con annessa promessa di ricompensa, lasceranno giocare un altro bimbo con i loro giochi.
Non siamo, però solo intelligenza, ma possediamo anche sentimenti, istinti, anche questi in comune ad altri animali.
Da uomo di scienza, delle componenti che caratterizzano il nostro essere: istinto, intelligenza, memoria, volontà e sentimenti, mi verrebbe di dire che i primi quattro li capiamo e siamo in grado anche di simularli e riprodurli nelle nostre macchine, mentre l’ultimo rimane un po’ un oggetto misterioso.
Tanto per inciso, ricordo che quando ero ragazzo ed ancora si insegnava la Religione nelle scuole, il prete nostro insegnante ci diceva che Intelligenza, Memoria e Volontà hanno sede nell’anima e ne contraddistinguono le funzioni: direi proprio di no!
Da progettista di missili, non vedo difficoltà a dotare queste macchine di processi logici direttamente correlati alle loro funzioni vitali e di processi logici direttamente collegati alla loro azione nell’ambiente nel quale si troveranno ad operare, ed ancor meno della necessaria memoria a lungo e a breve termine.
L’intelligenza artificiale è, ormai, una realtà fortemente evolutiva: potete essere certi che tutte le maggiori case automobilistiche hanno in sviluppo auto in grado di guidarsi da sole e non mancherà molto al momento in cui potremo sederci al posto di guida della nostra auto, comunicargli vocalmente dove vogliamo andare e, magari, stendere il sedile e schiacciare un sonnellino mentre quella ci porta a destinazione.
Così come, lo dico sempre ai miei allievi, possono essere certi che i maggiori produttori di aerei da combattimento, stiano sviluppando caccia senza pilota.
Credo che il problema principale che queste aziende stanno affrontando, sia insegnare
a questi aerei a convivere, senza danno alcuno, con il traffico aereo passeggeri e mercantile.
Penso, e non sono l’unico a pensarlo, che il gioiello di aereo da combattimento cui una schiera di nazioni, guidata dagli USA, sta lavorando, l’F-35, sarà l’ultimo aereo da combattimento pilotato da un uomo.
Quando dico uomo intendo, ovviamente, anche donna: quando inizio un corso di Teoria del Controllo delle macchine e vedo allieve, non resisto mai alla tentazione di fare la battuta che mi aspetto da loro un grande rendimento, dato che è stata la civiltà delle macchine a togliere ogni significato all’unico vantaggio che l’uomo ha nei confronti della donna: la forza fisica.
Quell’elemento della nostra psiche che non saprei da dove cominciare per replicarlo in una macchina è tutto ciò che attiene al mondo dei sentimenti, delle emozioni.
È vero che spesso a questi sono collegati particolari componenti chimici che circolano nel nostro corpo, con un rapporto di causa/effetto, con i sentimenti. Ma la natura di questi, il loro legame con l’io, non saprei proprio come replicarlo.
La stessa autocoscienza, che includerei nel novero dei sentimenti, non saprei come replicarla in una macchina.
Di tutto ciò l’uomo, anche ben prima dello sviluppo delle scienze che stiamo sperimentando, ha avuto consapevolezza, o almeno sentore, tanto che da quando ci è dato di poter leggere documenti scritti, vediamo che l’uomo ha ipotizzato l’esistenza di un mondo di spirito, contrapposto ad un mondo materiale.
Anche nell’uomo stesso si è sempre avvertito il dualismo spirito materia, e l’anima è la parte immateriale dell’uomo e, in quanto immateriale, non corruttibile e non mortale e, quindi in grado di sopravvivere oltre la morte fisica.
LE COSE
Sono un frammento del tutto, io sono,
cui hanno detto di scoltare quante
hanno voci le cose per ridirle
alle cose. Rimangono queste
sempre le stesse, anche se del sangue
mi prendono, anche se ridono,
quando non lo desidero, e l’anima
mi stampano perfide di note
pungentissime? Ah le cose che nutrono
i fermenti del cuore, le cose che prendono
nome da un bacio e spariscono
quando il bacio è sparito, e continuano
a vivere, certo, ma, senza che facciano
ancora cornice a una bocca che dice
di amarti, a che servono? Anche il sambuco
ebbe una notte, quando vi caddero
sopra due braccia bianchissime, il vezzo
del glicine, ed ora è come se avesse
il fiato dell’odio. Anche le spine,
quando, riversa, mi disse ella: – Che male –
e col sangue raccolto sopra la punta
d’un dito le impressi dentro la mano
il mio nome, quel giorno anche le spine
sorrisero, ed ora le vedo piantate
su rami attrappiti, come, dietro alle labbra
disgiunte, dipingono i denti
di Satana. Le cose, tutte quelle
che ci accompagnano quando non le sappiamo
chiamare, e vediamo nel palo un cavallo,
o sulla seggiola, come guidando
un treno, sediamo, o quando, più avanti
giunti con gli anni, chiediamo che il duro
mistero ci spieghino che tiene
prigioniero il perché dei nostri giorni,
le cose sono come gli spruzzi del mare,
cui plaudono tutti d’estate, ma, quando
si mescolano all’ira dell’Inverno,
raggelano il sangue. Io sono una cosa
tra le cose che fluttuano senza
riposo nel mare dell’essere, e porto
un petalo di rosa tra le labbra
e una spina nel cuore. Io sono una cosa.
PRIMAVERA
Schiude la bocca supplicante
a ricevere un bacio,
quello del Sole,
e la Terra sorride
e si veste di verde e si profuma.
Sole, sei mio, ecco i tuoi figli
.
Poi il Sole si discosta,
per cercare lontano
altre labbra. Ma ancora
ha pietà della Terra,
e la bacia e la ribacia, e questa esulta.
E si stanca di lei
sempre il sole di più, che con più fiacchi
baci si dona ad ogni primavera.
"O Sole, padre nostro,
non ci lasciare". Un giorno
sarà vano aspettarlo, e per vendetta
ucciderà, la Terra,
tutti i suoi figli,
tutti i figli del Sole.
Ci han creati gli amplessi
di due amanti infelici.
Dualismo materia-spirito
Già nel Libro dei Morti, dell’antico Egitto, si parla dell’anima, la componente immortale dell’uomo, che, dopo la morte, accompagnato da Anubi davanti ad Osiride, assiste alla pesatura del suo cuore, con la piuma del maath, al