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Spinoza e L’Energia: (il terzo attributo della sostanza)
Spinoza e L’Energia: (il terzo attributo della sostanza)
Spinoza e L’Energia: (il terzo attributo della sostanza)
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Spinoza e L’Energia: (il terzo attributo della sostanza)

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About this ebook

Lo sforzo per capire l’origine e la motivazione delle proprie idee porta all’episteme, alla tradizione, alla favola e al sogno da cui sono discese le teorie e le credenze che vengono riesaminate, accettate o respinte. Affiora il concetto potente di esistenza, il rifiuto deciso del nulla, l’insoddisfazione nei confronti di un linguaggio scorretto, il monismo e l’immanentismo che porta a Spinoza e alla sua razionalità; ma l’aggiunta dell’Energia come terzo attributo della Sostanza conduce alla vitalità, fa uscire Spinoza dalla staticità e lo conduce all’anima vitale.

Questo lungo viaggio è raccontato da un monologo privo di punteggiatura che deve essere non solo letto, ma ascoltato come un brano recitato su un palcoscenico con una pergola come scenario e un Signore che ascolta e tace. Questa modalità espressiva è inusuale; l’Autore ha cercato di essere chiaro ma si scusa per l’eventuale disagio perché la lettura della prima parte può richiedere al lettore un certo impegno.

Il Magma fa parte della Mente, è il luogo virtuale dove ribollono i pensieri anarchici che affiorano alla coscienza e continuano a generare considerazioni che si legano per analogia; ma la Mente non si scinde, il monismo pervade anche l’uomo e ne caratterizza l’identità nella sua durata: Henri Bergson è il riferimento della seconda parte che esplora i confini che non possiamo superare e che inducono allo stupore e sollecitano l’intuizione che li supera senza che vi sia una risposta possibile come ritorno.

***RECENSIONI

“Umberto Carbonelli deve essersi divertito molto a scrivere questo libro. I suoi lettori vengono sfidati di continuo, costretti a rimanere vigili e attenti se non vogliono soccombere ai suoi attacchi di logica feroce e indiscriminata. Mi piace molto che un velista come lui veda nel vento alcunché di divino.”
Luigi Bacchiani

“Intuizioni e rigore accompagnano il lettore nella lettura del testo e lo assistono nello svilupparsi delle argomentazioni sempre fondate sul pensiero di autori di ogni tempo e di ogni corrente filosofica, reinterpretate con acutezza e originalità. La lettura di questo scritto porterà il lettore a confrontarsi con le proprie convinzioni alla luce di nuovi stimoli e di nuove prospettive di pensiero.”
Maria Teresa Invernizzi

***L’AUTORE

Umberto Carbonelli è un ingegnere industriale ottantenne che risiede a Roma da mezzo secolo; ma che vive spesso a Rimini, dove ha le radici e dove ha svolto gli studi classici.
Accanto all’attività professionale, ha dedicato molte energie allo sport all’aperto: molto sci e sci alpinismo durante i trenta, Kayak da torrente di cui è stato co-fondatore di un club (il Gruppo Canoe Roma tuttora in attività) e, da ultimo, dopo i cinquanta, la vela con la traversata atlantica dalle Bermude alle Azzorre (in due su una goletta di 19 tonnellate) e l’andirivieni Rimini-Croazia degli ultimi anni.
L’incontro con Spinoza è stato casuale, ma fino ad un certo punto. Quando si legge un filosofo, qualsiasi filosofo, si ripercorrono le tracce dei pensatori precedenti dei quali ci si fa un prima idea, perciò il volume che conteneva l’Etica e il Trattato, che giaceva sullo scaffale della libreria, è stato immediatamente ghermito. Lo sviluppo di questo gesto è il libro che viene oggi pubblicato.
LanguageItaliano
Release dateMar 12, 2020
ISBN9788835384274
Spinoza e L’Energia: (il terzo attributo della sostanza)

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    Spinoza e L’Energia - Umberto Carbonelli

    Umberto Carbonelli

    SPINOZA E L’ENERGIA

    (il terzo attributo della sostanza)

    UUID: fd5c20e2-a653-4553-84e3-39d8789604fc

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Indice dei contenuti

    BIOGRAFIA

    PREFAZIONE

    I PARTE

    II PARTE

    III PARTE

    EFESO

    SOSTA SOTTO LA PERGOLA

    IL DIVENIRE E L’ENERGIA

    IV PARTE

    Umberto Carbonelli

    SPINOZA E L’ENERGIA

    (il terzo attributo della sostanza)

    In copertina (Il Magma, 1981, disegno dell’autore)

    SPINOZA E L’ENERGIA

    Copyright © 2019 Umberto Carbonelli

    Tutti i diritti riservati.

    Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta

    senza il preventivo assenso dell’Autore.

    Prima edizione marzo 2019

    Seconda edizione marzo 2020

    Terza edizione agosto 2020

    Pubblicato con

    Il Servizio Numero 1 in Italia

    di Assistenza alla Pubblicazione

    per gli Autori Indipendenti

    Self Publishing Vincente

    www.SelfPublishingVincente.it

    A Nicola Fiorilli

    maestro più grande

    di quanto volesse

    BIOGRAFIA

    Umberto Carbonelli è un ingegnere industriale ottantenne che risiede a Roma da mezzo secolo; ma che vive spesso a Rimini dove ha le radici e dove ha fatto gli studi classici.

    La vita professionale lo ha visto passare attraverso le fabbriche, gli impianti petrolchimici, poi nelle società di ingegneria, di progettazione e costruzione di impianti per il mercato internazionale, poi in società di partecipazione azionaria di aziende industriali per terminare come amministratore delegato di una di queste.

    Accanto all’attività professionale ha dedicato molte energie allo sport all’aperto: molto sci e sci alpinismo durante i trenta, Kayak da torrente di cui è stato co-fondatore di un club (il Gruppo Canoe Roma tuttora in attività), e da ultimo, dopo i cinquanta, la vela con la traversata atlantica dalle Bermude alle Azorre (in due su una goletta di 19 tonnellate) e l’andirivieni Rimini - Croazia degli ultimi anni.

    Pur essendo impegnato intensamente dalla professione e dalla spinta della propria fisicità ha continuato nel tempo ad interessarsi di filosofia leggendo i testi dei Grandi per cercare idee da condividere (o da respingere) senza passare attraverso la fredda manualistica scolastica: deve questo atteggiamento mentale al suo professore di filosofia del liceo, Nicola Fiorilli, al quale dedica il libro.

    L’incontro con Spinoza è stato casuale, ma fino ad un certo punto: quando si legge un filosofo, qualsiasi filosofo, si ripercorrono le tracce dei pensatori precedenti dei quali ci si fa un prima idea; perciò il volume che conteneva l’Etica ed il Trattato, che giaceva sullo scaffale della libreria, è stato immediatamente ghermito: lo sviluppo di questo gesto è il libro che viene oggi pubblicato.

    PREFAZIONE

    Ho cominciato tardi a scrivere; ho scritto la prima parte, La Filosofia sotto la pergola, quando ero sui sessant’anni; si tratta quindi di un’opera giovanile, ed è per questo ingenua ed irruente.

    È un monologo, parlo ad un signore che tace mentre stiamo sotto una pergola in una trattoria di campagna. Ho imitato Guimarraes Rosa che, ne Il grande Sertao, fa parlare un vecchio bandito che racconta ad un signore, che tace, la sua vita nel far west brasiliano; ed anche Molly, la Penelope di Joyce che, a letto, pensa ai casi suoi e il suo pensiero-monologo è scritto senza punteggiatura.

    Non c’è un progetto; i pensieri arrivano uno dopo l’altro: il legame logico è dato dalla contiguità degli argomenti, dall’associazione di idee; l’improvvisazione c’è, ed è voluta.

    Si tratta di un viaggio alla ricerca delle motivazioni che hanno determinato nel tempo il mio modo di pensare, le origini delle idee che più mi hanno convinto.

    Non si tratta di un saggio; il mio scopo non era di sviluppare una tesi o di documentare una ricerca, ma solo di arrivare a dire che le cose secondo me stanno così e così, e di chiarire con me stesso il perché e quale fosse l’origine di questo convincimento.

    Scrivendo ho scoperto che ciò che più mi caratterizza è l’approccio positivo, la non accettazione del concetto di nulla in filosofia, ovvero la posizione di Parmenide, Spinoza, Bergson.

    La seconda parte, Il Magma è recente. Il magma è il sé ribollente che genera i pensieri in modo anarchico; ma non credo nel sé: non sono un dualista, il sé sono sempre io; credo nella Mente come soggetto unitario.

    Il filo logico non cambia, continuo ad avanzare per associazione di idee; però ora c’è la punteggiatura ed un minimo di ordine nell’esposizione, tanto da rendere più facile la lettura.

    Benedetto Spinoza è il compagno di viaggio, il mio Manuale delle giovani marmotte al quale mi appello nei dubbi esistenziali affiancandolo via via a Parmenide, Ockham e Bergson.

    Sono passati oltre tre secoli, e solo da poco tempo Spinoza ha cominciato ad ottenere il giusto riconoscimento per la originalità e genialità del suo pensiero; non ha avuto seguaci ma solo voluta dimenticanza o aperta repulsione da parte di un mondo intellettuale che ha impiegato troppo tempo per scrollarsi di dosso la pesantezza di paradigmi millenari consolidatisi in potere.

    Leibnitz, che lo ha incontrato ed ha tratto da lui alcuni spunti, lo ha poi definito l’aborrito ebreo; Voltaire lo aveva letto ma volutamente lo ha ignorato coerentemente con il suo antisemitismo; anche Nietzche era antisemita ma, a differenza di Voltaire, era intellettualmente onesto, perciò lo ha definito come l’intelletto più puro anche se non ha accettato la sua idea di Sostanza Unica.

    Ammiro Spinoza per il fascino della sua costruzione razionale in metafisica e per il coraggio e la determinazione con cui ha condotto la sua vita solitaria per poter mantenere l’indipendenza che era necessaria per scrivere senza essere vincolato. Teneva relazioni con gli intellettuali di Inghilterra e nord Europa mentre portava avanti le sue teorie; ma anche coloro che all’inizio dimostrarono di apprezzare la sua lucidità ed indipendenza di giudizio gli voltarono le spalle alla fine (Henry Oldenburg, Boyle) timorosi di esporsi nei confronti dell’ortodossia: siamo negli anni in cui i libri di Tommaso Hobbes venivano bruciati nel cortile dell’università di Cambridge, e Spinoza, che era ben più radicale di Hobbes, dovette essere cauto: l’Etica fu pubblicata postuma.

    In Italia Giovanni Gentile si occupò di Spinoza, ma quando si trattò di farlo pubblicare preferì l’originale latino ed evitò la traduzione in italiano; credo che si sia trattato di una decisione intelligente. Dopo la firma dei Patti Lateranensi ed alla vigilia della promulgazione delle leggi razziali non era opportuno dare troppa visibilità ad un filosofo ebreo che aveva definito tutte le religioni organizzate come superstizione.

    Oggi le cose vanno meglio: io posso fare la medesima affermazione senza timore, anche se il battaglione degli integralisti è sempre vivo e vegeto.

    I tre secoli di buio di cui parlavo hanno impedito una prosecuzione del suo pensiero, non ci sono discepoli, non c’è un riferimento dichiarato di qualche filosofo alle idee di Spinoza; per la verità questo è dovuto anche alla rigidità della costruzione, una vera e propria roccaforte razionale che può solo essere accettata in blocco o rifiutata.

    Ritengo tuttavia che una attualizzazione del pensiero di Spinoza possa essere fatta intervenendo all’inizio, sulle definizioni di base alla luce di concetti nuovi, di origine scientifica, dei quali Spinoza non disponeva allora.

    Mi riferisco alla idea, concetto, definizione scientifica di Energia: Spinoza non poteva usare questo termine con la stessa generalità e sicurezza con cui noi lo trattiamo anche se, ne sono sicuro, una idea nella tradizione e nei suoi scritti c’è, basta pensare al concetto di spirito in ebraico divenuto Spirito Santo nel cristianesimo; l’Energia ha il carattere di universalità alla stessa stregua dello spazio (la res exstensa e del pensiero (il logos) ovvero degli attributi unici conoscibili tra gli infiniti attributi della Sostanza secondo la visione di Spinoza; perciò l’Energia può secondo me essere affiancata come terzo attributo di Dio.

    Naturalmente non sappiamo che cosa sia l’energia, non ne conosciamo il fondamento, ma solo le sue manifestazioni; non c’è in questo nulla di nuovo: senza l’ampio movimento del braccio non avremmo l’idea di spazio, e questa idea è intuitiva, non ne conosciamo il fondamento; stesso discorso vale per il pensiero, conosciamo le manifestazioni, ma non sappiamo che cosa è.

    L’inserimento del terzo attributo obbligherebbe a rivedere non solo tutto lo sviluppo dello schema razionale di Spinoza, ma anche le sue considerazioni propriamente filosofiche (gli scolii) verrebbero ad essere interessate.

    Si tratta di una apertura impegnativa: io mi sono limitato a fare qualche timido passo, ma la strada è lunga.

    Umberto Carbonelli

    I PARTE

    FILOSOFIA SOTTO LAPERGOLA

    "Perciò nessuno può operare contro le deliberazioni dell’autorità sovrana senza intaccarne il diritto; ma gli sarà ben lecito avere sentimenti ed opinioni propri e di conseguenza esternarli, purché si limiti semplicemente ad esporre e ad insegnare sostenendo le proprie tesi con l’argomentazione e non con la frode, l’ira, l’odio e con l’intento di introdurre mutamenti nella cosa pubblica in forza della sua sola volontà.

    Poniamo ad esempio che qualcuno metta in luce l’irragionevolezza di una data legge e giudichi perciò che vada abolita: se sottopone le proprie opinioni al giudizio dell’autorità sovrana (alla quale soltanto compete di istituire o abrogare le leggi) e nel frattempo non compie atti contrari a ciò che quella legge prescrive, fa opera meritoria verso la comunità politica e si qualifica come il migliore dei cittadini. Se, al contrario, le sue obiezioni mirano ad accusare il magistrato di ingiustizia e a suscitare contro di lui l’odio del popolo, o se in modo sedizioso si adopera ad annullare quella legge contro la volontà del magistrato, allora è da vedersi in lui un provocatore ed un ribelle."

    No Signore non Le ho letto l’articolo di fondo del-l’odierno quotidiano che castiga gli attuali noti costumi ma una pagina del capitolo XX del Trattato Teologico-Politico che Benedetto Spinoza ha pubblicato nel 1670 e che mi sembra quanto mai attuale anche se inutilmente ed io uso quelle parole cristalline per dirLe a mo’ di prologo che la filosofia non procede consolidando i propri risultati traducendoli progressivamente in prassi perché quest’ultima si muove per conto suo e di solito in tutt’altra direzione come possiamo ben vedere qui ed oggi perciò mi accingo a parlarLe delle mie convinzioni filosofiche con un atteggiamento mentale che è ingenuo e scanzonato insieme essendo motivato dal solo gusto personale e presupponendone l’inutilità visto che la stessa splendida opera di Spinoza è stata osteggiata combattuta e disprezzata prima ancora di avere il tempo di essere incompresa e lo stesso Kant parla di Spinoza solo avendo letto quanto riportato da Jacobi e lo accusa superficialmente di materialismo tanto che io sono rimasto dispiaciuto ma non sorpreso nel leggere non ricordo in quale enciclopedia popolare di Spinoza definito come un filosofo dogmatico vissuto nel 1600 ora mi sembra evidente che l’estensore della definizione abbia fatto sua la tesi degli idealisti circa il significato del termine dogmatico tuttavia ammetto che se si legge l’Etica libro primo definizioni per causa di sé intendo ciò la cui essenza implica l’esistenza si ha subito l’impressione di trovarsi di fronte ad uno che ha già pensato e che merita tale superficiale catalogazione ma Spinoza segue i suggerimenti di Cartesio che aveva diviso i metodi espositivi in analitico e sintetico riservando l’analitico alla fase di ricerca ed il sintetico alle conclusioni della ricerca stessa qualora questa fosse terminata e le conclusioni fossero state raggiunte ed in questo secondo caso tutta la fase di ricerca sarebbe rimasta nascosta se ancora infruttuosa detto così sembra banale e condivisibile anche da Lei credo ma provi ad immaginare cosa accadrebbe se per assurdo si applicasse questa definizione in maniera rigorosa come se fosse un rigido principio secondo il quale si dovrebbero esporre solo i risultati finali messi in bell’ordine con linguaggio scarno e preciso perché tale è il linguaggio delle idee chiare o perlomeno finali e non reso fumoso ed oscuro da tutti gli andirivieni i tentativi le incoerenze della fase di ricerca io sono certo che avremmo come conseguenza che tonnellate di libri di filosofia dovrebbero essere messe al macero e tutti noi saremmo disorientati perché ormai siamo abituati alla elucubrazione essendovi stati immersi fin dal primo apprendimento tanto che questa costituisce lo sfondo abituale lo stile ammesso addirittura lo scopo nemmeno tanto nascosto di certi trattati ho letto per esempio Essere e Tempo resistendo fino alla fine ma ho capito poco e mi sono detto che probabilmente non lo avevo letto con attenzione e così lo ho riletto sì Signore ho un certo fegato ed ho capito ancora meno ed allora ho concluso che Heidegger non si era spiegato sì sto scherzando ma fino ad un certo punto perché lui stesso ha ammesso di non avere raggiunto lo scopo che si era prefisso eppure nel suo ragionamento la circolarità tra l’oggetto delle dimostrazioni e le proposizioni di supporto delle stesse era evidente fin dall’inizio e non capisco perché non si sia fermato in Tempo forse perché ciascuno di noi nasce con addosso i germi della mania di definizione della verità e con quelli del raggiungimento dell’eternità ma mentre in un attacco di saggezza rinunciamo a pretendere l’eternità almeno in questo mondo e ci limitiamo a parlarne invece alla verità non rinunciamo e ci fabbrichiamo continuamente il metodo per ottenerla e sono millenni che l’uomo si arrampica su queste pareti andando su e giù di qua e di la senza mai approdare alla sognata identità tra certezza e verità tanto che dovremmo chiederci se è stato tutto vano o se si salva qualcosa se abbiamo per lo meno il metodo quello che cerca Gadamer non quello di Cartesio che era innovativo allora ma che farebbe oggi sorridere qualsiasi addetto al planning aziendale io immagino un grande supermercato con enormi scaffali sui quali vengono messe in offerta tutte le idee possibili tutte le costruzioni logiche ed il loro contrario tutti i credo e le loro negazioni e che noi possiamo scegliere tra tutto quanto esposto ciò che vogliamo fare nostro ma per farlo dobbiamo usare una chiave d’ingresso e dire io credo che e solo così il gioco è fatto con un atto di fede non in una rivelazione e conseguente religione organizzata ma in sé stessi nella propria idea ma è meglio dire nella propria opinione e più precisamente ancora nell’opinione che qualcun altro ha espresso e che noi sposiamo facendola diventare nostra ed inoltre possiamo fare acquisti frazionati e rifiutare il blocco di idee fornite da uno stesso filosofo e limitare la nostra condivisione ad alcune o ad una sola di esse riservandoci di attingere ad altre confezioni per completare il fabbisogno della nostra costruzione e possiamo in questo modo apparire perfino originali e dare al nostro discorso una parvenza di novità così anche Spinoza ha utilizzato il pensiero dei filosofi che lo hanno preceduto ma al supermercato ci è arrivato tre secoli prima di noi e lo ha trovato meno fornito pur nella sua vastità ma molto più ordinato perché non c’era stata ancora l’inondazione inquinante dell’idealismo tedesco nella quale siamo impantanati nonostante il tentativo di bonifica di Popper che è lodevole ma tardivo e non proporzionato all’enormità del danno così che io credo che non si riuscirà a modificare l’aria degli eterni dal nulla che respiriamo si mi rendo conto che Lei non è d’accordo e mi spiace Le dicevo di Spinoza che scriveva e soprattutto insegnava filosofia sia la sua costruzione sia le idee e principi di altri e di Cartesio in particolare che ha seguito poi nel metodo in quanto prima ha analizzato e poi dopo essere giunto alle sue convinzioni finali le ha messe in ordine ed ha scritto in maniera chiara ciò che per lui era definitivo ma io non credo che debba essere definito dogmatico perché il termine dogma si applica alle religioni rivelate che impongono di credere a proposizioni indimostrabili mediante la persuasione ed il principio di autorità mentre le opinioni personali liberamente espresse che è poi una condizione lussuosa che non bisogna dare né per certa né per duratura possono essere condivise apprezzate o combattute e soprattutto vagliate alla luce del buon senso il quale quando c’è ci fa accettare alla fine la nostra condizione limitata che ci impedisce il raggiungimento della verità senza per questo condannarci alla perpetua assenza dell’assenso che immobilizzava gli scettici dell’Accademia così noi dobbiamo accettare le nostre e le altrui opinioni per quello che sono ossia lodevoli tentativi di rappresentazione parziale e pure intuizioni indimostrabili se l’oggetto è la verità espressa in termini universali e possiamo accettare e condividere qualche opinione altrui e se poi qualcuno dice cose secondo noi completamente assurde non diciamo che è dogmatico diciamo che è matto si Signore bisogna cercare di semplificarci la vita non per ignavia ma per non impazzire e dobbiamo cercare di orientarci in questo mare in cui tutto ed il suo contrario sono disponibili in maniera indifferenziata per trovare qualcosa da condividere o in cui credere senza lasciarci influenzare dalla moda dai luoghi comuni dai cori dagli altari sui quali sono stati messi personaggi teorie teoremi e proposizioni che se analizzate con freddezza risultano per noi non condivisibili cosicché il problema è come arrivare al proprio convincimento a costo di correre il rischio di essere vilipesi come accadde al bambino della favola che disse chiaro e tondo che il re era nudo io ci provo e per farlo devo dire io credo che e fare come il cane che si morde la coda e gira tre volte su

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