Billo
Di Livy Former
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Ma un giorno arriva Billo, un gatto nero con la coda dritta, un cuore puro e due occhi curiosi aperti sul mondo.
Sarà lui a comprendere che sentirsi abbandonati e messi da parte può farci diventare veramente cattivi. E che per vincere sull’odio non serve la forza. Basta solo tendere una zampa e cercare di capire…
Età: primi lettori.
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Anteprima del libro
Billo - Livy Former
Livy Former
Billo
illustrazioni di Cristiana Casu
ISBN 978-88-7356-988-6
Condaghes
Indice
Billo
I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
XI
XII
XIII
XIV
XV
XVI
XVII
XVIII
XIX
XX
XXI
XXII
Epilogo
L'Autrice e l'Illustratrice
La collana Il Trenino verde
Colophon
Billo
I
Un sabato mattina di febbraio, Matteo uscì di casa per andare all’ufficio postale del paesino in cui abitava.
Un paese come ce ne sono tanti, con la chiesa, il municipio e la scuola elementare che si affacciavano su una grande piazza dove da una bella fontana circolare spillava acqua cristallina in quantità.
La giornata era fredda e grigia, e un venticello pungente tentava di insinuarsi nel giubbotto imbottito che indossava e gli scompigliava sulla fronte il ciuffo di capelli scuri. Il ragazzino camminava a lunghi passi, pensando che se non fosse stato per fare un piacere a sua madre, sarebbe rimasto volentieri rannicchiato al calduccio nel suo letto.
Arrivato davanti al basso edificio quadrato dall’aria vecchiotta, si diresse allo sportello per le raccomandate e aspettò il suo turno.
Guardandosi intorno nello stanzone vide le solite cose: un portaombrelli di metallo verde vicino all’ingresso, una vecchia panca di legno sulla parete a sinistra e un tavolino appoggiato a quella di fronte sul quale erano posati diversi moduli e una biro legata con lo spago per evitare che qualcuno la portasse via per distrazione.
Un movimento sotto il largo termosifone poco distante attirò il suo sguardo.
– Tocca a te – gli disse in quel mentre l’impiegata allo sportello. – C’è un gattino randagio là sotto, perché non lo prendi tu? – aggiunse.
– Io? A casa ne ho altri sette! – rispose il ragazzo dilatando gli occhi neri.
La donna si rabbuiò. – Se non lo adotta qualcuno, entro sera dovremo rimetterlo in strada, e con questo freddo...
Matteo si avvicinò al termosifone e sollevò l’animaletto da terra per vederlo meglio. Era nero, aveva grandi occhi dorati e un musetto aguzzo. Un po’ spaventato, il micino sfoderò dapprima le unghie, ma sentendo la calma del ragazzino si tranquillizzò.
Che fine farà?
si chiese Matteo. Era troppo piccolo per cavarsela da solo, perciò aprì il giubbotto con un sospiro, lo sistemò sopra il maglione e richiuse la cerniera.
– Lo prendi tu? Ma che bravo! – esclamò l’impiegata con un gran sorriso.
II
La casa di Matteo si trovava sulla strada principale del paese, aveva i muri dipinti di giallo chiaro, le finestre verniciate di bianco, ed era stata costruita in mezzo a un grande giardino.
Quando il ragazzo aprì il cancello, una gatta candida e rotondetta gli andò incontro salutandolo con un miagolio.
– Ciao, Sissi – le rispose.
– Spedita la raccomandata? – gli chiese sua madre quando entrò in casa. La donna si chiamava Claudia, aveva i capelli castani tagliati a caschetto, gli occhi chiari e una risata a tutti denti.
– Sì, e c’è una sorpresa – rispose il ragazzo aprendo il giubbotto.
– Un altro gatto? È proprio bello!
Il micino si guardò intorno sgranando gli occhi. Quella era una casa calda e c’era un buon odore di cibo. L’umano giovane si chiamava Matteo, e quella che lui aveva chiamato mamma gli sembrava socievole. Chissà, forse poteva sperare che lo tenessero. Sarebbe stato bello avere una casa e trovarsi al sicuro.
– Certo che sei al sicuro! – disse l’umana.
Pareva che lei avesse risposto al suo pensiero, e si sorprese. La guardò pensando che sarebbe stata anche la sua di mamma; quella che l’aveva messo al mondo l’aveva persa la notte in cui era stato chiuso in un sacchetto e gettato via come spazzatura. «Questo è nero, non lo voglio» aveva detto qualcuno.
– Io adoro i gatti neri – disse invece la donna accarezzandolo, e lui si stupì di nuovo.
In quella prima giornata non fece altro che mangiare e dormire e, fra una cosa e l’altra, conobbe gli altri sette gatti che abitavano nella casa di Matteo.
C’erano Michi, un gatto piuttosto timido col pelo striato di grigio e nocciola, Rosi, una gatta pezzata di bianco e nero di poche parole, e poi Spidi, giovane, agile, chiacchierone e striato di grigio. Sissi era bianca, rotondetta, molto gentile e disponibile, e Lilli aveva un folto pelo nocciola e grandi occhi