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Seguito da ombre misteriose: Cronache del contatto, #3
Seguito da ombre misteriose: Cronache del contatto, #3
Seguito da ombre misteriose: Cronache del contatto, #3
Ebook138 pages1 hour

Seguito da ombre misteriose: Cronache del contatto, #3

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About this ebook

Nessuno pensava che sarebbero tornati, ma qualcuno l'ha fatto in questa splendida conclusione delle "Cronache del contatto", il seguito di "Pianeta robot" e "Contatto a Fiery Cross".  "Ciò che le ombre possono seguire" riunisce il Dottor Wayne Parsons e il suo piccolo team del JPL della NASA in uno sforzo di risolvere problematiche relative a spostamenti spazio-temporali e venire a capo delle evidenze di attività extraterrestri sulla Terra e su Marte che hanno messo a rischio le loro vite.

Con l'imminente lancio della prima missione con equipaggio su Marte, i Servizi Clandestini e i sinistri Uomini in Nero seguono il team del Dottor Parson in una corsa alla scoperta della verità prima che l'Uomo metta piede sul Pianeta Rosso.

LanguageItaliano
PublisherBadPress
Release dateMar 1, 2020
ISBN9781071533024
Seguito da ombre misteriose: Cronache del contatto, #3

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    Book preview

    Seguito da ombre misteriose - Louis Edward Rosas

    DEDICA

    ––––––––

    Vorremmo dedicare questo libro

    agli appassionati di Robot Planet che hanno richiesto dei sequel.

    INDICE

    ––––––––

    Riconoscimenti

    I SOTTO UNA LUNA ROSSO SANGUE

    II ALTO DESERTO

    III TEMPO MANCANTE

    IV L’UOMO IN NERO

    V L’UOMO SCOMPARSO

    VI SOTTO UNA GRANDE ALA NERA

    VII UNA CERTA OSCURITÀ

    VIII IL PIANO

    IX LE LUCI FRA LE STELLE

    RICONOSCIMENTI

    Vorremmo ringraziare il signor Joshua Saxon

    per il duro lavoro sulle edizioni in forma di audiolibro.

    Ringraziamo anche John Klice, Penni Evans

    e Tina Rosas per il loro supporto logistico

    nel rendere possibili questi libri.

    CAPITOLO I

    SOTTO UNA LUNA ROSSO SANGUE

    ––––––––

    Sull’ampio sentiero roccioso di montagna aleggiava una fredda nebbia grigia. La nebbia del tardo pomeriggio aveva preparato il terreno alla notte ormai vicina, mentre una minacciosa luna di sangue saliva lentamente all’orizzonte. In cima alle montagne, una processione di uomini delle Highland avanzava fra i boschi indossando lunghi mantelli di lana. Conduceva la fila un grosso uomo barbuto dai capelli scuri che indossava un kilt di tartan e un berretto di lana grigio. Alla cintura di pelle portava un pugnale dall’elsa dorata in un fodero ornato con elaborati disegni zoomorfi. Nel crepuscolo si notavano i dettagli della spilla argentea a forma di cardo appuntata sulla sua spalla sinistra, usata per mantenere unite le pieghe superiori del kilt. Sulla schiena portava un grosso spadone a due mani sostenuto dal grosso balteo con la fibbia d’ottone che gli cingeva la spalla. Interruppe per un attimo l’avanzata sulla sporgenza rocciosa, fermandosi con cautela. Ascoltò e si guardò attorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno. Dal punto in cui si trovava vide un cervo sul lato opposto del crinale. L’animale gli restituì l’occhiata per un attimo, per poi correre via e nascondersi nel folto degli alberi. Soddisfatto di essere lontano da minacce invisibili e sguardi curiosi, guidò quella dozzina di uomini e donne lungo il sentiero che li condusse a un gruppo di menhir che delimitavano un’area circolare.

    Il rumore dei loro passi sulla ghiaia risuonò con molta chiarezza, mentre entravano nel cerchio di pietra e si udivano in lontananza gli echi del gracchiare dei corvi. Arrivando da nord-est, gli uomini delle Highland si disposero silenziosamente in circolo in quel luogo sacro, seguendo un movimento in senso orario, mentre una donna, una sacerdotessa, si portava al centro del cerchio. Portava un mantello verde smeraldo che la copriva completamente e arrivava fino al suolo. Arrivata al centro, tirò indietro il cappuccio nero foderato di pelo, rivelando i lunghi capelli rossi che mandavano dei riflessi nella nebbia alla luce del tramonto. Quando alzò lo sguardo verso la luna, la luce si rifletté sulla mezzaluna dorata che pendeva dal diadema che portava sulla fronte, sospesa con un filo intrecciato.

    Il suo respiro, nell’aria fredda di montagna, si condensava in una nebbiolina di vapore, mentre una giovane fanciulla estraeva degli oggetti rituali da un sacchetto ricamato in nero e oro. Mise gli oggetti sull’ampia pietra alta un metro che fungeva da altare naturale. Posò anche dei fiori accanto a un piccolo calderone di ghisa in cui bruciava dell’incenso. Venne quindi accesa la fiammella di un piccolo lume ad olio in un vaso di pietra, che illuminò l’intricato ornamento a spirale di un calice d’argento per l’offerta delle libagioni. Quando tutto fu sistemato, mentre tre corvi neri volavano in circolo su di loro, si disposero in cerchio all’interno del confine delimitato dai menhir. Fiduciosa, la sacerdotessa dai capelli rossi invocò gli dei con antichi incantesimi in un’arcaica lingua gaelica.

    Estrasse con la mano destra un athame cerimoniale ornato d’oro e lo puntò verso l’alto, verso il bagliore della luna. Due uomini coperti da mantelli, posizionati ad est e ad ovest, estrassero gli spadoni e li levarono al cielo. Due sacerdotesse in abiti lunghi estrassero i loro athame e li sollevarono, puntandoli verso nord e sud. A quel punto, ognuno di loro evocò le forze invisibili e i guardiani dei quattro punti cardinali per sigillare e proteggere il cerchio, prima che la sacerdotessa evocasse le forze che governano ciò che sta sopra, sotto e oltre.

    Appena le invocazioni iniziali furono completate, la luna si liberò dalla nebbia e il cielo si aprì su di loro. Si fece avanti un vecchio Anziano barbuto, con un lungo mantello nero il cui cappuccio era trattenuto da una spilla di cardo d’argento. Il suo aspetto ricordava quello di un druido dell’antichità. Tirò indietro il suo mantello, rivelando la tunica ornata e ricamata fissata con una lunga cintura di pelle e corde nere annodate. Le sue mani consunte stringevano con forza un lungo bastone di legno, mentre faceva tre passi verso il centro del cerchio ed esprimeva una proclamazione in inglese moderno.

    Il cerchio è ora tracciato, ci troviamo ora fra i mondi, proclamò l’Anziano.

    Voltandosi verso il Sommo Sacerdote e poi verso l’Alta Sacerdotessa, l’Anziano fece un lieve cenno affinché loro evocassero gli dei ancestrali.

    Invoco l’invisibile, il signore della luce, il maestro della falsificazione della conoscenza e dell’ignoto. Signore protettore, dio anziano dei regni terreni, ti prego di ascoltare la nostra chiamata e unirti a noi adesso, disse il Sommo Sacerdote.

    Invoco te, antica madre, dea delle ombre e dei riti sacri. Invochiamo te, regina corvo, donatrice di conoscenza, grande dea delle tenebre e della luce! Vieni a noi stasera! gridò l’Alta Sacerdotessa.

    Sentirono l’intensità di una potente presenza e la fiamma tremolò al chiaro di luna. L’Alta Sacerdotessa rinfoderò la lama cerimoniale. Dal sacchetto di seta nera che portava appeso alla cintura di pelle, prese un pizzico di erbe e polveri elementali che gettò nel piccolo calderone di ghisa, innescando così una brillante fiammata bianca. Il bagliore del fuoco si dissipò in un piccolo sbuffo di fumo, mentre il Sommo Sacerdote entrava nel centro del cerchio, sfoderava il pugnale e lo levava al cielo per iniziare la sua invocazione. Poco prima che iniziasse a parlare, però, si sentì uno strano rumore ovattato. Uno strano suono ronzante si ripeté più e più volte, suscitando una certa ilarità fra le persone riunite all’interno del cerchio, interrompendo così la santità di quel momento.

    Ehm, scusate, disse Il Sommo Sacerdote.

    Non ci posso credere! rispose l’Alta Sacerdotessa.

    La sensazione di essere in un altro tempo e in un luogo simile alle Highlands scozzesi venne interrotta inaspettatamente, quando quell’intrusione del mondo moderno pose bruscamente fine alla cerimonia. Il Sommo Sacerdote era piuttosto imbarazzato, quando l’Anziano si fece avanti e parlò.

    Si è detto fin dall’antichità che la luna di sangue è considerata un cattivo presagio, un presagio dell’arrivo di cose straordinarie. Ti suggerisco di rispondere al telefono e vedere cos’hanno in serbo gli dei, disse l’Anziano.

    Il Sommo Sacerdote infilò la mano nel sacchetto di pelle nera e prese il cellulare che continuava imperterrito a vibrare.

    Dovresti sapere che qui non dovresti tenere il telefono acceso. Avrebbe potuto fondersi o rivelare la nostra posizione! lo rimproverò l’Alta Sacerdotessa.

    Il Sommo Sacerdote replicò al suo reclamo con un vago cenno di assenso e rispose al telefono.

    Sì?

    A quel punto guardò nuovamente l’Alta Sacerdotessa.

    Quindi? chiese lei.

    In realtà è per te. Sembra che tu mi abbia segnalato come contatto per le emergenze, rispose lui.

    Sì, dovrei averlo fatto. Qual è l’emergenza? chiese lei.

    Sayeed Hassan mi ha chiesto di riferirti che c’è un’emergenza riguardo al Sistema di Trasmissione di Marte, disse il Sommo Sacerdote.

    Digli che sarò lì il più presto possibile, rispose lei.

    Così sia! disse l’Anziano.

    Due ore dopo, il direttore del JPL Carolyn Reed arrivò frettolosamente alla sala del controllo missione del Jet Propulsion Laboratory della NASA. Lungo la strada si era precipitata a casa sua, in periferia, per togliersi il vestito cerimoniale e indossare qualcosa di adatto al lavoro, prima di lanciarsi nuovamente sull’autostrada e arrivare al campus del JPL. Dopo aver superato i controlli di sicurezza, Carolyn vide che gli schermi video del Sistema di Trasmissione di Marte (MRS) erano diventati neri ed erano circondati da numerosi scienziati e tecnici del JPL. Senza perder tempo, si fece strada fino alla cabina di vetro.

    Oh, bene, sei qui, disse Sayeed.

    Sono venuta appena possibile. Qual è la situazione?

    L’intero MRS non è operativo, ma questo non è tutto, disse Sayeed.

    Che altro c’è?

    Abbiamo perso i contatti col veicolo spaziale che trasportava il lander di Fobos, rispose Sayeed.

    Merda! esclamò lei.

    Abbiamo eseguito tutti i controlli diagnostici, ma non c’è niente che non vada nei nostri sistemi. Detto ciò, non riusciamo ad ottenere la telemetria del veicolo spaziale o del Sistema di Trasmissione, disse Sayeed.

    Oggi è il 189° giorno della missione. Ci vorranno ancora quattro giorni prima che il lander di Fobos arrivi al punto di inserimento. Mi chiedo come possa essere successo, disse Carolyn, pensando a voce alta.

    La Luna di Sangue? ipotizzò

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