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Briscola e il gatto che camminava in punta di piedi
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Briscola e il gatto che camminava in punta di piedi
Ebook239 pages3 hours

Briscola e il gatto che camminava in punta di piedi

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About this ebook

Ecco l’ultima avventura del gatto Briscola. Stavolta troverà in Tabatha, una “micia” di razza Mau che “cammina come se fosse in punta di piedi”, una valida alleata per affrontare, in questa nuova storia, un nemico insidioso, subdolo e raffinato: il veleno.

Le due amabili gatte vi coinvolgeranno dal loro punto di vista felino che si alternerà a quello dei personaggi umani, interagiranno con ognuno di loro e saranno fondamentali alla soluzione del mistero. Sgattaioleranno orma dopo orma tra le pagine di questo racconto a tinte gialle e, al fianco dell’inseparabile umano Salvo, conquisteranno meritatamente i gradi di “Gatti poliziotto”.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateFeb 26, 2020
ISBN9788831660815
Briscola e il gatto che camminava in punta di piedi

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    Briscola e il gatto che camminava in punta di piedi - Patrizia Messina

    Uno

    Un raggio di sole filtrava tra le bacchette di legno della persiana e una leggera brezza di fine estate entrava a rinfrescare la stanza. Era ormai quasi giorno, l’ora di darsi una mossa. Si rigirò pigramente tra le lenzuola spiegazzate compagne di una notte agitata e malvolentieri si mise a sedere sul bordo del letto. Briscola si avvicinò con passo felpato sfiorando con i suoi lunghi baffi il naso dell’amico umano e lo costrinse, suo malgrado, ad aprire definitivamente gli occhi cisposi.

    Buongiorno Briscola….sei sveglia da un po’ vero? Hai fame piccola? – Salvo sbadigliò teatralmente e raggiunse barcollando la cucina. All’apertura della scatoletta di mousse pesce dell’oceano Briscola emise un borbottio di soddisfazione, strusciò il musetto umido sulle gambe a mo’ di ringraziamento, e caracollando raggiunse la ciotola ancora vuota. Alzò i grandi occhi gialli e luminosi come fari verso il viso del suo umano preferito.

    Ecco piccola, buona colazione… – Salvo riempì la ciotola di metallo del gatto con scritto "The Queen", rabboccò quella dell’acqua, caricò la caffettiera e raggiunse il bagno per una doccia rinfrescante.

    Finalmente il grande giorno era arrivato. Da settimane programmava quel viaggio ma per un motivo o per un altro aveva sempre rimandato. C’era anche il fatto che non avrebbe potuto portare con sé la sua amata Briscola, anche se con lei aveva già viaggiato in passato. Stavolta non era consentito. Si trattava di un periodo lungo, particolare, un viaggio che gli avrebbe permesso di ritrovare la serenità che da qualche tempo sembrava aver perduto. Aveva sentito parlare del "Cammino di Santiago"; si era informato, aveva valutato ogni ipotesi e soppesato i pro e i contro. Non si può rimanere indifferenti di fronte ad un’esperienza così particolare e unica: Santiago è, infatti, considerato il presunto luogo di sepoltura dell’apostolo San Giacomo e quelle che si credono le sue spoglie giacciono custodite all’interno della Cattedrale. Alla fine, nonostante gli costasse lasciare sola Briscola aveva deciso che quello era il viaggio che aveva sempre desiderato fare. E' un pellegrinaggio che ha come meta la Cattedrale di Santiago de Compostela in Galizia lungo una rete di sentieri e percorsi che attraversano tutta l’Europa. Sarebbe stata una vera e propria esperienza di vita che gli avrebbe permesso di staccare dalla routine di tutti i giorni per immergersi nella parte più profonda di se stesso ed era quello di cui aveva bisogno in questo momento.

    Aveva deciso di affrontare il percorso francese che partiva da Saint Jean Pied de Port. Doveva raggiungere Bordeaux, la famosa città portuale francese, e da qui avrebbe condiviso un autobus o un taxi per arrivare alla tappa di inizio del trekking. L’aereo per Bordeaux partiva alle nove e venti, sarebbe arrivato nel primo pomeriggio, ma doveva sbrigarsi sennò avrebbe perso il volo. Per fortuna la piccola valigia con l’essenziale, era pronta già chiusa davanti alla porta di casa. Si vestì con calma, aveva tutto il tempo perché Briscola l’aveva svegliato all’alba: il cucù suonava in quel momento le cinque del mattino. Al tavolo della piccola cucina sorseggiò lentamente il caffè amaro come piaceva a lui e, come ogni mattina, Briscola gli saltò sulle ginocchia. Con infinita dolcezza Salvo la accarezzò tra le morbide orecchie pelose, lei strinse gli occhi dorati ed emise quel familiare suono gutturale delle fusa…Chissà se aveva capito che sarebbe stato via tanto a lungo. E già, perché occorreva non meno di un mese per raggiungere Santiago camminando all’incirca venti chilometri al giorno. Perso in quelle riflessioni lo squillo del campanello spaventò entrambi, Briscola saltò giù e si nascose sotto il tavolo.

    Eccoti finalmente! – quando aprì la porta, fu investito da un tornado. Paola, sua amica da qualche tempo, gli saltò al collo stampandogli due grossi baci sulle guance. I lunghi capelli castani profumati di cocco ondeggiavano sulle spalle abbronzate mentre con vocina in falsetto, quasi in ginocchio, raggiungeva Briscola acquattata sotto il tavolo nella speranza di essere invisibile a quella pazza. La verità era che Paola adorava Briscola, anche se il malefico felino faceva di tutto per dimostrarle il contrario. Lei, per niente scoraggiata, ogni qualvolta poteva la prendeva di peso e la sbaciucchiava senza sosta, una vera tortura per quel povero gatto. Il rovescio della medaglia era che Salvo si fidava di lei, le voleva bene, non avrebbe affidato Briscola a nessun altro.

    Siediti Paola, il caffè è ancora caldo, l’ho appena fatto - le porse la tazzina profumata e fumante – "Ti ho lasciato tutte le istruzioni sul promemoria in cucina. Ci sono i numeri del veterinario e quello di Nina, la ragazza del negozio "Mondo gatto che la conosce bene, semmai dovessi averne bisogno. C’è una lista del cibo preferito di Briscola, delle sue abitudini e dei suoi piccoli problemi. So che con te è in mani sicure. So anche che mi mancherà tantissimo….

    Salvo si accovacciò accanto alla gatta sotto al tavolo, lei lo guardò intensamente, le pupille dilatate e nere come perle brillavano, scorse una lacrima all’angolo dell’occhio destro…ma no…impossibile…i gatti non piangono! Questo è quello che si raccontò per non farsi sopraffare dalla commozione. Con il cuore stretto in una morsa, si tirò su, prese il piccolo trolley e il giubbotto, controllò ancora una volta di avere i documenti di viaggio e infine consegnò le chiavi di casa a Paola.

    Ci vediamo più o meno tra un mese Paola. Se posso, mi faccio sentire io. Riguardati, e abbi cura della mia Briscola – l’abbracciò stretta e quasi di corsa raggiunse il portone lasciandoselo sbattere alle spalle con un tonfo sordo. Briscola alzò la coda offesa e corse a nascondersi sotto il letto.

    Due

    La pesante valigia gialla che Paola aveva con sé era ancora appoggiata in bilico a ridosso della parete all’ingresso, accanto, una scatola di plastica con i buchi emise un flebile suono. Briscola si avvicinò all’oggetto sconosciuto, ci fece il giro intorno con le orecchie tese e all’erta, le pupille dilatate e cominciò ad annusare curiosa. Adesso il suono era più insistente, ma non era propriamente un suono, sembrava un…miagolio…! "Mauuuu….mauuuuu….". Si affacciarono alla fessura della scatola due occhi verdi smeraldo…Un micio…!

    Paola liberò la bestiola dal trasportino. Tabatha miagolava a più non posso, aveva sicuramente fame, sulle piccole zampine traballanti uscì dalla gabbia con le orecchie basse fiutando il pericolo. Briscola le balzò addosso e fu un attimo: Tabatha corse a nascondersi sotto il divano rosso in soggiorno. Briscola soffiava inarcando la schiena e rizzando il pelo, non gradiva le sorprese, men che meno un altro peloso per casa. Paola alzò gli occhi al cielo, l’aveva previsto in fondo, ma non aveva avuto scelta.

    Tabatha l’aveva trovata, un paio di settimane prima, dentro il motore dell’auto, fortuna che si accorse in tempo del pericolo che correva; la gattina aveva poco più di un mese, disse Antonio il veterinario, però pur se affamata e orfana era in buone condizioni di salute. Paola non aveva esitato, l’aveva presa con sé e fu amore a prima vista. Tabatha era una meravigliosa micina con grandi orecchie e occhi verde smeraldo, mantello maculato grigio perla e morbidi gommini neri, forse un gatto europeo, ma le zampe erano agili e muscolose, il gatto somigliava più alla discendenza del puro gatto egiziano, il Gatto Mau (Egyptian mau).

    Nei giorni seguenti Paola e Tabatha divennero inseparabili, dove era l’una era l’altra, il gatto la seguiva come una cagnolina, anche se cane non era, sempre incollata alle sue gambe. Il problema era che Paola non sapeva come dire a Salvo di quella meravigliosa novità. Lui l’aveva chiamata un mese prima sondando il terreno per avere la certezza di poterle lasciare Briscola per un lungo periodo di tempo visto che doveva affrontare il suo viaggio in Galizia. Lei non si era certo tirata indietro, era affezionata a Briscola e non voleva deludere il suo amico, oltretutto le avrebbe lasciato casa per tutto il tempo in cui sarebbe stato in viaggio di modo che la gatta subisse meno disagi possibili. Non sapeva però di Tabatha. Non aveva neanche avuto il coraggio di dirglielo neanche nei giorni successivi, aveva semplicemente confidato nel fattore sorpresa portando con sé il trasportino e mettendolo di fronte al fatto compiuto. Era certa che Salvo non avrebbe disapprovato, lui amava gli animali, l’incognita rimaneva Briscola perché non sapeva come avrebbe reagito.

    Quando infine quel mattino aveva suonato alla porta, pur di nascondere ancora quel miagolante segreto, aveva lasciato cadere il pareo che le copriva le spalle sul coperchio del trasportino e lo aveva distratto con la sua irruenza, tempestandolo di domande e sperando con tutta se stessa che non si fosse accorto di nulla. Poi, in qualche modo avrebbe "addomesticato" Briscola alla nuova coinquilina, il resto sarebbe stato una passeggiata. O quasi.

    E Salvo davvero non aveva notato il contenitore bianco e verde accanto alla valigia di Paola, fortunatamente la gattina era rimasta buona e silenziosa finché lui era andato via.

    Tre

    Tabatha…amore di mamma…vieni fuori gattina…. È tutto a posto… - Paola a quattro piedi sul pavimento di marmo, con una mano sollevava il lembo del copridivano colorato e con l’altra cercava delicatamente di far avvicinare la piccolina ma Tabatha non aveva alcuna intenzione di uscire dal suo rifugio.

    E va bene…uscirai quando vorrai… - Paola sospirò ma decise che era meglio lasciar fare alla natura, Briscola alla fine l’avrebbe accettata, o almeno era quello che sperava con tutto il cuore. Trascinò quindi la valigia gialla nella stanza da letto, Salvo le aveva lasciato libera un’anta dell’armadio e un cassettone del comò, sistemò le sue cose canticchiando allegramente. Avrebbe fatto una doccia, preparato la cuccia e la lettiera per Tabatha, riempito le ciotole di entrambe le gatte e si sarebbe concessa un po’ di abbronzatura in terrazza con una tisana rilassante tra le mani. Era quello che ci voleva.

    Briscola nel frattempo si era concessa il tempo di valutare quella situazione del tutto nuova per lei. Ricapitolando: Paola si sarebbe occupata delle sue necessità, coccole comprese, e va bene. Salvo sarebbe stato via per un po’, e pazienza. E quella palla di pelo adesso chi era? Puzzava…non le piaceva il suo odore…odiava le novità e poi era lei o no la Queen (c’era scritto anche sulla sua ciotola!) indiscussa della casa? Quella palla di pelo miagolante le avrebbe tolto pappa e attenzioni. Non andava bene doveva rimediare. E subito, senza perdere tempo.

    Si avvicinò con passo felpato al grande divano rosso in salotto, quel coso peloso era lì sotto, ne sentiva l’odore. Soffiò come un tornado, rizzò il pelo bicolore e dilatò le pupille per incutere più paura possibile, l’avrebbe terrorizzata. Sicuro. Mauuuu… Tabatha si appiattì ancora di più sul pavimento freddo e abbassò le orecchie, tremava come una foglia. Con un guizzo schizzò via più in fretta che poté e in una frazione di secondo fu lontano dalla zampa di Briscola già tesa per un agguato e con gli artigli sguainati.

    Mauuuu….Frrr….frrrr…Meooowwww…. - un trambusto pari alla corsa di una mandria di bisonti proveniva dal salotto. Due frecce a quattro zampe saltarono contemporaneamente sul lettone inseguendosi in una corsa forsennata per tutta la casa.

    Briscola! Tabatha! – Paola mollò la valigia e si mise a correre dietro quelle due furie ma niente, andavano veloci come se non ci fosse un domani. Tabatha riconquistò il suo nascondiglio sotto il divano. E Briscola soddisfatta, rimase accucciata di guardia a pochi centimetri da quella poveretta, la coda che spazzava nervosa il pavimento.

    E ora? – Paola si sedette scoraggiata sulle piastrelle di marmo ma decise, per la tranquillità di tutti, che per i primi giorni Tabatha sarebbe rimasta tranquilla da sola in camera sua e con la porta chiusa. Avrebbe preparato quanto serviva alle necessità della gattina in un angolo della stanza, non poteva rischiare che si facessero seriamente male. Sapeva però che era solo questione di tempo, qualche giorno e avrebbero fatto amicizia, o almeno sarebbero riuscite a convivere serenamente - Speriamo…. – si disse.

    Quattro

    Il mattino del terzo giorno di quella convivenza forzata Tabatha decise che era ora di affrontare il "nemico peloso dell’altra stanza". Paola aveva sistemato la sua cuccia lungo il battiscopa sotto la finestra della stanza da letto, e sperava che lasciasse aperte le imposte perché entrasse una leggera brezza a rinfrescare l’aria e sventolare le tende con cui poteva giocare. Si stiracchiò allungando al massimo le zampe tigrate, prima quelle davanti, poi quelle dietro, stirò la colonna e con un grande sbadiglio spalancò gli occhi verdi bistrati di nero. Sembravano truccati con il kajal.

    Erano ancora le cinque del mattino ma la stanza era già illuminata dal primo sole di fine estate. Saltò agile sul comò di legno lucido, passeggiò curiosa annusando una fila di libri impilati sul ripiano del mobile, avevano un buon odore. Con la zampina ne tirò giù uno che cadde con un tonfo sonoro sul pavimento, Paola si rigirò infastidita calcandosi il cuscino sulla testa. Tabatha si avvicinò al libro per terra e sfogliò le pagine come una forsennata divertendosi un mondo con quel nuovo gioco, frrrr frrrrr, poi fermò la zampetta paffuta sulla copertina dove c’era la foto di un gatto bianco e nero. Drizzò le orecchie incuriosita, aveva già visto quel muso peloso. Certo, non sapeva leggere il titolo del libro, ma ci avrebbe scommesso che il nome scritto era lo stesso che la sua "mamma umana aveva pronunciato in quei giorni rivolgendosi al gatto nell’altra stanza, era sicuramente famoso se stava disegnato su un libro. Stanca di quel nuovo gioco, saltò agile sul letto e zampettando sul cuscino si avvicinò con il naso umido all’umana che dormiva - Ho fame - le voleva dire, ma uscì solo un lungo Mauuuuu….. Allungò la zampa e con una leggera carezza gelata sfiorò la guancia di Paola. Uffa…Tabatha…è prestissimo…ho sonno…" - la speranza era che la micia si rassegnasse ma quella, ahimè, continuava con i suoi miagolii che somigliavano adesso più a lunghi ululati di lupo mannaro.

    Va bene, va bene mi alzo, prima che svegli tutto il vicinato… – con un sospiro raggiunse rassegnata a piedi scalzi la cucina ancora con gli occhi semichiusi.

    Briscola dormiva nella sua cuccia in alto sul grande tiragraffi sistemato in salotto, aprì solo un occhio per accertarsi che non fosse disturbata. Per il momento non voleva avere niente a che fare con la palla di pelo miagolante, avrebbe affrontato la questione a tempo debito. Al rumore del barattolo di croccantini Tabatha si fiondò sulla ciotola e mangiò avidamente come se non ci fosse un futuro. Era ancora troppo piccola perché potesse regolarsi sul cibo, aveva sempre fame, ci volevano solo tanta pazienza e tante crocchette.

    Ormai il sonno era volato via, Paola decise che tanto valeva alzarsi del tutto. Preparò la caffettiera e apparecchiò in terrazza per la colazione. La giornata prometteva di essere luminosa e fresca, forse sarebbe andata al mare, ormai erano gli ultimi giorni che poteva godere di quel meraviglioso clima.

    Tabatha la seguiva ad ogni passo, le stava incollata alle caviglie. Sazia, saltò sul tavolino di vetro e annusò curiosa la fetta biscottata spalmata di marmellata di arance posata sul tovagliolo di carta. Arricciò il nasino, non le piaceva quell’odore, spinse la fetta appiccicosa che naturalmente cadde a faccia in giù, poi con una "zuccatina" affettuosa si strusciò sulla spalla della sua mamma umana, voleva essere grattata tra le orecchie, ohhh quanto le piaceva. Si accoccolò sulle ginocchia di Paola e si riaddormentò beata - Mia piccola Tabatha….

    Nel frattempo anche Briscola aveva deciso che era ora di colazione. Saltò giù dal suo morbido trespolo e raggiunse la ciotola, stamattina Paola le aveva preparato il suo cibo preferito, la mousse pesce dell’oceano che si gustò lentamente fino a leccarsi i lunghi baffi. Stirò con studiata maestria e grazia i muscoli intorpiditi poi con passo ondeggiante, la lunga coda nera su in alto, raggiunse il fresco della terrazza. Si bloccò sulla soglia della portafinestra, la palla di pelo miagolante era lì, accoccolata sulle gambe dell’ umana e dormiva placidamente. Come aveva osato! Quella era casa sua! Quella era la sua umana in prestito! Contrariata, raggiunse lentamente con passo silenzioso l’ignara Tabatha.

    Paola decise di rimanere immobile, era arrivato il momento di vedere cosa sarebbe successo.

    Briscola girò circospetta intorno alla sedia, annusò la gattina acciambellata

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