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Non abbandonarci alla tentazione?: Riflessioni sulla nuova traduzione del Padre nostro
Non abbandonarci alla tentazione?: Riflessioni sulla nuova traduzione del Padre nostro
Non abbandonarci alla tentazione?: Riflessioni sulla nuova traduzione del Padre nostro
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Non abbandonarci alla tentazione?: Riflessioni sulla nuova traduzione del Padre nostro

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Non più “non ci indurre in tentazione” bensì “non ci abbandonare alla tentazione”. Questo il cambiamento deciso dai vescovi italiani per la preghiera del Padre nostro. Ma perché la nuova traduzione? In controtendenza rispetto alla spiegazione che va per la maggiore, e cioè che in questo modo il testo sarebbe più in linea con il contenuto evangelico, il libro Non abbandonarci alla tentazione? Riflessioni sulla nuova traduzione del Padre nostro, a cura di Aldo Maria Valli, sostiene che il cambiamento ha origine da un indebito ammorbidimento delle parole che Gesù stesso ha insegnato ai discepoli. La nuova traduzione nasce nel clima di buonismo e misericordismo a cui si ispira la Chiesa in questa fase, ignorando però che Dio, nella Sacra Scrittura, mette più volte alla prova le persone per verificare la loro fede e che Gesù stesso, durante la permanenza nel deserto, fu esposto alle tentazioni. La smania di cambiamento è espressione del “cambio di paradigma”, o “rivoluzione culturale” che si vuole attuare nella Chiesa odierna, in nome di un “ecclesialmente corretto” che non deve disturbare la sensibilità moderna.  
I contributi raccolti nel libro sono di monsignor Nicola Bux, dom Giulio Meiattini, di don Alberto Strumia e Silvio Brachetta.
LanguageItaliano
PublisherChorabooks
Release dateJan 31, 2020
ISBN9789887999287
Non abbandonarci alla tentazione?: Riflessioni sulla nuova traduzione del Padre nostro

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    Non abbandonarci alla tentazione? - Aldo Maria Valli

    piegati

    Introduzione

    Aldo Maria Valli

    Dopo un lungo iter, durato circa sedici anni, ecco il nuovo testo del Padre nostro in italiano. Non più non ci indurre in tentazione bensì non abbandonarci alla tentazione. E non più come noi li rimettiamo ai nostri debitori, ma come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori. Inoltre, nel Gloria non si dirà più pace in terra agli uomini di buona volontà, ma pace in terra agli uomini, amati dal Signore.

    Era stato il Vaticano stesso, nel 2019, ad annunciare l’approvazione definitiva dei nuovi testi da parte della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti. Poi il fascicolo è stato trasmesso ai vescovi ed ora la lunga fase di elaborazione si è conclusa.

    I vescovi italiani hanno dunque assecondato (c’era da aspettarsi qualcosa di diverso?) il desiderio manifestato da papa Francesco, che si è espresso per la sostituzione nella Messa dell’invocazione e non ci indurre in tentazione.

    Secondo Francesco, solo il diavolo tenta e non è ammissibile che anche Dio ci induca, ovvero, letteralmente, ci porti dentro, come nel latino inducas e nell’originale greco del Vangelo, eisenènkes, la tentazione.

    La versione inglese del Padre nostro usata negli Stati Uniti per ora resta fedele al testo evangelico originale, And lead us not into temptation, mentre si sono allineate al desiderio di Francesco sia la versione in uso in Francia e in altri paesi francofoni (Et ne nous laisse pas entrer en tentation), sia quella utilizzata in vari paesi di lingua spagnola, Argentina compresa: Y no nos dejes caer en la tentación.

    Ma a rigor di logica, se Dio non ci può indurre nella tentazione, non si vede nemmeno perché invece gli sia consentito di abbandonarci ad essa. Per due millenni la Chiesa non si è mai sognata di cambiare quella difficile parola del Vangelo, ma piuttosto di interpretarla e spiegarla, nel suo significato autentico.

    Il non indurci in tentazione è stato giudicato non corretto e di difficile comprensione per i fedeli. Come può Dio Padre indurci alla tentazione? Essendo un Padre buono e misericordioso, di certo non può sospingerci verso la tentazione. Con la nuova traduzione, si dice, al Padre è stato restituito il volto buono e misericordioso.

    Tutto bene, dunque?

    Certamente no. Prima di tutto perché un padre che ci abbandona alla tentazione non sembra, tutto sommato, molto migliore di uno che ci induce alla tentazione. E poi perché le preghiere, e specialmente la preghiera per antonomasia, quella che Gesù stesso ci ha insegnato, hanno un significato la cui portata va al di là della sola dimensione letterale. Nel mio caso, ad esempio, visto che fin da bambino mi è stato insegnato a dire non ci indurre in tentazione, non penso proprio che ora, a più di sessant’anni di età, mi metterò a dire non abbandonarci. La tradizione fa parte integrante del bagaglio culturale, spirituale e religioso di una persona ed è un bene prezioso.

    Se posso esprimere una valutazione del tutto personale, da

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