La collezionista di storie: Sirio il pittore
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Book preview
La collezionista di storie - Laura Bronzato
Epilogo
Prologo
Tra le tante cose che Floriana segnava nei suoi numerosi block notes, c'era anche una specie di lista della spesa
, costantemente aggiornata:
- Rame e ferro zincato a volontà;
- Piante, piante e ancora piante;
- Bottiglie e barattoli di vetro;
- Berretti e cappelli;
- Foto, libri, quadri etc. etc…insomma, qualsiasi cosa potesse raccontare una storia
…perché Floriana era una collezionista di storie.
La Caduta
Erano passati 10 anni dalla Caduta della Nazione; o, almeno, da quando ne era stata data l'ufficialità. In realtà era stato un declino graduale fino a quando l’Unione Sovranazionale, formata da tutti i paesi del continente, decise di intervenire, mettendo fine alla pericolosissima deriva.
Tutto era iniziato con una manovra finanziaria rivoluzionaria
, che aveva completamente stravolto l’assetto economico della Nazione. Salutata da tutti con grande gioia e vista come unica speranza per uscire da una situazione economica stagnante, gli entusiasmi si erano presto smorzati. E quella che doveva essere la soluzione di tutti i mali…portò la Nazione direttamente sull'orlo del dissesto economico, indebitandola come non mai. In un qualsiasi altro paese, il governo avrebbe preso il toro per le corna
cercando di trovare una soluzione, aggiustando qualche misura, interpellando qualche esperto, passando le notti in bianco a discutere…Ma, no, nonostante i ripetuti appelli dell'Unione Sovranazionale, questo non avvenne! Al tempo, chi governava, decise di non fare nulla, trincerandosi dietro alla classica frase «Ce lo chiedono i nostri elettori!» oppure la più generica «Ce lo chiede il popolo!». Anzi, il fatto di non muovere un dito era visto come un'eroica forma di resistenza al potere superiore
, incarnato dall'Unione Sovranazionale. Così, di fatto, governanti e popolazione continuarono a dormire sonni tranquilli. Fino al tragico risveglio…
Quel giorno, il primo ministro fece un discorso sull'andamento economico della Nazione; doveva, lo stava rimandando da mesi. Quello che diceva l'Unione Sovranazionale erano tutte delle balle e la ripresa era prevista in tempi brevissimi: questo, più o meno, il sunto del lungo discorso. Nulla era più lontano dalla realtà. Il ministro poteva benissimo ingannare la popolazione, ma non i mercati internazionali. Così la Borsa della Nazione crollò trascinando giù a cascata anche quelle di tutti gli altri paesi aderenti all'Unione. E quest'ultima, visto il disastro, decise di intervenire per salvare il salvabile.
Per prima cosa, tutti i rappresentanti del governo furono arrestati. Le accuse erano varie e numerose, una più grave dell'altra, ma si potevano riassumere con una semplice frase: voi avete fatto il casino e ora dovete pagare! E la Nazione, di fatto, fu commissariata e affidata a dei tecnici dell'Unione fino alle nuove elezioni.
Non erano ancora iniziate udienze davanti ai giudici per i vecchi governanti, quando si svolsero le nuove consultazioni, attentamente monitorate dall'Unione. Il risultato, però, fu ben peggiore di quello previsto. Non fu eletta una vera e propria maggioranza, ma due gruppi predominanti: il Nuovo Ordine
e i Fedeli alla linea
. Due schieramenti completamente diversi tra loro, ma che l'Unione obbligò a sedersi attorno ad un tavolo per trovare un accordo. Ammettiamolo, i rappresentanti ci provarono e, in un certo senso, ci misero anche la buona volontà. Ma dopo pochi giorni di incontri, le trattative erano miseramente arenate e le discussioni si trasformarono in litigi e insulti. Insomma, con le elezioni la situazione era passata dalla padella alla brace e lo spettacolo offerto all'opinione pubblica, nazionale e internazionale, non era certo lusinghiero. E, purtroppo, non si vedevano possibili soluzioni all'orizzonte.
Nel frattempo, nelle città e nelle strade, la situazione peggiorava di giorno in giorno. La rigida manovra economica aveva costretto tante aziende a chiudere, dalle più grandi alle più piccole. Pure le multinazionali, vedendo la brutta aria che tirava, avevano deciso di chiudere tutto e fuggire in fretta e furia. E in un paese senza lavoro, senza una guida e senza qualcuno che possa impedire la violenza, il popolo instaura inconsciamente l’unica legge che conosce: quella del più forte. La sopravvivenza personale era diventata la cosa più importante. Scoppiò una violenta e sanguinosa guerra civile dove scontri armati, guerriglie urbane, rapine e omicidi erano all'ordine del giorno. Il momento peggiore si raggiunse con le rivolte nelle carceri, con orde di prigionieri evasi che si unirono alle varie bande armate. Anche i precedenti governatori fuggirono, prendendo le parti di uno o dell'altro gruppo di maggioranza, secondo la convenienza.
A quel punto, per evitare che la guerra si allargasse ai paesi vicini, l’Unione Sovranazionale decise di intervenire nuovamente. E, stavolta, lo fece nel modo più violento: isolando la Nazione. Furono interrotti i rapporti diplomatici, chiuse tutte le ambasciate e tutti, dai consoli ai funzionari, furono richiamati nelle rispettive patrie. Fu sospeso ogni rapporto commerciale ed economico con le poche aziende e le attività sopravvissute. Infine, furono chiusi i porti, gli spazi aerei e le frontiere, con un ingente dispiegamento di forze armate ai confini e l'ordine di sparare a vista su chiunque cercasse di oltrepassare. Nessuno poteva più entrare o uscire. E gli abitanti della Nazione furono abbandonati al loro destino.
*****
La legge del più forte era diventata realtà. A forza di spargimenti di sangue, in ogni città della Nazione assunse il potere uno dei due gruppi di maggioranza, dove una sola persona al comando amministrava la città a proprio piacimento. Se, da un lato, questo sopperiva alla mancanza di un potere centrale, dall'altro questi governatori non dovevano rendere conto a nessuno delle loro azioni. E, per suggellare questo cambiamento, tante città cambiarono nome. Allo stesso tempo anche tante persone decisero di cambiare il proprio nome, inventandone di assurdi e creativi. Una nuova identità, utile per chi voleva cancellare un passato non limpido.
Il Nuovo Ordine
e i Fedeli alla linea
avevano punti di vista e opinioni molto diverse, ma il loro modo di amministrare le città era pressoché identico. Ad esempio, in ogni città furono realizzate delle colonie, dei piccoli quartieri circondati da alte mura e chiusi da grossi cancelli, dove i sostenitori dei rispettivi gruppi potevano vivere sereni, felici, sicuri e protetti.
colonie
Aree protette e sorvegliate, dove si potevano trovare tutte le comodità a pochi passi da casa come scuole, centri medici, negozi, luoghi di culto e d'incontro. Zone carine esteticamente, con case tutte uguali e bei giardini curati.
scuola
centro medico
case
centro religioso
casa
Abitare qui aveva tutta una serie di vantaggi come una casa di proprietà, con tutte le forniture di acqua, luce e gas gratuite. A ogni famiglia era garantito un lavoro e, ogni mattina, i pullman si fermavano davanti ai cancelli delle colonie per raccogliere i lavoratori destinati alle fabbriche, ai campi agricoli, alle miniere etc. etc. Ah, a ogni nucleo familiare era fornita, sempre gratuitamente, anche un’auto, che però poteva utilizzare solo nei momenti di svago. Infine, ogni città aveva una propria moneta, che si poteva usare solo all’interno della stessa. D'altronde, cosa serviva andare altrove quando nelle colonie c'era tutto e si poteva vivere serenamente, senza pensare ai pericoli fuori dalle mura? Una vita da reclusi e felici, con la spilla che identificava il gruppo di appartenenza sempre appuntata. Inutile