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Delos Science Fiction 212
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Delos Science Fiction 212

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Fantascienza - rivista (42 pagine) - Il numero 211 di Delos Science Fiction, con uno speciale su Jack Vance e le sue nuove edizioni italiane, e poi la saga di Binti, il nuovo Terminator, viaggi nel tempo


Tra i suoi tanti ammiratori c'erano anche Ursula K. Le Guin e Poul Anderson e per molti critici non dovrebbe essere considerato solo uno scrittore di fantasy e fantascienza. Quel che è certo, è che Jack Vance, pseudonimo di John Holbrook Vance, era un appassionato lettore di pulp magazine, primi fra tutti Weird Tales e Amazing Stories, e ha avuto fin da giovane una grande passione per la scrittura. Ha vinto tutti i maggiori premi nel campo della letteratura dell'immaginario (Hugo, Nebula, Fantasy Award e Edgar Allan Poe Award) con i suoi oltre sessanta libri, molti dei quali divisi in cicli. Di questo Maestro della narrativa americana, la Delos Digital sta riproponendo i suoi romanzi di fantascienza e fantasy, ma ha anche portato per la prima volta in Italia la sua autobiografia, dal titolo Ciao, sono Jack Vance! (e questa storia sono io), tradotta da Marco Riva. Proprio a questo autore, Delos Science Fiction, con il numero 212, l'ultimo di questo 2019, dedica lo speciale, con un brano dell'autobiografia e un'intervista a Silvio Sosio, che ci racconta come è nata la possibilità di pubblicare in digitale le opere di Vance e quali saranno i prossimi titoli della collana I mondi di Jack Vance.

E sempre a proposito di scrittori di scrittori di fantascienza, Rafaele Izzo ci propone la recensione del romanzo Binti di Nnedi Okorafor, pubblicato da Mondadori nella collana Oscar fantastica. La Okorafor è sicuramente una delle voci più interessanti della fantascienza contemporanea. Arturo Fabra, invece, oltre a firmare l'editoriale di questo numero, analizza anche la saga di Terminator, laddove le ombre sembrano più numerose delle luci.

Nella sezione rubriche, segnaliamo le nuove opere di Jeff VanderMeer e Greg Egan, mentre Donato Rotelli analizza un classico della fantascienza mainstream: L'invenzione di Morel di Adolfo Bioy Casares. Sempre nella sezione rubriche, infine, Andrea Pellccia ci racconta la storia della prima opera rock di fantascienza.

Il racconto di questo mese s'intitola L'uomo invisibile ed è classico di Luigi Capuana, scrittore capace di scrivere anche storie di fantascienza e di omaggiare un altro grande scrittore, come s'intuisce dal titolo.


Rivista fondata da Silvio Sosio e diretta da Carmine Treanni.

LanguageItaliano
PublisherDelos Digital
Release dateJan 14, 2020
ISBN9788825411010
Delos Science Fiction 212

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    Delos Science Fiction 212 - Carmine Treanni

    Capuana

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    L’Anno dei Finali

    Articolo di Arturo Fabra

    Il passato e il futuro di Star Wars?

    Tra i miei amici di gioventù ce n’era uno di nome Federico che tutti temevamo. La sua specialità era di arrivare dichiarando: Ho una barzelletta nuova nuova e fortissima. E partire a raccontarla. Il problema di Federico era che non ricordava mai il finale, quindi tendeva ad incartarsi cercando di chiudere sotto gli sguardi arrabbiati di tutti noi. Tutto terminava con una serie di manate sulla nuca del malcapitato, che però non demordeva e tornava alla carica qualche giorno dopo.

    Tutto questo per dire che se nel corso di una narrazione si perde il senso del finale o addirittura non si ha nemmeno ben chiaro il finale stesso, si vanifica almeno metà, se non tutto, il lavoro narrativo.

    Mi sembra una passabile riflessione al termine di quest’anno che potremmo definire L’Anno dei Finali poiché ha visto le conclusioni di tre saghe fantastiche/fantascientifiche di quelle da milioni di spettatori. Sto parlando di Game of Thrones, Marvel Infinity Saga e Star Wars.

    Doverosa premessa per continuare a leggere è lo SPOILER ALERT, perché daremo per scontato che abbiate tutti visto i finali delle saghe, se così non fosse, per favore, non proseguite.

    Prima di addentrarsi nello specifico dei finali concediamoci una nuova digressione. Un po’ tutti, prima o poi, ci siamo trovati a partecipare ad una degustazione (di vino, formaggio, sigari, cioccolata, ecc) e nel momento in cui ogni partecipante veniva stimolato a descrivere sensazioni e gusti raramente se ne trovavano due che condividessero in pieno le stesse sensazioni.

    Questo per dire che ciascuno di noi esprime giudizi personali e non definitivi, sempre nell’ottica dell’acronimo In My Humble Opinion.

    E torniamo ai finali.

    La prima saga a concludersi è stata quella Marvel con Avengers: Endgame, rivelatosi poi un enorme successo al botteghino, come sappiamo. La conclusione della Infinity Saga, tra salti temporali e introduzione del concetto del multiverso, ha regalato momenti epici e anche dolorosi, quali Capitan America che solleva e combatte con il Mjolnir (martello di Thor), la morte eroica di Tony Stark e di Vedova Nera e il passaggio di scudo tra un vecchio Steve Rogers/Capitan America e Sam Wilson/Falcon. La sensazione che ha lasciato è stata proprio quella della chiusura di un lungo arco narrativo e il definitivo addio ad alcuni dei personaggi più iconici dell’universo Marvel, con una modalità che non è mai stata così definitiva nei fumetti. Il senso di malinconia e di dubbiosa certezza che non potrà mai più esserci una nuova storia con la formazione degli Avengers del primo film è stata paragonabile al finale gioioso e triste, al tempo stesso, della trilogia de Il Signore degli Anelli.

    Nel giro di un mese siamo passati da Io Sono Tony Stark a "Io Sono Arya Stark nella stagione finale di Game of Thrones. La discussione sul finale della serie è ancora un fuoco che cova sotto la cenere dei forum, l’ultima stagione e l’evoluzione dei singoli personaggi, stanno ancora riempiendo la rete con paragoni rispetto a finali tuttora discussi di altre serie come I Soprano e, soprattutto, Lost. E se da un lato qualcuno vorrebbe far rigirare la stagione o aspetta con una fiducia pari solo ai culti messianici la pubblicazione dei fantomatici libri conclusivi da parte di Zio George R.R. Martin, dall’altro Beniof e Weiss (che sono stati al timone del finale di serie) hanno accettato nuovi lavori per Netflix e ritirato la loro proposta per la collaborazione con l’universo di Guerre Stellari, forse consigliati da vaghi minacciosi rumors dei fan.

    Il retrogusto di

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