L'olocausto dimenticato: Il genocidio in Tasmania ispirato da un colonialismo militare e razzista con una riflessione sull’uomo di oggi, sul suo finto progresso e realistico regresso
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L’ambiente sociale umano, economico, professionale, politico, spirituale e relazionale nel quale viviamo si modifica a un ritmo accelerato ormai percepibile da un decennio all’altro e può darsi presto da un anno all’altro e questi cambiamenti colpiscono tutti.
In un ambiente umano caratterizzato dall’entropia e dall’oscuramento spirituale è necessario porsi una domanda: quando le condizioni esterne cambiano, cos’è che mi appartiene veramente? Cosa posso definire come veramente mio? Quali posizioni o punti di vista?
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Anteprima del libro
L'olocausto dimenticato - Gaia Catanese
Catanese
Gaia Catanese
L’olocausto dimenticato
Il genocidio in Tasmania ispirato da un colonialismo militare e razzista con una riflessione sull’uomo di oggi, sul suo finto progresso e realistico regresso
Nascosti dietro una fitta barriera di cespugli, i soldati spiavano la radura illuminata dal sole al tramonto. La luce rossa, filtrata dalla polvere, creava ombre lunghe e modificava la sagoma delle creature che transitavano laggiù, strani uomini e strani animali: negri nudi, armati di clave, sospingevano saltellanti canguri. Il graduato che comandava i soldati non ebbe dubbi nell’interpretare come una dimostrazione bellicosa e ostile quella sfilata. Gli aborigeni gli facevano paura e non ne avevano mai visto tanti in una volta sola: circa trecento. Doveva trattarsi di una specie di mobilitazione contro i bianchi che, pian piano, stavano colonizzando l’isola.
I soldati non si fecero ripetere l’ordine quando il graduato comandò il fuoco. Terrorizzati, i canguri sparirono in pochi istanti inghiottiti dalla selva; gli aborigeni, meno agili e stupiti, esitarono a fuggire e molti caddero falciati dal piombo; poi si dispersero lanciando grida che ai soldati parvero inumane tanto erano abituati a considerare diavoli o animali o semplicemente sottouomini gli indigeni dell’isola di Tasmania.
Era il 3 maggio 1804. La pattuglia si affrettò a lasciare la zona della sparatoria e a marciare verso il più vicino