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MISS SPYNKY ... IN SALENTO un@ vit@ d@ @rtista
MISS SPYNKY ... IN SALENTO un@ vit@ d@ @rtista
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Ebook80 pages58 minutes

MISS SPYNKY ... IN SALENTO un@ vit@ d@ @rtista

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About this ebook

Siamo al secondo libro/progetto e qui io e Miss siamo nel Salento. Una donna, una donna artista, una donna artista celiaca. Con questo racconto fantastico, voglio provarvi a raccontare un sogno, sì, il mio #sognoreale. Il fantastico mondo di Miss, tra sogno e realtà, con il suo labirinto, le sue forti emozioni, sfide continue e voglia di vivere, la sua pittura, i suoi abiti dipinti, le sue decorazioni, le sue illustrazioni. Racconteremo insieme il Salento gluten free nel territorio, consiglieremo posti e luoghi da visitare colpendo le peculiarità, i colori e i profumi. Saremo" guida" per i celiaci supportati dall'importante e magico mondo dell'AIC (Associazione Italiana Celiachia), racconteremo le esperienze culinarie di Miss, indicheremo delle ottime ricette senza glutine, ma soprattutto daremo un messaggio forte, ad alta voce: la celiachia non è una moda ma è una malattia, quindi massimo rispetto e sensibilizzazione da parte di tutti.

Questo è Miss Spynky, un racconto fantastico, una guida turistica, una guida per celiaci. Io vado, buona lettura e buon viaggio dal Salento" .
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateDec 17, 2019
ISBN9788831653336
MISS SPYNKY ... IN SALENTO un@ vit@ d@ @rtista

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    MISS SPYNKY ... IN SALENTO un@ vit@ d@ @rtista - Massimiliano Tortoioli

    #il­mio­so­gno­rea­le

    CAPITOLO 1 -Buongiorno-

    Buon­gior­no, mi pre­sen­to: so­no Miss Spyn­ky.

    Ho 49 an­ni, fe­di­na pe­na­le in­spie­ga­bil­men­te pu­li­ta, al­ta un me­tro e un po’, fi­si­co da va­do in pa­le­stra, fi­no al­lo sfi­ni­men­to, oc­chi all’in­giù e ca­pel­li spes­so rac­col­ti in co­da.

    Ben­ve­nu­ti nel­la mia men­te, co­sì ve­dre­te con i vo­stri oc­chi quel­lo che suc­ce­de.

    Per­do­na­te il caos: la mia men­te non è per nul­la prag­ma­ti­ca e or­ga­niz­za­ta, ma sem­bra più il ri­sul­ta­to di una ris­sa tra le mie va­rie e mol­te­pli­ci per­so­na­li­tà.

    Co­me? Non ve­de­te nul­la.

    Non pre­oc­cu­pa­te­vi: mi so­no ap­pe­na sve­glia­ta e so­no mio­pe quan­to la fu­sio­ne tra Ste­ve Won­der e una tal­pa, per­ciò se mi da­te un at­ti­mo, ar­ri­va­no an­che gli oc­chia­li.

    Ec­co fat­to.

    Be­ne, so­no le 8:00: si co­min­cia.

    Ehi! Vi sen­to! Sì, mi sve­glio al­le 8:00 tut­te le mat­ti­ne, pro­ble­mi? Or­mai il mio rit­mo si è fis­sa­to tal­men­te be­ne che la le­va per re­go­lar­lo, si è in­cro­sta­ta.

    Par­tia­mo col pi­lo­ta au­to­ma­ti­co, men­tre il mio uni­co neu­ro­ne ten­ta di te­ner­mi in pie­di.

    Ba­gno, con­sta­ta­zio­ne del mio gram­mo che ho pre­so ie­ri con la cro­sta­ti­na glu­ten free, si per­ché so­no an­che ce­lia­ca, e del fat­to che sen­za truc­co ho se­ri pro­ble­mi di rot­tu­ra di spec­chi.

    Cu­ci­na, lu­ce uno, lu­ce due, chiu­do la por­ta ed apro le fi­ne­stre.

    Ac­cen­do la te­le, no for­se no, non fun­zio­na, non ri­cor­do.

    Pre­pa­ro una mo­ka di caf­fè, ver­san­do­lo in ogni do­ve. Be­vo ac­qua, li­mo­ne e zen­ze­ro, pe­so la mia co­la­zio­ne (sem­pre e co­stan­te­men­te yo­gurt gre­co al­la va­ni­glia e frut­ta di sta­gio­ne e ver­so i due li­qui­di.

    Lo so: per­ché ho mes­so il caf­fè in due taz­zi­ne?

    La ri­spo­sta ar­ri­va tra tre, due, uno… driiiiiiin ec­co il so­li­to cam­pa­nel­lo co­me ogni per­fi­da mat­ti­na.

    Vi pre­sen­to la mia ami­ca, si chia­ma Mar­le­na, im­pie­ga­ta, bra­vis­si­ma e ap­pas­sio­na­ta in quel­lo che fa, ma sim­pa­ti­ca quan­to un dis­sen­na­to­re.

    Ten­tia­mo un ap­proc­cio, in real­tà lo ten­tia­mo sem­pre.

    Buon­gior­no…c’è di là un po’di caf­fè per tè, se lo vuoi

    Do­vre­sti es­se­re già a la­vo­ra­re! Per­ché ti sve­gli co­sì pre­sto? Non la­men­tar­ti poi dei ri­sul­ta­ti

    Oh, scu­sa­te sen­ti­te un re­spi­ro di fon­do?

    Aspet­ta­te che mi gi­ro…ec­co: vi pre­sen­to il ma­le di vi­ve­re.

    Al­la mor­te di Bau­de­lai­re, ha fat­to mol­ti part ti­me, se­guen­do i mo­men­ti di stress di va­rie per­so­ne, ma con me, or­mai ha pre­so re­si­den­za.

    Or­mai io e lui sia­mo ami­ci per la pel­le, mi se­gue sem­pre e di so­li­to il suo pri­mo ar­ri­vo coin­ci­de esat­ta­men­te con que­sto dia­lo­go mat­tu­ti­no.

    ’Gior­no, Miss! ’Gior­no Mar­le­na se­gue pat pat sul­la mia spal­la men­tre sor­seg­gio un bic­chie­re di ac­qua.

    Pi­la im­pro­po­ni­bi­le di piat­ti che sog­gior­na­no da gior­ni nel la­van­di­no, pren­do la scu­sa con lei che ho avu­to gen­te a ce­na.

    Non ci cre­de mai, ma co­mun­que può es­se­re plau­si­bi­le.

    Il te­le­fo­no squil­la ed ec­co mia ma­dre, ab­bia­mo li­ti­ga­to ie­ri, per­ciò an­drà co­sì: mi par­le­rà con sde­gno, non la ve­do ma scuo­te­rà la te­sta e mi sa­lu­te­rà ri­cor­dan­do­mi che il tem­po ine­so­ra­bil­men­te pas­sa.

    Do­po il so­li­to ca­lo­ro­so ri­sve­glio da fa­mi­glia del Mu­li­no Bian­co, io apro le pa­gi­ne web so­li­te: Fa­ce­book, You­Tu­be, In­sta­gram e Ou­tlook, per ve­de­re le no­vi­tà, ov­via­men­te sen­za che lo­ro mi ve­da­no, per­ché sa­reb­be sa­cri­le­gio.

    Fac­cia­mo il plan­ning del­la gior­na­ta, svuo­to una sca­to­la di bi­scot­ti a for­ma di cuo­re e stel­li­ne, re­spi­ro pro­fon­da­men­te e par­to.

    È il mo­men­to di sve­glia­re Stalk il mio gat­to, ha ot­to an­ni, al­ter­na mo­men­ti di nor­ma­li­tà a mo­men­ti in cui si po­treb­be va­lu­ta­re di get­tar­gli la cio­to­la di ac­qua sul mu­so.

    Que­sto è uno di quei mo­men­ti.

    La sve­glia del mio gat­to du­ra esat­ta­men­te 15 min. e si svol­ge in que­ste fa­si:

    Ap­proc­cio si­mil af­fet­tuo­so (quel si­mil è do­vu­to al mio sem­pre più di­ven­ta­re una per­so­na da ti­mer nel­le ef­fu­sio­ni con il gat­to).

    La mia pre­pa­ra­zio­ne di va­schet­ta di croc­chet­te ton­net­to e spi­go­la, con cio­to­li­na ros­sa e ac­qua na­tu­ra­le.

    Inu­ti­le at­te­sa.

    Ri­chia­mo.

    Inu­ti­le at­te­sa (e qui il san­gue ha già rag­giun­to la ca­lot­ta cra­ni­ca, por­tan­do a sim­pa­ti­ci pen­sie­ri qua­li, pren­de­re il te­le­fo­no e far­gli ascol­ta­re tut­to il cd di Gi­gi d’Ales­sio.

    Già, non so­no pa­zien­te.

    E poi…

    Al­zar­si (sen­za nem­me­no aver mes­so via tut­to ciò che è ser­vi­to per fa­re co­la­zio­ne) e met­te­re a po­sto qual­co­sa in ogni stan­za del­la ca­sa, la­scian­do trac­cia del mio

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