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La porta dalle sette chiavi. Romanzo
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Ebook267 pages3 hours

La porta dalle sette chiavi. Romanzo

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About this ebook

L'investigatore Dick Martin sta per lasciare Scotland Yard. Il suo ultimo compito è trovare Lew Pheeney, ricercato in relazione a un furto. Quando Lew confessa di aver tentato di scoperchiare la tomba di un uomo morto, Martin si imbatte in un mistero da chiarire. La sua è una corsa per trovare il collegamento tra una giovane e attraente bibliotecaria, un folle scienziato e lo scomparso erede di una enorme fortuna, tutti implicati in una rete fatta di frodi, falsità, tortura e assassinio. Dopo un lungo periodo di oblio, il pubblico dei “giallofili” ha decretato un secondo successo di questo autore che aggancia l’attenzione senza ricorrere alla morbosità.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateNov 25, 2019
ISBN9788831649759
La porta dalle sette chiavi. Romanzo
Author

Edgar Wallace

Edgar Wallace (1875–1932) was one of the most popular and prolific authors of his era. His hundred-odd books, including the groundbreaking Four Just Men series and the African adventures of Commissioner Sanders and Lieutenant Bones, have sold over fifty million copies around the world. He is best remembered today for his thrillers and for the original version of King Kong, which was revised and filmed after his death. 

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    La porta dalle sette chiavi. Romanzo - Edgar Wallace

    INDICE

    Edgar Wallace

    Biografia

    Curiosità

    TRAMA

    CAPITOLO I

    CAPITOLO II

    CAPITOLO III

    CAPITOLO IV

    CAPITOLO V

    CAPITOLO VI

    CAPITOLO VII

    CAPITOLO VIII

    CAPITOLO IX

    CAPITOLO X

    CAPITOLO XI

    CAPITOLO XII

    CAPITOLO XIII

    CAPITOLO XIV

    CAPITOLO XV

    CAPITOLO XVI

    CAPITOLO XVII

    CAPITOLO XVIII

    CAPITOLO XIX

    CAPITOLO XX

    CAPITOLO XXI

    CAPITOLO XXII

    CAPITOLO XXIII

    CAPITOLO XXIV

    CAPITOLO XXV

    CAPITOLO XXVI

    CAPITOLO XXVII

    CAPITOLO XXVIII

    CAPITOLO XXIX

    CAPITOLO XXX

    CAPITOLO XXXI

    CAPITOLO XXXII

    Opere

    Romanzi

    Racconti

    Note

    Edgar Wallace

    LA

    PORTA DALLE

    SETTE CHIAVI

    Traduzione di Giuseppina Taddei

    TITOLO DELL’OPERA ORIGINALE

    THE DOOR WITH SEVEN LOCKS

     Il presente ebook è composto di testi di pubblico dominio. L’ebook in sé, però, in quanto oggetto digitale specifico, dotato di una propria impaginazione, formattazione, copertina  ed eventuali contenuti aggiuntivi peculiari (come note e testi introduttivi), è soggetto a copyright. 

    Edizione di riferimento: La porta dalle sette chiavi: romanzo / Edgar Wallace. - [Verona; Milano]: A. Mondadori, 1932. - 228 p.; 19 cm. 

    TRADUTTORE: Taddei, Giuseppina (1859-1923).

    Immagine di copertina: https://pixabay.com/photos/knife-murder-fear-voltage-attack-376383/  

    Elaborazione grafica: GDM, 2019.

    Edgar Wallace

    Richard Horatio Edgar Wallace (Greenwich, 1º aprile 1875 – Beverly Hills, 10 febbraio 1932) è stato uno scrittore, giornalista, drammaturgo e sceneggiatore britannico.

    Assieme ad Arthur Conan Doyle e Agatha Christie è considerato un maestro della letteratura gialla e in particolare del poliziesco, il genere letterario che fiorì in Inghilterra e negli Stati Uniti nel primo quarto del Novecento.

    Wallace ha scritto 175 romanzi, 24 drammi e numerosi articoli giornalistici. Oltre 160 film hanno preso spunto dalle sue storie. È stato, inoltre, tra gli sceneggiatori del film King Kong del 1933.

    Biografia

    Richard Horatio Edgar Wallace nacque il primo aprile 1875 a Greenwich, 7 Ashburnam Grove. I suoi genitori erano Richard Horatio Edgar, attore di teatro, e Mary Jane Richards. A causa di problemi lavorativi e anche di vita, la madre, il 9 aprile, affida il figlio alla famiglia Freeman, a Billingsgate, decidendo di vederlo solamente per quattro anni. Tuttavia questo non incise molto sull’infanzia di Edgar, che anzi fu piuttosto felice, grazie soprattutto al duro impegno della sorellastra Clara che diverrà per lui come una seconda madre. Il padre adottivo, George Freeman, diede al figlio una buona educazione scolastica. Edgar ereditò dal vero genitore la carnagione scura e l’estroversia; tuttavia, sia mentalmente, sia letteralmente, egli cercò di dimenticare o di allontanare la figura paterna dalla sua vita. Durante l’adolescenza, Edgar intraprese molti lavori e fu, con ardore, ma senza esagerare, un tifoso delle corse ippiche. Nel 1894 si fidanzò con una ragazza di Deptford, Edith Anstree. Cercò di fuggire senza affrontare il problema opportunamente, non volendo offendere i sentimenti della ragazza. Nello stesso anno, Edgar andò a combattere nell’esercito britannico in Sud Africa. Trovò la vita bellica poco attraente. Combattere era difficile per le sue gambe e per i suoi orecchi e, infatti, non fece mai esercizio fisico per tutta la sua vita (e questo contribuirà probabilmente alla sua scomparsa). Venne trasferito così al Royal Army Medical Corps, e il lavoro fu meno difficile ma più sgradevole, e infine al Press Corps, dove trovò finalmente il suo giusto mestiere.

    Dal 1898, Edgar Wallace fu corrispondente di guerra per il Daily Mail durante la Guerra Boera. Qui conobbe l’autore e poeta Rudyard Kipling, che ammirerà notevolmente.

    Con Edith Anstree lontano dalla sua vita e dai suoi pensieri, Edgar conobbe una delle sue più avide lettrici, Ivy Maude Caldecott, che sposerà nel 1900. I due si trasferiranno presto in una grande casa al 6 di Tressilian Crescent, Brockley, e una targa commemorativa lo ricorda sulla facciata dell’abitazione. Vivrà qui per circa 30 anni. Disse che la casa gli piaceva per via del giardino sul retro che poteva lasciarlo fuggire dai creditori. Quello stesso anno Ivy partorirà la loro prima figlia, Eleanor Clare Hellier Wallace, ed Edgar conoscerà Harry F. Cohen, un finanziere. Con la complicità di quest’ultimo, nel 1902, il futuro scrittore scrisse un articolo riguardante il generale Kitchener sulla firma del trattato di pace della guerra anglo-boera. Impressionato notevolmente, Cohen nominò Edgar Wallace direttore del Rand Daily Mail con uno stipendio di 2.000 £ per anno. Aveva finalmente ottenuto il successo, ma qualcosa stava per rovinare tutto.

    Superstiziosamente, Edgar Wallace vedeva ogni economizzazione come un segno della fine della sua fortuna, e così aveva vissuto con 2.000 £ in eccesso del suo stipendio fin dal primo giorno lavorativo. Improvvisamente, Eleanor, a due anni, morì di meningite, in meno di 24 ore. Scossi dallo shock, e dal grandissimo dolore, Edgar e Ivy finirono per indebitarsi ed egli venne licenziato. La morte della loro bambina causò in Ivy un profondo odio verso Johannesburg, dove soggiornavano. Edgar, a questo punto, vendette la casa nella città sudafricana e, caricati velocemente i bagagli su una nave, partì con la moglie alla volta della Gran Bretagna, tenendola però all’oscuro sulla loro situazione finanziaria. Quando sbarcarono, Edgar Wallace aveva in tasca solo 12 scellini.

    Nel 1903 un altro fatto sconvolse profondamente Edgar Wallace: la madre, Polly, gravemente malata e anziana, che lui non aveva mai visto, si presentò al figlio sperando in un’assistenza sanitaria. Era a conoscenza dell’illustre carriera che egli aveva intrapreso nel 1890, ma nessuno sapeva che la povera donna si era impoverita molto. Ancora in lutto per Eleanor e preoccupato per la sua situazione finanziaria, Edgar Wallace diede solo qualche soldo alla madre e, con insolita durezza, la cacciò via. Polly andò a Bradford, dove ebbe un collasso e morì nel Bradford Infirmary. Il figliastro, Henry William Donovan, le pagò la sepoltura. Quando Ivy, che era fuori di casa al momento della visita, venne a sapere dell’accaduto rimproverò il marito per l’eccessiva durezza avuta nei confronti della madre. Solitamente una persona generosa, Edgar Wallace promise che presto avrebbe aiutato la povera donna, ignaro della sua morte. Ma gli eventi lo avrebbero contrastato fino al 1908.

    Il primo evento fu la seconda gravidanza di Ivy, nel 1904, che le provocò molta ansia e stress. Poi, dal 1904 al 1905, Edgar andò come corrispondente nella Guerra russo-giapponese. Nei Balcani incontrò spie inglesi e russe, che furono fonte d’ispirazione per alcuni romanzi. Tornò in Gran Bretagna con già in testa l’idea del primo romanzo, I quattro giusti, il prototipo degli odierni thriller, narrante la storia di quattro che uomini che uccidono in nome della giustizia. Fece appena in tempo per vedere suo figlio, Bryan Edgar Wallace, perché i due poi partirono per il Sud Africa. Per pubblicare il libro, Edgar dovette inventarsi una casa editrice, la Tallis Press. Mise in palio 1.000 £ per chi avesse indovinato il metodo usato per assassinare le persone nel suo romanzo. Non disponendo di una tale somma, Edgar Wallace chiese un prestito a Harmswroth, il quale rifiutò prontamente.

    Entusiasta, ma senza alcuna sostanziale capacità gestionale, Edgar commise un errore ancor più grave: non riuscì ad includere nel concorso la clausola che limitava i premi solamente ai primi tre classificati. Edgar si ritrovò così a dover pagare ogni persona che sarebbe riuscita ad indovinare la soluzione. Si accorse così di non poter disporre della somma sufficiente per pagare tutti, ma se avesse tolto il concorso avrebbe peggiorato la situazione, perché per molte persone anche solo 250 £ potevano significare molto.

    Durante il 1907, Edgar Wallace viaggiò in Congo per vedere come il re sfruttava i suoi sudditi. Nello stesso anno Ivy rimase incinta ancora una volta e ciò le procurò molta ansia, perché Bryan aveva due anni. Sempre nello stesso anno ci furono due denunce al Daily Mail, ma Edgar non rimase direttamente coinvolto. A causa di questa situazione, però, al ritorno dal Congo, venne congedato da Harmsworth. Ivy, che nel frattempo era riuscita a sapere la situazione finanziaria famigliare, partorì Patricia, ma il matrimonio si stava lentamente disgregando. Ancora una volta, Edgar trovò una nuova opportunità nella signora Isabel Thorne, che curava una rivista minore, che gli affidò l’incarico di scrivere una serie di romanzi aventi lo stesso protagonista. Nacque così nel 1909 il personaggio di Sanders, il governatore di una colonia in Africa occidentale che non esita ad utilizzare la forza bruta per imporre il dominio britannico sulle rive di un grande fiume.

    Dal 1908 al 1918 Edgar Wallace scrisse tantissimi libri per soddisfare i suoi creditori, producendo alcuni dei suoi capolavori. Instaurò anche una profonda amicizia con Grace Donovan, sua nipote, e che durerà per tutta la vita, e verrà anche a sapere della morte della madre, incolpandosi per ciò e diventando molto stressato. Ivy rimase incinta ancora nel 1915, e l’anno seguente nascerà Michael Blair Wallace. Edgar, però, instaurerà un intimo rapporto con la sua nuova segretaria, Violet King, di 15 anni, e che porterà lo porterà al divorzio nel 1918.

    Con Ivy e i bambini lontani da casa, ormai, che si erano trasferiti a Tunbridge Wells, Edgar sposerà Violet nel 1921. Due anni dopo nascerà la loro unica figlia, Penelope, che renderà molto felice lo scrittore e lo avvicinerà sempre più alla seconda moglie. Questa fiducia personale lo porterà a scrivere ancor più intensamente dei romanzi. La sua produzione è spesso paragonata a quella di altri autori molto prolifici, come  Isaac Asimov. Si dice, secondo la testimonianza di Sir Patrick Hastings, un ospite, che scrisse il libroThe Devil Man in un weekend. La figura di Edgar Wallace compare così in alcuni libri di  Stephen King, come ne La cadillac di Dolan, incluso nella raccolta Incubi & deliri (1993), ma anche nel saggioOn Writing: Autobiografia di un mestiere (2000). Si dice che Wallace sia stato anche il primo scrittore di gialli britannico ad utilizzare come protagonisti dei normali poliziotti, e non brillanti investigatori dilettanti. Tuttavia i pochi eroi che sono comparsi in più romanzi tendono a non avere legami con libri della stessa serie, ma precedenti, quindi non c’è continuità fra un episodio e quello seguente.

    All’inizio di questo periodo prolifico, la vita di Wallace venne sconvolta da un fatto terribile, la morte di Ivy. Le fu diagnosticato un tumore al seno nel 1923, e scrisse una lettera di aiuto all’ex marito, il quale all’inizio, a causa della confusione mentale che aveva la donna, non capì la gravità della situazione. Sebbene la rimozione del tumore, inizialmente, fu ad esito positivo, nel 1925 il male divenne terminale. Fece sempre credere all’ex marito, per non farlo preoccupare, di avere solo una leggera infezione al torace. Assistita da Bryan, il primo figlio, Ivy Wallace morirà nel 1926.

    Fu ironico il fatto che pochi mesi dopo il lutto, Edgar finalmente raggiunse l’apice della sua carriera e una grandissima ricchezza. Lo scrittore non era solo un romanziere, bensì anche commediografo, ed è provato che molte commedie hanno fatto guadagnare all’autore molto di più rispetto ad alcuni romanzi famosissimi.

    Oltre al ciclo de I giusti, altra sua creazione fu Mr J.G. Reeder, detective dall’aspetto trascurabilissimo e apparentemente innocuo, ma dotato, grazie a una mente criminale posta fortunatamente al servizio della polizia, della capacità di prevedere e capire sempre quello che pensano o hanno pensato i suoi avversari.

    Lavorò molto in America, per i giornali e per il cinematografo; scrisse il soggetto del film King Kong del 1933, morendo durante la lavorazione del film (il suo effettivo contributo alla stesura definitiva del copione è per questo motivo oggetto di controversie).[1]

    Tentò anche la politica: si candidò al Parlamento, ma non venne eletto.

    Nervosissimo, fumava 80 sigarette e beveva 40 tazze di tè al giorno. Iniziava e finiva un romanzo nello spazio di un week-end, e creò in due giorni e mezzo, si dice, uno dei suoi maggiori successi, una commedia. Ma, per quanto scrivesse ininterrottamente e con una facilità miracolosa, quando morì aveva più debiti che crediti.

    Dopo un lungo periodo di oblio, il pubblico dei giallofili ha decretato un secondo successo di questo autore che aggancia l’attenzione senza ricorrere alla morbosità.

    Curiosità

    In tutti questi anni di scrittura, risultano alcuni libri incompleti che sono: nel 1929 The cat Burglar, Fighting snub reilly, The governor of Chi-Foo, The little green man e nel 1934 The woman from the east e (senza data) The sooper and others.

    Alcuni libri sono stati rielaborati da Robert Curtis: nel 1933The green pack, nel 1935 The man who changed his name e The mouthpiece, nel 1936Sanctuary island, Smoky cell e The table.

    A cavallo tra gli anni cinquanta e settanta del XX secolo, diversi suoi racconti e romanzi sono stati fonte d’ispirazione (a volte molto vaga) di film prodotti in Germania, contribuendo a creare nel pubblico tedesco la passione per il giallo.

    TRAMA

    L'investigatore Dick Martin sta per lasciare Scotland Yard. Il suo ultimo compito è trovare Lew Pheeney, ricercato in relazione a un furto. Quando Lew confessa di aver tentato di scoperchiare la tomba di un uomo morto, Martin si imbatte in un mistero da chiarire. La sua è una corsa per trovare il collegamento tra una giovane e attraente bibliotecaria, un folle scienziato e lo scomparso erede di una enorme fortuna, tutti implicati in una rete fatta di frodi, falsità, tortura e assassinio.

    CAPITOLO I

    L’ultimo incarico ufficiale assegnato a Dick Martin (o cosí egli credeva) fu quello di arrestare Luigi Pheeney, ricercato per il furto alla banca Holborough.

    Dick trovò il suo uomo in un piccolo caffè di Soho¹ , seduto davanti a una tazza dell’aromatica bevanda.

    — Che c’è di nuovo, colonnello? – domandò Luigi con piglio quasi allegro, prendendo in mano il cappello.

    — L’ispettore ti vuol vedere a proposito del furto alla Holborough – spiegò Dick.

    Luigi arricciò il naso in una smorfia di disprezzo.

    — Che Holborough d’Egitto! – esclamò con impazienza. – Di affari con le banche non me ne impiccio, credevo che lo sapesse. Che fa ancora qui fra la polizia, Martin? Mi avevano detto che aveva avuto un’eredità e che lasciava il posto.

    — Lo lascio infatti. Il tuo è l’ultimo arresto che faccio.

    — Peccato allora che per l’ultima volta faccia fiasco – sorrise Luigi. – Ho quarantacinque alibi che camminano su due rotelle. Mi sorprende da parte sua, Martin; dovrebbe sapere meglio di me che non faccio saltare le banche. La mia specialità sono le serrature.

    — Dov’eri martedí sera alle dieci?

    Un largo sorriso illuminò la faccia aperta dello scassinatore.

    — Se glielo dicessi mi accuserebbe subito di mentire.

    — Prova! – ribatté Martin con un lampo di malizia negli occhi azzurri.

    Luigi non rispose subito; sembrava meditasse sui pericoli di un’eccessiva franchezza; ma quando ebbe considerato la cosa da tutti i lati, disse la verità.

    — Ero occupato in un lavoro per conto mio: un lavoro del quale preferisco non parlare: segreto, ma onesto.

    — Sei stato pagato bene? – domandò il suo catturatore con voce cortese, ma incredula.

    — Benissimo: ho avuto centocinquanta sterline in acconto. Questa cifra la fa sbalordire, eh? Eppure è vero. Dovevo aprire una serratura; la serratura piú difficile che mi sia mai capitata e tutt’insieme il lavoro era cosí orribile che non mi ci metterei piú per tutto l’oro del mondo. Lei non mi crede, ma io le posso provare che passai la notte all’Albergo Royal Arms a Chichester, che vi pranzai alle otto e che alle undici ero a letto. Perciò lasci pur perdere l’affare della banca Holborough. Conosco la cricca che ha fatto il colpo e la conosce anche lei, ma non abbiamo niente a che fare insieme.

    Luigi fu tenuto tutta la notte in guardina, mentre le indagini continuavano. Strano a dirsi, non soltanto risultò vero che aveva passato la notte al Royal Arms a Chichester, ma anche che vi aveva preso alloggio sotto il suo vero nome; come pure era vero che alle undici e un quarto, prima che i malfattori avessero lasciato la banca, si era fatto portare da bere in camera sua, a sessanta miglia di distanza. Perciò la mattina dopo le autorità rilasciarono Luigi, e Dick andò a far colazione con lui, perché fra l’agente di polizia e lo scassinatore regnava realmente buonissima armonia e il vice ispettore Dick Martin era quasi tanto popolare fra i ladri, quanto fra i suoi superiori della polizia.

    — No, signor Martin, non le dirò niente di piú di ciò che le ho già detto – affermò Gigi scherzosamente. – Mi rincresce però che mi dia del bugiardo. Ho avuto centocinquanta sterline e ne avrei avute mille se fossi riuscito nell’impresa. Può cercar quanto vuole d’indovinare, ma non azzeccherà mai la verità.

    Dick Martin lo fissava con grande attenzione.

    — Rimugini qualche racconto interessante. Coraggio dunque.

    Attese, guardandolo con aria insinuante, ma Gigi Pheeney scosse la testa.

    — Non glielo dico. Se glielo dicessi tradirei un uomo che non è certo nulla di buono e che io non ammiro affatto; ma non mi posso lasciar traviare dalle mie antipatie personali. Non le resta dunque che indovinare. Non le dico bugie; le racconterò anzi come andarono le cose.

    Inghiottí in un sorso il suo caffè bollente e allontanò la tazza da sé.

    — Non conosco affatto l’individuo che mi dette da fare questo lavoro; per lo meno non lo conosco personalmente. Deve aver avuto a che fare con la giustizia, non so perché, ma questo non mi riguarda. Una sera c’incontrammo, mi si presentò e io lo accompagnai a casa… brrrr! – rabbrividí. – Martin, tutti i ladri sono persone per bene, quelli almeno che conosco io, e il furto non è altro che una partita fra due giocatori: io e la polizia. Se mi pigliano, buon per loro; se riesco a fargliela in barba, tanto meglio per me! Ma ci sono delle azioni che mi rivoltano proprio lo stomaco. Quando mi disse quello che voleva da me credei che scherzasse e mi misi a ridere. Ma poi sono molto curioso per natura e si trattava di un’impresa del tutto nuova per me, perciò dissi di sí. Non che ci fosse nulla di disonesto nell’incarico che mi affidava, badi bene: voleva soltanto dare un’occhiata in un certo posto. Che cosa si nascondesse dietro questo suo desiderio non lo so e preferisco non saperlo; ma non fui buono ad aprire la serratura.

    — La cassaforte di un legale? – suggerí l’agente incuriosito.

    L’altro scosse la testa e cambiò bruscamente discorso. Si mise a parlare dei suoi progetti, raccontando che voleva andare negli Stati Uniti, dove aveva un fratello che lavorava onestamente come capomastro.

    — Abbandoniamo tutt’e due la partita, Martin – disse sorridendo. – Lei è sciupato a fare il poliziotto e io sono troppo gentiluomo per vivere fra i ladri. Non mi stupirebbe se uno di questi giorni c’incontrassimo di nuovo.

    Dick tornò alla polizia per fare, o cosí credeva, il suo ultimo

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