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23 Racconti
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Ebook118 pages1 hour

23 Racconti

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23 Racconti sulle idiosincrasie dei nostri tempi strani 
LanguageItaliano
Release dateNov 19, 2019
ISBN9788835334644
23 Racconti

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    23 Racconti - Pasquale Larotonda

    ZELIG

    A CENA COL MORTO

    Beh, quand’è che ci vediamo per una pizza? esordì Guglielmo, detto Er Ciriola, eterno scapolone, amante della bella vita. Però questa volta ci manca il meglio! rispose Gigi, che tutti chiamavano Gigi Scarola per via del suo antico mestiere di verduriere del mercato rionale, ormai scomparso a favore dei supermercati disseminati nel quartiere, allora periferico, ma ora, come per magia, divenuto centrale, a causa della espansione incontrollata di questa grande città.

    La conversazione si svolgeva tra i tavolini all’aperto del Bar Chioschetto, che gli amici, da oltre 40 anni e nonostante gli svariati cambi di gestione, avevano eletto come punto di ritrovo per il passato, presente e futuro. Infatti già da bambini, dopo la scuola, assaltavano il Chioschetto per un pacchetto di gomme da masticare; poi con le famiglie vi transitavano diverse volte al giorno e, in pensione, ci passavano quasi tutta la giornata, al prezzo di un caffè. Almeno quelli che erano rimasti nel quartiere, praticamente tutti. Il meglio, di cui parlava Gigi Scarola era il caro amico Fulvio, detto Spina, prematuramente scomparso.

    Alla conversazione si unì Valeriano, detto Ciccio Bomba, che aggiunse Hai ragione, non è la stessa cosa Infatti riprese Gigi Scarola Caso mai possiamo andarlo a trovare al Verano Ma che cazzo dici replicò er Ciriola E’ stato cremato! Ah beh, me l’ero scordato.

    Accanto a loro, seduto ad un altro tavolino, apparentemente assorto nei suoi pensieri, che però ascoltava con grande interesse, c’era Ilario, detto Er poeta, intellettuale del gruppo. Beh, un modo ci sarebbe disse ad alta voce Niente cimitero, niente pizzeria. Io ho le chiavi dell’appartamento; i parenti l’hanno messo in vendita e mi hanno incaricato di farlo vedere ai possibili acquirenti. Prendiamo le pizze e ce le andiamo a mangiare a casa sua Col cazzo! Io a casa di un morto non ci vado a mangiare la pizza replicò Gigi Scarola. Ma come? proseguì Er poeta declamando alla maniera di Carmelo Bene Non avete il coraggio di entrare nel luogo più intimo del vostro amico, il luogo più caro, che ancora conserva il suo spirito, il suo carattere; è un’occasione per parlare di lui, come se fosse presente. Non vi sembra un vero omaggio a chi ha diviso con voi gioie e dolori di tutta una vita? Altro che visita al Verano. Questo è quello che lui vorrebbe.

    Nessuno ebbe il coraggio di replicare e tutti si accordarono per il giovedì sera. Nel frattempo, nello stile del gruppo, la pizza non bastava più; ci si accordò con il vicino ristorante per una fornitura di piatti di pesce e vino di qualità. In fondo era un avvenimento e l’omaggio a Spina doveva essere perfetto.

    Er Ciriola, la mattina dopo, disse che avrebbe pensato lui a una sorpresa, di cui non voleva parlare in anticipo. Decisero anche che avrebbero partecipato solo i più intimi e cioè Ciccio Bomba, Scarola, Er Ciriola e Er poeta. Tanto la cosa sembrava delicata ma anche insolita che tutti si avvicinavano al giovedì sera con una certa titubanza e un po’ di paura.

    Che bisogno c’è di questo cinematografo aveva tentato di annullare tutto il pavido Scarola perché non andiamo da Olindo a Fiumicino? Ma vaffanculo gli risposero gli altri all’unisono. Scusate disse lui.

    Giovedì sera. Er poeta aveva aperto le finestre, come se dovesse far vedere la casa per una vendita, aveva arieggiato la casa, posta all’ultimo piano di un palazzone degli anni ’50 esposto tutto a mezzogiorno, affacciato su un convento di suore, divenuto scuola materna, con alberi, giardini e bambini scorazzanti durante le ore di lezione. All’orizzonte i castelli romani.

    Arrivarono i tre e con loro il ristoratore della Cantina, ottimo ristorante di pesce, a cui avevano affidato la cena in onore dell’amico Spina, che ovviamente era chiamato così per la sua magrezza. Per Ciccio Bomba non sono necessarie spiegazioni.

    Il ristoratore prese le ordinazioni e i quattro iniziarono la serata con l’affacciarsi al balcone sulla vista all’orizzonte delle luci di Rocca di Papa, dondolando per l’incertezza e un po’ a disagio per essere lì come usurpatori di un territorio che non gli apparteneva, oltretutto senza il legittimo proprietario, passato a miglior vita.

    Certo che da qui Spina si godeva un bel panorama disse Scarola, tanto per rompere il ghiaccio. Sì, però, separato senza figli, non si godeva niente disse Ciccio Bomba. Poi, rivolgendosi al Ciriola Però, ne avete fatte di scorazzate voi due nei paesi dell’Est Eravamo giovani rispose mestamente Er Ciriola, gaudente da sempre per il cibo e le belle donne. Non sapete parlare che di fica rimproverò i due Er poeta Speriamo che non possa sentirvi, dall’aldilà. Scarola domando Ma perché c’è pericolo che quelli che se ne vanno possono sentire e vedere tutto? Er poeta si affrettò a rispondere Non possono vedere e sentire nulla, non esiste paradiso o inferno, non c’è niente dopo la morte, solo un pugno di cenere che si dissolve nell’aria. Non illudetevi, non c’è un’altra vita. La maggior parte del genere umano però ci crede; alcuni si aspettano 17 vergini pronte ad accoglierli, altri una vita su una nuvoletta come la pubblicità del caffè, dove ogni tanto ti viene a trovare San Pietro. La reincarnazione, le vacche magre e tutto il resto è illusione, per farci accettare meglio il nostro destino, che è quello di vivere, anche se non sappiamo il perché Come sei cinico! disse Scarola non credi a niente. Non è vero. Ti pare poco tutto questo, l’universo dico, compresi noi, la nostra amicizia, i ricordi, tutte cose che non spariscono con l’assenza di alcuni di noi. Io credo a tutto questo. Credo che questa casa abbia un’anima, quella di chi l’ha vissuta. Guardate i mobili, i cassetti, il PC; ci sono ancora i suoi vestiti, i suoi lavoretti con il legno. Per esempio quel lampadario, l’ha fatto lui a mano, è qui, non è morto il lampadario; un grande artigiano, paziente e preciso Anche troppo riprese Er Ciriola come rompeva i coglioni alle riunioni di condominio!. E’ il suo carattere! disse Er poeta.

    Andarono avanti così per un bel po’; poi arrivò la cena e tutto divenne più rosa, del colore delle linguine all’astice annaffiate da uno straordinario Cala Viola della Sardegna, terra d’origine del compianto Spina, a cui era dedicato tutto questo. E la sorpresa? disse Er poeta. Arriva, arriva rispose Er Ciriola.

    Infatti si udì il suono del campanello. Vado io disse Gigi Scarola. Poco dopo tornò con la faccia stravolta: Che c’è, hai visto il fantasma di Spina? No, c’è quella della televisione! Anzi, sono in due Quelle della televisione! sottolineò Er poeta. Prese la parola l’artefice della sorpresa: Va bene ragazzi. E’ un omaggio a Spina, voi sapete dei nostri viaggi nei paesi dell’Est in cerca dell’amore. In suo onore ho invitato quelle che vede in televisione il nostro Scarola dopo mezzanotte. Ed ecco a voi Miss Sonia Hash e Miss Black Gardenia, per la gioia dei vostri occhi."

    La serata proseguì con allegria; abbandonarono i pensieri tristi e tutti convenirono, specialmente Ciccio Bomba, che era il modo migliore per rendere omaggio al caro amico; avrebbe fatto lo stesso anche lui, se fosse toccato a un altro.

    Il Cala viola calava nelle gole degli amici che si salutarono abbracciandosi, anche un poco emozionati, oltre che ubriachi. Uscirono dopo mezzanotte Scarola, Ciccio Bomba e Er poeta, che, rivolgendosi al Ciriola disse: Quando ve ne andate, tu e quelle della televisione, chiudi e lascia la chiave sotto lo zerbino. E Gigi Scarola, rivolgendosi anche lui al Ciriola Divertiti eh! Ciccio Bomba fece l’ultimo saluto: Allora quando tocca a te veniamo a casa tua se ti fa piacere!

    CARO ANDREA

    Caro Andrea,

    proprio oggi ho incontrato una coppia di miei conoscenti che mi hanno fermato sul corso del paese dicendomi: Abbiamo una notizia per te. E subito mi dicono di aver incontrato, in una cena da amici, proprio te, il mio vecchio amico Andrea, perso di vista da 35 anni. Sapevi che vivevo in questo paese (come?) e hai chiesto di me; ti hanno dato alcune notizie e tu hai cominciato a parlare del nostro viaggio in Peru; avevamo poco più di venti anni, diciamo ventitre va’, io già lavoravo e mi ero preso un mese di ferie per l’occasione.

    Siamo partiti in cinque, con lo zaino sulle spalle, il sacco a pelo, senza immaginare cosa avremmo visto e chi avremmo incontrato.

    Dicono che sei come allora, spettinato, allegro, estroverso, così come ti ricordo io. Eri con tua moglie; sicuramente bella e simpatica come te.

    L’aereo che ci portava in Peru era partito dalla Svizzera,

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