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Oltre la Montagna: Prigioniera dei fae, #4
Oltre la Montagna: Prigioniera dei fae, #4
Oltre la Montagna: Prigioniera dei fae, #4
Ebook186 pages2 hours

Oltre la Montagna: Prigioniera dei fae, #4

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About this ebook

Taylor mi è stata portata via con l'inganno. Sento il legame tendersi e contorcersi finché è sul punto di strapparsi. Ma la troverò. È mia tanto quanto io sono suo e nulla m'impedirà di ritrovare la mia regina. Non smetterò mai di cercarla. Se sarà ferita, la guarirò. Se avrà paura, la prenderò tra le braccia e il mio abbraccio sarà il suo porto sicuro. E quelli che l'hanno presa? Li distruggerò tutti. Attraversare il cuore ghiacciato dell'inverno sarà un errore fatale per loro. La mia ira annienterà il re oltre la montagna e tornerò nel Regno d'Inverno con la mia regina al mio fianco. È un piano solido, e sono sicuro che funzionerà. Ma quando raggiungo le Montagne Grigie, nulla è come sembra, e la mia anima gemella deve affrontare il pericolo rappresentato dal nemico più insidioso di tutti: se stessa. 


Nota di Lily: Con Oltre la montagna, si conclude la storia d'amore tra Leander a Taylor, ma appariranno nuovamente in libri futuri. Col libro 5, inizierà la storia tra Gareth e Beth. 

LanguageItaliano
Release dateNov 29, 2019
ISBN9781643660776
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    Book preview

    Oltre la Montagna - Lily Archer

    Capitolo 1

    Taylor

    Qualcuno sta piangendo.

    Sbatto le palpebre e apro gli occhi. Sono seduta accanto a un lungo tavolo scuro, con le braccia legate alla sedia, anche se non vedo alcuna corda. Una caverna si eleva sopra di me, il soffitto è coperto di stalattiti di ghiaccio. Una folata di vento freddo mi fa rabbrividire. Voltando la testa, noto che la caverna è aperta da un lato. Oltre l’apertura il cielo è scuro, mentre un albero avvizzito e spoglio cresce al centro della caverna, con le radici nere che si propagano lungo il pavimento di pietra.

    Sento di nuovo il singhiozzo, ma non riesco a vedere nessuno. Dove sono? L’ultima cosa che ricordo… è Gareth sanguinante a terra e la morte di Para. Uno squillo di trombe mi attraversa la mente. Devo andare da Gareth. Ha bisogno d’aiuto. Cerco di liberarmi, ma i polsi non si muovono.

    È inutile. La voce giunge dall’alto.

    Mi contorco e sollevo lo sguardo al soffitto, tra le stalattiti. Quando la vedo, mi sfugge una specie di rantolo. Cecile!

    È appesa a testa in giù, con i lunghi capelli color oro penzolanti e le mani legate. Accanto a lei, c’è qualcun altro. Una sensazione strisciante mi attraversa il ventre, mentre la figura ruota lentamente su stessa dalla catena attaccata alle caviglie. Le sue braccia penzolano flosce, i suoi occhi – i miei occhi, tutta me stessa – sono chiusi. È la ragazza col mio stesso aspetto. Sono io. Mi gira la testa, sono in preda alle vertigini e alla nausea.

    Dove siamo? Fisso Cecile, che continua a ruotare.

    Sulle Montagne Grigie. Ma potrebbero anche essere le Spire.

    "Allora tu sei una fae." Lo sapevo.

    Certo che lo sono. Assume lo stesso tono sprezzante che ho sentito così tante volte, è come se non provasse la minima emozione.

    "Perché mi hai mandata qui? Chi è quella ragazza col mio stesso aspetto? Perché siamo sulle Montagne Grigie? Cosa sta succedendo?" Sono senza fiato e cerco di contenere il panico crescente.

    Perché siamo qui, chiedi? Allunga il collo all’indietro per potermi guardare. "Siamo qui, Taylor, perché hai fatto un casino. Avevi un lavoro da fare. UNO SOLO. Servire mio padre come sua changeling schiava. E tu l’hai fatto? Naturalmente, no. Hai incasinato tutto appena uscita di prigione e…"

    Tuo padre? Scuoto la testa. Tyrios era tuo padre?

    I suoi occhi, che adesso sono color argento, si riducono a fessure. Come sarebbe ‘era’?

    Non sa che è morto. Questo sarebbe un momento da ‘oh, merda’ celato da un altro momento uguale, entrambi uniti da un ‘siamo fottuti’.

    "Leander!" Urlo nella mia mente, ma il legame tra di noi sembra quasi interrotto, un vicolo cieco dove prima c’era una superstrada. Cosa può aver fatto affievolire il legame in questo modo? Che sia… non posso neanche pensarci. Leander è forte. E sta bene. Ma non per molto, se non riuscirò a fuggire da questa caverna.

    Lasciamo stare tuo padre, adesso. Dobbiamo uscire di qui. Qualcosa si muove nel mio subconscio e la parola ‘padre’ riecheggia nella mia mente. Cos’aveva detto Cenet prima di farmi cadere addormentata?

    "Dobbiamo uscire di qui. Cecile imita malamente la mia voce. Ci credi davvero? Sbatacchia le catene che le bloccano i polsi. Sono di ferro. Mi brucia la pelle, sono a testa in giù e tu stai dicendo scemenze, come al solito. Ed è tutta colpa tua. Hai idea di quanti problemi mi hai causato? Adesso, dovrei essere a una festa con…" Blatera.

    Digrigno i denti. Ho tollerato le sue cavolate troppo a lungo sulla terra. Ma adesso? Adesso, le cose sono cambiate.

    Cecile! sbotto. Chiudi la bocca per una volta nella tua vita e ascolta.

    Mi guarda a bocca spalancata, ma smette di parlare.

    Dobbiamo andarcene prima che arrivi qualcuno. Se non scappiamo, sono praticamente sicura che non ne usciremo vive. Quindi, a meno che tu non voglia essere fatta a pezzi, torturata o mandata direttamente alle Spire, perché non la pianti di sparare cazzate e cerchi una soluzione?

    Sbatte le palpebre e mi guarda sorpresa, come se l’avessi presa a schiaffi. E credo di averlo fatto davvero, in senso figurato almeno. Nessuno si è mai rivolto a Cecile in quel modo. Ma adesso è tutto diverso.

    Più mi guarda in quel modo, più cresce la mia rabbia. "E come osi dare la colpa a me? È colpa tua se sono qui. Perché? Perché diavolo mi hai mandata qui?"

    Guarda l’altra me, e la sua espressione si addolcisce leggermente. Abbastanza per farmi capire.

    Per lei? Guardo la ragazza, che ha un bernoccolo sulla fronte e la pelle pallida.

    È mia amica. La voce di Cecile è quasi un sussurro, e trema leggermente. Ha perso tutta la spavalderia che l’ha sempre contraddistinta. Adesso la vedo chiaramente. Ha paura. Ma non per se stessa. Per la ragazza che mi assomiglia. È l’unica amica che abbia mai avuto, ma era bloccata qui, con mio padre. Deglutisce. Suppongo che sappia che tipo di fae fosse suo padre. E mi ha mandata sulla terra per tenerci separate. Ma poi ho visto la possibilità di fare lo scambio tra voi due, e l’ho colta al volo.

    Avrei una montagna di altre domande, ma non c’è tempo. Non ora. Quando saremo fuori di qui, ho intenzione di torchiarla per bene e chiederle tutto.

    Cerco di ruotare i polsi per estrarli dalle manette invisibili, anche se ciò fa dolere e bruciare il morso di Leander sulla mia spalla. Mi lascio sfuggire un gemito di frustrazione, e devo sforzarmi per smettere di lottare. Devo pensare. Che strumenti abbiamo a disposizione? Guardo di nuovo Cecile. Concentriamo su come liberarci, ok? Che tipo di poteri hai?

    Io non ho magia dice tranquillamente.

    Nessun talento? Niente di niente?

    Ne ho uno, ma non aiuta in questo caso.

    Perché? Che talento è?

    Alza le spalle. Io… tengo in vita le cose.

    Eh?

    Ti ricordi quella pianta che hai portato a casa dalla serra e che hai messo sul davanzale?

    Sì. Ho il pollice verde. Quella piantina è rifiorita sotto le mie cure.

    Sarebbe morta almeno una dozzina di volte se non l’avessi salvata.

    Non è vero! Esclamo, punta nell’orgoglio. Io sono bravissima con le piante.

    Può darsi, ma non sei brava a prestare attenzione alle piante quando sei presa con i tuoi stupidi studi. Non la innaffiavi mai e la lasciavi ad arrostire sul davanzale. Scuote la testa e i capelli svolazzano. Ma io l’ho tenuta in vita per puro divertimento. Oppure, solo per farti credere che eri brava con le piante.

    Allora puoi guarire le ferite?

    No. È solo un talento, una piccola cosa che so fare. Non è una magia vera e propria. E non è abbastanza potente da funzionare su qualcosa di più grosso di una piantina.

    Guarda, non per vantarmi, ma ho appena salvato l’intero sistema di coltivazione dei Vundi, quindi magari non è stata la tua magia che…

    Chiudi il becco! La sua arroganza è tornata. Accetta che sono più brava di te con le piante e con tutto il resto, e tirami giù di qui.

    Borbotto qualche parola con cui potrei definire la ragazza spregevole che mente pur essendo appesa sopra di me, poi le chiedo: E l’altra me? Cos’è? Ha dei poteri?

    È un’umana. Niente poteri.

    Un’umana? Non ho considerato neanche per un momento che potesse essere un’umana come me.

    Come siete arrivate qui? Mi guardo intorno, ma non c’è nessun altro nella caverna. Solo noi tre. Neanche una guardia. Se solo riuscissimo a liberarci, potremmo sgattaiolare fuori dall’ingresso della caverna e sparire.

    Qualcuno è venuto a cercarci attraverso la linea di forza. Ero nella stanza del dormitorio con Taylor e qualcuno ha bussato alla porta. Ho aperto e ho visto un fae minore dall’aspetto scontroso. Aveva degli occhi da serpente.

    Abiti cremisi? Squame?

    Sì.

    Cenet. È un guerriero Vundi.

    Ho cercato di sbattergli la porta in faccia, ma… credo di essermi addormentata.

    L’ha già fatto due volte anche con me. Adesso ne ho abbastanza. Mi sforzo talmente che credo di essere sul punto di lussarmi il gomito e squarciarmi la spalla. Nulla. Hai visto qualcuno?

    No. Fa perno sulla gamba per ruotare su se stessa. Taylor!

    Cosa?

    Non tu. Si contorce ancora. La vera Taylor.

    La osservo mentre cerca di voltarsi verso l’altra me. Sono io la vera Taylor.

    "Intendo la mia Taylor! brontola, ma poi il suo tono si addolcisce. Svegliati, forza svegliati! Mi stai spaventando."

    Oh, mio Dio. E se fosse morta?

    Mi porto una mano al viso. E se l’altra me fosse morta? Un momento! Come faccio a toccarmi la faccia?

    Strillo e mi alzo in piedi di scatto. Sono libera!

    Come hai fatto? Cecile ruota di nuovo per potermi guardare.

    Non lo so. Mi massaggio i polsi.

    Facci scendere da qui! Trema per l’eccitazione.

    Ok, lasciami pensare. Sono appese ad almeno tre metri d’altezza. Come diavolo faccio a raggiungerle? Devo andare a cercare una scala, o qualcosa di simile.

    Una scala? Cecile si afferra i capelli con le mani incatenate e li sposta di lato. Credi davvero che possa esserci una scala, qui?

    Non lo so, ma il tuo tono non è d’aiuto. Corro verso il bordo del tavolo e sbircio nei recessi bui del retro della caverna. Niente da fare. È talmente buio che non si vede nulla. In qualche modo devono pur avervi portate lassù, no? Do un’occhiata in giro. Mi avvio verso l’apertura che porta fuori, nella notte.

    Non lasciarci qui sibila Cecile.

    "Non ho intenzione di lasciarvi. Anche se tu mi hai mandata in uno spaventoso mondo fae in cui sono stata tenuta prigioniera in una cella, quasi mangiata viva da una strega Ossidiana e rapita da un omino del sonno Vundi, ma non importa, vero?"

    Lascia cadere la testa, nascondendo il viso.

    Le volto le spalle e mi faccio strada attraverso le bianche stalagmiti che sporgono dal pavimento di pietra. Dopo aver aggirato l’albero, mi muovo più in fretta, continuando a guardarmi in giro, temendo che qualcuno possa spuntare all’improvviso e riacciuffarmi. Ma la caverna è deserta. Chi cattura tre persone e poi le lascia semplicemente in una caverna vuota? Non importa, perché ho intenzione di uscire di qui.

    Una volta raggiunta l’apertura della caverna, mi fermo e sbircio fuori. È un dirupo scosceso. Maledizione. E non è finita qui. Ai piedi della montagna, lungo la valle, stanno bruciando migliaia di fuochi. Fuochi da bivacco. E in sottofondo, portato dal vento, c’è l’inconfondibile clamore della guerra. È questo che è successo ai fae minori e ai changeling scomparsi che Leander stava cercando? Hanno formato un esercito?

    Cosa vedi? chiede Cecile.

    Nulla di buono. Dobbiamo andarcene, e in fretta. Mi volto di scatto e per poco non travolgo un uomo.

    No, non è un uomo. È un fae alto e muscoloso coi capelli neri, gli occhi ancora più neri, la pelle bianca e delle enormi ali da corvo che gli spuntano dalla schiena.

    Indietreggio, mentre un urlo mi si blocca in gola.

    Il fae mi prende per un braccio prima che cada nel vuoto e mi rimette in piedi. Dal suo corpo emana un freddo glaciale e un’oscurità che sembra rivestire l’aria di fuliggine nera. È la personificazione del male. Non c’è altro modo per definire questa creatura.

    Quando sorride, la paura mi attanaglia come una pugnalata al petto.

    Mi prende la mano e mi riporta dentro la caverna, che adesso trabocca di dozzine di guerrieri che un attimo prima non c’erano. Come diavolo…

    Cenet è in prima linea, le squame da serpente che gli circondano il viso scintillano nella luce soffusa. Non indossa più la sciarpa cremisi, e sul suo collo spicca un marchio. È l’immagine dell’albero al centro della caverna.

    Il fae nero mi spinge in avanti, con una stretta fortissima e una delle sue ali color ebano appoggiata alla mia schiena. Cerco di contrastarlo, ma invano. Mentre mi conduce verso l’implacabile oscurità del retro della caverna, esclama: Finalmente! Era ora che ci conoscessimo, figlia mia.

    Capitolo 2

    Leander

    Al confine, la neve è già rossa di sangue, le mie guardie si ritirano di fronte all’incontenibile furia del Regno d’Estate. Grayhail e Valen si stanno precipitando qui, ma non faranno mai in tempo.

    Ravella si materializza al mio fianco. Sono pronta.

    Non posso rischiare di scatenare la magia, non con le mie guardie così vicine. Bisogna passare al combattimento diretto. Andiamo.

    Sfodero la spada e mi getto nella mischia, menando colpi a destra e a manca tra i soldati dalle armature dorate, falciandone uno, poi un altro, e poi altri ancora, finché le mie guardie riescono a radunarsi e respingerli.

    È già stato versato troppo sangue, la tregua tra i nostri due regni si è disgregata proprio davanti ai miei occhi. La nostra esile pace, guadagnata dopo secoli di combattimenti, giace in mille pezzi sul terreno innevato.

    Ravella si muove come un fantasma nel bel mezzo del combattimento,

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