La casa del poeta. Novelle
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La casa del poeta. Novelle - Grazia Deledda
INDICE
LA CASA DEL POETA
Grazia Deledda
Biografia
Giovinezza
Attività letteraria giovanile
Maturità
Il premio Nobel
La morte
Critica
Verismo
Differenze rispetto al Verismo
Decadentismo
Deledda e i narratori russi
Altre voci di critici
Testimonianze di scrittori stranieri
Poetica
I suoi temi principali
Il fato
Il peccato e la colpa
Il bene e il male
Sentimento religioso
Personaggi
Una Sardegna mitica
Lingua e stile
Riconoscimenti
Le autrici della letteratura italiana
Opere
Riduzioni cinematografiche e televisive
Bibliografia
LA CASA DEL POETA
IL FIDANZATO SCOMPARSO
IL BACIO DEL GOBBINO
LA LEGGENDA DI APRILE
LA PROMESSA
IL SICARIO
BATTESIMI
LA CASA DEL POETA
FAMIGLIE POVERE
VETRINA DI GIOIELLIERE
FERITI
STORIA DI UN CAVALLO
COSE CHE SI RACCONTANO
BORSE
L'AQUILA
IL LUPO NEL BAULE
PACE
IL TERZO
DENARO
TRAMONTI
L'AMICO
LA SORGENTE
IL CIECO DI GERICO
COMPAGNIA
LA MORTE DELLA TORTORA
SEMI
LA ROMA NOSTRA
LA NOSTRA ORFANELLA
LA FORTUNA
LA GHIRLANDA DELL'ANNO
Note
LA CASA DEL POETA
Grazia Deledda
Il presente ebook è composto di testi di pubblico dominio.
L’ebook in sé, però, in quanto oggetto digitale
specifico,
dotato di una propria impaginazione, formattazione, copertina
ed eventuali contenuti aggiuntivi peculiari (come note e testi introduttivi),
è soggetto a copyright.
Edizione di riferimento:
Novelle 5 / Grazia Deledda; a cura di Giovanna Cerina. - Nuoro: Ilisso, 1996. – 422 p.; 17 cm. – (Bibliotheca Sarda; 11)
Immagine di copertina:
https://pixabay.com/it/photos/autunno-caduta-cottage-casa-2021154
Elaborazione grafica: GDM.
Grazia Deledda
Grazia Maria Cosima Damiana Deledda (Nuoro, 27 settembre 1871 – Roma, 15 agosto 1936) è stata una scrittrice italiana, vincitrice del Premio Nobel per la letteratura nel 1926.
Biografia
Giovinezza
Grazia Deledda nacque a Nuoro il 27 settembre 1871, quinta di sette tra figli e figlie,[2] in una famiglia benestante.[3]
Il padre, Giovanni Antonio Deledda, aveva studiato legge, ma non esercitava la professione. Era un imprenditore e agiato possidente, si occupava di commercio e agricoltura; si interessava di poesia e lui stesso componeva versi in sardo, aveva fondato una tipografia e stampava una rivista. Fu sindaco di Nuoro nel 1892. La madre era Francesca Cambosu.[4] Dopo aver frequentato le scuole elementari fino alla classe quarta, Grazia Deledda venne seguita privatamente da un professore ospite di una parente della famiglia Deledda che le impartì lezioni di base di italiano, latino e francese (i costumi del tempo non consentivano alle ragazze un’istruzione oltre quella primaria e, in generale, degli studi regolari). Proseguì la sua formazione totalmente da autodidatta.[3] Importante per la formazione letteraria di Grazia Deledda, nei primi anni della sua carriera da scrittrice, fu l’amicizia con lo scrittore, archivista e storico dilettante sassarese Enrico Costa che per primo ne comprese il talento. La famiglia venne colpita da una serie di disgrazie: il fratello maggiore, Santus, abbandonò gli studi, divenne alcolizzato e affetto da delirium tremens, il più giovane, Andrea, fu arrestato per piccoli furti. Il padre morì per una crisi cardiaca il 5 novembre 1892 e la famiglia dovette affrontare difficoltà economiche. Quattro anni più tardi morì anche la sorella Vincenza.[4]
Attività letteraria giovanile
Nel 1888 inviò a Roma alcuni racconti, Sangue sardo e Remigia Helder, che furono pubblicati dall’editore Edoardo Perino sulla rivista L’ultima moda
, diretta da Epaminonda Provaglio. Sulla stessa rivista venne pubblicato a puntate il romanzo Memorie di Fernanda.
Nel 1890 uscì a puntate sul quotidiano di Cagliari L’avvenire della Sardegna, con lo pseudonimo Ilia de Saint Ismail, il romanzo Stella d’Oriente, e a Milano, presso l’editore Trevisini, Nell’azzurro, un libro di novelle per l’infanzia.
Deledda incontrò l’approvazione di letterati come Angelo de Gubernatis e Ruggero Bonghi, che nel 1895 accompagnò con una sua prefazione l’uscita del romanzo Anime oneste.[5]
Collabora con riviste sarde e continentali: La Sardegna
, Piccola rivista
e Nuova Antologia
.
Fra il 1891 e il 1896 sulla Rivista delle tradizioni popolari italiane, diretta da Angelo de Gubernatis venne pubblicato a puntate il saggio Tradizioni popolari di Nuoro in Sardegna, introdotto da una citazione di Tolstoi, prima espressione documentata dell’interesse della scrittrice per la letteratura russa. Seguirono romanzi e racconti di argomento isolano. Nel 1896 il romanzo La via del male fu recensito in modo favorevole da Luigi Capuana.[5]
Nel 1897 uscì una raccolta di poesie, Paesaggi sardi edito da Speirani.
Maturità
Nell’ottobre del 1899 la scrittrice si trasferì a Roma. Nel 1900, sposò Palmiro Madesani, funzionario del Ministero delle Finanze, conosciuto a Cagliari. A Roma condusse una vita appartata. Ebbe due figli, Franz e Sardus.[3]
Nel 1903 la pubblicazione di Elias Portolu la confermò come scrittrice e l’avviò ad una fortunata serie di romanzi ed opere teatrali: Cenere (1904), L’edera (1908), Sino al confine (1910), Colombi e sparvieri (1912), Canne al vento (1913), L’incendio nell’oliveto (1918), Il Dio dei venti (1922). Da Cenere fu tratto un film interpretato da Eleonora Duse.
La sua opera fu apprezzata da Giovanni Verga oltre che da scrittori più giovani come Enrico Thovez, Emilio Cecchi, Pietro Pancrazi, Antonio Baldini.[6] Fu riconosciuta e stimata anche all’estero: D.H. Lawrence scrive la prefazione della traduzione in inglese de La madre. Grazia Deledda fu anche traduttrice, è sua infatti una versione di Eugénie Grandet di Honoré de Balzac.
Il premio Nobel
Nel 1926 le venne conferito il premio Nobel per la letteratura.
La morte
Un tumore al seno di cui soffriva da tempo la portò alla morte il 15 agosto 1936.[7]
Le spoglie di Deledda sono custodite in un sarcofago di granito nero levigato nella chiesetta della Madonna della Solitudine, ai piedi del monte Ortobene di Nuoro.
Lasciò incompiuta la sua ultima opera Cosima, quasi Grazia, autobiografica, che apparirà in settembre di quello stesso anno sulla rivista Nuova Antologia, a cura di Antonio Baldini e poi verrà edita col titolo Cosima.
La sua casa natale, nel centro storico di Nuoro (Santu Predu), è adibita a museo.[8]
Critica
La critica in generale tende a incasellare la sua opera di volta in volta in questo o in quell’-ismo: regionalismo, verismo, decadentismo, oltre che nella letteratura della Sardegna. Altri critici invece preferiscono riconoscerle l’originalità della sua poetica.
Il primo a dedicare a Grazia Deledda una monografia critica a metà degli anni trenta fu Francesco bruno.[9] Negli anni quaranta-cinquanta, sessanta, nelle storie e nelle antologie scolastiche della letteratura italiana, la presenza di Deledda ha rilievo critico e numerose pagine antologizzate, specialmente dalle novelle.
Tuttavia parecchi critici italiani avanzavano riserve sul valore delle sue opere. I primi a non comprendere Deledda furono i suoi stessi conterranei. Gli intellettuali sardi del suo tempo si sentirono traditi e non accettarono la sua op