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La casa del poeta. Novelle
La casa del poeta. Novelle
La casa del poeta. Novelle
E-book253 pagine3 ore

La casa del poeta. Novelle

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Info su questo ebook

Grazia Deledda (Nuoro 1871 – Roma 1936) è stata una scrittrice italiana, vincitrice del Premio Nobel per la letteratura nel 1926.

« Per la sua potenza di scrittrice, sostenuta da un alto ideale, che ritrae in forme plastiche la vita quale è nella sua appartata isola natale e che con profondità e con calore tratta problemi di generale interesse umano. »

(Motivazione del Premio Nobel per la letteratura)

INDICE

-----------------

Il fidanzato scomparso

Il bacio del gobbino

La leggenda di Aprile

La promessa

Il sicario

Battesimi

La casa del poeta

Famiglie povere

Vetrina di gioielliere

Feriti

Storia di un cavallo

Cose che si raccontano

Borse

L'aquila

Il lupo nel baule

Pace

Il terzo

Denaro

Tramonti

L'amico

La sorgente

Il cieco di Gerico

Compagnia

La morte della tortora

Semi

La Roma nostra

La nostra orfanella

La fortuna

La ghirlanda dell'anno
LinguaItaliano
Data di uscita28 ott 2019
ISBN9788831645874
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    Anteprima del libro

    La casa del poeta. Novelle - Grazia Deledda

    INDICE

    LA CASA DEL POETA

    Grazia Deledda

    Biografia

    Giovinezza

    Attività letteraria giovanile

    Maturità

    Il premio Nobel

    La morte

    Critica

    Verismo

    Differenze rispetto al Verismo

    Decadentismo

    Deledda e i narratori russi

    Altre voci di critici

    Testimonianze di scrittori stranieri

    Poetica

    I suoi temi principali

    Il fato

    Il peccato e la colpa

    Il bene e il male

    Sentimento religioso

    Personaggi

    Una Sardegna mitica

    Lingua e stile

    Riconoscimenti

    Le autrici della letteratura italiana

    Opere

    Riduzioni cinematografiche e televisive

    Bibliografia

    LA CASA DEL POETA

    IL FIDANZATO SCOMPARSO

    IL BACIO DEL GOBBINO

    LA LEGGENDA DI APRILE

    LA PROMESSA

    IL SICARIO

    BATTESIMI

    LA CASA DEL POETA

    FAMIGLIE POVERE

    VETRINA DI GIOIELLIERE

    FERITI

    STORIA DI UN CAVALLO

    COSE CHE SI RACCONTANO

    BORSE

    L'AQUILA

    IL LUPO NEL BAULE

    PACE

    IL TERZO

    DENARO

    TRAMONTI

    L'AMICO

    LA SORGENTE

    IL CIECO DI GERICO

    COMPAGNIA

    LA MORTE DELLA TORTORA

    SEMI

    LA ROMA NOSTRA

    LA NOSTRA ORFANELLA

    LA FORTUNA

    LA GHIRLANDA DELL'ANNO

    Note


    LA CASA DEL POETA

    Grazia Deledda


    Il presente ebook è composto di testi di pubblico dominio.

    L’ebook in sé, però, in quanto oggetto digitale specifico,

    dotato di una propria impaginazione, formattazione, copertina

    ed eventuali contenuti aggiuntivi peculiari (come note e testi introduttivi), 

    è soggetto a copyright. 

    Edizione di riferimento: 

    Novelle 5 / Grazia Deledda; a cura di Giovanna Cerina. - Nuoro: Ilisso, 1996. – 422 p.; 17 cm. – (Bibliotheca Sarda; 11)

    Immagine di copertina: 

    https://pixabay.com/it/photos/autunno-caduta-cottage-casa-2021154

    Elaborazione grafica: GDM. 

    Grazia Deledda

    Grazia Maria Cosima Damiana Deledda (Nuoro, 27 settembre 1871 – Roma, 15 agosto 1936) è stata una scrittrice italiana, vincitrice del Premio Nobel per la letteratura nel 1926. 

    Biografia

    Giovinezza

    Grazia Deledda nacque a Nuoro il 27 settembre 1871, quinta di sette tra figli e figlie,[2] in una famiglia benestante.[3]

    Il padre, Giovanni Antonio Deledda, aveva studiato legge, ma non esercitava la professione. Era un imprenditore e agiato possidente, si occupava di commercio e agricoltura; si interessava di poesia e lui stesso componeva versi in sardo, aveva fondato una tipografia e stampava una rivista. Fu sindaco di Nuoro nel 1892. La madre era Francesca Cambosu.[4] Dopo aver frequentato le scuole elementari fino alla classe quarta, Grazia Deledda venne seguita privatamente da un professore ospite di una parente della famiglia Deledda che le impartì lezioni di base di italiano, latino e francese (i costumi del tempo non consentivano alle ragazze un’istruzione oltre quella primaria e, in generale, degli studi regolari). Proseguì la sua formazione totalmente da autodidatta.[3] Importante per la formazione letteraria di Grazia Deledda, nei primi anni della sua carriera da scrittrice, fu l’amicizia con lo scrittore, archivista e storico dilettante sassarese Enrico Costa  che per primo ne comprese il talento. La famiglia venne colpita da una serie di disgrazie: il fratello maggiore, Santus, abbandonò gli studi, divenne alcolizzato e affetto da delirium tremens, il più giovane, Andrea, fu arrestato per piccoli furti. Il padre morì per una crisi cardiaca il 5 novembre 1892 e la famiglia dovette affrontare difficoltà economiche. Quattro anni più tardi morì anche la sorella Vincenza.[4]

    Attività letteraria giovanile

    Nel 1888 inviò a Roma alcuni racconti, Sangue sardo e Remigia Helder, che furono pubblicati dall’editore Edoardo Perino sulla rivista L’ultima moda, diretta da Epaminonda Provaglio. Sulla stessa rivista venne pubblicato a puntate il romanzo Memorie di Fernanda.

    Nel 1890 uscì a puntate sul quotidiano di Cagliari L’avvenire della Sardegna, con lo pseudonimo Ilia de Saint Ismail, il romanzo Stella d’Oriente, e a Milano, presso l’editore Trevisini, Nell’azzurro, un libro di novelle per l’infanzia.

    Deledda incontrò l’approvazione di letterati come Angelo de Gubernatis e Ruggero Bonghi, che nel 1895 accompagnò con una sua prefazione l’uscita del romanzo Anime oneste.[5]

    Collabora con riviste sarde e continentali: La Sardegna, Piccola rivista e Nuova Antologia.

    Fra il 1891 e il 1896 sulla Rivista delle tradizioni popolari italiane, diretta da Angelo de Gubernatis venne pubblicato a puntate il saggio Tradizioni popolari di Nuoro in Sardegna, introdotto da una citazione di Tolstoi, prima espressione documentata dell’interesse della scrittrice per la letteratura russa. Seguirono romanzi e racconti di argomento isolano. Nel 1896 il romanzo La via del male fu recensito in modo favorevole da Luigi Capuana.[5]

    Nel 1897 uscì una raccolta di poesie, Paesaggi sardi edito da Speirani.

    Maturità

    Nell’ottobre del 1899 la scrittrice si trasferì a Roma. Nel 1900, sposò Palmiro Madesani, funzionario del Ministero delle Finanze, conosciuto a Cagliari. A Roma condusse una vita appartata. Ebbe due figli, Franz e Sardus.[3]

    Nel 1903 la pubblicazione di Elias Portolu la confermò come scrittrice e l’avviò ad una fortunata serie di romanzi ed opere teatrali: Cenere (1904), L’edera (1908), Sino al confine (1910), Colombi e sparvieri (1912), Canne al vento (1913), L’incendio nell’oliveto (1918), Il Dio dei venti (1922). Da Cenere fu tratto un film interpretato da Eleonora Duse.

    La sua opera fu apprezzata da Giovanni Verga oltre che da scrittori più giovani come Enrico Thovez, Emilio Cecchi, Pietro Pancrazi, Antonio Baldini.[6] Fu riconosciuta e stimata anche all’estero: D.H. Lawrence scrive la prefazione della traduzione in inglese de La madre. Grazia Deledda fu anche traduttrice, è sua infatti una versione di Eugénie Grandet di Honoré de Balzac.

    Il premio Nobel

    Nel 1926 le venne conferito il premio Nobel per la letteratura.

    La morte

    Un tumore al seno di cui soffriva da tempo la portò alla morte il 15 agosto 1936.[7]

    Le spoglie di Deledda sono custodite in un sarcofago di granito nero levigato nella chiesetta della Madonna della Solitudine, ai piedi del monte Ortobene di Nuoro.

    Lasciò incompiuta la sua ultima opera Cosima, quasi Grazia, autobiografica, che apparirà in settembre di quello stesso anno sulla rivista Nuova Antologia, a cura di Antonio Baldini e poi verrà edita col titolo Cosima.

    La sua casa natale, nel centro storico di Nuoro (Santu Predu), è adibita a museo.[8]

     Critica

    La critica in generale tende a incasellare la sua opera di volta in volta in questo o in quell’-ismo: regionalismo, verismo, decadentismo, oltre che nella letteratura della Sardegna. Altri critici invece preferiscono riconoscerle l’originalità della sua poetica.

    Il primo a dedicare a Grazia Deledda una monografia critica a metà degli anni trenta fu Francesco bruno.[9]   Negli anni quaranta-cinquanta, sessanta, nelle storie e nelle antologie scolastiche della letteratura italiana, la presenza di Deledda ha rilievo critico e numerose pagine antologizzate, specialmente dalle novelle.

    Tuttavia parecchi critici italiani avanzavano riserve sul valore delle sue opere. I primi a non comprendere Deledda furono i suoi stessi conterranei. Gli intellettuali sardi del suo tempo si sentirono traditi e non accettarono la sua op