Tu chiamale, se vuoi...
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Anteprima del libro
Tu chiamale, se vuoi... - Marco Pomponi
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Prefazione
Il mio secondo libro; se ci penso, mamma mia!
Perché se il primo nasceva come un vezzo, come un volo pindarico, sospeso tra sfida e incoscienza, come per vedere l’effetto che fa vedersi pubblicato un libro (effetto bellissimo, va detto!), il secondo porta con sé un po’ più di maturità, di riflessione e di disincanto.
La fonte d’ispirazione è sempre la stessa: la vita vissuta! Circostanze particolari, eventi singolari, manifestazioni del cuore, che ho ritenuto valesse la pena fissare su carta per non perderne la memoria, per riviverli in qualsiasi momento se ne abbia voglia.
Vicende tristi o allegre, dediche, riflessioni: uno zibaldone di pensieri e parole a ruota libera, senza necessariamente un filo conduttore, se non quello delle emozioni, delle sensazioni, delle vibrazioni; che ognuno è libero di provare, interpretare e, magari, rielaborare, così come arrivano nel cuore, nel profondo dell’anima...
E se anche stavolta sarò riuscito a strapparti un sorriso o far scorrere una lacrima lungo il tuo viso, carissimo lettore, allora avrò colto nel segno; la mia e la tua sensibilità unite da una rima, legate da un sogno!
4 marzo 1943
(Paola Pallottino, Lucio Dalla)
Dice che era un bell’uomo e veniva,/ veniva dal mare/ parlava un’altra lingua,/ però sapeva amare/ e quel giorno lui prese a mia madre/ sopra un bel prato/ l’ora più dolce prima di essere ammazzato.
Così lei restò sola nella stanza,/ la stanza sul porto/ con l’unico vestito ogni giorno più corto/ e benché non sapesse il nome/ e neppure il paese/ mi aspettò come un dono d’amore fin dal primo mese.
Compiva sedici anni quel giorno la mia mamma/ le strofe di taverna,/ le cantò a ninna nanna/ e stringendomi al petto che sapeva,/ sapeva di mare/ giocava a fare la donna con il bimbo da fasciare.
E forse fu per gioco o forse per amore/ che mi volle chiamare come nostro Signore./ Della sua breve vita è il ricordo più grosso/ è tutto in questo nome/ che io mi porto addosso.
E ancora adesso che gioco a carte/ e bevo vino,/ per la gente del porto/ mi chiamo Gesù bambino.
E ancora adesso che gioco a carte/ e bevo vino,/ per la gente del porto mi chiamo Gesù bambino.
E ancora adesso che gioco a carte/ e bevo vino,/ per la gente del porto mi chiamo Gesù Bambino.
9 ottobre 2015
(Marco Pomponi)
Dice che aveva molta paura
e non sapeva nuotare,
faceva il bagno al mare,
ma solo dove si può toccare
e quel giorno in segreteria, davanti al bancone,
prese la gran decisione
d’iniziare a fare qualche lezione.
Così lei da quella mattina,
venne sola in piscina,
con molta titubanza, entrò in acqua per la prima
e benché non si sentisse sicura
e neppure serena
affidò ciecamente all’istruttore, la