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Storia della burocrazia italiana
Di Luisa Cuccu
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In Italia alla data dell’unificazione nel 1861 non si possedeva ancora un vero e proprio apparato burocratico. Rispetto ad altre realtà europee che avevano realtà amministrative e istituzionali ben strutturate nei loro territori, al contrario l’Italia ne era priva. Ci vorranno diversi decenni per fare in modo che in Italia si formi una classe burocratica che si identifichi e si rappresenti in quanto tale e che venga riconosciuta dai cittadini. In una prima fase il numero dei burocrati sul territorio nazionale era piuttosto esiguo e per niente strutturato; vi era un distacco tra l’apparato burocratico-amministrativo e il cittadino medio, gli stessi impiegati lavoravano in comparti stagni comunicando tra loro solamente in maniera verticale. Un allargamento vero e proprio si avrà con Giolitti nei primi del Novecento, in cui si arriverà a parlare di elefantiasi burocratica. In questi anni l’amministrazione crebbe sia dal punto di vista numerico che dal punto di vista dei diritti sociali e di status sociale. In quanto a status sociale il livello massimo venne raggiunto ai tempi del fascismo, periodo in cui il burocrate diventò funzionale all’esistenza del fascismo stesso e alla sua capillarizzazione nel territorio italiano (a livello provinciale e comunale). La burocrazia in cambio ottenne uno status sociale privilegiato e un riconoscimento senza eguali. Dopo la Seconda guerra e la caduta del fascismo nel 1943, l’Italia si trovò dinnanzi al problema dell’epurazione. Fu coinvolta in questa fase anche la burocrazia che per tutto il ventennio fascista era stata una classe privilegiata e di prestigio e funzionale al Partito fascista. Il fatto che la burocrazia fosse capillarizzata nel territorio non permise il compimento dell’epurazione. Tra gli anni Sessanta e Settanta ci si trovò davanti a una burocrazia che necessitava di essere riformata e che nutriva il bisogno di riacquistare una nuova identità e nuovamente un suo status; il tutto sempre accompagnato dalla crescente necessità di far quadrare i conti e di dare una risposta al personale fuori ruolo che in passato era comunemente conosciuto come avventizio. Gli anni Ottanta e Novanta furono focalizzati a trovare una soluzione ai tanti problemi legati all’amministrazione e alla burocrazia, prima con Cassese nel 1993 e successivamente con Bassanini dal 1996 fino al 2001, tuttavia si scontrarono con un muro innalzato da un apparato non intenzionato al cambiamento.
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