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Il Viaggiatore del Tempo e la Principessa - Libro Terzo
Il Viaggiatore del Tempo e la Principessa - Libro Terzo
Il Viaggiatore del Tempo e la Principessa - Libro Terzo
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Il Viaggiatore del Tempo e la Principessa - Libro Terzo

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About this ebook

Lucky Campo, agente della CIA, non riesce a stare con le mani in mano. A volte il viaggio nel tempo torna utile. Prima di tutto, lo ha reso un uomo ricco. Ora continua a fornirgli una via di fuga verso una terra medioevale, ricca di avventure e rischi. Lucky è un uomo fortunato, dispone di armi che la tecnologia del XXI secolo gli mette a disposizione, ma… potrà usarle per rispondere al fuoco?

La Regina prega per il ritorno del Mago, ma questa volta Lucky forse ha fatto il passo più lungo della gamba. La storia potrebbe cambiare. Potrebbero esserci conseguenze devastanti. Una Principessa sta morendo e un folle miliardario greco, famoso per aver mandato in bancarotta le nazioni e per aver scelto personalmente i capi di stato, sta cercando di dominare il mondo.

Riusciranno Lucky e il suo amico Mickey a farcela prima che le ombre del sole passino?

I due uomini affrontano il male e l’oscurità in tutto il mondo, in secoli diversi, ma possono farlo soltanto… attraversando il Portale del Tempo.

LanguageItaliano
PublisherBadPress
Release dateJul 15, 2019
ISBN9781547594078
Il Viaggiatore del Tempo e la Principessa - Libro Terzo
Author

Joe Corso

I grew up in Queens, New York. I'm a Korean Vet, FDNY Retired and I started writing late in life hoping to help my grandchildren pay for their college education. I found to my surprise that I could tell a good story which resulted in my writing 30 books (so far) while garnering 19 awards and a 4 time top 100 Best Selling Author.

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    Il Viaggiatore del Tempo e la Principessa - Libro Terzo - Joe Corso

    Il Viaggiatore del Tempo

    e la Principessa

    - Volume III -

    di

    Joe Corso

    Il Viaggiatore del Tempo e la Principessa

    - Volume III -

    Titolo originale: The Time Traveler and the Princess

    Traduzione: Roberto Felletti

    ––––––––

    Copyright 2016 Joe Corso

    ––––––––

    Pubblicato da

    Black Horse Publishing

    Copertina di Marina Shipova

    ––––––––

    Black Horse Publishing

    www.blackhorsepublishing.com

    ––––––––

    Questo romanzo è frutto di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono il prodotto dell’immaginazione dell’autore o, se reali, sono usati in modo fittizio. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, compresi la fotocopiatura, la registrazione oppure qualsiasi altro sistema di memorizzazione o recupero, senza il preventivo permesso scritto dell’autore o dell’editore, tranne nei casi consentiti dalla legge oppure da un recensore, che può citare brevi estratti in una recensione da pubblicare su giornali o riviste.

    Tutti i diritti riservati.

    Indice

    PROLOGO

    UNO

    DUE

    TRE

    QUATTRO

    CINQUE

    SEI

    SETTE

    OTTO

    NOVE

    DIECI

    UNDICI

    DODICI

    TREDICI

    QUATTORDICI

    QUINDICI

    SEDICI

    DICIASSETTE

    DICIOTTO

    DICIANNOVE

    VENTI

    VENTUNO

    VENTIDUE

    VENTITRÉ

    VENTIQUATTRO

    VENTICINQUE

    VENTISEI

    VENTISETTE

    VENTOTTO

    VENTINOVE

    TRENTA

    TRENTUNO

    EPILOGO

    PROLOGO

    ––––––––

    Per sei giorni era piovuto incessantemente. Nelle ultime ore il diluvio era diventato un gocciolio e infine la pioggia era cessata. Benvenuti raggi di sole facevano capolino tra le nubi. Viaggiare era difficoltoso, a causa del fango e dei solchi sulla strada. I cavalieri, in sella ai loro cavalli, alzarono lo sguardo e riuscirono finalmente a vedere la luna piena, precedentemente nascosta dietro nuvole grigie, mentre essa si mostrava loro. La luce lunare si rifletteva sulla maglia metallica delle armature della scorta della Regina Alexandra, scintillando come stelle brillanti in un cielo notturno. Era una vista radiosa e ammaliante, specialmente dopo la precedente settimana di viaggio, piena di umidità e tristezza.

    Re Robert, insieme alla sua scorta di dieci cavalieri, era partito prima che cominciasse a piovere e viaggiava molto più velocemente della carovana che trasportava sua moglie e sua cognata. Egli voleva arrivare in fretta da suo suocero per far sì che fosse tutto pronto per quando sarebbe arrivata la Principessa.

    Adesso viaggiare era un piacere, e sebbene la pioggia fosse stata una seccatura, era una benedizione  per i terreni asciutti. I contadini avevano pregato affinché piovesse. I semi piantati in primavera avevano una disperata sete di umidità. Sì, la pioggia avrebbe garantito un raccolto florido alla popolazione del regno e avrebbe permesso agli operai di rifornire i depositi del Re di grano, mais e ortaggi a beneficio dei residenti del castello. Anche il Re era contento sapendo che la sua gente avrebbe avuto disponibilità di cibo durante i freddi e duri mesi invernali. La siccità era finita e la pioggia era vista come una benedizione dalla buona Regina, che portava sempre buona fortuna ogni volta che attraversava i villaggi; almeno, questo era ciò che i contadini e i servi credevano. Quello che non sapevano era che la loro Regina stava viaggiando con il cuore afflitto, accompagnando la Principessa Krystina, la sua amata sorella gravemente malata, da loro padre per un consulto e per essere esaminata dalla sua equipe di medici.

    I medici del Re erano i più colti del paese. Quel viaggio era l’ultima spiaggia, perché tutti gli altri uomini saggi si erano rivelati inefficaci. Le avevano praticato dei salassi, rendendola più debole, e alla fine la Regina aveva posto fine alle loro pratiche mediche, insistendo invece affinché la portassero al castello di suo padre con la speranza di trovare una cura. La Regina non aveva nemmeno dovuto chiedere a suo marito di inviare un messaggero a suo padre per informarlo della gravità della malattia della Principessa e del loro arrivo. Suo marito, Re Robert, aveva detto che sarebbero arrivati entro il mese e poi Re Robert stesso si era messo in viaggio, diretto al castello del suocero per essere sicuro che egli ricevesse il loro messaggio; insieme avrebbero atteso l’arrivo della Regina e della Principessa.

    La Regina, con cinquanta uomini armati, era partita a inizio primavera, subito dopo che la neve si era sciolta e la pioggia era cessata. Il gruppo viaggiava verso nord durante il giorno, trascorrendo la notte nelle piccole locande disseminate lungo il percorso che conduceva nell’Inghilterra settentrionale, verso il castello di suo padre. Le voci sul viaggio della Regina si erano diffuse rapidamente sul territorio, da un villaggio all’altro. Gli abitanti dei villaggi si allineavano lungo la strada, sperando di cogliere uno scorcio, di riuscire a dare anche solo un’occhiata alla loro bella Regina. Essi aspettavano pazientemente che la carovana passasse, sperando di guardare, anche solo per un attimo, quella rara apparizione di un membro della casa reale. Quando la carovana apparve ci furono canti e balli, e gaiezza e giovani ragazze che lanciavano bellissimi fiori verso la carrozza, fiori indigeni di tutti i colori, raccolti appositamente per l’occasione.

    Più di una volta la Regina aveva insistito affinché si fermassero, cosicché lei potesse salutare i suoi sudditi. Com’era elettrizzante quello per gli abitanti dei villaggi, che adoravano il loro Re e la loro Regina. La gentilezza della Regina Alexandra aveva catturato i cuori delle persone da tempo. Il popolo esprimeva il proprio affetto nell’unico modo che conosceva... con sorrisi e fiori.

    Quando, in serata, il corteo reale si fermò per riposare e cenare, i proprietari esultarono nello scoprire che era stata scelta la loro locanda. Semplicemente, non c’erano parole. Sì, il Re e la Regina erano decisamente ottime persone con cui fare affari. I locandieri si erano premurati che il Re, il quale era già passato di lì, e la Regina, con il suo seguito, avessero il meglio che il loro villaggio poteva offrire. La cucina, accuratamente preparata dai migliori cuochi locali, era sempre accompagnata da vini della migliore qualità, scelti dalla riserva selezionata delle cantine polverose – per il gruppo reale nient’altro che il meglio.

    Il tempo si era mantenuto sereno e sebbene la Regina si fermasse spesso, lei e i suoi protettori erano a buon punto sulla tabella di marcia mentre si avvicinavano alla casa avita di lei. Strada facendo vedevano fattorie delinearsi qua e là nella campagna, scarsamente popolata, ma col passare dei giorni la popolazione dei villaggi aumentava esponenzialmente a mano a mano che si addentravano nel regno di suo padre, finché un giorno, a metà mattina, non videro in lontananza, elevata su un promontorio, la sagoma del castello del Re. A ogni passo le fattorie sembravano più vicine le une alle altre. La carovana entrò in un insediamento situato vicino al castello. C’erano tende familiari, con mercanti che vendevano articoli di vario tipo e genere. Al Re giunse rapidamente la voce che la Regina e il suo seguito si stavano avvicinando. A un contingente di dieci cavalieri fu ordinato di accoglierli e di scortarli formalmente nel castello.

    Mentre la Regina si avvicinava al palazzo, gli abitanti del villaggio facevano a gara per garantirsi i posti migliori che permettessero loro di avere una visuale libera su di lei. Molti le gridarono di fermarsi, affinché potessero donarle dei fiori. E con loro grande sorpresa, lei ordinò davvero alla carovana di fermarsi e procedette a piedi in mezzo a loro, come una di loro, proprio come aveva fatto così tante volte in altri villaggi. Comportamento preoccupante per i suoi protettori, Alexandra aveva una mente tutta sua. Era inutile discutere con lei. Era una donna risoluta. Era amorevole. Si preoccupava.

    Quella mattina, ultimo giorno di viaggio, la Regina aveva voluto apparire al meglio a suo padre, Re William, e così aveva fatto. Sembrava una Regina in tutto e per tutto, con la corona d’oro tempestata di diamanti e il mantello di volpe bianca, che copriva la lunga veste di seta, anch’essa bianca. Le ragazze fissavano, a bocca aperta, quel copricapo incastonato di gioielli. Che contraddizione – camminare tra la gente del villaggio, su strade polverose, vestita in modo così regale. Ella chiacchierò senza difficoltà con una giovane qui e un ragazzo là, finché il capitano dei cavalieri non la prese delicatamente per il braccio e non la persuase a risalire in carrozza, dopodiché la Regina, le dame di corte e i cavalieri proseguirono il loro lento viaggio verso i cancelli della piazza d’armi che confinava con il castello.

    Re William aveva perso sua moglie, Beatrice, a causa della febbre e quando lei morì lui pensò che avrebbe dovuto morire anche lui, talmente intenso era il suo amore per lei. Ma egli aveva due figlie a cui pensare, così aveva continuato a vivere per loro... e per la sua gente. Non vedeva le figlie da tre anni e gli mancavano. Aspettava con ansia il loro arrivo, per stringerle di nuovo tra le braccia.

    Passi pesanti, seguiti da altri più leggeri, si stavano avvicinando alla camera del Re. Dall’interno, due guardie aprirono le porte, alte dal pavimento al soffitto, permettendo a due uomini di entrare; uno era decisamente più basso dell’altro. L’uomo più basso rimase in piedi vicino alla porta, mentre il cavaliere si avvicinava al Re e si inginocchiava.

    Vostra Maestà, il medico è qui. Dove volete che lo conduca?

    Conducetelo nella camera della Regina Alexandra, rispose il Re. La Principessa Krystina sta riposando con sua sorella. Dite alla Regina Alexandra che andrò da lei tra poco.

    Poi, tirando a sé il cavaliere, in modo che fosse più vicino a lui e per non far sentire al medico quello che avrebbe detto, Re William disse a bassa voce, Voglio che il medico la guardi senza interruzioni, molto prima che io entri. Non voglio essere d’intralcio o innervosirlo mentre conduce i suoi esami. Ho bisogno che faccia il suo lavoro e che lo faccia bene.

    Re Robert, essendo arrivato due giorni prima, era vicino a suo suocero e sentì i suoi sussurri. Si sentì impotente.

    Per gli Dei, mormorò Re Robert, vorrei sapere come contattare il mago.

    UNO

    ––––––––

    Lucky, adesso, era solo. Samantha, la sua infermiera, la sua confidente, la sua ragazza, lo aveva lasciato. All’inizio ne era rimasto devastato, distrutto fisicamente ed emotivamente dalla partenza di lei; credeva di esserne innamorato veramente. Ma col passare del tempo era diventato evidente che non si trattava di un amore così reale, perché erano due persone che si erano trovate a stare insieme, vittime delle circostanze. Quello che lui aveva provato per lei era qualcosa di diverso dall’amore. Infatuazione, forse, ma non amore. I pazienti si innamorano delle dottoresse e delle infermiere. Le infermiere si innamorano dei pazienti. È la vita. Sam era stata presente quando lui aveva avuto bisogno di lei. Lei era stata presente quando l’agenzia aveva cercato di uccidere lui e lei lo aveva assistito durante la convalescenza. Lucky aveva creduto che lei lo amasse. Non riusciva a capire perché lo avesse lasciato. Il fatto era che Sam si era resa conto che non sarebbe mai riuscita ad averlo – non nel senso tradizionale, almeno, quando una ragazza ama un ragazzo, un ragazzo ama una ragazza, i due si sposano, mettono su famiglia e vivono insieme felici e contenti. Aveva capito che Lucky e lei (ammesso che lei fosse stata parte di questo duo) avrebbero dovuto sempre preoccuparsi di un vecchio nemico che un giorno o l’altro sarebbe potuto ritornare e fare loro del male, e fare del male anche ad altri intorno a loro. Sam aveva notato come Lucky, poco per volta, avesse cominciato ad allontanarsi da lei. Lui la ricopriva di cose materiali, ma quello che lei voleva di più era il suo amore, il suo affetto; ma non li otteneva. Forse Lucky era semplicemente uno di quegli uomini incapaci di un amore vero, sempre cauto con i sentimenti. Quando parlavano, Lucky insisteva sempre col dire che andava tutto bene, che lui si preoccupava veramente, e che lei non doveva pensare al tempo che trascorreva da sola come una mancanza di impegno emotivo. Ma dopo settimane di tira e molla con questo conflitto emozionale, Sam aveva deciso di cambiare vita. Un mattino, Lucky trovò una lettera sul comodino. In essa, Sam diceva che aveva una grande ricerca spirituale da fare e che in futuro, prima o poi, avrebbe potuto ricontattarlo; ma, al momento, aveva bisogno di tempo per pensare. Aveva aggiunto anche che quello era il modo migliore per dirsi addio, perché gli addii sono spiacevoli. Lucky la prese male, ma sapeva che lei sarebbe stata bene, almeno finanziariamente. Lui vi aveva provveduto. Ma a dire il vero, andandosene lei aveva lasciato un vuoto.

    Le settimane passavano. Lucky aveva imparato che la routine diventa abitudine e quando si cambiano le abitudini, subentra il desiderio. Per esempio, se ogni venerdì sera, per anni, vai al cinema con la tua ragazza e all’improvviso la tua ragazza ti lascia, potresti scoprire che non è tanto la ragazza che ti manca, quanto la routine di andare al cinema il venerdì sera. Quando quella routine viene disturbata, i venerdì sera sono difficili finché non sostituisci quel ricordo, o quella routine, con qualcos’altro, altrettanto piacevole. Era così che Lucky si era sentito per mesi dopo che Sam se n’era andata. Ma col passare del tempo, il vuoto si era dissolto e nel contempo era subentrato un senso di libertà. Non aveva nessun altro di cui preoccuparsi, tranne se stesso. Cominciava a sentirsi di nuovo il vecchio Lucky.

    Adesso Lucky aveva pensieri e idee diversi dall’amore e dalle relazioni sentimentali. Era tormentato dal pensiero che, un giorno, la sua capacità di viaggiare nel tempo potesse cessare, potesse interrompersi in un’epoca infausta. Cosa sarebbe successo se avesse attraversato un portale e non fosse più riuscito a tornare al presente, al suo tempo, nel suo paese, nella sua epoca? Sarebbe riuscito ad adattarsi a vivere dove fosse rimasto bloccato? Si sarebbe abituato a non vedere mai più luoghi familiari o i suoi amici? Quelle erano preoccupazioni reali che metteva a tacere rendendosi conto di essere un sopravvissuto, in grado di gestire qualunque cosa la vita gli avesse posto sul cammino. Ma c’era dell’altro. Dentro di lui qualcosa stava cambiando, qualcosa che non riusciva a identificare; qualunque cosa fosse quella in arrivo, non poteva fare a meno di intuire che, in qualche modo, era per il meglio.

    Lucky ripensò a quando tutto era cominciato. Era iniziato tutto quando era finito in una trappola messa in atto dal suo capo di allora, Dirk Sommerville. Le esplosioni avevano scosso l’edificio e avevano scaraventato Lucky fuori dalla finestra, catapultandolo da un’altezza di sei piani sul pavimento in cemento del cortile sottostante. L’edificio era un vecchio caseggiato, ma fu fortunato e dovette ringraziare i fili del bucato per essersi salvato. Era rimbalzato da una serie di fili da stendere all’altra, come una pallina da ping pong. I fili da stendere posti a zig zag avevano interrotto la sua caduta, salvandogli la vita. Giacendo là, semi-incosciente, non riusciva a muovere un muscolo, in nessuna parte del corpo. Aveva parecchie ossa rotte, ma la ferita più grave di tutte era quella alla testa. Un pezzo del cranio, con la pelle ancora attaccata, era quasi chirurgicamente strappato. Ci vollero numerosi interventi chirurgici, eseguiti dai migliori chirurghi dell’esercito, tra cui John Vigiano, capo-chirurgo egli stesso, per salvargli la vita. Il capo, in pensione da tempo, era stato riammesso in servizio dal governo, appositamente per eseguire l’esteso e complesso intervento su Lucky.

    Dopo mesi di convalescenza, alla fine a Lucky erano state tolte le bende, ma i pungenti raggi di luce accecante che trafiggevano le sue cornee erano troppo gravosi da sopportare e richiedevano l’uso di occhiali protettivi speciali, realizzati in maniera esperta da un brillante scienziato. Nei libri di testo non c’era nulla che spiegasse la sua condizione. Relativamente all’intervento chirurgico, era qualcosa di sperimentale, a dire tanto. La sua situazione veniva paragonata a un oggetto costoso, quale un orologio complesso, pieno di un migliaio di parti mobili; un orologio che cade dal sesto piano di un palazzo, colpisce il terreno e si sfracella in un migliaio di componenti. Il possessore dell’orologio avrebbe dovuto trovare un esperto in grado di rimettere a posto ogni singolo pezzo, senza poter disporre di schemi o manuali, e accertarsi che funzionasse. L’intervento a cui era stato sottoposto Lucky era qualcosa di simile. Il miglior chirurgo cerebrale del mondo aveva affettato pezzi su pezzi del cervello danneggiato di Lucky, senza sapere con certezza se avesse collegato correttamente le varie parti. C’erano dubbi sul ritorno alla coscienza di Lucky e, se ciò fosse avvenuto, i medici si sentivano

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