Microglossario Interdisciplinare per l’Intelligence delle Fonti Aperte
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Il Microglossario descrive gli elementi costitutivi di questa microlingua, ne approfondisce le origini, ne delinea l'evoluzione semantica, evidenzia i prestiti epistemologici ottenuti dalle altre discipline e sottolinea le differenze con il lessico convenzionale degli studi di intelligence.
Con i suoi 73 lemmi il Microglossario interfaccia il dominio disciplinare della Teoria Generale con quello dell'Intelligence lato sensu e con i domini delle altre discipline. Uno strumento fondamentale per costruire quelle prassi di “interdisciplinarità attuata” che sono l'unico, vero motore dell'innovazione disciplinare, nell'OSINT così come in ogni altra forma di Intelligence presente e futura.
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Microglossario Interdisciplinare per l’Intelligence delle Fonti Aperte - Giovanni Nacci
Introduzione
Il Microglossario Interdisciplinare per l’Intelligence delle Fonti Aperte si incardina all'interno della trilogia¹, edita da Edizioni Epoké, che espone la nostra proposta di una Teoria Generale per l'Intelligence delle Fonti Aperte.
Nell’Abstraction Layer² e - in modo ancora più approfondito - nell’Application Layer vengono indagate le ragioni della peculiare attitudine³ alla interoperabilità intra e infra disciplinare che una intelligence di fonti (assai più che una intelligence di informazioni) manifesta e i motivi per i quali tale particolare attitudine è posta tra i fondamenti della nostra proposta.
Nella Teoria Generale per l’Intelligence delle Fonti Aperte tale attitudine viene sfruttata per costruire un vero e proprio strato di compatibilità
(o layer) tra gli assetti teoretici di discipline⁴ anche assai distanti tra loro. Tale strato di compatibilità vede l’OSINT come una sorta di laboratorio concettuale all’interno del quale "...i corpora disciplinari (con il loro payload di teorie, concetti, regole, metodi, sistemi, procedure, prassi) vengono considerati alla stregua di fonti aperte e come tali vengono (…) collazionate, analizzate, tradotte, riformalizzate e infine distribuite sotto forma di servizi e/o di strumenti collaborativi di interoperabilità attraverso un collaborative network trasversale (il network delle fonti)⁵".
Dunque se le discipline sono - come in effetti sono - le fonti (aperte) del sapere disciplinare (ovvero, semplificando, della conoscenza) e se consideriamo l’OSINT una intelligence di fonti più che di informazioni, allora ciò giustifica pienamente l’ambizione dell’Intelligence delle Fonti Aperte, così come declinata nella Teoria Generale, di arrivare a porsi come una intelligence delle discipline e per le discipline.⁶
I concetti di interoperabilità e di interdisciplinarità si fondano soprattutto sulla condivisione e sulla comprensione dei diversi assetti teoretici. Affinché ciò accada le discipline devono prioritariamente esplicitare gli strumenti che impiegano per descrivere e rendere formali i propri assetti teoretici: tra gli altri, le microlingue.⁷ In questo senso il Microglossario Interdisciplinare per l’Intelligence delle Fonti Aperte è uno degli elementi costitutivi (se non il più importante sicuramente il più trasversale) della visione a layer di OSINT esposta nella Teoria Generale.
Iniziamo con il chiarire quella che già nel titolo può sembrare, ad una prima lettura, una contraddizione piuttosto importante: la apparente frizione tra il concetto di microglossario
e quello di interdisciplinarità
.
Dizionario alla mano, per microglossario⁸ si intende un Glossario, o dizionario, che elenca termini e significati appartenenti a determinati linguaggi settoriali
oppure il complesso dei termini che costituiscono il linguaggio specifico di determinate discipline tecniche o scientifiche o di particolari settori d’attività
.
È perciò evidente che ciò che differenzia un microglossario da un glossario propriamente detto (o da un classico dizionario) è la sua particolare specializzazione disciplinare, ovvero il suo essere esplicitamente riferito al linguaggio specialistico che una certa disciplina⁹ esprime.
È esattamente qui che l'aggiunta di interdisciplinare
sembra contrastare con la definizione originaria: come si può realizzare un microglossario - quindi il glossario di un singolo, specifico campo del sapere scientifico o umanistico - che contemporaneamente rispetti però anche il connotato interdisciplinare senza che ciò, di fatto e per definizione, finisca per fargli perdere la particella micro
?
La risposta è assai semplice: basta spostare l'attenzione dall’oggetto tematico del microglossario (i lemmi in uso dalla disciplina che si vuole prendere in considerazione) alle modalità di costruzione e derivazione delle definizioni. Il concetto di interdisciplinarità, infatti, non va applicato al dominio disciplinare al quale è destinato il microglossario che dunque resterà sempre micro e relato a uno specifico linguaggio di una singola disciplina (nel nostro caso l’Intelligence, o meglio una specifica visione - quella della Teoria Generale - di una specifica area tematica: l’OSINT).
Ad essere interdisciplinari infatti sono - e non potrebbe essere altrimenti - le prassi di indagine, interpretazione e costruzione della semantica dei rispettivi lemmi. Inoltre il fatto di esplicitare, all'interno del microglossario, queste prassi costitutive interdisciplinari, ovvero il fatto di riportare per ogni singolo lemma non solo il significato riferito all’Intelligence delle Fonti Aperte ma anche significato espresso dalle altre discipline e il modo in cui questi significati hanno concorso alla definizione, fa sì che - osservandolo dall'esterno - il microglossario possa anche essere interpretato come una specie di meta-glossario, ovvero (come anche specificato dal sottotitolo) un glossario disciplinare comparato: una vera e propria occasione di comunicazione disciplinare, una porta aperta
da e verso la disciplina.
A ben guardare, considerato che il fondamento della interdisciplinarità sta infatti nella esistenza di assetti teoretici ben formati, robusti, chiari e soprattutto ben esplicitati (Antiseri) questo modo di procedere è esattamente ciò che ogni disciplina dovrebbe praticare per sperare di attivare prassi interdisciplinari che si possano considerare effettive, concrete, attuate e non soltanto auspicate, dichiarate o - peggio ancora - sbandierate come presupposto di innovazione o modernità.
È esattamente a questo che l'OSINT - la visione di OSINT espressa nella Teoria Generale - vuole e deve contribuire e lo fa proponendosi (anche) come una intelligence disciplinare, spingendo per la realizzazione di quello che definiremmo un sistema partecipato di microglossari infra-disciplinari
finalizzato allo sviluppo di interfacce linguistico-funzionali tra le varie microlingue disciplinari e, di conseguenza, tra i rispettivi assetti teoretici.
Le microlingue fondano la propria azione …su una particolare visione del mondo, su assunti scientifici e microsettoriali in grado di costruire le determinanti di un ambiente dove la dimensione di apprendimento è regolata da un contesto professionale che condivide elementi fissi: pratiche di ricerca, di lavoro e codici verbali, vale a dire dinamiche che sottolineano la forma e la struttura di una particolare organizzazione della conoscenza che ogni contesto professionale possiede…
¹⁰
Esse dunque evidenziano uno specifico connotato sociale: chi ne fa uso fa parte di un medesimo ambiente scientifico-professionale e si riconosce (e si aspetta che gli altri utenti lo riconoscano) come appartenente a quella specifica comunità.¹¹ Questo è un fatto particolarmente importante per la Teoria Generale per l’Intelligence delle Fonti Aperte che a sua volta ambisce a riconoscersi e ad essere riconosciuta come una visione inedita e innovativa dell’intelligence, dell’OSINT e degli Studi di Intelligence in generale.
Di qui l’esigenza di sviluppare un glossario disciplinare per la (neo) microlingua, andata delineandosi nel corso dello sviluppo della Teoria Generale per l’Intelligence delle Fonti Aperte, man mano che si rendeva necessario precisare o approfondire i significati, gli ambiti e gli usi specifici di certi termini.
Nel recente passato - tanto al livello di Studi di Intelligence (quindi in ambito disciplinare, accademico e pubblicistico) quanto al livello di apparati e organizzazioni di intelligence (quindi in ambito istituzionale) - si è registrato qualche lodevole tentativo¹² di glossare la terminologia di base in uso all’intelligence (di conseguenza, in una certa misura, anche all’OSINT). Nessuno di questi tentativi però - a quanto ci risulta - sembra essere esplicitamente (e originariamente) orientato alla facilitazione di prassi interdisciplinari concrete tra l’intelligence e altre discipline, ovvero alla descrizione delle prassi di derivazione concettuale (i c.d. prestiti disciplinari
) che i vari lemmi eventualmente presentano. In ogni caso, per quanto di nostra conoscenza alla data di pubblicazione della presente opera, è assai probabile che non esista, per l’intelligence, un tentativo del genere in lingua italiana.¹³
Il Microglossario Interdisciplinare per l’Intelligence delle Fonti Aperte intende fornire un contributo utile a colmare questa carenza e vuole farlo con un assetto editoriale compendioso, di facile lettura e rapida consultazione. Allo stesso tempo, però, non si vuole rinunciare al giusto livello di esaustività, anche grazie ad una quantità di note e rimandi alle fonti che ha lo scopo di sollecitare ulteriori approfondimenti da parte del lettore nonché l’autonomo sviluppo di inediti percorsi di ricerca.
In ogni disciplina o forma interdisciplinare si osserva ciò che è stato definito come un lungo itinerario [che va] dalla lingua comune alle lingue di spcializzazione
¹⁴, un continuum all’interno del quale vengono individuati quattro livelli:¹⁵
livello di descrizione generica
, al quale si osserva una generica trascrizione della scienza o della tecnologia usando il linguaggio comune;
livello di descrizione specifica
, che si rivolge ad un pubblico che già possiede familiarità con l’argomento (e, si presume, con il linguaggio disciplinare) e che è desideroso di un ulteriore approfondimento;
livello di formulazione
, ovvero il livello più elaborato e ‘specialistico’ raggiungibile dalle scienze non del tutto quantificabili e da quelle classificatorie: filosofia, diritto, zoologia, botanica, ecc. Qui le insidie della lingua comune (risonanze estranee all’universo di discorso della scienza) vengono neutralizzate dalla coerenza logico-sintattica della lingua e dall’assoluta monosemia delle parole che non sono più appunto tali ma [...] termini
;¹⁶
livello di formalizzazione
, che è caratterizzato "…dall’uso di notazioni speciali¹⁷ appositamente realizzate per rispondere alle esigenze di sinteticità ed univocità del discorso scientifico più oggettivo
.¹⁸
Il Microglossario Interdisciplinare per l’Intelligence delle Fonti Aperte intende collocarsi tra il secondo e il terzo livello di questo continuum, in una posizione di equilibrio che lo vede in ogni caso lontano dall’essere una banale trascrizione disciplinare in linguaggio colloquiale ma - proprio per via della compresenza degli intenti inter e infra disciplinari - ancora disponibile e aperto all’indagine da parte delle altre discipline ma, allo stesso tempo, sufficientemente specialistico ed approfondito per restare concretamente rappresentativo anche all’interno della disciplina alla quale si riferisce.
Il Microglossario Interdisciplinare per l’Intelligence delle Fonti Aperte rappresenta infine, all’interno della architettura tripartita della Teoria Generale, il tratto d’unione tra le tre idee fondanti delle rispettive opere che la compongono e cioè la presenza - all’interno del costituendo sistema teoretico di OSINT - di tre livelli concettuali, o layer:
lo strato di astrazione
(Abstraction Layer) all’interno del quale si alimenta una riconcettualizzazione della architettura teoretica stessa della disciplina;
lo strato di applicazione
(Application Layer) ovvero un contenitore interdisciplinare in grado di erogare servizi di interoperabilità tra le discipline all’interno del quale vengono messe a sistema teorie, prassi, procedure, metodi, fonti, linguaggi disciplinari ed infine
lo strato di fusione
(Fusion Layer) che riguarda l’insieme delle prassi, delle dinamiche e dei fenomeni sistemici che sottostanno alla genesi delle fonti, alla costruzione di sistemi di fonti, di network di fonti e - in fin dei conti - delle discipline stesse. In altre parole il luogo e il momento in cui le informazioni smettono di essere tali, manifestandosi ciò che abbiamo ipotizzato essere il fondamentale fenomeno di cambio di stato fisico
(la fusione, appunto) che trasforma sistemi complessi di informazioni documentali in reale conoscenza
.¹⁹
I tre livelli, i tre layer - dunque - oltre che da una concettualizzazione comune sono collegati anche da una uniformità terminologica e lessicale che rappresenta l’impalcatura sulla quale costruire il nuovo assetto teoretico della disciplina dell’Intelligence delle Fonti Aperte (e giocoforza, a nostro modo di vedere le cose, dell’intelligence in senso lato).
L’attenzione al significato che i lemmi esprimono, la chiarezza e la esaustività con le quali si definisce il loro carico semantico, la cura con la quale vengono impiegati nelle definizioni e all’interno del discorso è la migliore garanzia di arrivare poi ad un costrutto teoretico che sia esplicito (ben narrato), chiaro (ben interpretabile), robusto (ben dimostrabile), ben formato (ben pensato).
Non abbiamo dubbi sul fatto che se esistesse una estetica degli assetti teoretici interdisciplinari
l’Intelligence delle Fonti Aperte (questa particolare visione dell’Intelligence delle Fonti Aperte) ne sarebbe la disciplina più rappresentativa.
Buona lettura e buona consultazione.
Nota metodologica
Definizioni etimologiche
Ove presenti, le definizioni etimologiche sono state ricavate dal dizionario elettronico l’Etimologico
di Alberto Nocentini, ed. Le Monnier, Versione 14.1, 2010.
Linguaggi e domini disciplinari
Le definizioni dei vari lemmi sono suddivise per domini disciplinari
di provenienza. Ad ogni dominio possono corrispondere più accezioni dello stesso lemma, ma in linea di massima ad ogni dominio corrisponde sempre una unica microlingua o linguaggio disciplinare
.
Salvo ove diversamente indicato i domini disciplinari di provenienza sono quelli relativi ai linguaggi: 1) colloquiale (linguaggio d’uso comune), 2) della biblioteconomia, 3) della filosofia e della filosofia dell’informazione, 4) degli Studi di Intelligence, 5) della linguistica ed infine 6) dell’Intelligence delle Fonti Aperte, quest’ultima disciplina intesa così come definita all’interno della proposta di Teoria Generale esposta nella trilogia dei layer. Oltre a quelli citati si potrà talvolta fare riferimento ai linguaggi specialistici definiti da altri domini disciplinari: storiografia, giornalismo (media studies), letteratura, scienze della informazione, eccetera.
Lemmi composti
In presenza di lemmi composti le definizioni che verranno offerte riguardano la semantica della intera locuzione. Tuttavia in alcuni domini di riferimento il concetto relativo alla locuzione potrà esistere con riferimento a uno solo dei lemmi che la compongono: in questo caso verrà offerta la definizione del lemma maggiormente significativo, se esistente in quel dominio di riferimento (es.: ‘ciclo_di_intelligence’ = ‘ciclo’ oppure ‘acquisizione_informativa’ = ‘acquisizione’).
Dominio del linguaggio colloquiale.
Per ogni lemma la prima tipologia di definizioni che si offre è quella riconducibile ad una interpretazione generalista del lemma, ovvero quella che maggiormente è vicina al linguaggio colloquiale o più comune in esso. Nel selezionare le fonti di tale tipologia di definizioni si è scelto di preferire - a prescindere dalla loro correttezza o completezza formale - quelle che sono più facilmente raggiungibili dalla massima parte degli individui non specializzati (dizionari on-line, Wikipedia, testate giornalistiche online o cartacee, siti di approfondimento giornalistico e così via). La non-specializzazione di queste fonti non rappresenta, nel nostro caso, un fatto negativo.
Il profilo disciplinare delle informazioni erogate da queste fonti infatti, salvo poche eccezioni, è abbastanza omogeno e non presenta eccessivi picchi di specializzazione. Questo fenomeno di normalizzazione²⁰ rende più semplice la rilevazione di eventuali segni
che stiano ad indicare inediti apporti o nuove influenze - anche se marginali - da parte di linguaggi disciplinari specialistici.
In ogni caso, ove possibile, si è sempre preferito dare la