Sherlock Holmes e il Principe Inestinto
Di Marco Grassi
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Info su questo ebook
Giallo - romanzo breve (72 pagine) - Un serrato confronto tra Sherlock Holmes e il dottor Doyle...
Dagli appunti inediti di Watson ci giunge l’inaspettato confronto tra Holmes e il dottor Doyle, suscitato dalla terribile creatura evocata tra i palchi del Lyceum e dai macabri redivivi tramandati dalle cronache del secolo precedente. Un serrato duello tra le manifestazioni del soprannaturale e le prime luci della patologia forense, che lascia scorgere quella tenace passione che renderà Doyle un convinto sostenitore della realtà metafisica.
Marco Grassi è nato nel 1964 a Roma, dove dopo aver conseguito la maturità artistica si laurea in Architettura. Svolge la professione di Architetto come Funzionario Direttivo della Pubblica Amministrazione. Tra le passioni esercitate durante il tempo libero, divise tra i disegni e la lettura, particolarmente fatale resta quella che lo ha avvicinato all’universo di Arthur Conan Doyle. Si è dedicato alla raccolta di alcuni apocrifi scritti per il gusto del divertimento e della citazione, pubblicandoli in forma di romanzo nel 2008 con il titolo Sherlock Holmes e l’ombra di sangue. Dal 2017 ha ereditato la carica di Presidente dell’Associazione Uno Studio in Holmes, che tuttora esercita collaborando inoltre alle pubblicazioni dello Strand Magazine, organo ufficiale dell’associazione, con diversi articoli ed illustrazioni, quest’ultime realizzate nelle vesti di vignettista e disegnatore, ulteriore opportunità per esprimere la sua naturale propensione all’umorismo.
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Anteprima del libro
Sherlock Holmes e il Principe Inestinto - Marco Grassi
a cura di Luigi Pachì
Marco Grassi
Sherlock Holmes e il Principe Inestinto
ROMANZO BREVE
ISBN 9788825409321
© 2019 Marco Grassi
Edizione ebook © 2019 Delos Digital srl
Piazza Bonomelli 6/4 20139 Milano
Versione: 1.0
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Indice
Copertina
Il libro
L'autore
Premessa
Sherlock Holmes e il Principe Inestinto
I Il principe inestinto
II L’ombra di sangue
Nota bibliografica
In questa collana
Tutti gli ebook Bus Stop
Il libro
Un serrato confronto tra Sherlock Holmes e il dottor Doyle...
Dagli appunti inediti di Watson ci giunge l’inaspettato confronto tra Holmes e il dottor Doyle, suscitato dalla terribile creatura evocata tra i palchi del Lyceum e dai macabri redivivi tramandati dalle cronache del secolo precedente. Un serrato duello tra le manifestazioni del soprannaturale e le prime luci della patologia forense, che lascia scorgere quella tenace passione che renderà Doyle un convinto sostenitore della realtà metafisica.
L'autore
Marco Grassi è nato nel 1964 a Roma, dove dopo aver conseguito la maturità artistica si laurea in Architettura. Svolge la professione di Architetto come Funzionario Direttivo della Pubblica Amministrazione. Tra le passioni esercitate durante il tempo libero, divise tra i disegni e la lettura, particolarmente fatale resta quella che lo ha avvicinato all’universo di Arthur Conan Doyle. Si è dedicato alla raccolta di alcuni apocrifi scritti per il gusto del divertimento e della citazione, pubblicandoli in forma di romanzo nel 2008 con il titolo Sherlock Holmes e l’ombra di sangue. Dal 2017 ha ereditato la carica di Presidente dell’Associazione Uno Studio in Holmes, che tuttora esercita collaborando inoltre alle pubblicazioni dello Strand Magazine, organo ufficiale dell’associazione, con diversi articoli ed illustrazioni, quest’ultime realizzate nelle vesti di vignettista e disegnatore, ulteriore opportunità per esprimere la sua naturale propensione all’umorismo.
Dallo stesso autore
Marco Grassi, Sherlock Holmes e la Lucerna del Diavolo Sherlockiana ISBN: 9788825409178 Marco Grassi, Sherlock Holmes e l'Orrore di Hampstead Sherlockiana ISBN: 9788825409246
Premessa
Tra i manoscritti inediti di John Watson tornati alla luce in questi ultimi anni, e ritrovati nel doppio fondo di un’antica cassapanca appartenuta ai discendenti del dottore, vi è un resoconto lasciato in disparte dal nostro biografo, che tuttavia riporta un particolare piuttosto rilevante sulla effettiva natura dei rapporti tra i due inquilini di Baker Street e Sir Arthur Conan Doyle.
Per un curioso equivoco infatti la stesura delle annotazioni biografiche di Sherlock Holmes è sempre stata diffusamente attribuita al dottor Doyle, al quale dovrebbe essere riconosciuto in verità l’iniziativa di essersi proposto al dottor Watson come agente letterario, con l’intento di pubblicare e diffondere i metodi di Holmes e gli scritti del suo biografo ufficiale. Un impegno che dopo quasi un decennio di silenzio, dal 1893 al 1901, ha tuttavia rispettato per il resto della sua vita.
Dagli appunti inediti di Watson ci giunge l’inaspettato confronto tra Holmes e il dottor Doyle, suscitato dalla terribile creatura evocata tra i palchi del Lyceum e dai macabri redivivi tramandati dalle cronache del secolo precedente. Un serrato duello tra le manifestazioni del soprannaturale e le prime luci della patologia forense, che lascia scorgere quella tenace passione che renderà Doyle un convinto sostenitore della realtà metafisica.
Una passione a cui Holmes rifiuta di sottomettere la logica, celando tuttavia nell’orgoglio dell’abilità professionale la sua languida malinconia e l’amara consapevolezza di quanto siano futili e patetiche le ambizioni dell’uomo.
M.G.
I
Il principe inestinto
Era una fresca serata di maggio del 1897, quando rientrai a Baker Street mentre le lampade a gas illuminavano strade e finestre, e la luce del tramonto rimaneva oscurata dalle dense nubi distese come un grigio sudario sulla volta celeste. Ero stato tutto il pomeriggio in compagnia di Arthur Conan Doyle, che mi aveva onorato di una delle sue rare visite, durante la quale tentai ancora una volta, senza esito, di convincerlo a riprendere le pubblicazioni delle ultime indagini del mio straordinario coinquilino.
Un violento temporale si era abbattuto sulla città e per la strada si udivano ancora gli schiamazzi degli ultimi monelli che si divertivano a saltare nelle pozzanghere, quando raggiungemmo l’uscio al 221B di Baker Street.
– Sembrerebbe che Holmes sia tornato, a giudicare dalla luce nel salotto! È da questa mattina che non lo vedo– sospirai all’indirizzo della signora Hudson, mentre ci accoglieva nel vestibolo.
– Altroché, dottore! Appena tolto il soprabito si è avventato sulla dispensa e si è portato via un vassoio di biscotti, salendo nel salotto senza dire una parola. Non ha nemmeno chiesto che fine lei avesse fatto!
– Meglio così! – risposi ammiccando verso Doyle. – Gli faremo certamente una sorpresa!
Salimmo furtivamente le scale, quindi spalancai la porta del soggiorno, ma con mio vivo disappunto, quando esplorai col primo colpo d’occhio il capanno di giornali che ricopriva la poltrona di Holmes, mi accorsi che mancavano le gambe del mio amico, solitamente acciambellate sui cuscini.
Poi un lento borbottio dietro le spalle richiamò la nostra attenzione. Ci voltammo entrambi e fu allora che apparve Holmes nel suo angolo degli esperimenti chimici, tra le ampolle, le storte e le provette. Era quasi nascosto, chino sulla vite che regolava il gas del becco Bunsen, regalatogli dal dottor Wilhelm in persona, quando il mio amico si recò da lui ad Heidelberg per studiare i derivati organici arsenicali e le proprietà dei gas.¹
Sopra il fornello del becco, un liquido ribolliva in un recipiente conico dal collo particolarmente lungo. Quando Holmes ci vide rimase per un attimo immobile, scrutandoci come un avvoltoio appollaiato sopra la sua preda, poi si rizzò con un largo sorriso sul volto venendoci incontro. – Questa è bella! Il dottor Doyle! Certo non mi aspettavo di vederla a Londra, e tanto meno accompagnato al dottor Watson. Cosa può dirmi sulla salute della sua sfortunata signora?
– I segni di un netto miglioramento lasciano ben sperare, e la malattia sembra domata. Apprezzo molto il suo interesse, Holmes.
– Non lo dica neppure, Doyle! Da quando è partito per la Svizzera² le cronache sono state estremamente avare sulla vostra persona, e negli ultimi anni sia io che Watson eravamo all’oscuro dei suoi movimenti. Ma da quel che vedo appare piuttosto evidente che è tornato da un recente viaggio in Egitto, che ha stabilito la sua residenza nel Surrey e che le buone condizioni di salute della signora Doyle le hanno permesso quindi di concedersi una giornata a Londra, conducendo Watson tra i palchi del Lyceum, per assistere nel primo pomeriggio alle prove della compagnia di Henry Irving.³
Sia io che Doyle rimanemmo senza fiato con la bocca spalancata, guardandoci l’uno negli occhi dell’altro. – Ma, Holmes! – esclamai allibito. – Dunque ci ha pedinato?
– Certo che no, Watson! – replicò stizzito. – Ancora non è avvezzo ai miei metodi?
Doyle allora proruppe in una sonora risata: – Che mi venisse un accidente! Quando espone le sue deduzioni, Holmes, pare il ritratto spiccicato del mio vecchio professor Bell!⁴
– Mi rende un complimento, Doyle. Ho sempre apprezzato la cura con cui lei ha portato alle stampe gli appunti del mio zelante biografo Watson, proprio in virtù dell’interesse che i miei metodi così simili a quelli del professor Bell le hanno suscitato.
– Purtroppo – commentai – la maggior parte del pubblico ignora che il mio amico è sopravvissuto agli straordinari avvenimenti narrati nell’ultimo resoconto che lei ha pubblicato, Doyle! .