L'ultimo passero solitario. Seconda edizione
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L'ultimo passero solitario. Seconda edizione - Edmondo Canepi
Indice
INTRODUZIONE
DEI TEMPI PASSATI
Solitamente
Dalia
Brigata
Ballata
Baròre
Arzachna
Armir
Berchidda
Proserpina
Computer
Effimero
San Lorenzo
Lavoro
Spaventapasseri
Turbine
Sentieri
Alluvione
Mucillagine
Rondinella
Giungla
Spartaco
Nonsolonero
Stradivari
Epitaffio
Golfo
Santippe
Vagabondo
Arcangelo
Epigono
Apoleide
Meritatamente
Meteore
Oltremodo
Simpatia
Senzalimiti
Supercalifragilisticamente
Ripristino
Nassiriya
Maitadue
Ligabue
Pianto
DEI TEMPI RECENTI
Passero
Folies
Retorica
Rete
Label
Sera
Ruggito
Remore
Rimembranze
Caraibi
Pazzia
Surfinie
Calliope
Rose
Zanzibar
Serenità
Amore
Solitudine
Porcherie
Mobile
Amnesie
Palingenesi
L’Aquila
POIEMA
Assembler
Reticolato
Rudere
Immensità
Tenebre
Intimitá
Ormai
Perché
Evolution
Quando
Ramadan
Rebelot
Pervaso
Impermeabile
Nepal
A modo mio
Un altro Ferragosto
Finestre
Titolo | L'ultimo passero solitario
Autore | Edmondo Canepi
ISBN | 9788831621168
Prima edizione digitale: 2019
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INTRODUZIONE
1. ACCENNI BIOGRAFICI DELL’AUTORE
Edmondo Canepi uno pseudonimo, un nome d’arte. Il vero nome dell’autore Carlo Casu. Ha voluto soltanto seguire l’esempio di molti poeti e artisti, che fino ai primi dell’ottocento/novecento, solevano darsi un nome d’arte, un epiteto, per seguire la moda del tempo e per sottolineare la loro natura specifica. E con ciò l’autore forse si illude di far parte di un minuscolo cenacolo di poeti, quelli che sono tuttora viventi e quelli già morti da un pezzo..
Nato a Sestino, Provincia di Arezzo, il 1 Settembre 1937. I suoi genitori erano gente molto semplice, di origine sarda contadina. Il padre, Salvatore, era Maresciallo Maggiore dell’Arma dei Carabinieri. Di carattere molto schietto, costui, si era tuttavia formato un discreto bagaglio di cultura generale, quasi da solo, essendo un valido autodidatta, ottimo poeta in vernacolo, aveva fondato, con molta discrezione e privacy, stante anche il suo stato militare, che vietava queste forme privatistiche, alla fine degli anni ’40, a Cagliari, una rivista di letteratura sarda: "S’Ischiglia", che ebbe una certa notorietà e diffusione, in quegli anni del dopoguerra.
In questo ambiente, che comprendeva anche la figura e l’influenza del prozio dell’autore Pietro Casu, scrittore di sicuro spessore nell’ambito della letteratura sarda, ma anche italiana, si realizzato lo sviluppo della personalità peculiare dell’autore, fin dai tempi della fanciullezza. Si trattava di una personalità certo molto attenta e curiosa per natura, complessa soprattutto in relazione alla sensibilità istintiva dell’immaginazione ed alla creatività poetica, perché fin dai primi anni giovanili (prima di quindici anni), l’autore muoveva i primi passi e tentava spontaneamente di trovare una sua forma di espressione poetica autonoma, non in vernacolo però, bensì in lingua italiana, avendo peraltro seguito gli studi classici, presso l’Istituto Dettori di Cagliari ed in seguito presso l’Istituto Berchet di Milano.
Di quegli anni giovanili, resta purtroppo quasi niente, solo qualche frammento dei vari tentativi di composizione, per lo più di carattere amoroso, ispirati ad amicizie personali o di qualche compagno di scuola.
Notate, per esempio:
"Tanto cara mi sei
ed al cuor sì stretta,
che anche la vita perderei
per te Antonietta".
Si tratta di versi, facenti parte di una canzonetta scritta su commissione
, a Cagliari, verso la fine degli anni quaranta, per un compagno di scuola, certo Italo Pinna, innamorato di Antonietta Bianchi, una studentessa bionda, molto carina, ed ispirati agli amori semplici e sdolcinati della prima adolescenza.
Molte di queste composizioni, facenti parte della raccolta Le Mie Mani, ovvero dell’Arte Poetica, come "Frammenti e
Limbàra", rimaste quasi intatte e fedeli, riescono ancora a testimoniare di quegli anni di giovanile fervore e di fantasie sincere, seppure immaturamente espresse.
E la fantasia, appunto, questa meravigliosa e misteriosa facoltà, egli continuamente sviluppava ed accresceva, attraverso la lettura di libri giovanili, soprattutto di narrativa, di avventure e di fantascienza.
Si dimostrava, però, poco adatto alla disciplina scolastica, sia perché era molto timido, sia perché non aveva consolidate tradizioni di famiglia (il prozio Pietro, era un’eccezione!), in seno alla quale non fu certo incoraggiato. Inoltre, non era minimamente ambizioso. E così abbandonò dopo un po’ gli studi normali, ma scoprì, forse casualmente, di avere facoltà e vocazioni non del tutto trascurabili, come la passione genuina e smisurata per la filosofia e per l’arte poetica e si sentì così, in seguito, interiormente più realizzato, seguendo queste inclinazioni spontanee.
Frequentò, per qualche tempo, l’Università Cattolica di Milano, iscrivendosi alla Facoltà di Economia e Commercio. Ciò, pur essendo contrario alle sue inclinazioni morali più profonde, che in quel tempo lo spingevano di più verso la Medicina, gli consentì però di entrare a lavorare in banca. Diventò così un "colletto
bianco" della Banca Commerciale Italiana di Milano, dove lavorò molti anni, fino all’età del pensionamento.
Mise su famiglia abbastanza presto (1961), sposando Maria Melilli, di origine siciliana e n’ebbe due figli: Marcello e Luisa.
Svolse il servizio militare a Como (Camerlata), dove conobbe Aldo Caravati, l’amico architetto che morì giovanissimo, a causa di un incidente automobilistico, mentre ritornava in caserma, una sera di ottobre dell’anno 1964, dopo un breve congedo. Ne soffrì interiormente