L'eterno canto dell'estate
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Book preview
L'eterno canto dell'estate - Domenico De Ferraro
dell'estate
L’Eterno Canto Dell’ Estate
Romanzo In Versi Liberi
DI
DOMENICO DE FERRARO
CURRICULUM
DOMENICO DE FERRARO:
Nativo Di Giugliano In Campania ivi Residente In Villaricca (Napoli) Via San Francesco D’assisi 84 Scrittore Espressionista . Poeta Futurista . Rapper in Podcast. Autore di audio libri. .Membro dell’accademia degli oziosi e dell’accademia poesia nel Mondo appassionato fin dalla tenera età all'arte della narrativa e della poesia. Dopo aver tentato di laurearsi in Lettere e Filosofia è approdato ad un corso universitario di medicina come Tecnico Radiologo in tale ruolo lavora tutt’oggi in un noto ospedale della città di Napoli . Ha scritto fino ad oggi vari libri di narrativa: Romanzo : Malerba Latina : editori Lulu.com, Boopen.it . Romanzo : Pendragon (Fantascienza), Romanzo : Piazza Gramsci Generation diverse raccolte di racconti e poesie: Novelle Aliene con editore ilmiolibro.it, sito in cui e presente con diversi libri in vendita. Novelle Neopolitane . Racconti Futuristi, editore Boopen.it, Poesie di Periferia . Poesie : Ferro e Fuoco, editore Lulu.com e Poesie, Canti del Sud con La Rosa editrice. Inoltre ha pubblicato diverse Fiabe in e-book, Il libro magico degli Gnomi, Fabule Campane, Brevi commedie umoristiche. Autore presente in tantissimi e diversi siti di riviste letterarie di scrittura creativa online nazionali ed internazionali.
Elenco Opere Prodotte :
CANTI DEL SUD (Poesie)
POESIE DI PERIFERIA ( Poesie)
FERRO E FUOCO POESIE
CANZONI E POESIE VARIE
MALERBA LATINA ROMANZO
IL LIBRO MAGICO DEGLI GNOMI E ALTRI SOGNI
FIABE PER BAMBINI FIABE BASILIANE
PENDRAGON Romanzo
RACCONTI FUTURISTI Racconti
NOVELLE NEOPOLITANE Racconti
FABULE CAMPANE Racconti
NOVELLE ALIENE Racconti
NOVELLE ONLINE Racconti
SCRITTI PER STRADA Racconti
RAP POPOLARE Poesie
CANTI CUNTI FUTURISTI Racconti
PIAZZA GRAMSCI GENERATION Romanzo
RACCONTI DI PANICOCOLI LE FIABE DEL FAUNO
L’ETERNO CANTO DELL’ESTATE (Romanzo in Versi)
RACCONTI METAMORFICI
L’ETERNO CANTO DELLA ESTATE
DESCRIZIONE
L’eterno canto dell’estate è un romanzo espressionista composto in versi liberi formato in ventuno capitoli chiamati canti in virtù del fatto che il narrare si svolge principalmente in versi . Romanzo con dialoghi surreali ed espressioni originali , dove emerge la figura di un moderno Policinella eroe contemporaneo tormentato dalle sue passioni , dal sesso in generale , dal bisogno d’evadere dalla grigia realtà in cui vive, insieme a sua moglie Milly ed il figlio Tommasino. Un Policinella emigrato dapprima in America, poi ritornato nella sua città natale con Milly là conosciuta con la promessa di vivere un amore appagante il suo animo tormentato. Ritornato in Napoli va a vivere in un basso ed apre una sua bottega tra intrigati vicoli sempre più luogo di malessere, covo di spacciatori e delinquenti d’ogni genere. L’eterno canto dell’estate è anche un lungo viaggio in una estate in cui l’amore ti conduce lontano nel senso dell’essere soli nel caduco verso , nella lasciva libertà che eguaglia il nostro vivere per mondi sovrumani e canti in riva al mare dove la giovanile memoria si bea del tempo passato . Cosi attraverso tormentate vicende Policinella con l’aiuto di un munaciello entra nella città dell’eterna estate ove ogni è possibile realizzare. Ma questo entrare in altre dimensione lo conduce ad una sorte di follia dei sensi e ad un amaro risveglio. L’amore salverà lui e la sua famiglia attraverso la rinascita di Milly ed il ripartire verso altre terre in cui si è liberi di sognare un'altra vita , un'altra estate.
Proemio
Caro lettore stai sfogliando pagine di vita verace, or dunque seguimi in questo mio narrare per versi. Qui mi lascio andare al divenire per racconti fantastici nei vortici dei sensi descritti nella forma di sapere poetico , tra varie espressioni congiunte al tempo passato . Attraverso l’ avversa sorte che affligge milioni di persone, nella mesta ricorrenza di un giorno qualunque, nella gioia , nel peccato che si porta via questo delirio di storie intrise di sesso. Tra silenzi infiniti il mio pensiero vola per valli ed oscuri , luoghi meravigliosi, destano in noi l’immagine di un mondo dimenticato . In giorni sempre uguali ,nella monotonia metropolitana . Tutto scorre nella mia storia, ogni cosa si trasforma , senza mai fermarsi. Catarsi d’ espressione senile sale lenta et lesta. Fugge gemente nel vago ardore, indora l’aurora , fulgida appare ed immane , cade nel suo delirio . La pioggia bagna la caduca passione, nascosta nell’animo afflitto. E in questa sconvolta favola chiama a se la vita di quando le resta da vivere. Tra amene ombre , spiragli di luce , lungi per lidi luminosi, esuli et antichi prendono vita da ellenici racconti misti di varie avventure . Fiabe e leggende prendono vita come per incanto dalla mente di un esule scrittore .
in questo narrare io mi dispero, lungi dal comprendere ciò che conosco e dopo prego lesta venga la morte . Vita ,emerge nel mio verseggiare , per storte vie , verso vette eccelse . Odo solinghi usignoli canticchiare nel bel giardino dell’infanzia la gaia canzoncina dei bimbi perduti. E nel dolore ,mi trascino da solo in incantevoli paesaggi nell’eco di guerre che non finiscono mai.
Vedi , credo d’essere giunto in questo amore grondante sangue , bagnato di sperma, ingravidante il mio dolore. Fingo, cado , mesto, arrivo , esule come fossi beato in questo amore malato che ti riempie l’animo . Son solo ,volo nel vasto cielo. Il vento mi trascina , sopra città leggendarie ,sopra questo mondo in rovina , sopra mille macerie letterarie , dentro un amore maledetto ove mostro il mio coraggio, il mio destreggiarmi in vane forme , in vani pentimenti . E non so dove nasce in me tal rabbia, tale orrore. E di tanta parte , di tanto patire , rimango il signore dai mille nomi e dalle mille vite, assai derise.
Son io che soffro , canto , contro la crudeltà degli uomini oppure e l’ amor a condurmi in cielo per vie belle ed eleganti , per quartieri dormenti. Meste strade conducono ad un dio che governa il mondo. Dormi figlio mio , sugli allori scipi ,nella gaia novella, nell’accidia di un verbo. Prende corpo dentro me la consapevolezza , in questa storia che io narrai dopo aver percorso l’ade tutto da solo , dopo aver percorso, il mio tempo ed il mio amore.
Credevo di vivere , di ire per oscuri lidi , per giorni lieti in compagnia di un nuovo amore. Gaio mi desto all’alba , mi elevo nel viaggio che per estreme liriche et eclettiche egloghe per casi oscuri fan di me un mostro tra gente dabbene. E provo tanto orrore ,provo pena per me stesso per ciò che sono , per ciò che rappresento.
E muovo i miei passi sulla scia di un verso poetico , nella sorte che bigia , ama il grigio ardore. Nell’ umana metamorfosi di lucrezio . La natura si evolve nella muta occasione . Nella gioia di un attimo , ora sono io, ora sono tanti e non trovo tregua , ne ritegno nelle deleteria estasi. Nell’ esimere l’essere dall’essere tale , in come noi condotto l’ abbiamo sognato di vivere.
E nel bel mattino di nostra età , quando ogni cosa è conclusa quando per ore liete il nostro corpo ha provato l’estasi di un sesso secolare , fatto di effusioni e lubrici lirismi, sulla scia di un sentire che si desta dall’inverno trascorso si desta al caldo sole d’estate. Io rinasco in sofferti mattini congiunti all’idea di un mondo che lentamente va alla deriva. Inseguo un mio credo , una personale visione di ciò che si è di ciò che avremmo potuto essere ancora . E nella gioia nel viaggio son giunto oltre ogni sapere ed ogni incontro alla rinfusa nell’unire spiriti e corpi assai simili al mio cambiare nel decantare gioie e dolori dell’animo umano.
Versi fuggono , gioiosi, bizzarri in vane ragioni , raggiungono il fine estremo di una esistenza di mezzo , attraverso il fiume di questa poesia , immerso in silenzi estivi , ove la mente evade in sogni ed avventure , nella ricerca di una pace che vive in abissi marini ed in altre avventure inverosimili . Fantasie all’estremo di un morire mite in un acerbo dire , un morire per rime chete , cretine risorgono all’alba nel bel mattino di una vita raminga.
l’amore carnale
E come in un caos senza fine si trascende il verbo del divenire per erranti lidi , macchiati di sangue innocente, cheti nel fluire che mesto incomincia ad assumere la sua forma fisica. Versi erranti , deformi senza senso emergono nel gioco erotico, nella gaia giostra di anime morte di baci e carezze . E tu ferma ammiri , forse incapace di riprendere un suo percorso nominale. Abbandonata sotto le luci della città , trascinato nelle parole di bocca in bocca , adunche ,incomprese , scritte con vigore dentro un bar davanti ad una birra . Tutto passa , ed ogni cosa si muove si fa chiù bella come fosse una gaia scienza , giovanile esperienza che s’alza la gonna mostra il sedere , mostra le sue grazie. Mi fermo nel tempo in cui fui ,incapace di credere ai miei occhi , di ritornare ad essere ciò che un tempo fui. Tutto scorre ,musica e desideri. Tutto si desta nell’ipocrisia di un essere uno e trino.
Ora la morte non ha più riguardo di me , mi sussurra amabile parole mi sussurra del suo tempo di quando si era giovani . M’incammino per un lugubre lungomare , perduto in visioni oscure , per giorni che non riesco a congiungere a quella assioma , assunto in forme cosi sinistre. Ed il dubbio di chi sono , cosa sarò di nuovo, vivendo mi riporta ad una gaia melanconia ad una incerta visione ad un bruciare nel fuoco dell’inferno della città .
Ti ho vista vicino al mio corpo, ti ho visto fare i tuoi giochi perversi , nel dare e l’ avere, hai toccato il mio maturo sesso ,volate via le mie parole così triste ed il canto confuso nel ricordo , assume una inquieta visione di cosa saremmo divenuti strada facendo.
Continuo a vederti , muoverti dentro di me con i tuoi pensieri , mi travolgi, mi baci e mi fortifichi, come catullo et serbia cornifici tuoi , bella puella di fabula latina . Figlia del mare , figlia della amore carnale , figlia della lupa , vicino a questo sciato dopo tanti vasi , pigliati questi soldi. Fosse state chiù contento , se me l’avesse detto in faccia subito quello che pensavi di me . Ti sei annascunuto dietro a questi uocchie verdi e ti sei avasciate a mutanda dietro a uno specchio da sola , senza essere vista da nessuno.
Ed io volevo una bambola gonfiabile da possedere ,bella e disponibile io volevo una passione chiattullela , munachella, lascivo nel vento , sconvolto , sotto alle stelle di capri , fischiando navigando verso ischia , pensando a maria, pensando questa sciorta chiù scura da mezzanotte , mi ritrovo di nuovo rassegnate dentro ad un altro errore.
Son figlio della terra di lavoro , son figlio della mia storia ,son tre giorni ti cerco mezzo a questi vicoli neri e fetenti . E non trovo pace mi spoglio , mi vesto, faccia l’ ammore e non trovo giustificazioni ,riconoscenza , mezze misure che mi conducono ad una ragione plausibile. Finisco cosi inginocchiato a pregare davanti ad un santo . Non ho più tempo, nè certezze , tutto è odio, amore ed ogni cosa è dolce come fosse una musica nova.
Ti avrei volevo raccontare quello che mi passava per la testa poi portarti sopra ad una nuvola, ti volevo cuntare , scrivere , smargiasso, rincorrerti dentro questa passione, fino alla fine dei miei giorni. Ed una febbre m’assale e ti penso tutti i giorni , ti penso quando scendi le scale e vado a faticare, quando sono innanzi ad una croce , quando mi tocco la facce e pensa a te sola dentro questa vita . E nun tengo chiù a capa , stanco ascolto le ribelle onde del mare ,l’infelice fiaba della bella e la bestia , la magica fiaba dell’orco canterino.
Sciorta nera , simili a notti passate , scrivere versi sireticci ,scontrosi, sputazzate , bellezze senza zizze e senza seguire conclusioni in versi angelici , belli come te che riposi dentro un letto di spine , abbracciata al sogno di un altro , ed io inquieto rimango . Sono in trappola , sono caduto dentro un fosso, dentro