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Il Dio Sbagliato
Il Dio Sbagliato
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Il Dio Sbagliato

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Il Dio Sbagliato, 530mila battute, racconta il motivo per cui da alcune migliaia di anni Dio non si manifesta più agli uomini. Libro ironicamente dissacratore che ribalta luoghi comuni e simbolismi della fede.

In previsione di uno scontro intergalattico profetizzato da Hunab Ku, dio creatore dei Maya, tutti gli dei si sono rifugiati per sbaglio sul pianeta
Damnation, il più inospitale nella galassia del Triangolo, più o meno pacificamente vivono in un enorme villaggio-resort.

Il Dio dei cattolici non è solo, vive con Deo gemello eterizigote. Tutti e due detestano l'uomo per motivi diametralmente opposti, anziché padre figlio e spirito santo, sono padre fratello e niente spirito santo.

Sbuca dal cielo di Damnation una gigantesca astronave in forma di mela, a bordo ci sono soltanto due astronauti che si chiamano Adamo ed Eva e sono identici a quelli primigeni. Hanno la missione di riconciliare Dio con l'umanità, sono arrivati fin lassù seguendo le tracce dei bosoni di Higgs, cioè le particelle di Dio sguinzagliate per l'universo.

La vita su Damnation costringe a trovare surreali soluzioni tra cui la costituzione di una fiorente cooperativa edilizia di diavoli e anime dannate per restaurare il resort, periodicamente devastato da tempeste di macigni che i divini chiamano meloni volanti. Ne consegue una pacificazione fra diavoli, anime dannate e divinità.

Dio e Deo spiegano per quale motivo entrambi se ne fregano dell'uomo, in un intreccio di ruolo e di luoghi comuni. Adamo ed Eva, seppure stravolti dallo stravolgimento delle loro opposte convinzioni, inducono Dio&Deo a tentare di salvare la terra dalla follia degli umani.
LanguageItaliano
Release dateMay 29, 2019
ISBN9788834126417
Il Dio Sbagliato

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    Il Dio Sbagliato - Gianluigi Gasparri

    Gasparri

    Biografia

    Sono stato caporedattore e inviato speciale del Resto del Carlino; per oltre 20 anni collaboratore di punta di Bell’Italia mensile (Mondadori), un numero sulle Marche interamente scritto da me è stato tradotto in tedesco per 40 mila copie. Giornalista d’assalto e collezionista di querele, specialista in battaglie contro i mulini a vento in cui ne ho dette tante al potere e il potere me ne ha date tantissime.

    Nel 1980, per una inchiesta che condusse all’arresto di mezza giunta comunale e di mezzo consiglio amministrativo dell’azienda ospedaliera conclusa con la condanna di molti imputati, ho guadagnato il premio nazionale Il cronista dell’anno, all’epoca di grandissimo prestigio. Anni ’90 altra inchiesta di livello nazionale che ha scoperchiato una cupola di interessi tra politica imprenditoria, questa volta nessun premio ma due attentati, minacce mafiose, e un duro scontro con l’editore terrorizzato da una scarica di querele e di cause civili, voleva che mi rimangiassi l’inchiesta (sì certo, come no?) e mi aveva sollevato da ogni incarico. Ma quando in extremis trovai prove incontestabili, nonostante pressioni di altissimo livello la Commissione Europea condannò l’Italia per violazione delle direttive comunitarie. A quel punto con odio malcelato, sorrisi, complimenti e reintegrazione, evviva l’ipocrisia.

    Ho pubblicato La Piazza delle vanità (Ponte Nuovo Bologna, 1983) ritratto d’una città piena di niente; L'harem delle brutte (Mondadori 1985) storia di un uomo che corteggia solo donne cozze; L'Uovo azzurro (Mondadori 1990) nella nursery del paradiso, da un uovo azzurro nasce un angioletto col pisello, viene buttato di sotto e il mondo diventa più interessante.

    Dopo anni di peripezie distruttive, convinto che penna e zappa siano parenti strette mi ero dato all’olivicoltura. Però mi ero dato anche una cesoiata sulla fronte, uno sforzo eccessivo mi aveva danneggiato i tendini di un braccio, infine sono caduto da una pianta di fico e conseguenze per la colonna vertebrale. Per cui ho lasciato la zappa e ho ripreso la penna con Strafalciopoli (La Lepre, Roma, 2012), satira sull’inesplorato mondo del giornalismo di periferia. Settembre 2015 ho pubblicato Sem (Leone editore, Monza) storia di uno spermatozoo intrepido che va da un avvocato per citare in giudizio suo fratello che durante la corsa alla fecondazione lo ha massacrato di botte e gli ha rubato il posto. Aprile 2017, ho pubblicato Storie di ordinaria libidine.

    Settembre 2018 L’Illibato, storia vera di un Robinson Crusoe dei sentimenti nell’ambiente della Sardegna meridionale.

    Ottobre 2018 Pallide lussurie, 23 racconti ironici eretici erotici che puntano più al cervello che al pisello.

    Novembre 2018 L’Angioletto col pisello, profondo rifacimento dell’Uovo Azzurro, libro magico introvabile e da anni sollecitato per una riedizione.

    Maggio 2019 Il Dio sbagliato, libro di particolare potenza tra avventure fantascientifiche e l’intenzione di spargere il seme del dubbio.

    Tutti i miei libri hanno una colorazione ironica, satirica e quando occorre dissacrante.

    Prefazione

    di Plinio Perilli

    Su di un biliardo semivirtuale largo un giorno-luce e lungo due giorni-luce, dove nei punti giusti si aprono sei piccoli Black Hole, perfetti come buche d’angolo, Dio&Deo giocano a boccette con quattro bilie ciascuno

    Dio&Deo, teneteli a mente, che ora ci torniamo.

    … Per la verità le bilie non sono boccette normali, quella lanciata da Deo è un pianetino fregato nella regione estrema della Nube di Magellano, la bilia lanciata da Dio è un pianeta più o meno simile preso in comodato d’uso nella Galassia del Sagittario, il pallino è un satellituccio ferroso donato da Urano, le altre sei bilie sono state rimediate nello stesso modo, se le boccette si scheggiano Dio&Deo le sostituiscono senza nessun problema. …

    Magniloquente e ironico, paradossale fino ed oltre il sarcasmo…

    Un romanzo che è insieme d’anticipazione, di cosiddetta Science Fiction, ma sfiora anche la conclusione – A.D. 2147 – sì, la gran fine cosmica e per ciò stesso interiore; insomma eccola annunciata, concretata e narrata, la massima e più atroce deriva (oh, non catarsi!) spirituale, in un inopinato armageddon spaziale, dove la Terra e i suoi litigiosi, bolsi, queruli e sciocchi abitanti, eternati d’iniquità, e come al solito rincitrulliti da un vorticoso, sterile e presunto sviluppo che è sempre o quasi un falso progresso (come diceva un loro apprezzato scrittore e polemista del millennio scorso, tal Pasolini Pier Paolo), è perfettamente pronta per un annientamento che è, sarebbe golosa trama per un’ottima sceneggiatura quasi pronta al Si gira!

    Non che sia importante, per elogiare l’estro e la sprezzante felicità di questo libro, restituirne pedissequa la trama… Le trame sono sempre oziose, schematiche, in qualche modo risibili… Pensateci bene… La trama guerresca dell’ Iliade (un po’ meglio, più intrecciata, esotica e alchemica, quella dell’Odissea… Ma poi la trama moralistica de I Promessi Sposi!… Oddio! Perfino quella romantica de Il rosso e nero… Le trame ombrose e spinose di Dostoevskij… Davvero come ispirategli insieme – l’Immaginazione è finalmente andata al Potere! – da un Dio, il solito Dio, ma questa volta anche da un ipotizzabile fratello Deo, fedifraghi entrambi… Trame? Anàmnesi, diagnosi eccetera. Quasi un severo indice dei trattati di Pschiatria, insomma dei più forbiti repertori di studio sulle Psicosi…)

    Ma qui Gianluigi Gasparri viaggia al suo meglio perché prevede – sposta molto in avanti, tra ben più di un secolo, sul nostro Pianeta Azzurro – vicende cosmogoniche e, diciamo così, la riscrittura confidenziale, sconsacrata e veridica, di una nuova Genesi, ma questa volta senza falsi storici, vulgatae o volizioni gerarchiche, di nessunissima specie. Anzi in verità lampeggia e quasi legifera news un azzimato comunicato-stampa,

    DEUTSCE PRESS-AGENTUR 13.07.2147

    L’Aquila Da fonte riservata si apprende che il Centro ricerche sotto il Gran Sasso ha registrato un blocco di attività del ciclosincrotone LHC IV nel Cern di Ginevra, il blocco sarebbe non programmato né comunicato ai centri di ricerche collegati.

    Entrano un po’ pigramente in scena i veri protagonisti, l’inopinato archeosofico duale, insomma il Giano bifronte di Dio/Deo; ed il dialogo diventa abile e fascinoso, diventa la vervein più di un libro/film dove l’Accaduto continua ad Accadere, ed è anzi il Massimo Accadimento forse dell’Universo (dopo il Big-Bang), cioè la creazione dell’Uomo, diciamo di Adamo ed Eva (che mi ricorrono tanti millenni dopo – ma sono solo astronauti che i genitori hanno giocato a chiamare, battezzare, come i nostri capostipiti ed avi ancestrali),

    "… Dio è di pessimo umore e se la prende con Deo, «Tu hai creato l’uomo e la donna, giusto? Già che c’eri, non potevi crearli meno disgustosi?»

    «A parte il fatto che li avevo creati per gioco, cosa pretendi da una razza creata con il sottocoda di una giraffa? Certo quella roba profumava di incenso e mirra dopo cinque giorni diventava preziosa ambra dorata, però sempre quella era. Comunque non è colpa mia se gli uomini si sono guastati crescendo». …"

    Sì, avete capito bene, c’è un Dio ma c’è anche un Deo… E già la cosa attrae ma anche stupisce… Gasparri che ci sta dicendo? Leggiamo meglio, che Dio&Deo sono insomma due fratelli gemelli (peraltro di opposto carattere, e ben differenti capacità, umori, volizioni per l’appunto creatrici)…

    E che l’uomo è stato creato sublimando la mota stessa dello zoo dispiegato – pardon, le feci pur profumate e preziose d’una elegante giraffa…

    "…Deo coglie la palla al balzo, «Allora come mai sulla Terra gli avevi creato il Paradiso?»

    Dio reagisce, «Eh no mio caro, con il pretesto che il passato non t’interessa non hai mai voluto parlare con gli Dèi antichissimi. Se lo avessi fatto avresti saputo che il Paradiso non l’ho creato io, lo abbiamo trovato bell’ e pronto. Il Paradiso lo aveva già fatto Incipit a sua immagine e somiglianza aveva creato il cielo e la Terra, la luce e le tenebre, il mare, i campi di grano e gli alberi da frutto i gamberi e gli insetti. Poi creò la domenica, o meglio il riposo cioè il Paradiso».

    «E lo sciopero chi lo ha creato?»

    Dio, «Boh, sarà stato quel lavativo di Morfeo che dorme sempre»…"

    Questo ininterrotto Teatro dell’Assurdo nel dialogo sempre alterato, astioso (seppur affettuoso) tra i due infastiditi, ma pur Superni ed Eterni Fratelli (a tratti Menaechmi, cioè Fratelli Scambiati, secondo le pratiche effettistiche e il gioco degli equivoci delle antiche, spassose e affilate commedie di Plauto…), percorre e suffraga l’intero libro, dando sale alla storia (dovremmo dire alla Historia), e svuotandoci all'interno d’un caleidoscopio romanzesco dove in realtà accade e riaccade di tutto – o meglio Accadde domani, in un’idea del Futuro che è ancora una sistemazione, una (s)confessione del Passato da che veniamo, da cui infatti anche ora ripartiamo,

    "…Dio non capisce, «Se le cose stanno così, come è possibile che i morti non siano morti e al tempo stesso non siano vivi? Io mi perdo in questo guazzabuglio».

    «Le anime nere sono ombre nella dimensione terrena, sono reali nella dimensione ultraterrena. Non siete voi, divini di prima grandezza, a promettere una vita eterna dopo la morte?»

    «Io non ho mai detto niente del genere, se lo sono inventato gli uomini». …"

    Gasparri, come sempre, è molto bravo nel sopra le righe, nell’approssimato per eccesso che draga, strascica via ogni possibile, concreta o potenziale Realtà spicciola, per costruirne, riavverarne e accreditarne un’altra, parallela, che ci giura e via via ci fa spassionatamente credere quella, l’unica vera…

    "… Dio sospira, «Un paio di giorni fa ti avrei detto che il male è colpa del demonio. Però…»

    «Però?»

    «Però oggi non mi pare che i demoni siano il male oscuro, anche le anime dannate mi sembrano brave persone un po’ sfigate ma brave».

    «Infatti. La triste verità è che noi siamo il bene e il male, a seconda di come ci gira. Ed è vero che la razza umana è fatta a nostra immagine e somiglianza. Di conseguenza definire disgustosi gli uomini significa definire disgustosi anche noi. Dico bene?»

    Dio sospira, Dio non capisce… E poi, chi sono Incipit, Morfeo, questi comprimari, mezzi interpreti mezzi caratteristi di un film che sembra nato dalla costola dell’ennesimo 007, però capiamo subito che nutre sopraffine ambizioni di una pellicola rifondante e definitiva, come gli ultimi kolossal spaziali di Ridley Scott, Prometheus, The Martian…

    ✤✤✤

    Di un Dio sconosciuto, certo, ma in qualche modo rifondato, reimmaginato, gli scrittori giusti hanno sempre romanzato, discettato, rinarrato gesta nuove e nuove volizioni cioè divinazioni…

    Tanto per dire, perfino i più noti esponenti della Beat Generation, come Jack Kerouac (Solo sulla cima di una montagna), giurano e inseguono un’idea, una essenza e parvenza del Divino che è forse l’intera Natura ora intricata, ora radiosa di sé,

    «… Perché quando capisci che Dio è Ogni Cosa sai che devi amare ogni cosa anche se appare cattiva, nella loro essenza le cose non sono né buone né cattive (pensa alla polvere), era proprio quello che era, cioè quello per cui era stata creata. – Una specie di dramma per insegnare qualcosa a qualcosa, qualche disprezzata sostanza dello spettacolo più divino. …»

    Hilaro-tragoeda al massimo grado, Giorgio Manganelli si addentra addirittura in una capziosa Intervista Dio (elzeviro sarcastico, operina fumigante e sulfurea, giacché il Nostro si destreggia in domande un po’ taglienti, di blanda e patinata polemica, humour diabolico) che oggi leggiamo comunque con brioso, piacevole impatto (colloquiano G, un Giovane, e V, la Voce di Dio),

    G – Siamo pieni di rovine ricordate e temute, amate e sperate…

    V – Sentimentale… Io non ti credevo così stupido, sai?

    G – Quando noi saremo morti, tutti, saremo una rovina per l’edificazione di qualcuno?

    V – Se sarete una colonna dorica, persa nello spazio, su cui qualcuno, un angelo, un bedaeker, un astronauta di altri pianeti scriverà un

    bedaeker… Probabile pianeta del… tal secolo".

    Ora con Gasparri la posta in gioco è forse più alta perché parte dall’umile, schietta constatazione dell’invivibilità, della profonda temperie negativa, stagione d’inquinamento e diremmo di corruzione oramai endemica del e sul nostro fin troppo smentito, brumoso, ora, ex-Pianeta Azzurro…

    Così le sue pagine cadono, suonano inevitabili, tutt’altro che immaginifiche. Ci sembrano insomma concretare, e finalmente, in vertiginosa ma anche scanzonata sintesi, la perfetta, nuda e cruda, resa dei conti… L’esatta Cronaca, insomma, della Morte Annunciata del nostro Sistema Solare… Che accada, si annunci in forma di parodia – in fondo – cosa cambia?! Le forze in campo sono sempre quelle, Angeli e Demoni (uffa Dan Brown!, che qui è in fondo oltrepassato, inghiottito come uno sceneggiatore di B-Movies genere suspense interspaziale, da History Channel), ma molto più Demoni, cioè Angeli caduti, che svolazzanti ariosi Ambasciatori dell’Etere così bianco che più bianco non si può. Formula, eh sì, da candeggiante detersivo per lavatrice, arricchito di perborato…

    "… Belen aveva fatto domande sul Paradiso quassù e lui gli aveva confidato che suo fratello si era dimenticato di crearlo. L’altro aveva domandato come si stia all’Inferno e il suo stranissimo amico gli aveva raccontato che l’Inferno è peggio di un Inferno.

    Deo gli aveva confidato la desolante condizione di un dio minore, Belen gli aveva confidato la desolante condizione di demonio bello guardato con sospetto perfino dal suo bis bis bis bisnonno Lucifero che lo aveva destinato a mansioni secondarie tra cui pungolare i dannati, ma Belen detesta tormentarli e preferisce farseli non proprio amici ma quasi, per questo viene tenuto di malocchio da Umbraferus primo sorvegliante. …"

    E lo snodo dialogico – ma anche la sequela dei fatti, non più fenomenologica, ma in qualche modo ultra-virtuale – si dipana gustosa, intrecciata e sceneggiata a dovere. Non dimentichiamoci che Adamo ed Eva sono due astronauti… Non proprio come la Sandra Bullock e George Clooney in Gravity… Anche se la dirompente, assordante solitudine cosmica e la terribilità d’ogni istante sperduto e ritrovatosi poi come arrampicato fra le stelle, crea crisi di panico e immense accelerazioni mentali, spaesamenti ben più che filosofici (oh, non li avrebbero profetati, così, né il Lucrezio poetico del De rerum natura, né il Leopardi filosofo ma insieme storico e filologo della Storia dell’Astronomia, con tanto di tavole compendiose delle aurore boreali che sono apparse…).

    "… Eva parla per prima, «Perdonaci o Signore se abbiamo offeso te e il tuo divino fratello, ci prostriamo…»

    Adamo l'interrompe, «Lei intende dire che ci scusiamo per i nostri modi forse troppo irruenti, siamo passati da una galassia all’altra in cerca di un contatto, finalmente abbiamo trovato te ci siamo lasciati trascinare dall’entusiasmo, non volevamo mancare di rispetto».

    Dio lo interrompe, mica mi sono offeso perdoniamoci a vicenda, finiamola qua.

    Eva sospira di sollievo. Adamo osserva Dio, di sicuro lo raffronta alle infinite rappresentazioni pittorico-letterarie che brulicano sulla Terra. Dice, «È stupefacente quanto somigli al Dio dipinto da Michelangelo nella Cappella Sistina, lo sapevi? »

    «Io no, mio fratello invece sì. È importante?» …"

    Ma che cos’è che è importante – e che questo lungo, forbito e sempre gustosissimo romanzo pre-moderno e post-spaziale di Gianluigi Gasparri vuole e riesce a illuminarci, calamitarci in cuore? È importante ripensare Dio – non diciamo reinventarlo, ma sentirlo dentro, per nobile paradosso, questa volta, a nostra nuova Immagine e Somiglianza… Tornare a Dio perché lui magari torni a noi, da noi – e se esiste, come in molti crediamo (crediamo nel Credo quia absurdum), torni ad aver voglia di curarsi, dedicarsi all’Uomo di cui pur fu e resta perenne, sommo Creatore…

    Uno dei punti più belli di questa nuova fantasia gasparriana – così ci divertiamo a chiamarla – è l’inopinata commistione fra Dio (ora c’è anche un Deo altro identico a sé eppur diverso da sé, come un fratello gemello eterozigotico), e la multiforme masnada (non più l’Olimpo…) degli altri, tanti Dèi ex-mitologici. Diventati, si direbbe, poco più che comparse di CineCittà… per un film allo Studio 5, diretto no, non più da Fellini, ma da un tale Giuliano l’Apostata, detto l’Imperatore… Perché imperioso e neopagano… A imitazione di un imperatore vero, e molto famoso, campione d’una cruciale restaurazione classico-ellenistica, che visse – lo si sa per certo, e del resto la Storia, quasi sempre, non è un’opinione (lo si diceva della matematica!), almeno quand’è suffragata da documenti e testimonianze certe – visse nel IV secolo d.C. (Costantinopoli, 331 – Mesopotamia, 363)

    … Clang clang clang! Dio va ad aprire e resta di stucco, la piazza antistante è gremita di divinità di ogni genere e religione, tutti vogliono vedere Adamo ed Eva, umani di straordinaria bellezza piovuti dal cielo, gridano, benedicono e vogliono essere benedetti, si accalcano a gomitate e spintoni, a Dio torna in mente lo spettacolo tragico di qualche giorno prima, molte persone e tanti bambini sono morti schiacciati per colpa del fervore religioso. Si gonfia fino a diventare tre volte più alto e grosso, alza le braccia, la piazzetta è oscurata dalla sua ombra, «Tornate alle vostre case, i viaggiatori delle stelle sono miei ospiti, torneranno alla Grande Mela e decideranno loro come ricevervi. Ho detto!» …

    Nel rapporto invece tra Dio – o meglio Deo – ed Adamo (ma molto più Eva), si gioca quel fascino reciproco tra lecito ed illecito, desiderio e sacralità, insomma fisicità e spiritualità, che è una costante sempre sfiorata ma mai del tutto illuminata, confessata e, aggiungiamo, confessabile…

    "… Per prudenza Deo vuole accompagnare Adamo e soprattutto Eva fino alla Grande Mela, quei due non sanno nulla di Damnation, nulla delle teste calde e rissose che si celano fra gli Dèi.

    Di tanto in tanto Eva lo guarda, mille interrogativi caotici le attraversano la mente, quel sublime orgasmo intellettuale non può dipendere né da un’attrazione fisica né da un’attrazione intellettuale perché lei aveva subito considerato Deo come un rifiuto divino. Eppure lui l’aveva volta e stravolta solo a sfiorarla, la cosa si è ripetuta tre volte in crescendo, meno male che lui è carino, comunque deve esserci per forza qualcosa tra di loro sopravvissuta a un tempo lunghissimo. …"

    Reboante e profetico, sinuoso e alchemico, smargiasso e filosofico a iosa, documentato anche nello spirito (lasciamo stare la Scienza, che comunque non ha sempre ragione) Il Dio sbagliato è l’occasione che mancava per ripensare all’Uomo che siamo, che eravamo, che potremmo e dovremmo essere, ma finalmente fuori da ogni convenzione, perfino dovere gnostico… Fuori addirittura da ogni usuale, consacrata adesione religiosa.

    Dio sbagliato – attenzione – vuol dire secondo noi anche Uomo sbagliato, cosa che certo non avrebbero mai ammesso i neoplatonici della Rinascenza, e poi nemmeno gli idealisti e via via i romantici…

    Quanto ai positivisti…

    Nietzsche invece lo capì eccome, questo dissidio. Sbagliato o no, lui Dio lo fece filosoficamente morire, cioè se lo immaginò, lo teorizzò morto. Questo il nuovo punto di ripartenza. Sceneggiatura. Scena 1ª, esterno giorno,92.

    "Cristomani, non cristiani! – Questo, dunque, sarebbe il vostro cristianesimo! – Per far adirare gli uomini lodate «Dio e i suoi santi»; e viceversa, quando volete lodare gli uomini, vi spingete tanto in là che Dio e i suoi santi si debbono adirare. – Vorrei che imparaste almeno le maniere cristiane, dato che tanto mancate del garbo di un cuore cristiano."

    (cfr. Friedrich W. Nietzsche, Umano, troppo umano, a cura

    di Ferruccio Masini, Newton & Compton, Roma, 1988)

    No, forse davvero il film, la sceneggiatura, intanto, andava e andrebbe tutta rifatta. Mio padre collaborò a quella della Bibbia (In the beginning, era il 1966), diretta da John Huston, che interpretava anche Noè, un po’ bontempone… Forse l’amico Gianluigi Gasparri sta ancora pensando al ruolo di Adamo ed Eva. Prendere una fresca attricetta americana o una nuova starlet europea? E Adamo? , speriamo non come a fine boy griffato Dolce & Gabbana…

    Ma il punto vero è un altro, a quale strana coppia far fare Dio&Deo?! Roba da vero Attenti a quei due… Jack Lemmon e Walter Matthau… Giacché non c’è più il brio severo e avvolgente di un Billy Wilder… O la grazia assoluta – l’umanità come primigenia, incorrotta e selvatica… – di Charlie Chaplin…

    Chaplin, ecco sì, proprio lui! Lui che in Luci della ribalta (1952) in fondo ci era quasi arrivato vicino, a un Dio e un Deo insieme, del palcoscenico, si capisce. L’ultimo spettacolo di Calvero.

    Charlot e Buster Keaton. Taciti e multiespressivi… Capolavoro di pantomima cinematografica.

    ✤✤✤

    Così il libro/film ci rifiorisce dentro come una mirabolante, dolce e lieta occasione di palingenesi… Mentale, emotiva, mitopoietica… Bravo Gasparri che ha riacceso le nostre antiche, sempiterne immagini ancestrali come se fossero nuove, urgenti e vorticose di freschezza. E ci ha fatto capire, lo ripetiamo come moralità ed exemplum, che un Dio è giusto se è giusto l’Uomo, e poi dunque l’esatto contrario.

    Così, più sbagliamo a far male gli uomini (cioè a non essere bene Noi Stessi), più il nostro Dio è e sarà sbagliato… Quasi meglio Deo, allora – scherza con piglio severo Gianluigi… E lasciamo pur stare tutti gli altri Dèi, lì adunati, ripetiamo, come in una scena nobilmente di massa, ingegnata e ordita a Cinecittà – dove gli artefici sono il Regista, lo Scenografo, il Costumista, il Direttore della Fotografia, il Datore luci, il Tecnico del Suono…

    Arnoldo Foà, al Teatro Sistina, per Garinei & Giovannini, dava la voce – il vocione – a Dio per una famosa commedia musicale, Aggiungi un posto a tavola… Qui con Gasparri, e per fortuna, la voce di Dio (e quella di Deo) ci restano immaginate, dense ma illusorie, insomma interiori. Ripensiamo allora alle geniali intuizioni di Jung circa la stessa Immagine di Dio,

    "… Il concetto deriva dai Padri della Chiesa, secondo i quali la imago Dei è impressa nell’anima dell’uomo. Quando tale immagine sorge spontaneamente in sogni, fantasie, visioni ecc., nell’ambito della speculazione psicologica va intesa come un simbolo del Sé."

    Più avanti, il grande pensatore, vorremmo dire archeo-filosofo di Psiche, aggiunge un concetto in verità basilare e irrinunciabile, all’interno di un’analisi quanto meno plausibile del sentimento di deità, e per converso di umanità. Giusta o sbagliata, è un’altra faccenda,

    … L’immagine di Dio non coincide, per l’esattezza, senz’altro con l’inconscio, ma con un particolare contenuto di esso, cioè l’archetipo del Sé. È da questo che empiricamente non siamo più in grado di separare l’immagine di Dio

    (cfr. Carl Gustav Jung, Ricordi, sogni, riflessioni,

    a cura di Aniela Jaffé, Rizzoli, Milano, 2014)

    Se una morale c’è, in questo libro, è l’orgoglioso diniego di ogni moralismo, specialmente spiritualistico. Torniamo tutti, semmai, ad una sana morale laica, che rinunci sia agli inganni che agli equivoci, del Tempo e dello Spirito. Il Tempo è senza Tempo e lo Spirito s’infibra Carne. (Il Verbo s’è fatto Carne – era in verità un incipit più strepitoso e divinatorio… Qui non si ambisce a tanto).

    Che il Dio sbagliato e l’Uomo sbagliato si confrontino, dialoghino, in qualche modo, oltre le ineffabili mappe o diritture celesti, o la dorata, pulviscolare e immensa radura della via lattea, dentro la galassia pur sacra d’ogni preghiera… Ma l’Uomo sarà sempre sbagliato, se perde di vista l’Umano e si nasconde, fin troppe volte, dietro l’alibi della Fede, la giudiziosa mascheratura della pietas politicamente corretta.

    Gasparri ha giocato, animato e romanzato l’intero libro – Postmoderna Mirabile Visione – per dirci questo. Ed ha creato Deo per tornare ad amare davvero Dio, senza nemmeno aver troppa fretta di liquidare il consesso e l’Olimpo degli Dèi, splendidi amici, in fondo, dell’Arte, della Fantasia e di Psiche…

    Scrisse un genio assoluto, un intellettuale magnanimo, agile e possente d’umanesimo come Elias Canetti (ma rivolto a un altro presunto, vanaglorioso collega, plasticato intellettuale-tipo), "Egli si rappresenta Dio che, poliglotta e cortese, risponde ad ogni orante nella sua lingua.

    Il Dio sbagliato ci aiuta in questo, e naturalmente cade sempre a pennello, perfetta sintesi (rispondiamo a Nietzsche, un secolo e mezzo dopo, davvero dopo troppi anni-luce, dell’Etica e dello Scibile) tra il garbo e le maniere cristiane… Ma nulla a che fare con una lezione di lingue, un’esercitazione poliglotta tra interpreti simultanei per il Consiglio di Sicurezza dell’ONU!

    Facciamola dire ad Eva, la battuta finale, l’ exit apotropaico e cinematografico assieme,

    … È giusto che sulla Terra raccontiamo quello che abbiamo visto e ascoltato, spero che non ci brucino sul rogo per eresia.

    Se l’eresia è ancora e sempre libertà, qualità filosofica, Gianluigi Gasparri mette in scena un romanzo che nessuna Inquisizione può a cuor leggero condannare. Che inizi dunque pure, l’ Autodafè del Post-Moderno! Qualcosa di importante avvenne, avverrà, è già avvenuto, domani come tanti anni fa,

    … Il cuore di Deo batte velocissimo, qualcosa sta per succedere, qualcosa di bello adesso ne è sicuro. Prende la destra di suo fratello, «Bravo Dio! Questa volta sì che hai fatto un miracolo!» …

    Plinio Perilli

    CAPITOLO I

    Sfrattati dall’Olimpo

    Il biliardo è largo un giorno-luce e lungo quindici giorni-luce, non ha il classico piano verde dei biliardi, anzi non ha nessun piano e non ha nemmeno le sponde però Dio&Deo ci si divertono lo stesso. Su quel biliardo giocano a boccette, le partite sono un po’ lente ma simpatiche perché permettono di gustare una birretta, oppure pettinarsi, oppure sbadigliare.

    La Galassia del Triangolo è magnifica di notte, un Paradiso con vista su un cielo trapunto da trilioni di stelle, ma di giorno trionfa la desolazione del bruttissimo pianeta Damnation sul quale si sono autoconfinati tremila Dèi presenti e passati che tramano per scatenare la madre di tutte le guerre di religione. Eppure, d’amore e d’accordo, il secolo scorso erano fuggiti quassù, adesso si odiano e complottano gli uni contro gli altri e perfino contro se stessi se questo può servire alla causa di una santa guerra.

    Vivono tutti in un resort grande come un paese, organizzato in base all’importanza delle religioni, al vertice cattolici, induisti e musulmani.

    Stranamente su questo pianeta stracolmo di Dèi manca la classe sociale dei religiosi, non ci sono preti, monsignori, arcivescovi, cardinali, non c’è nemmeno un papa, non c’è nemmeno un prete ortodosso, non ci sono pastori protestanti né avventisti del settimo giorno, non ci sono nemmeno i vescovi testimoni di Geova, amish, valdesi, battisti. Non ci sono nemmeno imam, primati, cohen, rabbini, bonzi, monaci tibetani, sciamani, muezzin, ayatollà, guru, pope, santoni, patriarchi, mormoni, telepredicatori, vestali, veggenti, niente di niente.

    Non c’è nemmeno un pastore di anime, per eccesso di prudenza non sono ammessi neanche i pastori di pecore e per precauzione estrema nemmeno le pecore, nonostante le insistenti preghiere per far entrare almeno l’evangelica pecorella smarrita.

    Volendo credere alle chiacchiere, si mormora che alcuni grandi anacoreti siano confinati sulla vetta del lontano Monte Venere chiamato poi Monte di Venere, però di dura roccia. Inoltre si mormora che celebri cenobite siano recluse in un monastero sulla guglia cazzuta del Monte delle Pene, nome che con l’andare del tempo è stato abbreviato in Monte Pène.

    È uno scherzo crudele averli indotti a condurre una vita di stenti e di sacrificio nella speranza di stare vicini al loro dio e invece, una volta ascesi in cielo, costretti a pregare per l’eternità in due monasteri dal nome profano. C’è una ragione in tutto questo, i santi sono inflessibili, spietati, incrollabili, puntano addosso l’indice accusatore, fissano con occhi di fuoco e fanno sentire un verme il peccatore. Invece gli Dèi amano la bella vita, se ne fregano delle loro responsabilità inorridiscono al pensiero di sporcarsi le tuniche con le miserie umane e soprattutto hanno poca fede in se stessi, per cui meglio tenere lontani i sant’uomini e le sante donne dal loro santo cospetto, alla larga da sensi di colpa e contagiosi esami di coscienza.

    Sono cambiate tantissime cose dai tempi in cui gli Dèi si facevano guerra dio contro dio, si massacravano di botte, anzi frequentemente si sbudellavano e morivano. Subito dopo gli Dèi rinascevano, però a ogni resurrezione diventavano sempre più stressati, dicevano che morire non è come bere un calice di ambrosia, morire è una bruttissima esperienza che ti segna la vita. Infatti nella loro rozza saggezza quando gli esseri inferiori (uomini e animali) muoiono non vogliono saperne di rinascere, morire una volta sola basta e avanza.

    In quel tempo gli uomini erano gran rompicoglioni, rissosi invidiosi, inaffidabili, adoravano il Sole, la luna, i fulmini le nuvole gli alberi la terra, tutto fuorché gli Dèi, da trogloditi terra-terra non potevano immaginare che al secondo piano del loro mondo abitassero i divini creatori. Poi successe che, in una notte di sbronza collettiva, un capotribù si svegliò di soprassalto strepitando di aver avuto la visione di un Grande Spirito che tutto vede governa protegge o distrugge, l’idea piacque, le sbronze e le visioni si moltiplicarono, i grandi spiriti pure, i mediatori fra cielo e terra ancora di più. Era fatta!

    Così nacquero gli Dèi concepiti come protettori che in cambio pretendevano sacrifici, offerte, implorazioni, ah che bello vedere quelle schiere di culi inginocchiati verso il Paradiso, le braccia levate, le laudi, le campane, i pellegrinaggi e tutto l’immenso sempre crescente repertorio delle cerimonie religiose.

    Come facessero gli uomini a sapere quale fosse il dio che li aveva creati non è chiaro, probabilmente agli uomini andava bene qualunque dio protettore, di sicuro agli Dèi andava bene qualunque uomo purché fosse devoto e ubbidiente. Ogni tribù voleva convertire altre tribù e altre tribù volevano convertire i convertitori, il mio dio è più potente del tuo, no è più potente il mio, il mio dio è più bello del tuo, non è vero è più bello il mio, il mio dio è più stronzo del tuo, no è più stronzo il mio!

    Dall’alto dei loro cieli, i divini reggitori guardavano interessati quel caos. Pian piano si erano fatti venire una idea, perché invece di sbudellarci e rinascere non lasciamo che al nostro posto si sbudellino quei deficienti? Non tutti erano d’accordo, a qualcuno piaceva combattere, a qualche masochista piaceva risorgere, comunque i più pensavano che non fosse giusto affidare le sorti divine agli umani notoriamente capaci di eroismi supremi ma anche capacissimi di viltà e voltafaccia fulminei, come si poteva affidare le sorti divine a quelli laggiù?

    Pensa e ripensa ecco l’idea geniale: suggeriamo ai mediatori di allearsi con altri mediatori poi li aizziamo gli uni contro gli altri e stiamo a vedere chi vince. In pratica, avevano inventato le guerre di religione, quelle sì che sono eterne.

    Chino sul biliardo, Deo studia la posizione del pallino e della bilia lanciati poco prima da Dio che si baciano uno addossato all’altra, quasi sul bordo estremo del piano blu in estatica comunione. La boccetta di Deo parte stracca quasi sbadigliando, pare che cerchi una scusa per fermarsi a metà strada, invece lemme lemme si accosta si intrufola nella coppietta come un micidiale terzo incomodo e per un pelo toglie il punto a Dio.

    Per la verità le boccette non sono boccette normali, quella lanciata da Deo è un pianetino fregato nella regione estrema della Nube di Magellano, la bilia lanciata da Dio è un pianetuccio preso in comodato d’uso nella Galassia del Sagittario, il pallino è un meteorite ferroso donato da Urano, altre sei bilie sono state rimediate nello stesso modo, quando le boccette si scheggiano Dio&Deo le sostituiscono. Su alcuni di quei pianetini la vita esiste in forme semplici di cui in genere i divini creatori si disinteressano, comunque per quelle vite primitive

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