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F.A.T.A. - Appunti in versi
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F.A.T.A. - Appunti in versi
Ebook80 pages29 minutes

F.A.T.A. - Appunti in versi

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Non c'è nessun motivo particolare che dovrebbe indurvi a leggere queste pagine; a ben vedere, decidere di contribuire ad intasare il mercato editoriale, in un momento in cui ogni mattina nasce un improvvisato scrittore, è di per sé un atto di coraggio e insolenza, tranquillamente evitabile tanto quanto comprensibilmente trascurabile.

Ma, c'è addirittura una aggravante: si tratta di una raccolta in versi, proprio ora che è così mainstream credere che sia sufficiente andare a capo per comporre una poesia.

Ma questo non è che un "quaderno degli appunti", annotazioni prese osservando il mondo con un occhio deluso dall'impoverimento sociale e culturale eppure speranzoso.

Un calderone di parole che hanno la pretesa di dare un senso a quanto ci sta attorno, per trovare un filo che aiuti ad evadere dalla banalità dello svilimento sociale e, in maniera più generale, tenti di descrivere uno spaccato di mondo dimenticato: provinciale, rurale, di confine; non per questo chiuso, ma anzi crocevia di storia e storie, popoli e singole persone.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateMay 22, 2019
ISBN9788831622301
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    F.A.T.A. - Appunti in versi - Chiara Casasola

    633/1941.

    INTRODUZIONE

    Quando scrivere è un atto di resistenza

    Mi sono chiesta molte volte cosa significhi stare al mondo.

    La domanda più banale, eppure più irrisolta, della storia dell’umanità pensante.

    Credo semplicemente che stare al mondo sia riducibile alla prima parola di questa frase: stare.

    Stare che è un verbo immobile eppure è il più attivo tra quelli che il nostro vocabolario ci consegni all’uso; perché stare ha in sé tutte le azioni che compiamo nell’arco di un momento, quel preciso istante in cui agiamo, che è vita risolta nel presente che ci caratterizza.

    Siamo quello che facciamo e, benché ognuno di noi abbia un suo preciso modo di stare al mondo, credo che la consapevolezza del perimetro sconfinato che ci definisce restituisca la vera misura, non di chi siamo, ma certo di come ci percepiamo.

    La consapevolezza è il primo atto veramente politico che possiamo compiere, perché è un atto cosciente e volontario e pertanto ci definisce non come siamo, ma come stiamo – consapevolmente – al mondo.

    Chiunque, dunque, compia questo sforzo intellettuale non può esimersi dal diventare un consapevole attore della propria esistenza, quantomeno un notevole osservatore.

    È molto facile, quasi naturale, in tempi come quelli che stiamo vivendo, lasciarsi scivolare in momenti di sconforto, senso di impotenza e smarrimento.

    Pertanto è importante affidarsi a una luce, quella della passione, che possa darci la possibilità di vedere le cose con quanta più chiarezza possibile.

    Uno dei mali del nostro tempo, a mio avviso, è la sovrapposizione del valore di una persona con il ruolo che riveste nella società.

    Faccio la commessa, la barista, la bidella, l’insegnante… Pensate come suona meglio dire: Sono una lettrice sensibile, una scrittrice atipica, una militante politica appassionata e pratico gentilezza come forma di ribellione alle brutture del mondo. È diverso, non trovate?

    Questa sorta di identificazione, una antropizzazione del ruolo, disciolta in quella che Bauman chiama società liquida e che, in ogni nostro microcosmo, può essere rinvenuta nell’assenza del concetto di comunità, totalmente soppiantato da un insieme sconnesso e frammentato di individui, restituisce la fotografia di quello che è il male visibile del nostro tempo: la solitudine.

    E la solitudine nella fragilità.

    Zoomando ancora un pochino ne troviamo un risvolto drammatico che è la fragilità intesa come valore negativo, quando invece non è che un ricamo su quella che è una delle ricchezze più grandi che ognuno di noi possiede, forse

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