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Con ispirazione cristiana nella realtà sociale: Articoli su «Regnum Christi» dal 1946 al 2006
Con ispirazione cristiana nella realtà sociale: Articoli su «Regnum Christi» dal 1946 al 2006
Con ispirazione cristiana nella realtà sociale: Articoli su «Regnum Christi» dal 1946 al 2006
Ebook568 pages7 hours

Con ispirazione cristiana nella realtà sociale: Articoli su «Regnum Christi» dal 1946 al 2006

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About this ebook

I mutamenti sociali ed ecclesiali della seconda metà del Novecento, e poco oltre, visti con gli occhi di Maria Eletta Martini, un’esponente di spicco del cattolicesimo democratico italiano, che abbracciò le tesi di Aldo Moro. In questa raccolta di tutti gli articoli della Martini pubblicati dal 1946 al 2006 sulla rivista cattolica lucchese «Regnum Christi», vari i temi: la Chiesa prima e dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II, con attenzione al ruolo dei laici. Le lotte su divorzio e aborto, il Diritto di Famiglia, la bioetica, il volontariato, le vicende internazionali, la pace. Nel volume anche l’intervento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in ricordo della Martini, tenuto a Lucca il 3 marzo 2017.


Maria Eletta Martini (Lucca, 24 luglio 1922 – Lucca, 29 dicembre 2011) è stata dirigente di organizzazioni giovanili cattoliche, antifascista, staffetta partigiana. Come Parlamentare Dc (1963-1992) è stata promotrice e relatrice unica del Diritto di Famiglia (1975), relatrice di minoranza per divorzio e aborto, vice presidente della Camera dei Deputati (1978-1983). Ha presieduto il Centro Nazionale per il Volontariato dalla sua fondazione, 1984, fino al 2008.
LanguageItaliano
Release dateMay 30, 2019
ISBN9788838248184
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    Con ispirazione cristiana nella realtà sociale - Maria Eletta Martini

    Maria Eletta Martini

    CON ISPIRAZIONE CRISTIANA NELLA REALTÀ SOCIALE

    Articoli pubblicati sulla rivista «Regnum Christi» da 1946 al 2006

    Tutti i volumi pubblicati nelle collane dell’editrice Studium Cultura ed Universale sono sottoposti a doppio referaggio cieco. La documentazione resta agli atti. Per consulenze specifiche, ci si avvale anche di professori esterni al Comitato scientifico, consultabile all'indirizzo web http://www.edizionistudium.it/content/comitato-scientifico-0.

    Si ringrazia il Centro Nazionale per il Volontariato per la foto

    di copertina tratta dal proprio archivio

    Copyright © 2019 by Edizioni Studium - Roma

    ISSN della collana Cultura 2612-2774

    ISBN 9788838248184

    www.edizionistudium.it

    ISBN: 9788838248184

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    INDICE

    Premessa della Fondazione Regnum Christi
    Introduzione del curatore Lorenzo Maffei*
    Breve biografia di Maria Eletta Martini* (del curatore)
    Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella all’incontro su «Maria Eletta Martini la determinazione di una donna nella vita politica: il diritto di famiglia» (Lucca, 3 marzo 2017)
    Avvertenze
    I. Anni Quaranta e Cinquanta

    La madre degli emigranti: 7 luglio 1946 canonizzazione della madre Francesca Saverio Cabrini

    Un grande pontefice

    Una miracolata mi ha detto

    Le lettere di Gemma Galgani

    Dalla penna al microfono

    1954 (riflessioni su inizio nuovo anno)

    Per essere quello che siamo

    A Venticinque anni dalla conciliazione

    Il buon annuncio

    L’aiuto della mamma

    Noi e la Chiesa

    È scomparso un uomo semplice e grande

    Doni di Natale

    Piccolo il mio ma grande il nostro

    Per capire la gioia delle campane di Pasqua

    Il Sacramento del sigillo

    Laici al servizio della Chiesa

    Una voce da ‘Ain Karim

    Ricordo doveroso

    I regali di Gesù Bambino

    Capire la portata di quattro muri

    Ogni anno così

    La prima unità

    Sembra di calpestare i resti di una vita

    Verso Natale

    Ansia del nostro tempo

    Dal febbraio 1858

    Contro corrente

    Scopriamo la luce

    Anche noi vi abbiamo il nostro posto

    Sentirle come nostre

    Cosa farà mio figlio?

    30 aprile: S. Caterina da Siena

    Per questi fiori

    Egli sarà cavaliere ancora…

    Un ricordo personale

    Dono di Natale

    Pensando alla conciliazione

    Pescatori

    Sudore della fronte

    Hanno aperto due difficili ed importanti vie

    Gioia e folclore natalizio!

    II. Anni Sessanta

    Il domani

    Nella casa si prega?

    Bisogno di pace

    Noi siamo una comunità in cammino

    Auguri di Natale

    Verso la libertà

    La nostra speranza

    C’è anche la famiglia

    La generosità lenisca l’amarezza di oggi

    Senza titolo (riflessioni su speranza e provvidenza)

    Dio uno di noi

    Senza titolo (riflessioni su vicenda Mons. Slipyi)

    Speranze di laici

    Nel buio, ma verso la luce

    Darsi la mano…

    Il rovescio della medaglia, ragazzi soli di genitori viventi

    Dov’è il Papa ivi è la Chiesa

    Le donne al concilio

    Tra la terra e il cielo

    Diritti degli individui e della famiglia

    Perché tradurre in formule giuridiche l’amore?

    Avremo una legge di divorzio?

    Vescovi, sacerdoti e laici abbiamo discusso insieme

    III. Anni Settanta

    Divorzio. Prima e dopo l’entrata in vigore della legge

    Una nuova legge per le famiglie italiane

    A colloquio con la On. Martini. Quasi in porto la riforma del diritto di famiglia (intervista)

    Dire no all’aborto significa dire sì alla vita

    Cattolici democristiani e divorzio

    Ampio riassunto dell’intervento italiano in plenaria alla conferenza mondiale di Bucarest per la Popolazione

    Punto di riferimento per una politica cristiana e democratica della famiglia

    La legge sull’aborto: testimonianza coerente dei cattolici in Parlamento, impegno responsabile nel Paese

    IV. Anni Ottanta

    Caterina da Siena, dottore della Chiesa e Patrona d’Italia

    Il sì e il no nei referendum

    Il cattolico non può «stare alla finestra»

    È morto il nostro direttore mons. Giuseppe Casali

    Volontariato e istituzioni a confronto (intervista)

    Da città del Messico. Dal controllo demografico ad una politica per la popolazione

    Un titolo che è un programma

    Una libertà da giocare «senza rete»

    Giuseppe Lazzati: grande dono di Dio al nostro tempo

    Democrazia Cristiana e mondo cattolico: né estraneità né confusioni (intervista)

    L’ora di religione: rispettiamo quel «sì» (intervista)

    L’Enciclica di Giovanni Paolo II: Sollecitudo rei socialis

    Il rispetto della vita umana

    Bartoletti un vescovo da ricordare

    V. Anni Novanta

    La Chiesa e i problemi sociali (intervista)

    Centesimus annus e politica

    In Russia ha vinto la libertà, 23 agosto 1991

    Maria Eletta: coerenza e serena nostalgia (articolo con dichiarazioni)

    Non fare di ogni erba un fascio

    Una proposta in tempo di proteste (articolo con dichiarazioni)

    Regnum Christi, una voce fuori dal coro quasi una sfida

    «Il verbo si è fatto carne ed ha abitato con noi»

    Dalla giustizia di ciascuno nasce la pace per tutti

    Il Papa a Cuba: «verrò per risvegliare la speranza»

    Aborto: venti anni dopo la legge

    Ha vinto la pace

    Il rosso dei Cardinali

    Una sconfitta delle donne, degli uomini, dell’amore

    Padova: incontro Governo Associazioni senza finalità di lucro

    Troppi i bambini «mai nati»

    Educare alla pace

    Valori e legislazione

    Testimoni del Vangelo e dei diritti degli uomini

    Immigrati, rifugiati: parliamone

    Una legge indispensabile ma difficile: la fecondazione assistita

    Giovanni Paolo II: «È sempre l’ora della pace»

    2000: anno di misericordia, non un grande capodanno

    A un mese dai primi bombardamenti in Jugoslavia

    La procreazione assistita: primo voto

    Senza titolo (su assoluzioni Andreotti)

    È morto il Senatore Fanfani

    VI. Primi anni Duemila

    Gennaio 2000: Capaci di ascoltare, pronti a parlare

    1900: un secolo discusso

    Per non essere mercanti di morte

    Voci dal Giubileo

    Europa: quale famiglia?

    In Africa c’è una guerra «mondiale»

    È giusto collegare immigrati e delinquenza?

    La pace: dalla impotenza alla profezia

    Tommaso Moro

    Si parla di «federalismo»

    44 nuovi Cardinali nella Chiesa del 2000, con quali responsabilità?

    La politica è in crisi, si dice. E i cristiani cosa fanno?

    No alla clonazione umana

    La Chiesa prenda il largo

    Dopo il 13 maggio

    Genova G8, estate 2001

    Caritas ha 30 anni

    Attualità di Senghor

    Abbiamo perso un Maestro

    Una rivista coraggiosa: «Scritture»

    L’assemblea annuale dei vescovi italiani

    19 ottobre 2003, Madre Teresa di Calcutta, beata

    Il ruolo della stampa periodica d’ispirazione cristiana

    Cattolici e politica. Sì alla democrazia pluralista, no al relativismo etico

    Non rassegnarsi alla guerra

    Pasqua 2003

    Fecondazione assistita

    23 aprile

    Perché no ai referendum sulla fecondazione assistita

    I referendum sulla fecondazione assistita

    Legge sulla fecondazione assistita

    Legge sulla fecondazione assistita/bis

    Collaboratori umanitari nel mondo

    Aborto, inadeguate le forme di prevenzione

    Cattolici e politica

    Dopo il voto degli italiani

    Postfazione del Vescovo Gastone Simoni
    Indice dei nomi

    CULTURA

    Studium

    164.

    Religione e Società

    MARIA ELETTA MARTINI

    CON ISPIRAZIONE CRISTIANA NELLA REALTÀ SOCIALE

    Articoli pubblicati sulla rivista

    «Regnum Christi» da 1946 al 2006

    A cura di Lorenzo Maffei

    Premessa della Fondazione Regnum Christi

    Questo volume è nato per desiderio di omaggiare e promuovere la figura di Maria Eletta Martini (Lucca, 24 luglio 1922 – Lucca, 29 dicembre 2011), esponente di spicco del cattolicesimo democratico italiano, a lungo parlamentare Dc, che abbracciò le tesi di Aldo Moro. Come Fondazione Regnum Christi, editrice dell’omonima rivista da cui sono tratti i testi raccolti nel presente volume, da tempo avevamo in animo di promuovere una pubblicazione dedicata a questa nostra importante consigliera, per noi un punto di riferimento fin dalle origini: Maria Eletta Martini, valorizzata fin da giovane dal nostro fondatore mons. Giuseppe Casali. L’idea di mettere insieme quanto da lei espresso, per sessanta anni, sulle pagine della nostra rivista, si è sempre più palesata fino a concretizzarsi fattivamente, nel contesto dei preparativi della visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, avvenuta poi il 3 marzo 2017, proprio per rendere omaggio alla Martini e a annoverarla come «madre della Repubblica», non fosse altro perché: «Si può dire che alcuni dei principali capisaldi del welfare italiano, del nostro Stato sociale, rechino la sua impronta e talvolta siano proprio figli della sua azione politica e del suo coinvolgente metodo di lavoro» (quell’intervento del Presidente Mattarella è interamente proposto nelle prossime pagine). Durante i preparativi per quell’evento, coordinati dall’Amministrazione Comunale di Lucca, la rappresentanza della Fondazione Regnum Christi, coinvolta con moltissimi altri, è stata incoraggiata dagli stessi amministratori a prendere l’iniziativa e la scelta d’iniziare il lavoro è avvenuta proprio durante uno degli incontri dei citati preparativi, a Palazzo Orsetti, sede principale del Comune di Lucca: in quella sede è stato deciso di affidare l’impegno ad un giovane allievo di Maria Eletta Martini, Lorenzo Maffei, anche lui presente a quei preparativi.

    Ringraziamo il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per aver acconsentito alla pubblicazione in questo volume del citato intervento pubblico tenuto a Lucca il 3 marzo 2017: le sue alte parole illuminano gli aspetti politici e istituzionali, oltre che valoriali, di una donna importante per la storia italiana.

    Ringraziamo il vescovo Mons. Gastone Simoni per quanto ha scritto a commento di questo volume e che qui pubblichiamo come postfazione.

    Infine porgiamo i nostri ringraziamenti a Mario e Maria Elena, fratelli di Maria Eletta Martini.

    Fondazione Regnum Christi

    Introduzione del curatore Lorenzo Maffei*

    * Lorenzo Maffei (Barga, 1979), giornalista, già autore in La vita e l'impegno di Arturo Pacini. Documenti e testimonianze , Lorenzo Maffei e Luca Pighini, Maria Pacini Fazzi edizioni 2016, collana Storie e Comunità dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Lucca. È inoltre responsabile della Sezione Didattica dell’Archivio Storico Diocesano di Lucca ( Memory of the World , Unesco).

    «Con ispirazione cristiana, nella realtà sociale» raccoglie tutto quanto scritto e sostenuto da Maria Eletta Martini sulle pagine della rivista lucchese Regnum Christi. Il lavoro di spoglio di tutte le annate di questo periodico, tuttora attivo, conservate presso la sede della omonima Fondazione, in Piazza del Giglio 2 a Lucca, ha permesso di individuare i cento quarantatre articoli scritti dalla Martini nel periodo della sua collaborazione giornalistica che va dal 1946 fino al 2006. In questo volume inoltre è stato scelto di aggiungere sette articoli apparsi sulla medesima rivista, di altri autori (debitamente segnalati), in cui si riportano dichiarazioni della Martini.

    Va specificato che il primo articolo è del 1946 ma la collaborazione della Martini con questa rivista lucchese inizia subito dal primo numero, datato maggio 1945, e in modo forse inatteso: pubblica a puntate due brevi romanzi, «La figlia del deportato» e «Dentro le macchine». La poco più che ventenne Martini, con alle spalle l’esperienza della Resistenza a Lucca come staffetta partigiana, esordisce sulla rivista come scrittrice, e fino al 1948 usciranno le puntate di questi romanzi.

    È opportuno però, seppur sommariamente, delineare il contesto, Regnum Christi, in cui gli articoli sono stati pubblicati (nel presente volume sono stati raccolti solo gli articoli, non i romanzi) e poi affrontare il contenuto degli stessi.

    Il contesto parla locale, lucchese, ma grazie alle intuizioni del fondatore della rivista Regnum Christi, mons. Giuseppe Casali, e alla collaborazione di Maria Eletta Martini, come di molti altri autori e soprattutto autrici, cerca di guardare oltre i ristretti confini locali per proporre notizie e riflessioni utili alla formazione a alla valorizzazione del laicato cattolico in ogni ambito. Questa, in fondo, è la ragione principale della nascita di tale rivista che, nelle intenzioni del fondatore, mons. Giuseppe Casali doveva rispondere a questo che diverrà quasi un motto: «Bisogna ascoltare le persone ed aiutarle a giudicare, da cristiani, i fatti di ogni giorno». Parliamo dunque di una realtà editoriale che arricchisce la folta schiera di periodici dell’editoria cattolica di cui l’Italia era ed è ancora ricca e, come scriverà la Martini stessa, si tratta in particolare di uno strumento, Regnum Christi, nato per esperire una libertà negata durante il fascismo e per dare voce al desiderio di ricostruzione, anche morale, della società in epoca post-bellica (ad esempio: Un titolo che è un programma, settembre 1985).

    Quanto al contenuto degli articoli della Martini, possiamo individuare due direttrici attorno alle quali poi si moltiplicano numerosi temi, riflessioni e notizie: il dibattito ecclesiale e l’impegno civile. La Martini, con periodi di collaborazione più o meno continua (gli impegni che dal 1963 al 1992 avrà come Parlamentare non impediscono ma certo contraggono le collaborazioni), si esprimerà con editoriali e articoli, animando, non da sola, il dibattito intra-ecclesiale e politico della rivista. Le parole della Martini qui raccolte, lette nella continuità di un arco cronologico di sessanta anni, assumono quasi le sembianze di un «diario» molto particolare.

    La rivista Regnum Christi e il fondatore mons. Giuseppe Casali

    La rivista e il suo fondatore sono, di fatto, due elementi imprescindibili per capire il contesto formativo della giovane Maria Eletta Martini, contesto cui resterà legata per sempre.

    A fondare la rivista Regnum Christi, e a dirigerla fino al 1983, anno della sua morte, è stato il prete lucchese Giuseppe Casali (Lucca, 20 novembre 1905 – Lucca, 23 gennaio 1983), di cui, purtroppo, non esiste alcuna biografia.

    Tuttavia, come riporta il Bollettino Diocesano di Lucca n. 1-2 del 1983 che amplio con informazioni desunte dagli articoli della Martini, Casali dopo un’esperienza come cappellano a Torre del Lago Puccini, il 31 marzo 1930 fu nominato parroco di San Marco, parrocchia della prima periferia nord di Lucca, notoriamente fucina di pensiero sociale cattolico in ambito lucchese. Fondò nel 1935 il «Pio sodalizio delle Piccole Apostole di Cristo Re» poi divenuto nel 1965 Istituto secolare. Dal 1937 per alcuni anni, e per tutto il periodo della guerra, fu anche Assistente Diocesano della Gioventù Femminile di Azione Cattolica. Diede vita, nel 1940, come da lui stesso annunciato in un articolo del settembre di quell’anno sul bollettino parrocchiale L’eco di San Marco, alla Pia Associazione Regnum Christi, che nel tempo ha poi assunto l’attuale denominazione di Fondazione. Questa nuova realtà nacque per «far nascere il Regno di Cristo in ogni anima», come scrisse Casali, e concretamente si dedicò subito ad arricchire l’editoria cattolica e a diffondere testi catechistici e liturgici per la formazione di un laicato responsabile. Nei primi anni di vita, questa Pia Associazione si appoggiò a L’eco di San Marco, che infatti recava come sottotitolo della testata proprio la dicitura Regnum Christi. Poi dal maggio 1945 Regnum Christi divenne rivista autonoma, per poco come quindicinale infine, come oggi, mensile.

    Casali nel 1948 lasciò la parrocchia di San Marco per iniziare una strettissima collaborazione con il gesuita Padre Riccardo Lombardi. In Italia e all’estero promosse numerosi esercizi spirituali e predicazioni, poi dal 1959 al 1969, svolse la sua attività al «Centro Internazionale per un Mondo Migliore» a Rocca di Papa, vicino Roma, sempre assieme a Padre Lombardi. Il rientro nella Diocesi di Lucca avvenne nel 1969 e, per scelta di mons. Enrico Bartoletti, allora Vescovo Ausiliare e Amministratore Apostolico della Chiesa lucchese, divenne Canonico del Capitolo della Cattedrale e direttore della Biblioteca Capitolare Feliniana. In tutti gli anni che si troverà fuori dalla realtà lucchese e fino alla morte manterrà la direzione della rivista.

    Questo periodico, ovviamente radicato in lucchesia, si diffuse anche in altre diocesi del centro e del nord Italia, prima per l’accennato attivismo dello stesso Casali fuori dalla diocesi di appartenenza poi, in anni successivi, anche per la promozione di cui Maria Eletta Martini si fece portavoce.

    Fin dai primi anni i focus più presenti sono: la Chiesa, in particolare con il magistero pontificio, e la famiglia, promossa come nucleo centrale della società e luogo privilegiato per la trasmissione della fede. Su tutto si staglia la valorizzazione del laicato cattolico, e la volontà di formarlo alle responsabilità della vita, per far maturare fermenti che troveranno poi compimento nel Concilio Ecumenico Vaticano II e per contribuire alla costruzione di una società migliore.

    La rivista, inoltre, si caratterizza, allora come oggi, anche per un respiro liturgico: è cioè da sempre attenta ai momenti della liturgia cattolica. Appare normale dunque che, nella sua piena cattolicità, una rivista così abbia una testata espressa in latino: altisonante e davvero impegnativa. Tuttavia Regnum Christi raccontava e racconta fatti, notizie, tendenze culturali e di costume con molta semplicità e con uno stile popolare.

    Maria Eletta Martini, nata e cresciuta nella vivace parrocchia di San Marco dove la questione operaia e un cattolicesimo socialmente impegnato erano di casa, figlia di Ferdinando Martini, primo Sindaco di Lucca democraticamente eletto dopo la guerra e la dittatura fascista, legato da amicizia a Giovanni Gronchi, futuro Presidente della Repubblica, collaborò fin dall’inizio alle realtà associative ed editoriali fondate da Casali, divenendone di fatto, col tempo e per tutta la vita, una delle più autorevoli esponenti.

    È da ricordare che l’allora Pia Associazione Regnum Christi si fece promotrice anche di pubblicazioni di libri con una collana denominata «Luci di vita», dove oltre a Casali stesso anche la poco più che ventenne Martini pubblicò tre libri: i due brevi romanzi già citati, con la loro prima pubblicazione a puntate sulla rivista e poi usciti come libri, e la biografia «La madre degli emigranti: S. Francesca Saverio Cabrini» uscita come libro di detta collana nel 1949, autonomo dalla rivista. Segno delle indubbie potenzialità e capacità della Martini su cui Casali volle da subito investire, valorizzandola.

    Una raccolta, che evolve quasi in un «diario civico»

    La molteplicità dei temi trattati e l’ampio arco cronologico degli articoli raccolti in questo volume, che vanno dal 1946 al 2006, delineano quasi una sorta di «diario» di una tenace donna di fede, intrinsecamente legata alla vita ecclesiale come all’impegno civile, che racconta il corso di molti eventi della storia d’Italia e della Chiesa della seconda metà del ’900 e un poco oltre, fino ai primi anni del nuovo millennio.

    Nei primi venti anni della collaborazione su Regnum Christi, Maria Eletta Martini scrive per lo più di tematiche religiose, o comunque intra-ecclesiali, segno comunque della fiducia, non scontata per una giovane donna, che alla Martini veniva data sulle pagine di questa rivista cattolica. Solo a titolo esemplificativo, perché le sollecitazioni sarebbero molte, segnalo le riflessioni sui sacramenti del battesimo ( Per essere quello che siamo, febbraio 1954) e della cresima ( Il sacramente del sigillo, maggio 1955), e i numerosi editoriali. Da qui si arriva poi a riflessioni che forse, in questi primi venti anni, trovano il culmine nella pubblicazione di quattro articoli intrisi di speranze e timori per i laici nella Chiesa, a cavallo dei pontificati di Pio XII, Giovanni XXIII e Paolo VI ( Anche noi vi abbiamo il nostro posto, giugno 1957; Speranze di laici, luglio 1963; Dov’è il Papa ivi è la Chiesa, ottobre 1964; Le donne e il Concilio, febbraio 1964).

    Invece, tematiche più legate all’impegno civile e quindi politico emergono in una fase successiva, almeno dagli anni ’60 in avanti. Questo si lega in parte anche alla sua biografia, viene eletta infatti in Parlamento nel 1963, ed è proprio negli articoli di questa seconda fase in cui avviene qualcosa di singolare. Mi riferisco, mi si permetta la metafora, ad una marcia del tutto particolare che la Martini ingrana negli articoli. Infatti l’autrice, attraverso Regnum Christi, comunica al suo mondo di appartenenza, quello cattolico che le dà anche consenso, come accadono determinati eventi (percorso sul diritto di famiglia, le lotte su divorzio e aborto), assumendo non solo, e non tanto, una volontà cronachistica, comunque preziosa, ma in un certo senso anche un intento «civico-formativo», fedele alla Dottrina Sociale della Chiesa e a confronto costante con i mutamenti della società italiana. I suoi articoli insomma, non solo raccontano vicende, ma cercano di instaurare un rapporto con il lettore, con il desiderio di renderlo partecipe della complessità della politica in generale e della tensione, vissuta dall’autrice, tra ideali e realtà.

    Se all’inizio (ad esempio in: Diritti degli individui e della famiglia, giugno 1966; Perché tradurre in formule giuridiche l’amore?, gennaio 1967) gli approcci della Martini appaiono idealmente più trionfanti a favore di una visione cristiana e cattolica della società italiana, successivamente le sconfitte su temi cruciali, sì bruciano, eppure allo stesso tempo l’autrice coglie aspetti positivi, giustifica le modalità delle battaglie secondo le regole della democrazia, dà testimonianza dei propri valori al di là dei risultati ottenuti, racconta la volontà di cercare vie d’intesa possibili (ad esempio in: Avremo una legge di divorzio?, dicembre 1967; Divorzio. Prima e dopo l’entrata in vigore della legge, gennaio 1971; Una nuova legge per le famiglie italiane, dicembre 1971; La legge sull’aborto: testimonianza coerente dei cattolici in Parlamento, impegno responsabile nel Paese, maggio 1978).

    Come accennavo, questa marcia ingranata dalla Martini non serve solo a prendere atto e raccontare quanto avvenuto. Anzi, proprio quanto avvenuto lo spezza o, se si preferisce, lo illumina con un senso di responsabilità democratica talmente evidente che, almeno in questa seconda parte, la raccolta assume quasi la forma di un «diario civico» per il mondo cattolico di riferimento, di come da cristiani si sta nella società in cui si vive, nel rispetto della democrazia, delle sue istituzioni, consapevoli dei diritti e dei doveri, pronti a testimoniare anche nelle sconfitte.

    Questa suddivisione che propongo tra una prima parte, i primi venti anni, più religiosa e una seconda parte, i successivi quaranta anni, più sociale, seppur evidente, non deve però essere considerata dirimente: infatti nella prima parte non mancano articoli con riferimenti politici e culturali che denotano fin da subito l’imprinting cattolico democratico dell’autrice, così come non vengono meno nei decenni successivi articoli su temi religiosi d’indubbio valore.

    Nello scorrere questi articoli inoltre è possibile scoprire o riscoprire anche aspetti della sua biografia sociale e politica. Non ultimo il suo ruolo internazionale come rappresentate italiana alle Conferenze Internazionali sulla Popolazione, a Bucarest nel 1974 e a Città del Messico nel 1984, promosse dall’Onu (si leggano: Ampio riassunto dell’intervento italiano in plenaria alla conferenza mondiale di Bucarest per la Popolazione, ottobre 1974; Da Città del Messico. Dal controllo demografico ad una politica per la popolazione, settembre 1984). Ma anche il suo pensiero in ordine al ruolo del volontariato con parole e riflessioni che dilatano e approfondiscono la sua visione. C’è poi la Democrazia Cristiana, con le sue evoluzioni, le sue crisi e la sua dissoluzione. Non c’è nulla, e questo può sorprendere, sul rapimento e l’uccisione di Aldo Moro (la rivista ne parlò ampiamente ma mai con interventi della Martini: forse gli impegni istituzionali di quegli anni le impedirono di esprimersi oppure la vicenda la toccò talmente nel profondo che non riuscì a condividerla nemmeno con i lettori della rivista; varie sono però le citazioni che fa la Martini di discorsi di Moro, prima e dopo quel punto nodale della storia d’Italia). Tuttavia si avverte negli articoli successivi a quel tragico 1978, una sottotraccia diversa nello scrivere della Martini. Di fatto iniziano considerazioni anche di bilancio di una vita e del proprio impegno, prima assenti, come se una fase politica e ideale si fosse irrimediabilmente conclusa con la morte di Moro (Ad esempio: Il cattolico non può stare alla finestra, aprile 1982: da una frase di questo articolo è tratto il titolo di questo volume).

    Ma ad emergere c’è soprattutto la caparbietà di una donna di fede che, nelle fasi più buie e anche quando è superato il partito cattolico, non smette di misurarsi da cristiana con la realtà, ascoltando le esigenze di chi la abita, sulla scia di molti testimoni da lei conosciuti (La Pira, Dossetti, Lazzati, Bachelet, appunto Moro…) e promuovendo libere intuizioni alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa.

    Conclusioni

    L’augurio principale è che questa raccolta possa servire a riscoprire un interesse sulla figura di Maria Eletta Martini, magari delineandone in modo compiuto finalmente una biografia. Ma, insieme a questo, personalmente mi auguro anche che, andando oltre nostalgie del tempo che fu o di forme partecipative oramai anacronistiche o velleitarie, si valorizzi l’approccio alla realtà di questa donna che a livello ecclesiale si pone come esemplare interprete delle istanze del Concilio Vaticano II e, a livello politico, tra i maggiori esponenti del cattolicesimo democratico italiano.

    Il pensiero della Martini, pur complesso, approda e si condensa nel suo libro «Anche in politica cristiani esigenti» (Maria Pacini Fazzi Ed., Lucca 1997), dove indica tra i suoi maestri: il padre, Ferdinando Martini, l’Arcivescovo Enrico Bartoletti, Aldo Moro e il Vescovo Filippo Franceschi. In quel libro, tra le altre cose scrive: «Ho imparato come sia difficile la sintesi tra l’interiore tensione verso un cristianesimo esigente e l’efficacia storica delle azioni richieste per governare una realtà complessa quale quella contemporanea…», e più avanti riferendosi a quella che lei chiama «duplice presenza cristiana e politica», aggiunge: «C’è una certa tendenza a concepire questo rapporto nel senso che la fede annuncia valori che la politica dovrebbe meccanicamente realizzare… senza avvertire la necessità di articolarne il senso in termini di praticabilità storica; e quindi del processo storico-civile e dell’apprezzamento di possibili sbocchi». E infine indica quale deve essere, per lei, il motivo per cui un cattolico deve impegnarsi in politica: «In una società in cui si registrano due terzi di benestanti e un terzo di poveri ed emarginati, il consenso dei due terzi (che è la maggioranza) può suggerire scelte politiche che lascino il rimanente un terzo nella sua fredda percentuale minoritaria, quasi fosse condannata a non mutare. Ed è tra questo un terzo che il Vangelo ci invita a stare e operare».

    Il volume «Con ispirazione cristiana, nella realtà sociale» in fondo ricostruisce, tra innumerevoli sorprese e spunti, il percorso d’inveramento di queste consapevolezze che la Martini scrisse nel suo libro a fine anni ’90. Percorso che, pensando all’Italia che Moro definì «dalla passionalità intensa e dalle strutture fragili» (28 febbraio 1978, ultimo discorso ai gruppi parlamentari della Democrazia Cristiana), grida ieri come oggi quanto mai sia necessario squarciare il velo degli slogan facili e delle semplificazioni, che magari aggregano consensi più o meno effimeri ma intaccano quelle fragilità strutturali di cui parlava Moro. Percorso, infine, che, cristianamente ispirato, invita a tentare con fatica di approfondire, ricercare, studiare, anche nella nostra storia e nelle parole dei suoi più alti testimoni, la vera complessità che ci è data di vivere per immaginare e, se possibile, attuare con coraggio una speranza per un presente e un futuro sempre nuovi e più giusti.

    Ringraziamenti

    Qui cito le persone che devo ringraziare per aver facilitato, supportato o in qualche modo suggerito il percorso che porta alla pubblicazione di questo volume, nonché alle considerazioni esposte in introduzione. Senza esplicitare il motivo, loro sanno che sono stati preziosissimi, ringrazio: Alessandro Tambellini Sindaco di Lucca; Ilaria Vietina Assessora e già vice-Sindaco di Lucca; l’on. Raffaella Mariani; Stefano Bucciarelli Presidente dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Lucca; la Fondazione Regnum Christi e in particolare Vanna ed Evelina; don Piero Ciardella parroco e responsabile del Centro Cultura della Diocesi di Lucca; don Marcello Brunini parroco e direttore dell’Archivio Storico Diocesano di Lucca.

    Infine ringrazio anche madre Carla Niccià (Istituto Suore Canossiane) autrice delle brevi frasi introduttive dei capitoli di questo volume.

    Breve biografia di Maria Eletta Martini* (del curatore)

    * Le fonti sono le schede dei portali storici della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica, integrati dalla nota biografica contenuta in Anche in politica cristiani esigenti di Maria Eletta Martini (Maria Pacini Fazzi ed., 1997). Le date sulle consiliature comunali, invece, sono tratte da I Savj del palazzo Santini. Storia del Consiglio Comunale di Lucca (1865-2015) a cura di Luca Baldissarra e Gian Luca Fruci (mpf, 2015). I riferimenti alle Conferenze sulla Popolazione sono stati ricostruiti con due articoli contenuti in questo volume.

    Maria Eletta Martini (Lucca, 24 luglio 1922 – Lucca, 29 dicembre 2011) fu dirigente di organizzazioni giovanili cattoliche, antifascista, staffetta partigiana. Laureata in lettere, fu insegnante nelle scuole medie e giornalista pubblicista. Dal 1951 al 1964 fu Consigliere Comunale di Lucca per la Democrazia Cristiana (Dc) per tre volte consecutive. Ruolo che tornò a ricoprire per lo stesso partito una quarta volta dal 1990 al 1993. Fu parlamentare dal 1963 al 1992: eletta alla Camera dei Deputati la prima volta nel 1963, venne sempre rieletta nelle successive tornate: 1968, 1972, 1976, 1979 per la Circoscrizione di Pisa, Lucca, Livorno e Massa. Fu eletta anche nel 1983, ma al Senato della Repubblica, nel Collegio di Viareggio. Nel 1987 tornò sui banchi della Camera, eletta nella Circoscrizione di Pisa, dove rimase fino alla definitiva rinuncia alla ricandidatura al Parlamento del 1992.

    Nella lunga carriera di parlamentare Dc, fece parte di numerosi organi, e fu protagonista di varie vicende centrali della storia sociale e politica del Paese. In particolare fu promotrice e relatrice unica del Diritto di Famiglia (Legge 151/75) e relatrice di minoranza per le leggi di divorzio e di aborto. Da Presidente della Commissione Igiene e Sanità (1976-1978) portò a termine la Legge che istituì il Servizio Sanitario Nazionale. A più riprese si impegnò anche per leggi su adozioni, consultori familiari, obiezione di coscienza al servizio militare, cooperazione a paesi in via di sviluppo, e sui rapporti Stato-Chiesa. Fu rappresentante italiana alle Conferenze sulla Popolazione promosse dall’Onu a Bucarest nel 1974 e Città del Messico nel 1984. Inoltre fu vice presidente della Camera dei Deputati (1978-1983) sotto le presidenze di Pietro Ingrao e di Nilde Iotti. Dal 1978 al 1994 ha presieduto il Comitato per i problemi della Popolazione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Nel 1984 ha fondato, con altri, a Lucca il Centro Nazionale per il Volontariato, che ha presieduto per quasi venti anni.

    Per ciò che riguarda gli organi parlamentari: nella IV Legislatura (1963-1968), alla Camera, fece parte della Commissione Giustizia, Commissione Lavoro assistenza previdenza sociale e cooperazione, Commissione speciale per l’esame dei progetti di legge aventi per oggetto la disciplina dei contratti di locazione degli immobili urbani. Nella V Legislatura (1968-1972), alla Camera fece parte della Commissione Giustizia. Nella VI Legislatura (1972-1976), alla Camera, fece parte della Commissione Giustizia anche con l’incarico di Segretario e della Giunta per le elezioni. Nella VII Legislatura (1976-1979), alla Camera, fece parte della Giunta provvisoria per le elezioni, della Commissione Igiene e Sanità Pubblica di cui fu presidente e del Comitato di vigilanza sulla Biblioteca. Nell’VIII Legislatura (1979-1983), alla Camera, fece parte della Commissione di vigilanza sulla Biblioteca, Commissione di vigilanza sui servizi di documentazione, della Giunta provvisoria per le elezioni e della Commissione Igiene e Sanità Pubblica. Nella IX Legislatura (1983-1987), al Senato, fece parte della Commissione per la Biblioteca, della III Commissione permanente (Affari Esteri), della Giunta per gli Affari delle Comunità Europee, della Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, del Comitato parlamentare per i servizi di informazione e sicurezza e per il segreto di Stato, della Commissione parlamentare sul fenomeno della Mafia di cui fu anche vice-presidente tra il 1985 e il 1986. Nella X Legislatura (1987-1992), alla Camera, fece parte della III Commissione Affari Esteri e Comunitari, del Comitato di vigilanza sui servizi di documentazione e della Commissione d’Indagine ex art. 58 (on. Cirino Pomicino).

    Per decenni nel Consiglio nazionale della Dc, ne diresse il Dipartimento Cultura, e dal 1986 curò per la Direzione stessa i rapporti tra il partito e il mondo cattolico. Con la dissoluzione della Dc, si fece promotrice di istanze di rinnovamento attraverso l’Associazione Carta ’93. Nel 1994 fu tra i fondatori del Partito Popolare Italiano impegnandosi affinché questo partito fosse parte del centrosinistra che andava formandosi. Ispiratrice dunque e promotrice dell’esperienza dell’Ulivo, nel 2001 partecipò anche alla fondazione del partito Democrazia è Libertà-La Margherita poi confluito nel Partito Democratico.

    Il 2 giugno 2002 fu insignita dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi del Cavalierato di Gran Croce per l’alto servizio reso al Paese durante la sua lunga carriera parlamentare.

    Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella all’incontro su «Maria Eletta Martini la determinazione di una donna nella vita politica: il diritto di famiglia» (Lucca, 3 marzo 2017)

    Rivolgo un saluto molto cordiale a tutti, al Presidente della Regione, al Sindaco, al Presidente della Provincia, alle autorità, a tutti i presenti. Un saluto particolare e un ringraziamento alle bambine e alle ragazze che stanno seguendo con pazienza e compostezza gli interventi e che hanno cantato l’inno nazionale, e ai ragazzi e alle ragazze che hanno suonato così bene.

    Ringrazio il Sindaco per l’invito ad essere qui oggi in questo splendido teatro, per poter così rivolgere un saluto alla città che è contrassegnata da una grande, straordinaria storia di autonomia che trova il suo emblema nella cinta muraria, ma trova la sua radice, in realtà, nel suo tessuto civile. Quei valori che ha ricordato il Sindaco poc’anzi – carità, verità, giustizia e pace – esprimono la saldezza del tessuto civile della città di Lucca. È un’occasione anche per poter salutare i Sindaci della Provincia che sono presenti, e di ringraziarli per il lavoro che svolgono con tanto impegno e sovente con tanta fatica.

    Sono lieto di contribuire a ricordare oggi con voi Maria Eletta Martini – personalità politica di primo piano nella storia della Repubblica – in un incontro che le ha reso onore come donna intelligente e coraggiosa, come paziente costruttrice di una democrazia più larga e partecipata possibile, come convinta sostenitrice dell’autonomia e della libertà delle formazioni sociali, come testimone di una fede intensa e aperta al dialogo.

    Maria Eletta Martini – voi lo sapete bene – era molto legata alla città di Lucca e alla sua gente.

    Le radici piantate saldamente nel territorio, per una parlamentare di lungo corso come lei, non rappresentavano soltanto le basi di un consenso, tante volte rinnovato. Erano la fonte continua di umanità e di conoscenza, erano la finestra aperta sulle speranze e le concrete sofferenze dei cittadini, erano la palestra per una verifica costante delle scelte che la politica compiva alla ricerca del bene comune.

    Qui a Lucca suo padre Ferdinando, «Nando», è stato il primo sindaco dopo la Liberazione. Qui a Lucca la giovane Maria Eletta è stata «staffetta» partigiana. Qui ha cominciato a spendere i suoi talenti, le sue grandi capacità, e la sua passione civile, a cercare nella politica risposte di merito, soluzioni più avanzate, opportunità più diffuse in modo da avvicinare la realtà ai propri ideali di giustizia.

    Quella giustizia – ripeteva Martini – che non possiamo mai dire di aver conquistato pienamente, ma verso la quale dobbiamo sempre tendere, per rispetto di noi stessi e di chi ci sta accanto, soprattutto di coloro che sono più sfavoriti. Non è un caso che il Centro nazionale per il Volontariato, fortemente voluto, fondato e per anni guidato da Maria Eletta, sia sorto proprio a Lucca. Certo, qui c’è un humus sociale propizio, ci sono state e ci sono esperienze importanti, c’è la cultura, il senso di fraternità, la predisposizione dei lucchesi. Ma c’è molto della visione di Maria Eletta Martini nella sua forte determinazione di fare di Lucca la capitale italiana del volontariato.

    Una visione policentrica della società e della politica, refrattaria a una verticalizzazione del potere che sottovaluti i corpi sociali come elemento generativo e, insieme, equilibratore della stessa democrazia.

    C’è – e questo è il disegno della nostra Costituzione – una trama di relazioni umane che preesiste alle istituzioni, e verso le quali le istituzioni devono avere rispetto per comprenderle, interpretarle e tutelarne la libertà. La coscienza del limite è un elemento che rende la democrazia più solida, non più debole.

    È questa una delle convinzioni più radicate nella mente e nel cuore di Maria Eletta Martini. Che scriveva: «Associazioni e volontariato sono realtà difficili da gestire, impossibili da imbrigliare, ma che fanno ricca e libera la vita democratica di un Paese. C’è in atto un tentativo subdolo che formalmente le valorizza, ma tenta di costringerle tra poteri forti, tra le istituzioni e il denaro. Mi auguro che soprattutto le associazioni sappiano conservare la loro identità e la loro libertà, perché esse sono un inciampo vero verso l’autoritarismo».

    Parole che richiamano alla responsabilità della politica come a quella personale di ciascuno di noi. Maria Eletta diceva che occorre sempre dare il proprio contributo morale e materiale alla «vita degli altri».

    Diffidava di un potere distaccato e contrapposto dal quale il cittadino isolato, chiuso nell’interesse individuale, dovesse guardarsi. L’idea di democrazia per lei era intimamente connessa con quella di una società inclusiva. Maria Eletta Martini le sue responsabilità se le è prese tutte. Senza ostentazione, ma con grande determinazione. È stata una delle donne che ha influito di più in passaggi decisivi della nostra vita democratica. Una donna capace di una leadership salda nella sua mitezza.

    Anche grazie alla porta aperta – con fatica, coerenza, sacrificio – da madri della Repubblica come Maria Eletta Martini, Nilde Iotti, Tina Anselmi, Lina Merlin, oggi la parità di genere è una realtà che ci arricchisce e da cui è impossibile prescindere.

    Maria Eletta è stata relatrice, alla Camera, del nuovo diritto di famiglia, che ha rappresentato un’autentica svolta culturale e civile, superando retaggi che comprimevano ancora dignità e libertà personali e adeguando finalmente il nostro ordinamento al principio di eguaglianza affermato dalla Costituzione, anche per quanto riguarda i figli, indipendentemente dalla nascita nell’ambito o extra matrimonio. La famiglia diventava davvero una comunità.

    Con questa riforma il principio di eguaglianza è entrata nei rapporti familiari, attribuendo alle donne un ruolo pienamente paritario nella gestione delle scelte che ispirano la famiglia, intesa come spazio incomprimibile di amore e di affetti, fondativo di una società solidale.

    L’eguaglianza tra uomo e donna è divenuta da allora il criterio che guida la responsabilità dei genitori verso i figli e, in generale, la responsabilità dei coniugi nella conduzione della vita in comune, ponendo le basi per un pieno riconoscimento della figura femminile nella società.

    Dalla piena affermazione dei diritti inviolabili di ogni persona è scaturito anche il riconoscimento dei diritti dei bambini e dei minori, che devono essere destinatari di tutele e opportunità quali che siano le vicende che investono il nucleo familiare.

    Fu un grande risultato per il nostro Paese, conseguito con una larghissima convergenza un anno soltanto dopo il referendum sul divorzio, che si era concluso con un risultato inequivocabile ma che aveva fortemente diviso il Paese tra i sostenitori del No e quelli del Sì.

    Ebbene, un anno dopo quella contrapposizione, il Parlamento riuscì a comporre – proprio sul diritto di famiglia – un quadro avanzato, armonico e ampiamente unitario. E Maria Eletta Martini si trovò alla guida di questo processo, in cui si fu capaci di mettere da parte contrapposizione ideologiche e puntare, invece, sui valori della persona, la coerenza del diritto, la sintesi migliore tra i diversi punti di vista.

    Diceva Maria Eletta Martini, da cattolica-democratica tenace e convinta qual era, che «il colloquio, per difficile che sia, va fatto con l’umiltà di cercare il fondo di verità che c’è in ogni opinione». È stata una donna forte. Che ha continuato a battersi – con i suoi modi gentili e con la sua caparbia coerenza – per la legge sulle adozioni, per i consultori familiari, per l’attuazione del diritto alla salute, per tutelare l’obiezione di coscienza al servizio militare obbligatorio.

    Da presidente della commissione Sanità della Camera ha condotto in porto la legge istitutiva del Servizio sanitario nazionale. Si può dire che alcuni dei principali capisaldi del welfare italiano, del nostro Stato sociale, rechino la sua impronta e talvolta siano proprio figli della sua azione politica e del suo coinvolgente metodo di lavoro. Una donna forte che, tuttavia, tesseva l’elogio della prudenza in politica. Tra le virtù morali – ha scritto – è proprio la prudenza la più preziosa.

    «La prudenza – sono sue parole – non è grettezza di spirito, calcolo subdolo o interessato. È collegarsi alla dimensione comunitaria. La prudenza insegna a valutare, decidere, scegliere il proprio ruolo di fronte ai problemi sociali, che solo collegialmente possono essere risolti nella loro complessità».

    La prudenza, spiegava, è prossima alla giustizia e bisogna intenderla sempre di più nella sua dimensione sociale. Una prudenza trasformata in sapienza. Da credente viveva la fede in modo esigente, come testimonia il titolo

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