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In Cerca di Sole
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In Cerca di Sole

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About this ebook

Determinazione, impegno, professionalità, ottimismo: ecco le doti di Eliana e Leo, due studenti universitari alle prese con la loro quotidianità, con il loro passato, con la loro massima aspirazione.

Pendolari della metropoli ingorda e caotica, fuori-sede in pieno quartiere Salario, combattono con i loro amici la battaglia contro il malaffare e la menzogna, perché il mondo deve tornare ad essere l’Eden che si sono lasciati alle spalle, intatto e ricco come prima della distruzione.

Chiave di ogni enigma: la conoscenza.

Quando Lorena Ganelli irrompe nelle loro giovani vite con il carico della sua sensuale, meravigliosa e lasciva competenza, frane, terremoti e alluvioni hanno già portato via tutto, ma una tragedia dimenticata e presente rivendica ancora il suo diritto di cronaca.

L’indagine dei due giovani e del loro gruppo si sgomitola tra sentimenti alterni e contrastanti, mentre la tensione e l’impegno per un futuro migliore logorano la memoria in una carta del cielo sempre più intricata e difficile da interpretare.

Potranno le architetture dell’amore resistere e trionfare tra paesaggi dorati, corruzione e illegalità?

L’AUTRICE

Scrittrice, docente di lettere, giornalista pubblicista, Antonietta De Luca appare un po’ una vestale della conoscenza. Asserisce solo quello che può dimostrare. E lo fa a modo suo: alla luce del sole.

Autrice del libro di racconti dal titolo Stage Generation pubblicato nel 2009 e del saggio La critica letteraria di Giuseppe Pontiggia, con la raccolta di poesie Di Sangue e Pensiero edita per le Edizioni Ensemble nel 2012 e presente alle fiere di Torino, Pisa e Roma, ha vinto il Premio Internazionale Magna Grecia e la menzione speciale al Premio mondiale di Poesia Nosside nel 2012.
LanguageItaliano
Release dateMay 20, 2019
ISBN9788834115992
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    In Cerca di Sole - Antonietta De Luca

    Antonietta De Luca

    In Cerca di Sole

    UUID: 6cad4ca6-7a8d-11e9-ad0e-bb9721ed696d

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Indice

    PROLOGO

    PARTE I

    Capitolo I - Vite da Leo -

    Capitolo II - Così è deciso -

    Capitolo III - I fiori dal letame -

    Capitolo IV - Un giorno a palazzo -

    PARTE II

    Capitolo I - L'aiuto del passato –

    Capitolo II - Lorena Ganelli -

    Capitolo III - L’alleato -

    Capitolo IV - Fonti e segreti -

    Capitolo V - L’acqua e il fuoco -

    Capitolo VI - Il piano B -

    Capitolo VII - Il sopralluogo -

    Capitolo VIII - Il processo -

    PARTE III

    Capitolo I - Incidente di percorso -

    Capitolo II - Le verifiche del caso -

    Capitolo III - La riunione -

    Capitolo IV - La risposta alla risposta -

    EPILOGO

    RINGRAZIAMENTI

    NOTA BIOBIBLIOGRAFICA

    Pubblicato con

    Il Servizio Numero 1 in Italia

    di Assistenza alla Pubblicazione

    per gli Autori Indipendenti

    Self Publishing Vincente

    www.SelfPublishingVincente.it

    Antonietta De Luca

    IN CERCA DI SOLE

    Copyright © 2019 Antonietta De Luca

    Tutti i diritti riservati.

    Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta

    senza il preventivo assenso dell’Autore.

    1 a edizione 2016, Memoranda

    2 a edizione Maggio 2019

    Titolo | In Cerca Di Sole

    Autore | Antonietta De Luca

    Parecchi anni or sono, laggiù lungo il Simeto,

    davano la caccia a un brigante, certo Gramigna,

    se non erro, un nome maledetto come l’erba che lo porta,

    il quale, da un capo all’altro della provincia,

    s’era lasciato dietro il terrore della sua fama.

    Carabinieri, soldati, e militi a cavallo lo inseguivano da due mesi,

    senza esser riusciti a mettergli le unghie addosso:

    era solo, ma valeva per dieci,

    e la mala pianta minacciava di abbarbicare.

    Giovanni Verga, Vita dei campi

    PROLOGO

    La provincia di Agrigento è la più mafiosa d’Italia. 37 comuni su 43, pari all'86%, sono impregnati dalla presenza di Cosa Nostra. È il triste record negativo che emerge dal rapporto del Censis […] sul condizionamento delle mafie sull'economia, la società e le istituzioni del Mezzogiorno consegnato oggi, giovedì 1 Ottobre 2009, al presidente della Commissione antimafia, Giuseppe Pisanu [1] .

    Eliana – Bello questo posto, no?

    Leo – Sì. Chi è che parla?

    Eliana – Il presidente del Censis.

    Leo – Scusa, sono distratto stamattina.

    Eliana – Tutto bene?

    Leo – Detesto le conferenze-stampa.

    Eliana – Perché? A me piacciono, invece.

    Leo – Non amo la mondanità.

    Eliana – L’argomento almeno è interessante, dai. A volte ci mandano in certi posti …

    Leo – Sei mai andata ad Agrigento?

    Eliana – No, ancora no.

    Leo – Agrigento è una città bellissima, ci sono stato qualche anno fa e, nonostante abbia avuto lì il mal di denti più doloroso della mia vita, ne conservo anche oggi un buon ricordo.

    Eliana – Ti dispiacerà allora.

    Leo – Cosa?

    Eliana – Questa notizia: la più mafiosa di Italia.

    Leo – Chi può dirlo? Magari sono mafioso anch’io che vengo da Torino e tu non lo sospetti affatto.

    Eliana – Già … E poi cosa è successo ad Agrigento?

    Leo – Ero in vacanza con degli amici. Ci eravamo appena diplomati e ci avevano regalato un viaggio di una settimana. Dormivamo all’ Hotel della Valle. È stato in quei giorni che ho capito di voler fare il giornalista. E così a settembre mi sono iscritto alla facoltà di Scienze della Comunicazione a La Sapienza e, dopo un po’ di tempo, ho cominciato a fare pratica al giornale dove ci siamo incontrati noi. Era l’estate del 2005, quell’anno erano successe un sacco di cose … la Palestina si ritrova all’improvviso senza il suo leader storico: Arafat, lo tsunami sconvolge l’Indonesia, Bush conquista la Casa Bianca, mentre in Spagna passa finalmente la legge sul matrimonio gay e in Baghdad viene sequestrata Giuliana Sgrena tornata poi libera mentre moriva il funzionario del Sismi Nicola Calipari. Entra in vigore il protocollo di Kyoto, eppure nel Frejus italiano seppelliamo due morti e ricoveriamo venti intossicati per un incendio. Ma sono un poeta e canto la mia terra.

    Eliana – Come?

    Leo – Sì, le parole di Arafat. E il tuo 2005 com’era?

    Eliana – Be’, fammi pensare … Sì sì, me lo ricordo anch’io, è stato l’anno dei licenziamenti alla Thyssenkrupp: 360 su 3.800, fortunatamente l’Ufficio Regionale del Lavoro blocca la decisione all’inizio di febbraio, ma anche il bilancio di Alitalia è disastroso: in rosso di 812 milioni di euro, peggiore è solo il crack della Parmalat. Sai com’è… quell’anno, l’ho passato intervistando sindacalisti e amministratori delegati. C’era ovunque un certo clima di shock per via del terrorismo. Londra, con tutti quegli attentati tra metro e autobus, era letteralmente sotto attacco, ricorderai anche tu quei 55 morti e 700 feriti nel caldo torrido dell’estate inglese.

    Leo – È vero, c’era Bin Laden in giro, a detta di Al Jazeera: proprio sulla rete araba, era apparso il suo braccio destro a rivendicare gli attentati di Londra del 7 luglio 2005.

    Eliana – Nel 2005, però, nasce anche You Tube e Camilla Parker Bowles vince finalmente il suo Carlo d’Inghilterra: cronaca rosa! Non dimentichiamo che quello è stato l’anno in cui il calcio è passato al digitale terrestre, in diretta con tutto il matrimonio di Totti e Ilary! E poi, e poi, tu non sei andato a sgolarti al Live Aid, il concerto per l’Africa più bello del mondo? Peccato che nello stesso periodo in Italia andava di moda il sasso dal cavalcavia.

    Leo – Le autostrade in questo paese fanno piangere, pensa che proprio l’inverno dopo le vacanze in Sicilia, alcuni amici che stavano venendo a Roma a trovarmi sono rimasti fermi tre giorni sulla Salerno Reggio-Calabria per via della neve, mentre solo un paio di mesi prima i romani hanno visto esondare il Tevere con ben dodici metri di piena.

    Eliana – E i tuoi amici, poi?

    Leo – Niente, sono arrivati distrutti e hanno impiegato altri tre giorni a riprendersi. Ma che ore sono? Ne hanno ancora per molto questi secondo te?

    Eliana – Non mi pare, ma tanto c’è la cartella-stampa da ritirare all’ingresso, dove ci hanno accreditato. E con gli amici di Torino, sei ancora in contatto?

    Leo – Scherzi? Certamente! Chiara, la mia migliore amica, quattro anni fa, è diventata Miss Italia.

    Eliana – Ma chi, la Masciotta? Pensavo frequentassi giri più … impegnati!

    Leo – Ahahah e più impegnativi anche: guarda che siamo riusciti a rimandare gli scavi per la Tav col gruppo di attivisti della Val di Susa!

    Eliana – Ce le hai prese?

    Leo – Io no, ma altri … be’ non è stato certo come passare il tempo davanti a Rockpolitik.

    Eliana – Uh, Celentano!

    Leo – Non fare quella faccia, quasi metà degli italiani erano appesi alla tv!

    Eliana – Sì sì, lo so, mentre moriva Giovanni Paolo II e Piero Grasso diventava procuratore nazionale facendo le scarpe al giudice Caselli, mentre la Cassazione assolveva Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi e Giancarlo Rognoni per la strage di piazza Fontana, mentre il procuratore generale antimafia Pier Luigi Vigna dichiarava che la mafia fattura 100 miliardi l’anno, il doppio di Fiat ed Enel, gli italiani che fanno?

    Leo – Si distraggono durante una conferenza-stampa parlando degli spettatori di Rockpolitik.

    Eliana – E Agrigento frana.

    Leo – Agrigento che?

    Eliana – Agrigento frana.

    Leo – Ma dove?

    Eliana – In Sicilia!

    Leo – Ma quando?

    Eliana – Nel 1966.


    [1] http://www.accadeinitalia.it/index.php?option=com_content&task=view&id=153&Itemid=2

    PARTE I

    Una vita senza ricerca non è degna

    per l'uomo

    di essere vissuta.

    Platone, Apologia di Socrate, cap. XXVIII

    Capitolo I - Vite da Leo -

    Leo – E tu come lo sai?

    Eliana – Io sono siciliana.

    Leo – E … ?

    Eliana – E … i panni sporchi si lavano in famiglia.

    Leo – Mh. Vuoi dire che si tratta di una vicenda rimasta confinata alla cronaca locale?

    Eliana – Non proprio, comunque io l’ho saputo, perché ho dei parenti che abitavano alla Maddalusa, ma ormai non se ne ricorda più nessuno.

    Leo – Capirai, in un paese che cade a pezzi in tutte le stagioni, si sarà confusa nel pantano di alluvioni e terremoti rimasti senza colpevoli.

    Eliana – Andiamo, dai. Prendiamo il 64?

    Leo – Siamo in anticipo, possiamo tornare in redazione a piedi. Cominciamo a pensare a cosa scrivere.

    Fuori dal Teatro Eliseo, la via Nazionale è inondata di luce e di turisti. È mezzogiorno, Eliana oggi mi sembra così bella, molto più del solito. Da quando ci conosciamo, lavoriamo sempre benissimo e anche in redazione sono contenti, al momento ci rimborsano le spese, ma speriamo entrambi che la situazione cambi in meglio, del resto, abbiamo grandi progetti.

    Secondo me, potrebbe provare col giornalismo radiofonico o televisivo, ha una voce particolare, un modo di parlare, un non so che di accattivante …

    Eliana – Allora, sai cosa pensavo?

    Leo – Sì.

    Eliana – Ahah! Ti adoro!

    Siamo quasi arrivati, ma non ho voglia di salire. Il centro di Roma è in ombra, gli uffici si trovano in fondo a un corridoio lungo e freddo, al primo piano, c’è una finestra lunga, ma affaccia sul cortile interno, le mura sono bianche e spesse, il riscaldamento è forte. Andiamo va’.

    Eliana – Buongiorno, popolo!

    Capo – Ciao, Eli.

    Eliana – Salve, capo.

    Capo – Leo, oggi cambi tavolo. Ti abbiamo lasciato il pc acceso sulla scrivania accanto all’armadio grigio.

    Leo – Ok. Allora, tu Antimafiaduemila, io Teleacras?

    Eliana – Come vuoi, è lo stesso.

    Leo – Bene, tanto sono solo punti di partenza, poi vediamo cosa troviamo.

    Eliana – Certo. Aggiorniamoci tra mezz’ora.

    Leo – Vado.

    Wikipedia, al solito, poi, vediamo … tufo, giganti, Ruoppolo… Fattori, breve documentario, bene, meglio di niente. Viale della Vittoria, viale della Vittoria no … troppo recente. È qualcosa però. Meglio scrivere il pezzo subito, continuerò dopo.

    Leo – Eli, penso io alla conferenza stampa. Scrivo e passo a te, così integri, correggi e poi mandiamo.

    Eliana – Bene. Continuo con la ricerca nel frattempo.

    Leo – Sì.

    Venti minuti al massimo e ho finito. Oggi devo anche fare un salto all’università, un po’ di spesa, le pulizie di casa, se no chi li sente gli altri?

    Da tre anni divido l’affitto con due studenti in un appartamento vicino piazza Fiume. Divertente, ok, a volte un po’ oppressivo.

    Qualche volta organizziamo festini fino a notte fonda, tanto, con questo lavoro, posso alzarmi tardi. Uno è fotografo, Matteo, l’aquilano, l’altro, modenese, si chiama Carlo, film-maker, nati praticamente con la macchina da presa in mano. Eliana ci raggiunge spesso con Sara, la sua coinquilina di Belluno, voce di Radio Onda Rossa e tecnico audio, perché-non-si-sa-mai. Ora è da un po’ che non ci vediamo di sera, forse, disinfestata la tana, la prossima settimana si potrebbe fare qualcosa.

    Voilà, finito.

    Eliana – Allora che ne dici, di quella cosa?

    Leo – Quale?

    Eliana – Quella di quando siamo usciti dalla conferenza stampa.

    Leo – Lo sai che l’idea mi piace …

    Eliana – Allora la facciamo!

    Leo – Dai, pensiamoci un attimo, è un impegno serio. Tu hai finito con gli esami?

    Eliana – Quali esami? Sono due ore che penso solo a quello!

    Leo – Ahahah, lo sapevo! Ti ricordo che tra un mese abbiamo il primo appello. Dobbiamo dare un po’ di crediti, su, se no, addio alla laurea.

    Eliana – Mmmmm, un ragazzo responsabile …

    Leo – Come pochi, aggiungerei.

    Tanto sapeva benissimo che avevo già iniziato a lavorarci, che me lo chiedeva a fare? E senza dubbio le saranno già venute un sacco di idee. Meglio non fissarsi però, meglio correre al seminario a sentire l’ennesima lezione lontana dalla realtà e tornare alla materialità dell’esistenza nel cellophan del pollo arrosto del Carrefour. Per finire la serata in bellezza, Mocho Vileda e ti passa la paura, la paura del presente, la paura del futuro affogata in sala tre al Nuovo Cinema Aquila un giorno sì e l’altro pure.

    Adoravo quel posto sottratto alla criminalità organizzata e restituito alla fantasia, ai cittadini e alla cultura.

    Tom Benetollo ne sarebbe fiero, sì, sarebbe orgoglioso anche di quella volta in cui finalmente ero riuscito a baciare Gaia.

    Ma questa è un’altra storia.

    A cena avevo sempre una fame da lupi, considerati i sandwich del pendolare a pranzo tutti i giorni, nessuno escluso. A Torino i miei ritmi erano completamente diversi. Non so come facciano a vivere così da queste parti, ai romani sembra tutto così normale. Io, questi autobus, li odio, anche se aveva ragione Ettore Scola quando diceva che sono la palestra migliore dello sceneggiatore, soprattutto chioso io dello sceneggiatore sudato e sfranto dalla fatica metropolitana.

    Le avevo chiesto una settimana, sette giorni, prima di decidere di cacciarci in un altro dei nostri tipici casini tardo-adolescenziali. A te sembrerà un’inezia, invece, per Eliana, una misera settimana di attesa è più che sufficiente per impazzire. Chissà come la troverò lunedì prossimo. Intanto devo vedere di arrivarci anch’io, perché, nel frattempo, aspetto visite.

    Mia madre e mia sorella partiranno domattina per venire a Roma e di solito, quando varcano la soglia del mio appartamento, diventa tutta una critica. Sporco di qua, sporco di là e cominciano a mettermi a soqquadro la casa. Regolarmente, quando ripartono, impiego altri sei giorni a ritrovare tutte le mie cose. Oh, ma sono contento di vederle, eh? Peraltro io, a Torino, non torno più di una volta al mese e spesso sono loro a darmi i soldi per il viaggio. Umiliazione. Mio padre sarebbe certamente in collera.

    Si era tanto raccomandato che avessi cura di loro quella notte. Il dolore è ancora lancinante. Sarà meglio che mi sieda. Fortunatamente Carlo e Matteo non sono ancora tornati. Il letto è disfatto, ma chi se ne frega. Lasciatemi sdraiare, lenzuola, lasciatemi. Non è passato molto tempo. Non credo passerà mai molto tempo. Era semplicemente andato a lavorare. Montava di sera, secondo il suo turno normale. Solo ventiquattro ore dopo giaceva quasi completamente ustionato in un letto d’ospedale al C.T.O.. Una cisterna di combustibile sui binari.

    Macchinista, ferroviere. La storia ci racconta come finì la corsa

    la macchina deviata lungo una linea morta

    con l' ultimo suo grido d' animale la macchina eruttò lapilli e lava

    esplose contro il cielo, poi il fumo sparse il velo:

    lo raccolsero che ancora respirava,

    lo raccolsero che ancora respirava,

    lo raccolsero che ancora respirava [1] .

    Solo ventiquattro ore dopo, giaceva e basta. Solo ventiquattro ore dopo, giacevo e basta. E, come vedete, non ho smesso. Lei l’aveva presagito. Non aveva ancora compiuto quindici anni, ma quella notte, poco prima dell’incidente, l’avevo trovata impietrita davanti allo specchio del bagno, con gli occhi piantati negli occhi, con un laccio invisibile a legarla al suo riflesso. Quando riuscì a scuotersi, andò da mia madre a dirle che stava succedendo qualcosa, che stava succedendo qualcosa. Non trovò ascolto. Nemmeno io riuscii ad ascoltarla e sdrammatizzai rimandandola a letto, ma sapevo che aveva ragione e stavo tremando anch’io, anch’io tremavo nell’attesa. Poi la notizia. Poi la vana ricerca di una forza nascosta, poi le raccomandazioni, in fine, la promessa: Papà, ci penso io. E adesso non avevo il becco di un quattrino in tasca. Ed erano loro a pensare a me. E non riesco ad alzarmi dal letto, potrei almeno cominciare a mettere in ordine. Ok, tra un po’. Ok, magari metto un po’ di musica mentre tornano piano piano le energie.

    Carlo – Leooooo! Leo, apri? Ho dimenticato le chiavi!

    Leo – Arrivo!

    Fine della pace. Visto quanto è provvidenziale Carlo? Me l’ha risolto lui il problema.

    Leo – Vengo subito, Charles!

    Carlo – Sbrigati, sono zuppo!

    Leo – Entra. Ti prendo l’asciugamano?

    Carlo – Eh, sì... grazie.

    Leo – Si è messo male il tempo, eh? Non pioveva quando sono rientrato io.

    L’autunno a Roma è un disastro, strano che ancora non arrivi il solito nubifragio che miete vittime nei sottopassaggi e nei parchi.

    Carlo – È libero il bagno?

    Leo – Vado dopo, tranquillo.

    Andiamoci di rock progressivo va’. Menomale che questa casa non è troppo grande, così faccio in tempo a pulirla per poter preparare la cena a un orario decente, un orario di quelli in cui, se mangi un etto di insalata verde, non ingrassi tre chili e mezzo. Sto mettendo su la pancia, non vado da un secolo a giocare a pallone, palestra e piscina: non se ne parla nemmeno, con quali soldi? E la bici, quella, te la rubano dieci volte al minuto. L’unica soluzione è cenare al massimo alle otto di sera.

    Leo – Ti ricordi che domani abbiamo visite?

    Carlo – Sì sì.

    Leo – Quando esci dal bagno, ti dico i dettagli.

    Carlo – Tutti, però!

    Leo – Provolone …

    Carlo – Ma Matteo torna stasera?

    Leo – Non lo so, forse resta dalla ragazza.

    Carlo – Ok, allora cucino per noi due.

    Leo – Grazie, sì, poi faccio i piatti.

    In fondo non è stata una giornata negativa, anche se mi manchi immensamente, come tutte le mattine e tutte le sere, da quando non ci vediamo più. E domani sarà anche migliore.

    Cosa mi metto? Certo con questi capelli non sono il gran figo che potrei diventare, ma … alla fine anche sì.

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