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Una partita cambia la vita (degli altri)
Una partita cambia la vita (degli altri)
Una partita cambia la vita (degli altri)
Ebook116 pages1 hour

Una partita cambia la vita (degli altri)

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About this ebook

Il primo grande scandalo del calcio italiano nel dopoguerra fu determinato da tutto quanto avvenne dopo la sospensione della partita Juventus-Inter, interrotta per invasione di campo, il 16 aprile 1961.
La ricostruzione dei fatti, documentati dagli articoli dell’epoca della Gazzetta dello Sport, è la chiave di volta di una sequenza di eventi imprevisti e imprevedibili che formano la trama di un avvincente thriller che si svolge tra America e Italia, tra Resistenza e Seconda guerra mondiale, tra mafia e servizi segreti, tra personaggi storici del dopoguerra italiano.
Mick Corso, giallista milanese, continua a raccontare, con lo stile del giornalista di cronaca, storie che, dopo l’ultima pagina ti lasciano una domanda: e se fosse tutto vero?
LanguageItaliano
PublisherMick Corso
Release dateMay 8, 2019
ISBN9788834104897
Una partita cambia la vita (degli altri)

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    Una partita cambia la vita (degli altri) - Mick Corso

    http://write.streetlib.com

    MICK CORSO

    UNA PARTITA CAMBIA LA VITA (DEGLI ALTRI)

    Nota dell’Autore

    Pur se innestato su fatti realmente accaduti, il racconto di questo romanzo è puramente frutto di fantasia, in particolar modo per quanto attiene a personaggi noti della storia italiana, comprese le loro dichiarazioni e interviste qui riportate.

    Tutte le citazioni tratte dalla Gazzetta dello Sport sono integralmente riprodotte dai giornali dell’epoca, solo il nome del Presidente della C.A.F. è stato modificato.

    CHATTANOOGA, TENNESSEE

    Chattanooga, Tennessee, è una città come tante, negli Stati Uniti d’America. Non ha nulla che la renda indimenticabile, non è un esempio di urbanistica, non ha una storia che la differenzi da tante altre città (se si esclude la battaglia che fu combattuta dal 23 al 25 novembre 1863 nella Guerra Civile) , non ha cittadini famosi da ricordare, non ha industrie che hanno fatto l’economia americana, non ha il mare, non ha le montagne: Chattanooga, Tennessee ha solo i laghi e un centinaio di migliaia di abitanti che conducono una vita normale.

    Per questa ragione la vita di Louis Edward Parma, per tutti Lou, non era semplice. Lou era un investigatore privato e, si sa, i detectives hanno bisogno di storie brutte, complicate, anche delittuose, per avere davvero qualcosa da fare.

    Negli anni 30, l’intera nazione stava cercando di ripartire dopo la botta del 29 e per Lou non era facile far quadrare i conti; oltretutto quel cognome italiano (chissà da dove veniva?) non lo aiutava certo. D’altro lato lui era un detective, un vero detective, non poteva essere niente altro. Aveva il cappello con le tese flosce, aveva la fondina con la Colt 38 Special appesa alle spalle sotto la giacca, le bretelle che reggevano i pantaloni marroni, il tranch stazzonato d’ordinanza. Chiunque vedendolo avrebbe detto che lui era un detective, nient’altro che un detective e lui non si sarebbe mai sognato di andare a vendere enciclopedie o auto usate.

    I matrimoni, sì certo, i matrimoni erano l’unica vera risorsa, mariti o mogli gelosi da pedinare e magari fotografare nei motel o nelle macchine nascoste in un boschetto, ma, buon dio, Lou sapeva che lui sarebbe stato in grado di risolvere casi ben più complessi, di dare veramente una mano al paese scoprendo qualche caso di spionaggio politico o industriale, o annientando qualche complotto comunista: il problema era che a Chattanooga, Tennesse, non succedeva mai niente, niente di adatto a lui. Lou si alzava alla mattina, passava tutto il giorno a seguire coniugi infedeli, oppure aspettava in ufficio qualche scalcinato cliente e alla sera quando rientrava a casa temeva di non aver nulla da raccontare a Frank, suo figlio, che si aspettava ogni sera il racconto di una storia nuova, di un nuovo caso risolto, di un assassino catturato, di un intrigo svelato: suo papà era un vero detective e forse anche lui da grande lo sarebbe stato.

    Lou temeva di non essere all’altezza delle aspettative di suo figlio, ma sapeva che un giorno o l’altro Chattanooga, Tennessee, la chance gliela avrebbe data e lui non se la sarebbe fatta scappare. Frank, ricorda, bisogna essere al posto giusto nel momento giusto, il segreto è tutto lì! E l’occasione arrivò.

    Era l’autunno del 1938 e uno dei suoi scalcinati clienti aveva trovato una strada per arricchirsi ed era effettivamente diventato, Lou non seppe mai bene come, un uomo ricco. I suoi affari non dovevano essere così riservati se si attirò l’attenzione di una banda che una mattina decise di rapirgli le figlie, due bambine di 8 e 10 anni, mentre andavano a scuola. Passarono poche ore e i rapitori si fecero vivi chiedendo un forte riscatto. Will Thompson, il padre delle bambine, era disperato e non sapeva cosa fare, anche perché i rapitori lo avevano minacciato di uccidere subito una delle bambine se si fosse rivolto alla Polizia. Will conosceva Lou al quale si era rivolto un paio d’anni prima quando Anne, sua moglie, se ne era andata, lasciando le due figlie e un biglietto di formali, definitivi saluti. In quell’occasione Will aveva incaricato Lou di cercare Anne. Non era stata un’impresa difficile per Lou seguire le tracce di Anne e trovarla a Nashville, non certo una grande distanza, in casa del proprietario di un’officina meccanica con cui Anne aveva deciso di passare il resto della sua vita. Anne disse chiaramente a Lou che non sarebbe mai tornata a Chattanooga e l’uomo con cui viveva sparò una serie di minacce contro Will se avesse avuto intenzione di infastidirli ancora. Lou tornò da Will e gli spiegò la situazione davanti ad una bottiglia di bourbon. Lou fu molto chiaro: Mister Thompson, io quella donna l’ho guardata negli occhi e ho visto davvero una determinazione assoluta. Se vuole un consiglio, la lasci perdere, sarà più facile trovare una strada con le sue figlie che fare una guerra a quella donna. Thompson non era un genio, ma era un uomo molto orgoglioso e il consiglio di Lou era forse quello che avrebbe voluto sentirsi dare. Pagò la parcella di Lou e cancellò Anne dalla sua vita.

    Quando Thompson ricevette la richiesta di riscatto non sapendo a chi rivolgersi chiamò subito Lou del quale aveva apprezzato il comportamento nella vicenda della fuga della moglie.

    Lou non aveva impegni e andò subito da Thompson che sembrava molto agitato e in effetti quando fu messo al corrente di quanto era successo, si rese conto che la faccenda era grossa e per lui del tutto inconsueta. Comunque si fece animo e decise di occuparsene. Duecentocinquantamila dollari entro quarantotto ore: questa era la richiesta per riavere le due bambine. Thompson non disponeva della cifra ed era impossibile che qualche banca gli potesse anticipare una simile cifra entro qualche giorno. Lou decise di rischiare, al momento dello scambio si sarebbe fatto venire l’idea buona. Disse quindi a Thompson di non preoccuparsi, di predisporre la cifra che poteva permettersi, per il resto ci avrebbe pensato lui.

    Lou partì subito per Nashville e iniziò a sorvegliare sia la casa dove viveva Anne, sia l’officina del suo uomo: c’era molto movimento, alcuni brutti individui facevano la spola fra casa e officina, la situazione era più che sospetta. Lou ebbe la convinzione che i rapitori non potessero che essere loro. Elaborò il suo piano, quello era il momento di far vedere cosa sapeva veramente fare.

    Tornò da Thompson che aveva racimolato circa cinquantamila dollari e aspettò la chiamata dei rapitori. Quando arrivò la chiamata, rispose lui e rifiutò il luogo d’incontro proposto dai rapitori pretendendo un luogo molto appartato in un parco ai confini della città. Ci fu una schermaglia telefonica, ma alla fine i rapitori accettarono. L’appuntamento era per le nove di sera. Prese i soldi di Thompson e gli ordinò di non rispondere al telefono per nessuna ragione. Lou tornò a Nashville e verso le sei vide l’intera banda uscire di casa e partire per l’appuntamento, ovviamente senza le bambine. Lou non ebbe difficoltà ad entrare in casa di Anne, trovandola da sola. Pistola in una mano e cinquantamila dollari nell’altra Lou fece capire subito alla donna che con quei soldi, tutti per lei, avrebbe fatto una bella vita e che, consegnandogli subito le bambine non avrebbe neppure vissuto con i rimorsi, altrimenti… lui aveva una pistola e per lei era finita! Il bluff funzionò, la donna arraffò i soldi, gli consegnò la chiave di una cantina dell’officina dove le bambine (che lei non aveva neppure visto) erano chiuse e corse a prepararsi la valigia per la fuga.

    Lou rapidamente liberò le bambine, che sembravano in buone condizioni, e partì a tutta velocità per Chattanooga, dove i rapitori nel frattempo avevano raggiunto il luogo dell’incontro e non trovando nessuno, dopo una certa attesa, cercarono un posto telefonico isolato e iniziarono a telefonare a Thompson senza ricevere alcuna risposta. Il tempo passava, gli uomini erano sempre più nervosi e non sapevano cosa fare, non erano certo dei gran professionisti. Decisero di tornare a Nashville, ma trovarono appostata la Polizia, avvertita da Lou, fuori dall’officina che li catturò tutti. Anne, questa volta mise molti chilometri fra sé e il Tennessee e non passò alle cronache. Onore delle cronache che invece spettò a Lou,

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