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La frontiera degli umanoidi
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Ebook174 pages2 hours

La frontiera degli umanoidi

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About this ebook

Una storia fantascientifica correlata da molte nozioni tecniche e cruenti avvenimenti nel profondo spazio interstellare, danno vita a questo inedito racconto. Nel 2307 la vita sulla Terra ha raggiunto livelli tecnologici impensabili ai nostri giorni, e gradualmente è stato conquistato lo spazio al di fuori del nostro sistema solare. Astronavi con nuove propulsioni ci condurranno a diversi anni luce dal nostro pianeta, fino a raggiungere una misteriosa “frontiera”.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateJan 28, 2014
ISBN9788891131249
La frontiera degli umanoidi

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    La frontiera degli umanoidi - Fulvio Fusco

    Prefazione:

    Simon Lambert, capitano dell’astronave interstellare Accord e Anita Dosler comandante della gemella Matery, ci accompagnano in esaltanti avventure spaziali, che proseguiranno a bordo di nuove navi ammiraglie.

    Durante le loro missioni resteranno coinvolti in intrighi e battaglie con altre razze aliene; anche una misteriosa mente diabolica metterà a dura prova gli abitanti del pianeta Terra.

    L’autore, amante dell’astronomia, di fantascienza e dell’ignoto fin da ragazzo, narra questa storia inedita cercando di coinvolgere i lettori con dovizia di particolari tecnici e storici.

    NB: A parte le stelle e pianeti conosciuti, la storia, i pianeti alieni e i personaggi descritti nel racconto, sono pura fantasia dell’autore.

    Capitolo 1

    A bordo dell’Accord si respirava un clima di tensione, non era la prima volta che c’erano state ribellioni nella colonia di Drumel, il quarto pianeta del sistema stellare di Ross 154, da lì a qualche giorno l’equipaggio del capitano Simon Lambert sarebbe giunto a destinazione.

    Nel 2307 i coloni terrestri erano sparsi in molte lune e pianeti anche al di fuori del sistema solare, avevano avuto la possibilità di formare nuovi nuclei familiari  e vivere con le numerose risorse ricavate in quelle vergini terre. Drumel era considerato un avamposto, il pianeta più lontano dalla terra fin’ora colonizzato, era una sorta di colonia penale dove i peggiori criminali potevano scegliere di andare, al posto delle sicure carceri terrestri.

    Lì potevano anche lavorare e guadagnare qualche taron (dal 1° gennaio 2150 moneta unica mondiale), erano in strutture recintate ma potevano muoversi liberamente in vaste aree fino al termine della pena; i guardiani erano super pagati e ricevevano il cambio ogni due anni.

    Sulla Terra gli abitanti avevano superato i 13 miliardi e le etnie, salvo alcune eccezioni, si erano quasi completamente integrate tra di loro; c’era stato uno sforzo comune a superare i disagi provocati dalla terza guerra mondiale avvenuta nel 2046 e durata circa tre anni, poi messi a tacere con il contributo degli stati alleati, quei paesi arabi che dopo continue minacce contro Israele, avevano lanciato i loro missili nucleari distruggendo molte città di quella nazione.

    Gli Stati Uniti e il Canada assieme a molti stati d’Europa erano prontamente intervenuti pro Israele, dapprima in modo autonomo e successivamente sempre più organizzati quando la Cina, il Pakistan, la Russia, Cuba e molti stati africani, si schierarono in favore degli arabi.

    L’inevitabile guerra globale coinvolse anche l’Australia, la Nuova Zelanda, il Sud Africa, l’India e il Giappone, tutti paesi che aiutarono gli americani e l’Europa a vincere definitivamente la guerra; anche le Filippine, l’Indonesia e la Malesia assieme a diversi stati centro-sud americani, escluso il Cile,  furono loro malgrado coinvolti e si schierarono alla fine con gli americani.

    I morti furono a milioni e le radiazioni provocate dalle armi atomiche seminarono conseguenze per molti anni successivi.

    Ci volle molto tempo prima che si ricostruissero le città rase al suolo e che le malattie provocate dalle radiazioni fossero debellate, ma ora nel 2307, tutti quegli avvenimenti si potevano trovare nei testi virtuali che i giovani studiavano nelle scuole.

    Da allora non ci furono più guerre globali, ma solo qualche diatriba sempre risolta alla fine in modo abbastanza pacifico con quegli stati del medio oriente in cui permaneva un odio sviscerato verso il resto del mondo.

    I vari tipi di alimentazione per i razzi si susseguirono negli anni dopo la fine della seconda guerra mondiale che avvenne nel 1945, quando Hiroshima e Nagasaki, due città giapponesi, furono distrutte da una bomba atomica. La missilistica acquistò immediatamente una nuova, terrificante immagine. Il carico utile di 1 tonnellata delle V-2 tedesche causava soltanto dei danni limitati: era soprattutto un'arma psicologica, inarrestabile, ma strategicamente insignificante. Ora quella potenza distruttiva poteva essere aumentata di 20·000 volte. Dieci anni più tardi, con la messa a punto della bomba H, la proporzione arrivò a milioni di volte. Negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale, i militari si resero conto di questa potenzialità e divennero i maggiori sostenitori dello sviluppo dei razzi, specialmente negli Stati Uniti e nell'Unione Sovietica. Benché molti ancora sognassero di esplorare lo spazio, i finanziamenti -- almeno all'inizio -- andarono allo sviluppo missilistico militare.

    I primi razzi militari erano in realtà abbastanza adattabili ad uso scientifico. I militari cercavano di realizzare un Missile Balistico Intercontinentale (ICBM), in grado di colpire qualunque punto della Terra, e per tale scopo il missile poteva raggiungere una velocità molto vicina a quella necessaria per arrivare a un'orbita al di sopra dell'atmosfera. Sia gli Stati Uniti che l'Unione Sovietica si concentrarono su motori a propellente liquido. Gli Stati Uniti catturarono un cospicuo numero di V-2 ancora utilizzabili, come pure il personale tedesco dedicato alla progettazione dei razzi, guidato da Wernher von Braun, che subito ebbe un ruolo chiave nello sviluppo missilistico americano. Anche i Sovietici catturarono alcuni motori delle V-2, e i progettisti russi, guidati da Valentin Glushko e Sergei Korolev (Koralyov), duplicarono quei razzi e poi iniziarono a progettarne di propri, con caratteristiche di maggior potenza.

    Negli Stati Uniti questi sforzi portarono alla realizzazione dei razzi Thor e Jupiter con una gittata di 2000-3000 km, e degli Atlas, la cui gittata era veramente intercontinentale. Contemporaneamente, fu sviluppata una serie di razzi per uso scientifico a partire dai razzi Corporal del JPL, in particolare l'Aerobee per lo studio dell'alta atmosfera e il Viking, un veicolo di maggiori dimensioni.

    Progetti di sviluppo più limitati furono avviati anche in Francia e in Inghilterra. I razzi per uso scientifico resero possibile, per la prima volta, lo studio dei fenomeni ad alta quota e l'osservazione del Sole nella regione delle lunghezze d'onda ultraviolette, normalmente bloccate dall'atmosfera terrestre. Tra questi ricercatori vi era James Van Allen, che alla fine degli anni '40 inviò dei contatori Geiger per la rivelazione di ioni veloci ed elettroni ad alta quota a bordo di razzi V-2 e Aerobee.

    Rendendosi conto che i razzi consumavano inutilmente tanta energia per vincere la resistenza dell'aria, Van Allen e il suo gruppo di ricerca presso l'Università dello Iowa attaccarono in seguito piccoli razzi scientifici a palloni per alta quota e li fecero partire con un telecomando una volta che avessero superato gli strati più densi della bassa atmosfera.

    Nel 1953 uno di tali razzi fu lanciato verso un'aurora polare e fu osservato un intenso flusso di particelle veloci, identificate in seguito come elettroni. Con un accordo internazionale, il 1957-8 fu dichiarato Anno Geofisico Internazionale (A.G.I.), un periodo dedicato a uno speciale impegno internazionale per studiare le terre emerse, gli oceani, l'atmosfera e l'ambiente spaziale.

    Gli Stati Uniti annunciarono di aver programmato di lanciare, durante quel periodo, un piccolo satellite dotato di un radiofaro, il Vanguard, usando un razzo multistadio basato sulla tecnologia del Viking.

    Anche Von Braun, in modo non ufficiale, preparò un razzo militare per mettere in orbita un satellite, fornito dal gruppo di Van Allen all'Università dello Iowa, ma non gli fu permesso di procedere così in anticipo rispetto alla missione ufficiale Vanguard.

    Anche l'Unione Sovietica annunciò la sua intenzione di lanciare un satellite artificiale della Terra durante l'A.G.I., ma gli Stati Uniti e i loro alleati non presero seriamente quell'annuncio. Essi non erano al corrente del grande sviluppo dei razzi russi a lunga gittata, che avevano condotto al razzo R7 di Korolev, il Semiorka (piccolo numero sette), un immenso veicolo dotato di ben 20 motori a razzo.

    Non era soltanto un vettore molto efficiente, ma anche uno spettacolare gioiello tecnologico: quattro razzi rastremati per il primo stadio, ciascuno dotato di quattro motori, che racchiudevano il veicolo principale dotato dei suoi propri quattro motori. Il 7 ottobre 1957 quel razzo riuscì ad immettere il primo Sputnik (=satellite) sovietico in un'orbita circolare al di sopra dell'atmosfera, provocando un'immensa sensazione in tutto il mondo. Lo Sputnik era visto come una sfida alla tecnologia americana, e anche una prova dell'esistenza di missili sovietici con portata intercontinentale.

    Non solo gli Stati Uniti accelerarono i loro progetti missilistici, ma aggiornarono i programmi di istruzione scientifica nelle scuole e le altre strutture di supporto per le tecnologie avanzate.

    Un mese dopo l'Unione Sovietica lanciò lo Sputnik 2, con a bordo una cagnetta chiamata Laika, per dimostrare che creature viventi potevano volare e sopravvivere nello spazio.

    Gli Stati Uniti tentarono di lanciare il loro satellite Vanguard il 6 dicembre 1957, ma il lancio fallì. Il margine di spinta supplementare del primo stadio era troppo esiguo, e nei primi critici secondi non bastò a sollevare il razzo dalla piattaforma di lancio con sufficiente rapidità. Il razzo si capovolse e si incendiò.

    Tutte le piattaforme di lancio usavano dei ramponi per tenere il razzo in posizione durante quei secondi critici, finché non si raggiungeva la spinta completa. Se avete mai osservato il lancio di un veicolo spaziale, avrete notato che l'accensione avviene qualche istante prima del decollo. I primi tempi non era così.

    Nei successivi lanci, il decollo del Vanguard avvenne con successo, ma è il fallimento del 1957 che viene ricordato maggiormente. A seguito del successo dello Sputnik e del fallimento del Vanguard, fu data via libera ai programmi di lancio di Von Braun, e il 31 gennaio 1958, egli mise in orbita con successo il primo satellite artificiale americano, l'Explorer 1.

    A bordo vi era un contatore Geiger di Van Allen, e un altro veicolo spaziale simile, l'Explorer 3, fu messo in orbita in marzo (l'Explorer 2 fallì). Van Allen progettò di osservare la radiazione cosmica, ioni ad alta velocità (atomi privati di alcuni elettroni), provenienti dallo spazio lontano.

    In particolare, egli cercò di misurare il flusso di raggi cosmici di bassa energia, che sono completamente assorbiti dall'atmosfera terrestre e che quindi non potevano essere studiati da terra (poi la missione Sampex aveva studiato tali particelle, con strumenti molto migliori). A differenza dell'orbita degli Sputnik, quella dell'Explorer 1 era piuttosto eccentrica, arrivando ad altezze di oltre 2000 km.

    A quote maggiori, stranamente, l'intensità dei raggi cosmici misurata dal contatore di Geiger scendeva a zero.

    Il motivo fu scoperto dall'Explorer 3, che dimostrò che ad altezze maggiori la radiazione era così intensa che gli strumenti andavano in saturazione. In questo modo fu scoperta l'esistenza della cintura di radiazione intrappolata (cioè di elettroni e ioni intrappolati) che si estende attorno alla Terra, mantenuta dal campo magnetico terrestre.

    Il primo sbarco sulla luna nel 1969 sembrava preistoria, da allora le piccole missioni nel sistema solare si erano susseguite specialmente con la colonizzazione di Marte nel 2072.

    Con numerosi nuclei di abitanti terrestri e scienziati di ogni categoria, si aprì una nuova frontiera; potevano vivere e respirare in gigantesche cupole realizzate da materiali ritenuti indistruttibili.

    Capitolo 2

    Nei decenni dopo l’anno 2000 furono creati dei rivoluzionari propulsori per le navi spaziali dette a particelle di ioni, e si raggiunse la notevole velocità di 200.000 Km all’ora; ma non erano certo sufficienti per arrivare in tempi brevi alle stelle più vicine: occorreva qualcosa di diverso.

    Il propulsore ionico elettrostatico era un modello di propulsione spaziale altamente efficiente con poca spinta funzionante con energia elettrica. Questi modelli usavano elettrodi ad alto voltaggio per accelerare gli ioni con forze elettrostatiche. Una variante del duoplasmatron, furono inizialmente sviluppati da Harold R. Kaufman alla NASA nei primi anni sessanta, ma furono raramente usati fino ai tardi anni novanta. La NASA aveva prodotto propulsori ionici usabili, in particolare il motore NSTAR che era stato usato con successo sulla sonda Deep Space 1. La Hughes Aircraft Company aveva sviluppato lo XIPS (Xenon Ion Propulsion System) per eseguire operazioni di mantenimento orbitale sui satelliti geosincroni.

    La NASA aveva lavorato su un propulsore ionico elettrostatico di 20-50 kW chiamato HiPEP che aveva un'efficienza, un impulso specifico più elevati e un tempo di vita più lungo dell'NSTAR. La Aerojet aveva progettato che gli atomi del propellente venivano iniettati nella camera di propulsione, venendo poi bombardati con elettroni da un cannone elettronico, causando la perdita degli elettroni e l'ionizzazione degli atomi, formando quindi ioni. Le pareti e la griglia del propulsore assorbivano gli elettroni perduti. Gli ioni caricati positivamente si muovevano verso l'uscita della camera a causa della diffusione, fuoriuscivano in un involucro di plasma appena sopra la griglia caricata positivamente. Una volta che gli ioni entravano nell'involucro si trovavano tra le griglie positive e negative all'uscita della camera, venivano accelerate elettrostaticamente nel verso dalla griglia positiva a quella negativa. La griglia positiva era a un potenziale molto più elevato rispetto a quella negativa, quindi la griglia negativa attirava gli ioni positivi. Quando gli ioni si avvicinavano alla griglia negativa erano attirati attraverso le aperture della griglia negativa ed uscivano nello spazio ad alta velocità.

    Gli ioni espulsi spingevano la nave nella direzione opposta in base al terzo principio della dinamica. Degli elettroni venivano sparati attraverso gli ioni da un catodo, chiamato neutralizzatore, per assicurarsi che una quantità uguale di cariche positive e negative venga espulsa. La neutralizzazione era necessaria per evitare che la

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