Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

1855
1855
1855
Ebook173 pages2 hours

1855

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

Modena 1855, in un momento di grande crisi sociale e politica italiana, una serie di efferati delitti sconvolge il ducato, le autorità cercano in ogni modo di mantenere le cose nascoste per questo coinvolgono nelle indagini Olmo Stanzani ex sotto ufficiale dell’esercito ducale ora ritirato a vita privata.
La realtà che si verrà a scoprire supera la fantasia in un turbinio di sangue, violenza e mistero.
LanguageItaliano
Release dateApr 28, 2019
ISBN9788832592702
1855

Read more from Marcello Ferrari

Related to 1855

Related ebooks

Horror Fiction For You

View More

Related articles

Reviews for 1855

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    1855 - Marcello Ferrari

    EPILOGO

    CAPITOLO 1

    La locanda vibrava di vita quella notte.

    Il calore della vecchia stufa, il profumo del legno che arde nella ghisa, ogni cosa era pervasa di una meravigliosa energia. Ogni odore si mescolava nella baraonda di effluvi come un temporale magico che danzando tra i venti generava un aroma alchemico di cibo, alcool e umanità.

    Dalle grandi tavolate si alzavano grida estatiche ogni volta che la Marisa scivolava tra i commensali dispensando abbondanti libagioni, come tradizione il maiale trionfava sulle tavole mentre ogni boccone annegava tra le fauci degli avventori in ettolitri del buon lambrusco della casa.

    Qualcuno magari osava alzare il gomito un po’ troppo spingendosi magari a diventare violento, ma nessuno avrebbe esagerato.

    Dietro il pesante bancone a vegliare come un falco stava Olmo, un suo sguardo era sufficiente a calmare gli animi, ma qualora uno sventurato avvinazzato avesse deciso di dare il peggio di se’ avrebbe assaggiato una delle sue mani posarsi pesantemente sulla nuca.

    Quella notte lo sventurato di turno ebbe la pessima idea di prendersi eccesive libertà con Marisa allungando le mani là dove non avrebbe dovuto; il gentiluomo in questione stava scolando il suo ennesimo bicchiere di rosso proprio mentre la proprietaria del locale gli passava affianco

    -…e per concludere in bellezza!-

    Ridendo della marachella abbassò vigorosamente la mano sul generoso posteriore della signora

    -Senti che bella sposa abbiamo qua-

    Berciò mentre un rivolo di bava gli scorreva oscenamente dal lato della bocca.

    La signora Marisa senza scomporsi più di tanto sollevò il pesante vassoio di legno glielo abbatte’ sul grugno arrossato; il disgraziato volò a terra con tutta la sedia di paglia, agli altri astanti sembrava un vecchio, grasso cappone che si fosse rovesciato con tutto il nido.

    Deriso da tutti i suoi pari fece per rialzarsi quando l’incombente figura di Olmo si fece avanti.

    -Stai lì, ti conviene-

    Furioso più per la figuraccia che per la botta ricevuta l’ubriaco non si era ancora reso conto del silenzio teso che aveva avvolto la locanda, solo il fruscio del fuoco ardente osava sibilare tra quelle mura.

    -Ah si? Sennò che cosa mi fai?-

    Disse con aria di sfida

    -Ti faccio uscire con i piedi in avanti cretino-

    La tensione come si è soliti dire si tagliava con il coltello, tra i due uomini stava per scatenarsi una lotta che avrebbe determinato la sconfitta dello sbronzo in maniera inesorabile.

    -Lascia stare Olmo, non ne vale la pena di sporcarsi le mani con questo maiale-

    Intervenne Marisa per evitare che gli arredi del suo locale andassero di nuovo in frantumi per il carattere troppo sanguigno degli avventori.

    -Bravo, ascolta la cameriera e…-

    Non fece in tempo a finire la frase che il pesante pugno di Olmo lo fece sprofondare in un sonno senza sogni, ma con un bel bernoccolo ad attenderlo al suo risveglio.

    -E’ la padrona della locanda idiota-

    Gli urlò in faccia inutilmente.

    I suoi compari sembravano mummificati davanti a quello spettacolo, come se fossero il pubblico di un’opera teatrale, ma quando videro il loro socio finire al tappeto come un sacco di patate fecero per reagire.

    -Non vi conviene fare una mossa-

    Li avvisò una voce alle loro spalle

    -Fulvio stanne fuori, a questi tre penso io-

    Fulvio il ragazzo di bottega e ormai cuoco a tutti gli effetti della locanda, stava brandendo il pesante mattarello di noce con il quale era solito stendere la pasta, si stava avvicinando con fare minaccioso; anche se era la metà di Olmo, in quel momento si sentiva pronto a combattere chiunque.

    -Fulvio lascia stare il mattarello, non vorrai scheggiarlo su queste inutili teste di rapa?-

    Disse Marisa

    -Signori, il mio nome è Olmo Stanzani, sono un rappresentante della Guarda Civica al servizio del duca Francesco V, e se non volete finire in galera insieme al vostro amico vi consiglio di lasciare questo posto a passi lunghi e ben distesi. Ci siamo capiti?-

    Senza dire una parola gli uomini si scambiarono uno sguardo d’intesa e, lesti come ratti presero la porta senza voltarsi indietro.

    -In quanto a te fenomeno-

    Disse Olmo issando l’uomo ancora privo di sensi

    -Ti dichiaro in arresto per ubriachezza molesta, offesa alla pubblica morale e aggressione a fini lascivi. Fulvio, va fuori a cercare una guardia, di’ che ti mando io e fai portare via questo topo di fogna!-

    Poi frugandogli le tasche del gilet ne trasse alcune monete, avvicinandole alla luce delle lampade ad olio ne stabilì il valore e dopo averle messe nelle sue tasche disse

    -queste sono per il cibo, il vino e perché no, anche per i danni-

    Lasciatolo cadere nuovamente sul pavimento lo trascinò in un angolo buio della sala e con noncuranza tornò dietro al suo bancone, dove fischiettando si rimise a lavare i bicchieri e spinare vino dalla grossa botte alle sue spalle.

    Il silenzio imbarazzato fu rotto dalla squillante voce di Luisa

    -Allora siamo al cimitero? Cosa c’è un funerale? Siamo o non siamo nella migliore osteria di tutta Modena? Avanti allora il prossimo giro di lambrusco è offerto dalla casa!-

    E tanto bastò a far si che gli animi si sciolsero in grasse risate, specie quando un soldato in un umile malconcia divisa venne a ritirare il povero ubriaco che a stento stava riprendendo i sensi.

    -Non credi di esserci andato giù un po’ pesante?-

    Chiese il dottor Serri, medico condotto e fraterno amico di Olmo sin dai tempi dell’accademia.

    -Se lo meritava, anzi troppe poche gliene ho date a quel mascalzone-

    Rispose Olmo mentre finiva di riempire un vassoio

    -E poi lo sai come vanno queste cose, se lasci correre ti ritrovi a dover fare i conti con degli altri maleducati e in men che non si dica questo da locale rispettabile finisce per essere il rifugio di tutti i perdigiorno e gaglioffi della peggior specie. No te lo dico io con certa gente ci vuole il pugno di ferro.-

    Concluse Olmo posandosi lo straccio con cui stava pulendo il banco sulle larghe spalle a mo’ di stola

    -Va benissimo, ma per quanto credi di poter sbandierare ancora la storia della guardia civica, insomma è un da un po’ che è stata sciolta, ufficialmente tu sei solo un oste…-

    -Va bene Serri, ho capito, ma secondo te quell’avvinazzato e i suoi amici possono fare il tuo ragionamento da azzeccagarbugli?-

    -Vuoi la mia opinione?-

    Chiese Serri

    -No!-

    Rispose secco Olmo

    -E io te lo dico lo stesso, secondo me ti è bollita l’acqua perché quello ha toccato il culo della Marisa e a te ha dato fastidio vecchio caprone, puoi darla a bere a tutti, ma a me no ci conosciamo da troppo tempo-

    Olmo si fece avanti per parlare in confidenza con il vecchio amico

    -Senti, ammesso e non concesso che quello che vai insinuando sia vero, non credi che io sia un po’ troppo vecchio, insomma vado per i sessanta, non sono più un ragazzino-

    -Se è per questo neanche lei, quanti ne ha ormai quarantaquattro? Quarantacinque? Insomma da quando è rimasta vedova tu lavori qui, passi le notti e i giorni con lei cosa ti serve una bolla papale che certifichi che sei cotto di lei?-

    -Stai attento a cosa dici!-

    Lo minacciò bonariamente alzando il pugno

    -Non ho ancora esaurito la scorta di cazzotti della serata e il tuo grugno sembra chiamarli a gran voce sai?-

    -Di che state parlando ragazzacci?-

    Chiese civettuola Marisa

    -Niente…- prese la parola Serri

    -…solo di un vecchio caprone che conosco…-

    -Serri attento a te!-

    Gli rispose Marisa

    -Che secondo me il caprone si sta scaldando-

    Disse punzecchiando Olmo con lo sguardo, il quale effettivamente stava arrossendo come uno scolaretto.

    Sentendosi sul punto di esplodere disse

    -Si, va bene fate pure gli spiritosi voi due, intanto io vado a sparecchiare, qui si ride e si scherza, ma a quanto pare l’unico che lavora sono sempre io!-

    Poi girandosi verso la cucina gridò

    -Fulvio! Brutto pelandrone a che punto sei? Vedi di darti una mossa che la gente viene qui per mangiare non per guardare le pareti!-

    Poi girandosi verso gli altri due

    -E neppure per assistere ai vostri siparietti comici-

    -Mi sa che lo abbiamo fatto arrabbiare-

    Disse Serri verso Marisa

    -Non ti preoccupare, gli passerà-

    Rispose lei tranquilla mentre si avviava con il vassoio colmo di squisitezze verso la sala.

    La porta improvvisamente si aprì con un forte tonfo, ed un giovane trafelato fece irruzione di gran carriera; solo quando il suo viso fu illuminato dalla fiamma di una lampada Marisa riconobbe Piero il carrettaio, il poveretto era sconvolto.

    -Signora Marisa, dov’è il signor Olmo?-

    Chiese come se il fiato gli venisse strizzato fuori dal petto

    -Calmati ragazzo, Olmo è lì dietro il banco, come puoi vedere, ma cosa succede?-

    Piero non rispose, ma si lanciò verso il banco appoggiandosi ad esso stremato, la sua faccia era una perfetta maschera di agitazione, cosa insolita per l’uomo più tranquillo che Olmo conoscesse.

    -Ragazzo cosa succede? Aspetta bevi un bicchier d’acqua-

    Gli disse

    -Grazie-

    Disse il giovane afferrando il bicchiere con mano tremante

    -Ma non c’è tempo, dovete venire con me! Il capo delle guardie, il signor Geremia mi ha mandato a chiamarvi, ha detto che aveva bisogno del signor Olmo della Guardia Civica perché…-

    Poi guardandosi intorno vide che Marisa si era avvicinata incuriosita si interruppe

    -Non mi pare il caso di parlarne davanti ad una signora, un brutto affare credetemi.-

    Olmo guardò la sala

    -Ce la fai a finire la serata se vado via un attimo?-

    Marisa alzò gli occhi al cielo per un istante, poi sconsolata gli rispose

    -Si, vai pure, tanto ho Fulvio che mi può dare una mano, però portati dietro questo barbagianni-

    Indicando con il pollice Serri

    -Così se ti metti nei guai so con chi prendermela-

    E senza aggiungere altro i due si affrettarono a raggiungere Piero che nel frattempo aveva già guadagnato la porta

    -Dove vanno? –

    Chiese Fulvio emergendo dal retrobottega

    -Non lo so, ma ho una brutta sensazione, tu rimani a darmi una mano stasera vero?-

    -Certo capo! Dove vuoi che vada?-

    CAPITOLO 2

    L’aria della notte invernale sferzò i visi dei due uomini abituati al calore della locanda furono come tramortiti da quel freddo intenso e silenzioso che li attendeva nella via nebbiosa.

    I loro passi risuonavano veloci mentre cercavano di seguire Piero in un dedalo di vicoli maleodoranti, ogni tanto da qualche finestra giungeva una voce, un rumore ovattato, ma nella nebbia densa della pianura ogni suono perde fragore finendo per spegnersi in quel gelido vapore.

    -Si può sapere dove ci stai portando disgraziato?-

    Chiese Olmo sempre più nervoso, odiava lasciare sola Marisa con il locale pieno, certo c’era Fulvio ad aiutarla e in più di un’occasione si era mostrato coraggioso al limite della follia, ma era lui a sentirsi responsabile di quella donna e la sua osteria.

    Immaginava che gli amici di quell’ubriaco tornassero in forza, o che qualche malfattore prendesse di mira proprio il loro fondo cassa, se chiudeva gli occhi immaginava

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1