Società e psiche: Apunti di psicologia sociale
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Anteprima del libro
Società e psiche - Carlo Cerracchio
ridere"
PREFAZIONE
Capitalismo e crisi dell’individuo nella visione psicosociale di Carlo Cerracchio
In una conversazione che ora non ricordo nemmeno quando avvenne, detti a Carlo Cerracchio del catastrofista
. Mi riferivo sia a ciò di cui stavamo discorrendo, sia a quello che scriveva. Oggi, leggendo il suo libro Società e Psiche
che raccoglie una trentina di articoli apparsi sulla rivista online psicologiaradio.it
, non sottoscriverei più quel giudizio. Non tanto perché solo gli idioti non cambiano mai idea, quanto perché, alla luce di ciò che sta accadendo nel mondo negli ultimi anni in cui assistiamo ai dolorosi colpi di coda di un capitalismo in crisi e quindi costretto a stringere la sua morsa ancora più violentemente, e alle conseguenti manipolazioni sempre più odiose di una informazione sempre più vuota e asservita al potere, la catastrofe sembra essere già in atto.
In via del tutto scherzosa potrei definire Carlo un millenarista
, che attende una fine ormai inevitabile con la consapevolezza di chi sa che non c’è più niente da fare. Ma leggendo bene i suoi articoli che sono ispirati da una lucidità tragica, nemmeno quella definizione calzerebbe a pennello.
Qui l’autore parla dei suicidi per causa di crisi economica: . E in un altro articolo, dedicato alla Fuga dalla verità
:
Il Capitalismo ipnotizza, con i suoi miti fasulli, condiziona la nostra esistenza e i nostri comportamenti. Crediamo di essere liberi ma la nostra è una libertà condizionata dai modelli che i media e la pubblicità ci impongono.
E infine anche un accenno al valore cattolico sostituito dal modello calvinista competitivo che è
Un libro stimolante, da leggere e su cui discutere. Una lucida analisi psicosociale e politica dei nostri tempi che a mio parere porta con sé, inevitabilmente, forti suggestioni marxiste e pasoliniane.
Fabio Marricchi
IL PATTO FAMILIARE: QUANDO L'AMORE FA MALE
La vita psicologica di noi esseri umani ci porta a vivere dei paradossi che tentano di risolvere le difficoltà biologiche e istintive insite nella nostra esistenza, e che ci hanno permesso, fino ad ora, di rimanere presenti come specie sul pianeta. Uno dei paradossi più eclatanti, messi in luce dalla psicanalisi, è quello relativo all’innamoramento dove il nuovo si confonde con l’antico, creando un luogo affettivo nel quale si cerca di risolvere le sofferenze vissute nel passato per trovare un equilibrio più sano del presente.
Nell’innamoramento infatti si chiede alla persona amata di risolvere tutti i dolori affettivi causati da quelle figure presenti nella propria storia infantile che inevitabilmente hanno creato sofferenza. Così il partner diventa l’artefice della rivalsa, perdendo però le sue caratteristiche specifiche, idealizzandosi, in nome di una coerenza con il simbolo affettivo del passato.
L’amato così si confonde, nel periodo dell’innamoramento, con i richiami dei legami dell’infanzia, per cui il paradosso consiste nel cercare con il presente di risolvere l’antico, dove i tempi affettivi spesso si confondono creando conflitti e nuove sofferenze che si addensano nel dolore della nostra anima. Ma quello di cui voglio parlare adesso è il paradosso del patto familiare, dove due persone, spesso un uomo e una donna, uniscono le loro vite per creare innanzitutto un supporto affettivo che li possa comprendere e che dia significato all’esistenza in senso biologicamente riproduttivo e affettivamente protettivo. Per capire quello che accade dobbiamo innanzitutto comprendere le basi istintuali della nostra vita sessuale, che sono essenzialmente differenti tra maschio e femmina.
Schematicamente possiamo dire che per la femmina è essenziale trovare, in quel determinato momento riproduttivo, il maschio efficace che possa assicurarle una buona qualità dei geni e una buona protezione, soprattutto nel periodo dell’accudimento dei piccoli. Per il maschio è invece importante, per tramandare i suoi geni, poter fecondare più femmine possibile, visto che non avrà, almeno prima della possibilità dell’analisi del DNA, la certezza della paternità. Quindi nel patto familiare si vengono scontrare due esigenze completamente diverse, quella della femmina di unicità e protezione, e quella del maschio di promiscuità sessuale.
Qui interviene la psicologia che con uno dei suoi paradossi crea la possibilità di realizzare quel necessario momento relazionale che è la famiglia per l’accudimento efficace dei cuccioli. Il paradosso consiste nell’attivazione del momento amoroso nella coppia che richiama, come è già successo nell’innamoramento momenti affettivi del passato che tentano di risolversi nelle loro antiche sofferenze.
La donna cerca nell’uomo la rivalsa al doloroso amore vissuto con la sua figura maschile primaria, il padre, che inevitabilmente non è riuscito ad amarla completamente e in maniera assoluta, anche per la presenza della madre. Il maschio invece chiede alla sua donna di essere amato di nuovo come è stato amato da sua madre, in maniera assoluta ed incondizionata, nell’infanzia. Si confrontano così due richieste d’amore diverse e per molti versi incompatibili che con il patto familiare cercano un equilibrio spesso instabile e comunque carico di conflitti e sofferenze.
Con il patto familiare la donna rinuncia alla valutazione nel tempo di altri maschi che potrebbero essere più performanti e rassicuranti di quello presente, mimando, inconsapevolmente, un amore assoluto verso il proprio uomo che in realtà non prova. Il maschio invece, in antitesi con le sue basi istintuali, promette alla donna la sua scelta assoluta e definitiva, rinunciando a tutte le altre femmine che invece continua a desiderare in maniera più o meno cosciente.
Amami in maniera assoluta come mio padre non è riuscito a fare
dice la donna al suo uomo, "e in cambio io cercherò di amarti altrettanto anche se non sei