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Il pelo nell'uovo: (quando i dettagli sono l'unica cosa che conta) - romanzo breve
Il pelo nell'uovo: (quando i dettagli sono l'unica cosa che conta) - romanzo breve
Il pelo nell'uovo: (quando i dettagli sono l'unica cosa che conta) - romanzo breve
Ebook55 pages34 minutes

Il pelo nell'uovo: (quando i dettagli sono l'unica cosa che conta) - romanzo breve

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About this ebook

Severino Pagnozzi è un contadino. Il suo paese e la sua casa sono stati devastati da un terribile terremoto. Gli restano solo le sue dodici galline.
Ospite presso il cugino, apre un uovo per preparare la colazione, ma dentro di esso scopre la presenza di un pelo. La notizia si diffonde rapidamente fino a raggiungere le più alte cariche istituzionali che si mobilitano per la questione, nonostante Severino cerchi in tutti i modi di riportare l'attenzione sull'emergenza terremoto.

È solo un dettaglio, "ed è della massima importanza!"

Romanzo breve dei giorni nostri sulla politica, l'apparenza e su ciò che è realmente importante.
LanguageItaliano
PublisherLuca Frediani
Release dateMar 17, 2019
ISBN9788832542790
Il pelo nell'uovo: (quando i dettagli sono l'unica cosa che conta) - romanzo breve

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    Il pelo nell'uovo - Luca Frediani

    L'autore

    Il pelo nell'uovo

    (quando i dettagli sono l'unica cosa che conta)

    Luca Frediani

    Pistacchio edizioni

    ©2018 – Luca Frediani – tutti i diritti riservati

    9 Giugno. Ore 5,45.

    Severino Pagnozzi indossò i suoi stivali da lavoro pro­prio davanti alla porta di casa. Quella era l'unica parte ri­masta in piedi insieme ad una porzione del muro attorno. Sospirò e puntò dritto verso il pollaio. L'aria era fredda e pungeva sulle guance. Il sole non era ancora sorto e all'o­rizzonte si vedeva solamente una luce soffu­sa arancione.

    La prima cosa da fare era raccogliere le uova e portarle a casa. Avrebbe avuto qualcosa con cui sdebitarsi dell'o­spitalità del cugino.

    Severino aprì la porticina di lamiera che cigolò e grattò a ter­ra, la spinse con più forza. Guardò in alto per sincerar­si delle condizioni del soffitto. Il terremoto aveva distrutto un paese in­tero, ma il vecchio pollaio costruito con scarti di legno e lamie­re aveva resistito.

    Raccolse il cestino di vimini che aveva lasciato lì dal giorno prima e richiuse la porta facendo at­tenzione a non fare rumore. Non voleva spaventare le sue galline, erano l'unica cosa che gli era ri­masta. Infilò la mano nel primo nido e ne estrasse un bel­l'uovo fresco. Bianco. Lo rigirò fra le mani, annuì soddisfatto verso la gallina.

    «Bravissima.»

    Proseguì e ripeté il solito gesto lungo tutta la parete del pol­laio. Le galline sembravano non esse­re turbate dall'in­truso, for­se perché questi spargeva a ogni passo delle ge­nerose manciate di mangi­me.

    Il cestino era già pieno. Severino contò le uova. Dodici in tutto, una per gallina.

    Per fortuna non hanno smesso, nonostante lo spavento del terremoto.

    Richiuse il pollaio e tornò all'auto. Si guardò intorno. Ci sa­rebbe stato da fare molto lavoro nel campo e nel frut­teto, ma gli attrezzi erano ancora sepolti sotto le macerie. Salì in macchina e partì.

    9 Giugno. Ore 7,05

    Severino si fermò sulla porta di casa del cugino. Si fece co­raggio, inserì le chiavi nella serratura, le girò senza fare rumore.

    «Permesso?»

    Il cugino sporse la testa dalla porta della cucina.

    «Ué, Severino. Chiedi permesso? Casa mia è casa tua. Dai vieni.»

    Severino sorrise e porse il cestino con le uova. Ci tene­va a non essere di disturbo in ogni modo e voleva renderlo più chia­ro possibile. Il cugino diede un'occhiata.

    «Belle queste uova. Vieni, vieni, fai anche tu colazione che poi vado al lavoro.»

    Si sedettero al tavolo della cucina mentre la caffettiera ini­ziava a diffondere il profumo del caffè che stava salen­do. Seve­rino teneva lo sguardo basso sul tavolo e la testa fra le mani. Il cugino si alzò, con una mano gli strinse la spalla.

    «Forza. Andrà tutto a posto.»

    Si diresse verso il fornello. S everino lo anticipò con uno scatto.

    «Faccio io. Siediti pure.»

    «Non c'è bisogno, tranquillo.»

    «No, dico davvero. Voglio fare io.»

    «Va bene. Va

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