Il Maestro tra danza e musica. L’accompagnamento musicale nella lezione di danza classica dell’Ottocento, dal violino al pianoforte
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Anteprima del libro
Il Maestro tra danza e musica. L’accompagnamento musicale nella lezione di danza classica dell’Ottocento, dal violino al pianoforte - Stefania Toscano
famiglia
Introduzione
Anticamente la figura del Maestro di Danza era completa e arricchita da una conoscenza musicale profonda tale da poter accompagnare musicalmente le lezioni di danza classica, nelle nobili famiglie, suonando le pochettes, dei piccoli strumenti simili ad un violino in miniatura.
Successivamente, durante il XIX secolo, lo strumento musicale utilizzato per accompagnare le lezioni di danza classica era il violino. Questo strumento veniva suonato dal maestro di ballo e dal maestro accompagnatore, entrambe figure fondamentali sia all’interno delle Scuole di danza sia nelle Istituzioni scolastiche governative deputate all’istruzione e all’educazione dei giovani che comprendevano lo studio della danza come materia dell’educazione.
In queste scuole il maestro di ballo, persona colta ed erudita, doveva rispondere a una polivalenza didattica dovuta all’esigenza di completare lo studio della danza con le materie similari: Francese o di Musica corale (canto) o di violino. Così come oggi gli insegnanti di Filosofia insegnano la Storia, quelli di Latino anche il Greco.
Nel Settecento e nell’Ottocento la professionalità dei maestri di ballo derivava da un’esperienza familiare o da uno studio effettuato presso scuole professionali di ballo o scuole private gestite da artisti di grande esperienza. Per ciò che concerne la formazione all’interno delle scuole teatrali, le classi maschili di perfezione seguivano lezioni non solo di tecnica, di scherma e di mimica teatrale, ma anche di violino, per cui gli allievi erano preparati a svolgere le due mansioni: coreutica e musicale.
Gli ordinamenti didattici della Scuola di ballo del Teatro San Carlo di Napoli (fondata nel 1812) e della Scuola di ballo del Teatro alla Scala di Milano (istituita nel 1813), costruite sul modello dell’Opéra, attestano la presenza del Maestro accompagnatore come ruolo autonomo, definendolo accompagnatore
. Tuttavia, nelle Scuole di ballo dei teatri più importanti i fondi provenivano da donazioni di mecenati.
Alcuni maestri accompagnatori erano dell’organico dell’orchestra del Teatro alla Scala, per cui si trovavano a svolgere un doppio incarico. Per tale motivo, quando erano impegnati nelle prove di un ballo o di un’opera, e quindi dovevano assentarsi dalla lezione di danza, essi erano tenuti a indicare un sostituto.
Per le scuole private non annesse ad un teatro, la situazione è analoga in presenza di classi numerose ma nel caso di lezioni private rivolte a uno, due o tre allievi, quasi sempre l’accompagnamento musicale era condotto dallo stesso maestro di danza.
Enrico Cecchetti nel suo libro del 1894, condannava coloro che non avevano le mani libere per correggere gli allievi anche se vi sono immagini in cui si attesta che anch’egli suonava il violino. Ma preferiva usare i bastoni nella didattica mentre Johansson suonava e nel contempo dava lezione. Si tratta di una tradizione non solo russa così come si vede in Legat ma anche del periodo precedente.
La duplice capacità coreutica e musicale si può riscontrare anche in Arthur St-Léon, musicista, danzatore, coreografo e figura centrale in Europa nel III quarto dell’Ottocento.
La doppia competenza gli permise di pubblicare nel 1852 la Stenochòregrafie, ossia un sistema di scrittura della danza che unisce quest’ultima all’arte della musica. Si tratta di 26 esercizi presi dai quaderni del padre Michel. Tradizione dunque che si tramanda da generazione a generazione.
Saint –Léon virtuoso in alcuni spettacoli ricopriva entrambi i ruoli: quello di musicista-danzatore
La stenochoregrafie è l’emblema dell’affinità tra danza e musica. Lo spartito presenta un pentagramma per la scrittura dell’esercizio integrato dal VI rigo in alto mentre per la trascrizione della musica per violino solo.
Si nota la corrispondenza perfetta tra il segno musicale e quello del passo o movimento dell’esercizio. La musica è creata esattamente per l’esercizio.
Si tratta di esercizi fissi, una consuetudine fino al primo decennio del XX sec., che vengono creati anche da Bournonville per la scuola danese di cui Hans Beck compose le musiche a misura d’esercizio. La musica è un importante sostegno all’esercizio non solo per ciò che concerne l’esecuzione degli elementi tecnici ma anche per lo sviluppo dell’espressività. Le musiche della scuola Bournonville sono tratte dagli studi-esercizi per violino solo di Campagnoli.
Una situazione analoga la incontriamo nei 4 quaderni di esercizi di Michel Saint Léon, padre di Arthur, conservati nella Biblioteca di Parigi. In essi sono trascritti gli esercizi e i modelli musicali di riferimento. La musica è semplice ed elementare, suonata con il violino o le pochettes di vario tipo.
Nelle lezioni private di danza, il violino era sostituito dalla pochette. più comoda da trasportare date le sue piccole dimensioni. veniva posto nella tasca della giacca, della marsina del maestro di danza.
Nel periodo che intercorre tra l’ultimo decennio dell’Ottocento e il primo ventennio del Novecento nella lezione di danza il violino fu sostituito dal pianoforte. Ciò è legato alla pratica musicale e alla moda che aveva indotto molte famiglie borghesi un pianoforte per gli intrattenimenti sociali. Gli artisti e i letterati si riunivano abitualmente nei salotti, gli intellettuali discutevano di arte e letteratura accompagnati da una musica di sottofondo, suonata al pianoforte, non necessariamente da un musicista professionista.
Dagli anni ’70, con l’Opéra, al primo ventennio del Novecento le scuole teatrali si adeguano gradualmente (es. Scuola danese, Scala, S.Piertroburgo) finché il violino non cade in disuso.
Il quadro di Degas testimonia come nel ’74 all’Opéra veniva usato già il pianoforte.
Agli inizi del Novecento molte pubblicazioni di partiture musicali per violino solo per le lezioni di danza vennero adattate ad una trascrizione per pianoforte.
Infatti quelle di Enrico Cecchetti, rivelano un accompagnamento musicale semplice, talvolta scarno, con alcuni vuoti, in cui la linea melodica fa fatica a risultare corposa, riempita dall’armonia, in modo da sostenere i movimenti o i pas adeguatamente.
Vi sono caratteristiche diverse tra il violino e il pianoforte dovuta alla differente natura degli strumenti, l’uno ad arco e l’altro a corda. Nel pianoforte, con il contributo non solo della melodia ma anche dell’armonia, si possono creare musiche molto articolate dal punto di vista armonico.
Il pianoforte, strumento più duttile del violino, ha dato un contributo ritmico apprezzabile. Una testimonianza del passaggio dal violino al pianoforte è quella di Elvi Henriksen . Fu pianista e insegnante di musica alla Scuola del Balletto Reale Danese.
Il fatto che era uno strumento a corda ad accompagnare, originariamente, le classi di ballo,