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Omicidi sulla Via del Volto Santo
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Omicidi sulla Via del Volto Santo

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Il cadavere di una donna viene rinvenuto nel lago di Vagli, proprio sotto l’altare della chiesa del paese sommerso.
Si tratta di Amalia, la moglie scomparsa di Ernesto e il commissario Altieri non può non coinvolgere nelle indagini Marzio Tullio Genovesi.
Tra la Lunigiana, la Garfagnana e Lucca, lungo il percorso affrontato da secoli dai pellegrini in viaggio verso il Volto Santo di Lucca, si apre una indagine difficile e complessa.
Un santone, la Setta degli assassini, vecchie storie di gelosia e donne scomparse misteriosamente, l’elicriso e il potere allucinogeno di un chinotto avvelenato a Barga, sono l’insieme di indizi che portano le indagini tra i piccoli paesi di Cascio, Reusa, Corfino, Pontecosi e Gramolazzo.

L’indagine scorre veloce fino ad un finale inaspettato.
“State attenti, perchè sono intorno a noi, e ci guardano!”
LanguageItaliano
Release dateFeb 13, 2019
ISBN9788899735739
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    Omicidi sulla Via del Volto Santo - Marco Bonini

    Capitolo 1 Fantasmi

    Lago di Vagli,

    Località I pruni 20 Ottobre 2024

    Il lago di Vagli, un immenso catino d’acqua costruito per la produzione dell’energia elettrica, si mostra maestoso a chiunque lo raggiunga. La strada tortuosa che si inerpica verso il lago è assai difficile, ma ciò nonostante i turisti accorrono per vedere questo luogo. Di come l’immensità di quell’acqua verde colpisca l’immaginazione ed esalti gli spiriti.

    Di come sia stato possibile creare un muro di cemento armato a chiusura di una valle intera. Genio o follia. Ma soprattutto esempio di come l’uomo giochi con la forza della natura.

    Siamo nel 2024 e la notizia che il lago è stato svuotato per consentire i lavori di manutenzione della diga, ha fatto sì che migliaia di persone si siano messe in viaggio per poter ammirare il piccolo borgo fantasma di Fabbriche di Careggine che puntualmente si mostra ogni qualvolta il lago venga svuotato.

    La storia di questo piccolo paese è semplice ma dolorosa. Nel luglio del 1947 gli abitanti del piccolo borgo furono costretti ad abbandonare le loro case. Spostati d’autorità senza che nessuno potesse protestare con i loro ricordi che sono rimasti là in fondo a questo lago. Con l’arrivo dell’acqua rimase sommerso un pezzo della loro vita oltre a sassi e mattoni. Certo furono risarciti ma rimane forte il senso di sacrificio di fronte al progresso, in nome del quale l’uomo sfida se stesso.

    Oggi un bel paio di comitati agguerriti e minacciosi avrebbe messo i bastoni tra le ruote ai costruttori. Poi avrebbero fatto tutto come hanno fatto la Tav e la Tap, ma nel frattempo avrebbero messo in piedi un bel marchingegno di distrazione di massa.

    Comunque a Vagli come per magia ogni qualvolta la ditta che gestisce il lago deve svuotarlo per fare manutenzione alla diga, riaffiora alla luce il paese incredibilmente ben conservato. Come se fosse un monito.

    Un presagio. Malevolo presagio.

    Ormai chi aveva abitato in quel luogo non esiste più, ma i discendenti guardano sempre con un briciolo di nostalgia quelle rovine, ricordando il dolore dei propri cari per l’abbandono dei luoghi della loro infanzia dei propri avi. Il più doloroso è legato al trasferimento delle salme dal cimitero. Intere generazioni, comprese lapidi e poveri monumenti in marmo, trasportate sui camion verso altri cimiteri. Che tristezza quando riaffiora quello spazio ben visibile che mostra la miseria umana.

    Oggi però è un giorno speciale. È uno di quei giorni che vengono attesi in gloria non solo dai residenti di Vagli, ma da tutta Italia. Si è sparsa la notizia a macchia d’olio che da oggi si poteva scendere fino dentro il lago a visitare il paese fantasma e così la Garfagnana è un ingorgo per la presenza di migliaia di persone. Turisti e curiosi si sono dati appuntamento all’ingresso del percorso per scendere giù fino al paese; un exploit incredibile che ha messo a dura prova anche la vigilanza accuratamente gestita e curata dalle autorità. Le stesse che bardate di fasce tricolore e cravatte democristiane, aspettano i fotografi e le tv per farsi vedere. Per legittimare di fronte a quella vista, a quel ricordo triste di un paese fantasma, il voto dei loro cittadini.

    Non mancano certamente i mezzi d’informazione visto l’eco che ha avuto la notizia di questo evento su tutto il territorio nazionale.

    Buongiorno a tutti, sono Aldo Pioli per Tele Garfagnana e stiamo trasmettendo in diretta dal lago di Vagli; oggi è un giorno particolarmente importante, non solo per la piccola comunità che abita sul territorio comunale, ma per tutta la Garfagnana, dopo trenta anni l’ente che gestisce la diga ha deciso di svuotare nuovamente il lago per permettere manovre di manutenzioni straordinarie. Grazie a questo, come potete vedere alle mie spalle, si vede in lontananza il borgo fantasma di Fabbriche di Careggine adagiato laggiù dove prima c’era il fondale del lago, il paese che dorme si è risvegliato in perfetta forma, sempre ben conservato come se le acque se ne fossero prese cura tra le proprie braccia come un figlio - la voce dell’inviato col baffetto da sparviero era sprizzante di boria. Il solito giornalista ammiccante. Presente a tutte le cerimonie e amico degli amici che contano, e ovviamente perfettamente integrato tra quei tragicomici manichini.

    Questa notizia ha avuto un’incredibile risonanza in ogni angolo del mondo e si possono notare anche turisti provenienti dall’Asia. Tra poco verrà tagliato il nastro, il sindaco Giosuè Alvaro Pellinacci – pronunciato con una strana ‘g’ portando il suono ad un simile ‘Pellinaggi’ - aprirà le danze, e i turisti potranno finalmente scendere per poter ammirare da vicino quelle rovine – concluse il giornalista mentre il sindaco, quasi come se fosse l’unico sindaco d’Italia, il primo, il più furbo, il più scaltro, il più intelligente, con enormi e accecanti forbici d’oro stava tagliando un nastro altrettanto vistoso. A lui piacevano i numeri e già snocciolava cifre e migliaia di visitatori e centinaia di migliaia di turisti e milioni di viandanti. Tutti a passare da Vagli. Come una sorta di Gerusalemme o Mecca, o centro della terra. Vagli come Londra o come Pechino. Anzi no, come Las Vegas dove non si va mai a letto e tutto funziona 24 ore al giorno per sempre da sempre e per sempre.

    Anche lui miserevole uomo che faceva il paio con la miserevole scena che stavano tutti per vedere.

    Erano da poco passate le 14 quando il sindaco dopo aver tagliato il nastro che bloccava il passaggio, prese con le autorità a scendere una mulattiera leggermente scoscesa. Bisognava procedere adagio, in quanto il manto composto da ciottoli e erba era leggermente bagnato, ma c’era chi scendeva velocemente rischiando di incappare in una rovinosa caduta.

    Sembrava la corsa dei sindaci per arrivare primi al fondo screpolato.

    Sopra di loro dal parco dell’onore e del disonore – luogo alquanto bizzarro e triste - anche la statua di Trump osservava quel marasma, con quella masnada di sciagurati, comprese giovanotte in tacchi a spillo e improbabili vestitini estivi.

    Certamente aver avviato lo svuotamento di ottobre non era stata una scelta azzeccata da parte dell’ente, ciò nonostante era un evento talmente tanto atteso che il turismo al primo colpo d’occhio, sembrava aver risposto bene. Forse fin troppo.

    I visitatori appena arrivati sul fondo e a mano a mano che si avvicinavano alle rovine, venivano colpiti dall’integrità dei muri delle case e soprattutto quelli della chiesa di san Teodoro - a dire il vero il campanile iniziava a denotare i primi segni del logorio del tempo passato sott’acqua – e tutti pronti a scattare selfie e foto.

    Per fortuna i turisti non potevano scorrazzare liberamente e dovevano assolutamente seguire un sentiero segnalato, e ovviamente per la loro sicurezza – e per quella delle casse del comune che non voleva certo pagare risarcimenti assicurativi per cadute o slogature - venivano fatti passare vicini, ma distanza di sicurezza dai ruderi. C’era inoltre un cospicuo cordone di sicurezza realizzato da alcuni volontari, ciò nonostante accadde un imprevisto, dopo circa un’ora dall’apertura al pubblico una madre fece una allarmante scoperta: suo figlio di otto anni non era più con lei e iniziò ad agitarsi e a sudare freddo: Aiutatemi non trovo più Lorenzo, mio figlio!

    Stia calma signora vedrà che è qua intorno disse un volontario in giacchino giallo fosforescente che si trovava a pochi passi dalla giovane donna.

    Lorenzo, Lorenzo dove sei? la donna in preda ad una visibile crisi di nervi ormai stava perdendo il lume della ragione, d’altronde era partita da Venezia il giorno prima con suo figlio, aveva lasciato a casa il marito, che per impegni di lavoro non aveva potuto seguirli, quindi si sentiva tutto il peso addosso della responsabilità di aver perso suo figlio, ma ad un certo punto sentirono un urlo provenire dall’interno della chiesa di San Teodoro. A quel punto la donna, il volontario in giacchino giallo fosforescente e alcuni visitatori corsero nella direzione dell’urlo, oltrepassarono le strisce segnaletiche ed andarono fuori percorso.

    Si trovarono davanti la chiesa di San Teodoro ed entrarono correndo. La madre ansimava, era in preda ad un attacco di panico, la paura di non rivedere suo figlio, o che gli fosse accaduto qualcosa non aiutavano la giovane madre, ma tutto passò, quando attraversando l’unica navata nell’abside della chiesa davanti all’altare riuscì ad intravedere il suo Lorenzo.

    Era in piedi pallido, non riusciva a parlare; ma che cosa c’era di così tanto spaventoso da averlo reso muto? Sembrava in uno stato catatonico, poi con un movimento della sua esile mano indicò una zona della chiesa dietro l’altare, corse poi ad abbracciare sua madre singhiozzando.

    Un volontario, forse il più coraggioso, si avvicinò al punto indicato dal bambino e il suo sguardo fu un misto di stupore e orrore, prese una radiolina che aveva nella tasca laterale dei suoi calzoni e chiamò qualcuno urlando e gesticolando.

    La donna chiese a suo figlio di rimanere dov’era, lo implorò quasi di non muoversi, e di ubbidire stavolta a sua madre. Anche lei presa dalla frenesia della curiosità voleva e doveva vedere cosa ci fosse dietro l’altare. Anche lei voleva capire che cosa avesse impaurito così tanto suo figlio. Girato l’angolo tutto fu chiaro, cacciò un urlo di terrore che fu sentito da molti visitatori ignari fino a quel momento di quello che stesse accadendo.

    Dietro l’altare da una lastra che si era spostata, forse dalla pressione dell’acqua, stava fuoriuscendo la testa ed il braccio di quello che sembrava un corpo femminile, la pelle abulica e grinza, sembrava però in un buono stato di conservazione, il corpo era rimasto incastrato tra la piastra che si era rialzata dal pavimento; la madre corse nuovamente verso il proprio figlio e lo portò fuori dalla chiesa di San Teodoro, mentre usciva iniziò ad incontrare i primi curiosi che avevano sentito il suo grido e trovandosi nelle vicinanze erano accorsi per vedere cosa fosse successo.

    Iniziò così il lento migrare per vedere e magari fare una fotografia. La curiosità. Brutta bestia.

    Poco dopo in lontananza si udivano già le sirene della polizia che stavano arrivando a tutta velocità.

    L’incubo era finito per quella giovane madre e sarebbe tornata in laguna con una storia da raccontare. Per fortuna era finita bene per lei e per suo figlio, certo, la curiosità di sapere di chi fosse quel corpo era tanta, di certo avrebbe seguito la vicenda in televisione, ora non era più uno scoop di Tele Garfagnana, ma se ne sarebbe sicuramente occupata un’emittente nazionale, anche se loro con le telecamere erano giunti per primi in chiesa.

    Aldo Pioli infatti aveva ripreso tutto e già stava intervistando i curiosi che in fila indiana si prestavano al gioco per andare, anche solo per qualche secondo, in televisione.

    Del resto si trattava di una morta, dentro una chiesa in un paese fantasma e per di più riemerso dalle acque dopo molti anni e lo sappiamo bene che queste cose agli italiani piacciono.

    C’era chi si domandava quando sarebbe arrivata la trasmissione Chi l’ha visto? di Rai3 e chi pensava a Quarto grado o persino il plastico di Porta a porta con un Bruno Vespa, ormai morto da anni e dimenticato da tutti, redivivo.

    Il cadavere nel lago avrebbe dunque fornito una cassa di risonanza maestosa per il paese di Vagli, anche se stavolta suo malgrado non avrebbe voluto esserlo per questa abominevole sciagura. Certo è che il sindaco si fregava le mani e rideva tra i baffetti da sparviero.

    La pantera della polizia parcheggiò sulla riva del lago. Scese dall’auto il commissario Altieri, sempre con la sua aria fiera e altera come del resto conviene ad un rappresentante dello Stato. Tutti ricordano che aiutato dal suo ex collega Marzio Tullio Genovesi, aveva risolto l’intricato caso del purificatore, e pensava di aver liberato definitivamente la Garfagnana dalla morsa della paura, eppure un altro cadavere era appena stato ritrovato. E non prometteva niente di buono.

    Si tolse lo spolverino e un cappello di seta che portava in testa e li diede al collega; gli sembravano di intralcio.

    La gente così poté notare il suo aspetto glabro, aveva iniziato a perdere i capelli e i peli del corpo al termine dell’inchiesta sul purificatore, aveva sentito vari dottori, e tutti gli avevano diagnosticato la causa di quella perdita ricollocandola allo stress, del caso che aveva appena chiuso.

    Lo stress. Anche questa una brutta bestia a cui badare.

    Iniziò così a scendere verso la mulattiera che lo avrebbe portato verso il luogo del ritrovamento del cadavere. Anche lui non riuscì a non notare quelle buffe statue collocate lì in riva al lago e sorrise, per poi continuare a scendere verso il catino. Arrivato sul fondo, pensò che forse era stato meglio se avesse messo ai piedi un paio di scarpe più comode invece dei suoi soliti mocassini, ma ormai era tardi, in certi punti affondava nel terreno, in altri era sdrucciolevole per la melma che non si era ancora asciugata.

    Finalmente giunse davanti la chiesa di San Teodoro, ne oltrepassò la soglia, notò che quel luogo si era ben conservato, nonostante un odore nauseabondo di muffa.

    In quel caldo giorno di ottobre l’umidità invadente punzecchiava la pelle liscia del commissario che sudava vistosamente dalla fronte. Si diresse verso il volontario in giacchino giallo fosforescente che aveva rinvenuto il cadavere.

    Buongiorno, sono il commissario di polizia Altieri, che cosa mi può dire?

    Buongiorno, commissario… niente stavamo cercando un bambino sfuggito al controllo della propria madre, quando inoltrandoci all’interno della chiesa, dietro l’altare abbiamo scoperto il corpo di una donna dicendo questo portò il commissario sul luogo del ritrovamento.

    Come fa a dire che è una donna, spunta solo la mano!

    So che non si fa ma ho dato una sbirciatina… e non solamente io.

    Faccio finta di non aver sentito! intimò Altieri che poi aggiunse: Mi auguro che nessuno abbia fatto macabre fotografie?

    La scientifica iniziò a fare i rilevamenti poi alzò la pietra estraendo il corpo, che era talmente ben conservato da poter vedere tutti i tratti somatici del viso, come se la chiesa avesse protetto quell’esile cadavere con cura.

    Cosa c’è commissario? Là vedo un po’ pallido.

    In effetti dopo che il corpo era stato messo sul pavimento, il commissario Altieri aveva avuto un momento di smarrimento, ma che cosa turbava Roberto? Il suo collega continuava

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