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Boccioli di rose
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Ebook72 pages37 minutes

Boccioli di rose

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About this ebook

Il libro presenta la vita interpretata dagli occhi di una ragazza anoressica, sotto molteplici aspetti della quotidianità. Si alternano stralci di riflessioni, pensieri, emozioni, e paragrafi in cui lei descrive come uscire da quei meccanismi della mente, e dunque, con l’andar del tempo, in che modo venire fuori dal tunnel dell’anoressia.
LanguageItaliano
PublisherPubMe
Release dateFeb 11, 2019
ISBN9788833662299
Boccioli di rose

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    Boccioli di rose - Maria Cristina Pizzuto

    bellezza.

    Una giornata a scuola

    Non importava dove mi trovassi o cosa facessi: l’unica cosa certa è che la mia vita era un sogno a occhi aperti.

    In classe, cercavo qualcuno che sapesse cos’era la Vera Amicizia, ma non lo trovavo mai. Le poche persone che incontravo non percepivano il sentimento dell’amicizia in modo puro e casto. Questo mi faceva star male.

    Anche in famiglia la situazione non era diversa.

    Il mio sguardo si rifletté sul cielo plumbeo che si intravedeva dalle opache finestre dell’aula. Un frastuono regnava intorno a me, ma non m’importava: il mio cuore batteva da tutt’altra parte.

    Non sapevo spiegarmi molte cose della vita, conoscevo solo ciò che vedevo nei comportamenti di chi mi circondava: interpretavano la vita, il mondo, le cose, in modo superficiale, e le loro parole rimbombavano nella mia mente. Queste si disgregavano intorno a me. E come quando un arco scocca la sua freccia nel cuore di una nuvola, queste parole prendevano in me un suono e una forma.

    Interpretando in modo superficiale le parole che si dissolvevano intorno a me, riuscivo ad arrivare a una interpretazione allegorica e simbolica che andasse oltre la realtà e si basasse sul linguaggio soggettivo del cuore: un pensiero dopo l’altro sfornava il mio cervello, intento a elaborare i preziosi dati del misterioso inconscio e contemporaneamente seguire le complicate formule di matematica.

    Mi ero imbattuta in un nodo talmente intricato da non riuscire a scioglierlo, ma in un modo o nell’altro ce l’avrei fatta a sormontare quell’inghippo.

    Solo quell’assiduo pensiero mi riempiva, mi rapiva e mi portava in descrizioni amiche, per poi non farne più ritorno, se non fermata in tempo da una figura altrettanto amica proveniente da chiacchiere superficiali, non aperte al mio linguaggio, quello profondo, astratto: il linguaggio della natura.

    Scrutai i banchi dei miei compagni, cercai anime amiche, o almeno sperai che lo fossero. Trovai risposta dalla mia migliore amica e poche ragazze dinanzi a me, ma poi... nel legame vincolante delle generazioni? Il vuoto.

    Nessuno era disposto, al contrario delle poche figure riscontrate quella mattina, a sforzarsi almeno un poco di capire un linguaggio più complesso e complicato, che può durare anche per l’eternità, ma che rinfranca e fa sagge le persone che lo accolgono.

    Confronto tra me, ciò che sento e il mondo

    Mi trovo nel pieno dell’anoressia.

    Da quando i miei familiari si sono accorti del problema, le loro preoccupazioni e ansietà non hanno fatto che peggiorare la mia situazione interiore: non mi sento capita, voluta bene.

    Comprendo che il mio comportamento non è giusto, vorrei cambiarlo, ma la troppo cruda realtà mi tiene legata alla malattia, e non riesco più a gestire il mio corpo e frenare le sensazioni di odio rispetto alla mia persona e la riluttanza e il rifiuto per il mondo esterno.

    Tutti questi scombussolamenti interni mi rendono vulnerabile, e piango spesso.

    Sì, lo sento, riesco a percepirlo, e purtroppo me ne rendo conto. Mi sto sempre più distanziando dall’immagine perfetta e assoluta di un tempo, da quell’immagine di libertà spirituale che il mio corpo aveva creato per raggiungere la pienezza della mia persona, per credere in

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