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La dottrina Gerasimov - La filosofia della guerra non convenzionale nella strategia russa contemporanea
Azioni libro
Inizia a leggere- Editore:
- Libellula Edizioni
- Pubblicato:
- Feb 7, 2019
- ISBN:
- 9788867354757
- Formato:
- Libro
Descrizione
Informazioni sul libro
La dottrina Gerasimov - La filosofia della guerra non convenzionale nella strategia russa contemporanea
Descrizione
- Editore:
- Libellula Edizioni
- Pubblicato:
- Feb 7, 2019
- ISBN:
- 9788867354757
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Informazioni sull'autore
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Anteprima del libro
La dottrina Gerasimov - La filosofia della guerra non convenzionale nella strategia russa contemporanea - Nicola Cristadoro
Indice
Prefazione
Parte Prima - La dottrina russa per una guerra ambigua
Guerra ibrida
, guerra ambigua
, guerra non lineare
: le definizioni della moderna guerra non convenzionale
Il nuovo modello di difesa russo
L’analisi di Timothy L. Thomas. Sulla teoria del controllo della reazione (reflexive control)
La dottrina Gerasimov
Il ruolo dell’arma atomica nella guerra non lineare
I principi della deterrenza non-nucleare: la cross-domain coercion
L’evoluzione della infowar nella guerra non lineare
La cyberwar nella guerra non lineare
Il ruolo degli spetsnaz
Parte Seconda - Un case study: il conflitto con l’Ucraina
La road to war in Ucraina
Infowar e controllo della reazione
in Ucraina e in Crimea
Infowar in Crimea – Un esame attraverso l’OODA-loop
L’applicazione della cross-domain coercion
La cyberwar nel conflitto russo - ucraino
La guerra in Ucraina: il ruolo degli omini verdi
La guerra in Ucraina: il ruolo dei paramilitari
Conclusioni
Appendice - Il valore della scienza nella previsione
EurAsia
__________________________________________
4
Collana di studi storici diretta da
Francesco Randazzo
Nicola Cristadoro
La dottrina Gerasimov
La filosofia della guerra non convenzionale
nella strategia russa contemporanea
Università & Ricerca
Il presente volume fa parte delle ricerche scientifiche condotte dal CIRSEu, gruppo di ricerca del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Perugia in collaborazione con studiosi e specialisti italiani ed europei.
Titolo | La dottrina Gerasimov
. La filosofia della guerra non convenzionale nella strategia russa contemporanea
Autore | Nicola Cristadoro
Copertina a cura della redazione
ISBN | 9788867354757
© 2018 Tutti i diritti riservati all’Autore
Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta senza
il preventivo assenso dell’Autore e dell’Editore.
Libellula Edizioni
Via Roma, 73 -73039 Tricase (LE) - Italy
www.libellulaedizioni.com
info@libellulaedizioni.com
Il nuovo non è altro che la reinvenzione del vecchio che è stato dimenticato.
Vasilij Mitrochin
Nota dell’autore.
Tutto il materiale prodotto nel presente testo è frutto di ricerca informativa effettuata su fonti aperte
, eccetto quanto riferito in apertura del capitolo La guerra in Ucraina: il ruolo dei paramilitari
di cui ringrazio Amedeo
(è d’uopo mantenere un certo riserbo) per il prezioso contributo. Ringrazio il Prof. Giovanni Cerino Badone, ispiratore di quest’opera e paziente revisore, straordinario comunicatore, capace di rendere la Storia un viaggio sempre interessante e, soprattutto, attuale. Ringrazio il Col. Piero Todaro, docente di tattica militare, per l’entusiasmo che ha sempre manifestato per questo lavoro durante la sua realizzazione.
Infine, voglio ringraziare il Prof. Nicola Neri dell’Università di Bari ed il Prof. Francesco Randazzo dell’Università di Perugia, definitivi sostenitori di quest’opera ed artefici della sua pubblicazione.
Prefazione
La collana di Studi storici EurAsia
accoglie tra i suoi numeri il presente saggio di teorie di storia militare di Nicola Cristadoro, autore che spicca per una puntuale conoscenza dell’argomento trattato, che va ben oltre la meticolosa descrizione delle teorie militari russe. Sull’onda di questo entusiasmo e sulla scorta di una formazione militare, che ben si evidenzia nel respiro del volume, l’autore affronta un argomento attraverso il quale possono essere compresi i meccanismi che regolano i conflitti armati della Russia contemporanea e, ancor di più, potrebbero addirittura farli prevedere. Valerij Gerasimov, Capo di Stato Maggiore della Difesa russo, nel 2013 espone una nuova dottrina militare che reca in sé le premesse di quanto da lì a poco accadrà negli ex territori sovietici, oggi aree territoriali appartenenti a diversi Stati: la Crimea e il Donbass. Ma la sua teoria non si limita ai territori che facevano parte dell’Urss ma si spinge a giustificare anche gli eventi in Siria e in Europa. Tutto può accadere
secondo l’ufficiale russo, anche nei luoghi in cui la stabilità politica e sociale sembra un corollario ineludibile della pace. Siamo di fronte a un mondo che ha cambiato lo stile di fare la guerra, ha mutato la stessa natura delle guerre, oggi si parla di guerre ibride
. Nelle guerre del passato c’erano soldati che si scontravano contro soldati, uomini che lottavano al fronte sapendo che l’unica vittoria sicura poteva scaturire dalla conquista di territori, dalla forza delle armi e dalle strategie militari. Tutto questo è ormai anacronistico e le guerre sono la somma di più fattori, di più attori
che entrano in campo ma che possono anche lavorare dietro le quinte, con maggior spietatezza. E la tecnologia fa la parte del leone, lo si è visto nelle guerre russo-cecene, nei conflitti contro l’Isis, ma lo si vede anche in Ucraina dove è calato, quasi inspiegabilmente, il sipario mediatico ma dove si continua a combattere e a morire ogni giorno, nell’indifferenza della comunità internazionale attenta più all’andamento dei mercati che alle responsabilità delle parti in guerra. Guerre fratricide ma anche guerre che richiamano alla mente il malessere di un’umanità in preda alla terribile escalation del consumismo e del benessere materiale. Il generale Gerasimov, chiamato da Putin a fornire un contributo allo sviluppo delle teorie militari sull’arte della guerra contemporanea, parla di guerre nuove, che si svolgono con tecniche miste nuove attraverso l’uso combinato della forza militare con metodi diplomatici, economici, politici ed altri sistemi eminentemente non militari. E questo suo accenno alla non convenzionalità delle nuove forme di lotta militare inducono anche a riflettere sull’affermazione di un noto scienziato militare sovietico, Aleksandr Svechin, il quale aveva scritto:
La situazione di guerra è estremamente difficile da prevedere …. Per ogni guerra è necessario sviluppare una linea speciale di comportamento strategico, ogni guerra è un caso speciale che richiede la creazione di una propria logica speciale, piuttosto che l’applicazione di un modello". Facendo proprie queste idee il generale Gerasimov mostra di aver chiaro il processo evolutivo della nuova arte di far guerra e l’autore del saggio ne ha compreso la straordinaria importanza rendendo al pubblico lettore un’opera avvincente e davvero originale.
Francesco Randazzo
Parte Prima
La dottrina russa per una guerra ambigua
Guerra ibrida
, guerra ambigua
, guerra non lineare
: le definizioni della moderna guerra non convenzionale
Al giorno d’oggi ha ancora senso parlare di eserciti in senso tradizionale, intesi come forze militari di grande entità numerica per l’impiego terrestre in operazioni belliche su vasta scala?
Alla luce dei conflitti scoppiati o protrattisi nell’ultimo decennio tale concezione appare quantomeno anacronistica.
Osservando l’impiego delle forze terrestri delle nazioni che combattono nei diversi teatri operativi contemporanei, non vediamo Divisioni, Brigate o Reggimenti che manovrano fronteggiandosi per la conquista e l’occupazione di un territorio o per la sua difesa.
Se i Peshmerga curdi ancora indossano delle uniformi e combattono inquadrati in unità regolari che, nonostante le divisioni interne, li rendono assimilabili ad un esercito, lo stesso non si può dire dei loro nemici diretti, i combattenti dell’ISIS. Questi, infatti, pur essendo in gran parte veterani dell’esercito iracheno dopo il suo scioglimento, inglobano foreign fighters provenienti da diverse aree del mondo e combattono con un misto di sistemi d’armamento e procedure tecnico-tattiche multiformi,¹ secondo i canoni della guerra asimmetrica
.
Lo stesso concetto di guerra asimmetrica
, allo stato attuale, appare superato. Se le dottrine del Patto di Varsavia
e della NATO per la guerra convenzionale appartengono alla preistoria, la guerra asimmetrica
può essere considerata ormai storia. Asimmetrici erano i conflitti della decolonizzazione in Africa, le campagne dei Viet-Cong in Indocina, le azioni delle organizzazioni terroristiche palestinesi contro le forze di sicurezza israeliane, gli attentati dei Talebani e dei gruppi affiliati ad Al Qaeda contro la coalizione schierata in Afghanistan …
Per indicare i conflitti contemporanei appare più appropriato parlare di guerra ambigua
, non-lineare
, ibrida
, ossia di guerre combattute a livelli diversi e prevalenti sulle modalità di scontro sul terreno tra le forze contrapposte.
Il termine guerra ibrida
attualmente rimanda con immediatezza alla Russia. Tale termine è stato coniato nel 2002 da William J. Nemeth per descrivere l’insurrezione cecena, che ha visto la fusione (da cui l’aggettivo ibrida
) delle tecniche di guerriglia con le moderne tattiche militari, ricorrendo ampiamente al supporto della tecnologia civile: dalla telefonia mobile ad internet.
E’ interessante il paradigma sociale presentato da Nemeth, che vede la degenerazione di una società evoluta in società ibrida
a premessa dello sviluppo di conflitti ibridi
:
"Vi è una mole di opere sempre più consistente che mette in discussione il concetto di società pre-statuali pacifiche, diventate violente solo quando hanno cominciato a prevalere forme di organizzazione sociale più avanzate e centralizzate. …
Le società in fase involutiva sono società che stanno tornando a forme di organizzazione più tradizionale, ma lo fanno in modo non uniforme. In altre parole, queste società presentano un eclettico mix di tecnologia moderna e di teorie politiche e religiose ed istituzioni su come trasformarsi. … Queste società, molte delle quali mantengono le caratteristiche del sistema statale, sono o una moltitudine di clan in guerra all’interno dei precedenti confini dello Stato, o unità socio-politiche, per lo più omogenee, che combattono contro qualcuno percepito come oppressore. In entrambi i casi, le società ibride sono una miscela di modernità e tradizione. A loro volta, le società ibride hanno organizzato forze militari ibride e sono queste le forze di cui dovranno tenere conto i pianificatori militari e diplomatici in futuro.
Attualmente esiste una gran quantità di opere che riguarda le forze militari ibride, che vanno sotto il nome di Guerra di Quarta Generazione
, Nuova Guerra
, o di termini più convenzionali come Conflitti a Bassa Intensità
e Terrorismo
. La Guerra di Quarta Generazione
, teorizzata da Bill Lind ed altri alla fine degli anni ‘80, vede la guerra sviluppata non tra Stati, lungo un percorso divergente rispetto a quello in fase di sviluppo da parte delle nazioni occidentali. Il mondo evoluto si muove sempre più in direzione di una guerra della Tecnologia Avanzata
, che sarà sempre più dipendente dall’alta tecnologia, proiettando la società occidentale sulle proprie forze armate. Per contro, negli stati non occidentali, soprattutto nelle società ibride, vi è un crescente spostamento verso un concetto di guerra orientato all’idea. Tale concetto di guerra orientata all’idea
… prevede un’insieme di terrorismo e Conflitto a Bassa Intensità che ha una natura non-nazionale o transnazionale e non è rivolta alla compagine militare occidentale, ma attacca direttamente la cultura dell’Occidente."²
L’annessione della Crimea al territorio russo ed il contributo all’instabilità nelle province orientali dell’Ucraina (segnatamente del Donbass) ad opera della Federazione Russa e delle sue forze armate forniscono un significativo esempio di guerra ibrida
, sia a livello tattico che a livello strategico-operativo. Le azioni russe in Ucraina ed in Crimea appaiono chiaramente in linea con questa concezione, sebbene molti studiosi di storia e dottrina militare abbiano sottolineato che una siffatta scelta operativa non rappresenti una novità per la Russia. Un esempio, ancorché prototipico
dell’adozione di questa concezione tattica, è rappresentato all’Operazione Tempesta 333
condotta in Afghanistan il 27 dicembre 1979 per la conquista della residenza del presidente Amin e la sua eliminazione ad opera delle forze speciali del KGB, in concorso con reparti dell’Esercito e del GRU. Allo scopo di ingannare il nemico e coglierlo di sorpresa, i militari sovietici impegnati in tale operazione non indossavano le uniformi e le insegne dei propri reparti, bensì uniformi afghane, fatta eccezione per una fascia bianca legata ad un braccio, per riconoscersi tra loro.
Quella che possiamo altrimenti definire guerra ambigua
coinvolge elementi in possesso di un profilo addestrativo e disciplinare molto elevati che, senza indossare un’uniforme e recare simboli distintivi, in tempi assolutamente ridotti vengano immessi nelle zone di combattimento e, in collaborazione con sostenitori locali, a latere delle operazioni tradizionali ricorrano alle operazioni psicologiche, all’intimidazione ed alla corruzione per minare la resistenza dell’avversario.
Con guerra ambigua
si può indicare, altresì, un certo modus operandi nel condurre un’attività bellica, in uso negli ambienti governativi degli Stati Uniti tra gli anni ‘60 e ‘80 del XX secolo e che, a tutt’oggi, risulta ampiamente praticata sia nello scenario iracheno che in quello siriano. Il Phoenix Program attuato tra il 1967 ed il 1975 in Vietnam sotto la supervisione della CIA è indicativo di tali procedure: attraverso infiltrazione, cattura, terrorismo, tortura ed assassinio l’obiettivo era identificare e neutralizzare
la struttura del Fronte Nazionale di Liberazione del Vietnam del Sud, l’organizzazione paramilitare meglio nota come Viet-Cong. Ancora più significativo appare il sostegno dato alle unità paramilitari dei Contras in Nicaragua alla fine degli anni ‘70, oggi assurte a modello per organizzazioni similari quali gli Squadroni della Morte attivi in Iraq o il Libero Esercito Siriano (FSA), operativo in Siria.
In generale, la definizione prefigura situazioni in cui un’entità statuale o non statuale belligerante schiera unità militari e paramilitari in modo confuso ed ingannevole, allo scopo di conseguire obiettivi militari e politici, dissimulando la partecipazione diretta delle proprie forze armate alle operazioni.
Ecco allora l’attualità del pensiero del Gen. Valerij Gerasimov, Capo di stato Maggiore della Difesa russo che supera il modello asimmetrico
elaborando una dottrina che prevede di attaccare l’avversario sul piano economico, cognitivo e fisico facendo largo ricorso a procedure non convenzionali.
In particolare, nella prospettiva dello schieramento di forze idonee ad operare su un campo di battaglia post-moderno, alle tradizionali unità di manovra e di supporto logistico è preferibile sostituire piccole unità flessibili sotto il profilo dell’impiego, estremamente mobili, rapide nell’azione e, magari, prive di insegne e distintivi che possano ricondurre alla loro appartenenza e nazionalità. Parliamo, naturalmente, di Forze Speciali. E’ immediato il rimando alle figure dei consiglieri militari
americani e sovietici attivi in America Latina, in Asia ed in Africa tra gli anni ‘60 ed ‘80 del secolo scorso.
Se di per sé questo aspetto già costituisce un elemento peculiare della guerra ambigua
, tale definizione diventa più comprensibile se si considerano gli altri attori che costituiscono la compagine militare sui teatri bellici attuali, quali la Libia, la Siria, l’Iraq, l’Afghanistan e, estremamente rappresentativa, l’Ucraina, con gli eventi della Crimea e della regione del Donbass.
Infatti, accanto alle Forze Speciali provenienti da Paesi diversi dalle aree di operazione ed interessati al controllo delle politiche e delle risorse di tali aree, agiscono gruppi paramilitari locali, mercenari, gruppi di civili leali all’una od all’altra parte in causa su base etnica e, non ultime, le organizzazioni criminali interessate a lucrare sui traffici legati al conflitto.
In tale quadro, già sufficientemente confuso, non bisogna trascurare il ruolo sempre più cogente degli hackers, i "signori della cyberwar" che, con le loro capacità e gli strumenti sempre più sofisticati di cui dispongono, rappresentano l’avanguardia dell’infowar. Appartiene a loro il dominio della propaganda bianca
, grigia o
nera"che sia e loro è la capacità di colpire in modo devastante i centri nevralgici dell’economia, della società, della politica di uno Stato, attraverso la compromissione o la neutralizzazione delle reti informatiche.
Sarà sempre più difficile stabilire chi è chi
e tale premessa lascia presagire un’ulteriore evoluzione della guerra futura in una forma di conflitto incontrollabile che definiremmo Guerra del Caos Totale
.
É difficile per una cultura quale quella Occidentale che, almeno in apparenza, si basa su principi di trasparenza e democrazia, o che, aprioristicamente, ripudia la guerra di aggressione nei propri dettami costituzionali, concepire un siffatto approccio alle operazioni belliche. Ma soprattutto, è difficile vincere contro avversari che alla base delle proprie tattiche, pongono una tale tipologia di principi dottrinali.
Prima di procedere alla disamina delle modalità con cui la guerra ibrida
entra nella concezione operativa delle Forze Armate russe, soffermiamoci sul profondo processo di re-styling cui queste sono state sottoposte nell’era di Putin.
¹ "L’ISIS sul fronte aveva mandato la loro corazzata cecena, hanno tanti gruppi al loro interno. Il mondo jihadista è pieno di gruppi come Al-nusra e Ansar Al Sharia. Anche nell’ISIS ci sono tanti gruppi, il gruppo che ci hanno mandato era quello più efficiente, il gruppo dei ceceni. Avevano 50 Bmp e i carri armati. Avevano anche i cecchini con armi di ultima generazione. I loro cecchini hanno fatto più danni dei carri armati. I carri armati non riuscivano a entrare per i blocchi stradali."
T. Santi, Karim, il combattente italiano in prima fila contro il Daesh, intervista a Karim Franceschi, http://it.sputniknews.com, 25/01/2016.
² W. J. Nemeth, Future war and Chechnya: a case for hybrid warfare, Naval Postgraduate School, Monterey (CA), June 2002.
Il nuovo modello di difesa russo
Le Forze Armate della Federazione Russa (Vooružënnye Sily Rossijskoj Federacii) sono state istituite il 7 maggio 1992 con decreto presidenziale firmato da Boris El’cin, che ha anche stabilito che il Presidente della Federazione Russa ne fosse il Comandante Supremo. La catena di comando e controllo vede il Ministero della Difesa alle dipendenze del Presidente della Repubblica e dal Ministero dipende lo Stato Maggiore della Difesa.
Le forze armate russe sono articolate in: Esercito, Marina Militare e Forze Aerospaziali che dal 1998 comprendono e Forze della Difesa Aerea e l’Aeronautica Militare. Accanto a queste sono stati
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