Nulla oltre il mare
By Samuel Menna
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Nulla oltre il mare - Samuel Menna
633/1941.
PREFAZIONE
Francesco Benvenuto – per gli amici Fran – ha sessant’anni, è un incallito fumatore, un uomo solo, senza moglie né figli, un uomo che ha dedicato la sua intera esistenza al lavoro e alla carriera.
Sono ormai sei mesi che si trova a vivere le sue tranquille giornate da pensionato in un caldo e pacifico paesino a sud della Spagna.
Fran ha ormai capito tante cose della vita, soprattutto ha imparato a comprendere l’enorme valore del tempo: un tempo che sente scivolargli di mano giorno dopo giorno.
Da quando si è reso conto di aver vissuto gran parte della sua esistenza, e di avere ormai quasi tutto alle spalle più che davanti agli occhi, Fran sa bene che ogni gesto, ogni azione va resa speciale.
Per Francesco diventa importante, anzi, decisivo focalizzarsi sul qui e sull’ora mentre le sue giornate da pensionato trascorrono senza eccessivi sobbalzi ma solo da un punto di vista concreto
; perché se è vero che Fran a causa degli acciacchi provocati dall’età e dal fumo non è fisicamente in grado di fare grandi sforzi, la sua vera forza risiede in una mente alacre e instancabile.
La sua testa è infatti un eterno fermento di pensieri e ricordi, di immagini e di sogni che, nonostante l’età, l’uomo si concede ancora.
Una mente mantenuta brillante grazie anche alla passione per la lettura e per la scrittura, che fa parte della sua vita da sempre in quanto l’uomo, quotidianamente, riversa sentimenti e riflessioni in quaderni colmi di poesie.
Come ogni mattina, l’uomo esce di casa presto per incamminarsi verso la caffetteria Del Mar, qui incontra sempre la bella e affascinante Marta, la cameriera trentenne che, ogni giorno, gli serve il suo caffè mentre Fran se ne sta seduto al solito tavolino all’angolo.
Marta è una donna sorridente e positiva, ma nell’ultimo periodo c’è qualcosa che sta minacciando il suo carattere allegro: una grossa nube nera incombe sulla giovane spagnola.
Sarà Fran, per puro caso, a scoprire come mai ultimamente il bel sorriso di Marta è velato da pennellate di tristezza.
Marta è purtroppo vittima inerme e innocente di un compagno che la maltratta sia fisicamente, sia psicologicamente, umiliandola e facendola sentire sciocca e inutile.
Roberto, il compagno di Marta, non è sempre stato così; l’alcol lo ha ridotto a essere brutale e maleducato, manesco e crudele proprio contro colei che ancora spera di poter riabbracciare l’uomo di cui un tempo si è innamorata.
È proprio questo sottile gioco psicologico che tiene prigioniera la cameriera spagnola dentro una relazione tossica e nociva.
Quando Fran offre aiuto alla donna, lei, in completa fase di negazione, lo caccia via in malo modo, ferendo forse una delle poche persone veramente preoccupate per la sua incolumità.
Questa, però, è proprio la scintilla che porterà Francesco Benvenuto a intraprendere un viaggio faticoso tanto fisicamente quanto emozionalmente: egli infatti volerà in California alla ricerca di Marco, uno dei suoi fratelli minori dai quali si è allontanato ormai da tempo ma che non ha mai smesso di amare dal profondo del cuore.
Un viaggio che gli aprirà le porte verso una nuova vita, nonostante un tragico imprevisto lo porterà a sfiorare la morte in un Paese straniero.
Nulla oltre il mare è un romanzo pieno
, carico di malinconia ma anche di speranza; è un romanzo che suona le note del cuore e che tocca, con estrema delicatezza, delle tematiche attuali come la violenza sulle donne, e altri argomenti sempre cari all’uomo come lo scorrere del tempo e il valore che si dà a esso a seconda delle fasi della vita.
Con uno stile fluido e pieno di passaggi fotografici, l’autore trascina il lettore all’interno di una storia toccante, che rimane a lungo impressa nella memoria del cuore.
Attraverso il burbero, ma dolce protagonista, si compie un viaggio conoscitivo che porta il lettore a grandi riflessioni sulla società, sui rapporti interpersonali, sulla famiglia e sulle scelte di vita che possono determinare la completa felicità o il totale annichilimento.
1
Scese le scale, senza troppa fretta e badando bene a dove poggiava i piedi, un passo dopo l’altro, raggiunse l’ingresso del palazzo. Dopo un fugace sguardo alla buca lettere, come se realmente aspettasse qualcosa, si accorse che dentro non ci si trovava nulla. Si diresse verso il portone e lo tirò verso di sé con forza, cosa che negli ultimi tempi iniziava a costargli più fatica del normale. Non appena fu fuori dal grosso palazzo dalle linee e geometrie moderne, alzò la testa al cielo, tirò un sospiro profondo e, passo dopo passo, imbocco la via del Paseo marítimo
, così era intitolato il lungomare del piccolo paese nel sud della Spagna dove viveva attualmente.
Si godeva il tiepido sole mattutino di una mite giornata di gennaio e mentre lentamente procedeva, per non dare troppo peso ai piccoli fastidi alle ginocchia che avvertiva ultimamente, cercava di distrarsi tra uno sguardo al moto costante del mare ed uno al via vai della gente che sembrava avere più fretta di lui. Godeva della tenera brezza sulla pelle e inspirava a pieni polmoni, cercando di captare l’odore di salsedine del mare che si sentiva molto più forte al mattino, dopo l’alternarsi delle maree nella notte; ogni tanto veniva interrotto nella sua esperienza olfattiva perché al naso gli giungevano gli odori dalle caffetterie lungo il cammino. I morbidi pantaloni che indossava sventolavano a ritmo della corrente d’aria e si stringevano attorno alle lunghe gambe, segnandone le forme e donandogli una sensazione di leggerezza. Sfortunatamente, però il vento scompigliava anche quei pochi capelli che gli restavano ben saldi in testa, e ripetutamente, era costretto a darsi una sistemata con la mano sinistra. Finalmente, alle dieci del mattino precise, raggiunse la solita caffetteria, situata giusto davanti alla passerella che dava l’accesso alla piccola spiaggia del paese; ora completamente deserta, ma che nei mesi più caldi si sarebbe sovraffollata di persone di ogni età.
Educatamente si accomodò, come era solito fare, al tavolino situato all’angolo della piccola terrazza in legno. Accavallò le gambe e aspettava, perché già sapeva che di lì a poco sarebbe arrivata la cameriera ad attenderlo.
«¡Buenos días Fran! ¿Qué tal?»
«¡Hola Marta! Lo mismo de siempre por favor.»
Fran
, era il nome con il quale un giorno si era presentato alla giovane Marta e perché già sapeva che il suo vero nome Francesco
, sarebbe stato difficile da pronunciare per una persona di madrelingua spagnola, quindi, sia per comodità che per praticità, aveva deciso di farsi chiamare da tutti semplicemente Fran
.
Il suo cafè con leche
non tardò più di due minuti e appena arrivò la giovane Marta lo poggiò sul tavolo e si allontanò con il suo abituale sorriso tenero e spontaneo. Mai una parola che fu più di un qualche conveniente, in sei mesi, si scambiarono i due, mentre sguardi, quelli sì, molti. Erano sguardi di rispetto reciproco e carichi di comprensione, l’uno per l’altra. Non avevano mai dialogato, ma attraverso un gioco di intese e di occhiate, tra i due sembrava esserci un legame solido e che entrambi non volevano rovinare con qualche parola di troppo.
Lei si allontanò e lo sguardo di Fran si fissò sul fumo che saliva dalla tazza di caffè bollente, perciò mentre aspettava che il suo caffe si raffreddasse, sfilò dalla tasca dei pantaloni una delle sue preziose sigarette e con una gestualità molto pacata e rilassata se ne infilò una in bocca e l’accese, godendosi il fumo dei primi due tiri.
Da quando si rese conto della preziosità del suo tempo e che ormai, dopo il pensionamento gliene restava poco, adorava rendere speciale, anzi, quasi santificare qualsiasi gesto compiesse nell’arco di una giornata. Aveva deciso di focalizzare ogni sua energia in quello che stava facendo in quel dato momento, di tutto il resto non gli importava. Per questo motivo se doveva fare una passeggiata voleva concentrarsi sui suoi passi, sul suo respiro, su ciò che sentiva; se guardava dei bambini giocare a pallone voleva guardare solo i bambini; e se si stava facendo una doccia voleva prendersi del tempo per curare un corpo, del quale non si era reso conto quanto velocemente fosse invecchiato. Ed ora che stava sorseggiando il suo caffè, fumandosi una sigaretta, voleva assaporare ogni sfaccettatura dell’aroma del caffè e ogni boccata di ciò di cui, deliberatamente, voleva essere dipendente. Dalla sua posizione lo sguardo era indirizzato al mare e ogni tanto chiudeva gli occhi per farsi scaldare la fronte dal sole e farsi accarezzare il collo, ormai rugoso, dalla dolce brezza. Erano tutte cose che lo facevano sentire vivo. Aveva imparato ad amare la sua vita e quando si soffermava a pensare, scoppiava in una risata velata d’amaro, ricordando il tormentato percorso che aveva dovuto fare per arrivare ad una serie di conclusioni.
Trascorreva le sue giornate da pensionato facendo le cose più comuni, come una qualsiasi persona normale, sebbene la sua mente, invece, pensasse fuori dal normale. Non riposava mai con la testa. Pensava, ricordava, immaginava e, nonostante l’età, sognava ancora. Sono tutte azioni che sembrano così scontate e banali, ma che lui, come la maggior parte delle persone nell’arco di una vita, si era dimenticato di fare, perdendosi nella routine e nella monotonia, che appiattiscono la vita come l’elettrocardiogramma di un uomo morto. Pensava spesso che aveva trascorso la sua vita a fare e rifare azioni, viaggi, gesti convenevoli, più che altro per abitudine e costrizione e che si era dimenticato molteplici volte, invece, di seguire l'istinto e fare ciò che davvero sentisse di desiderare. Aveva trascorso i suoi giorni tenendo impegnato il tempo, addirittura perdendolo di vista, ed ora, in una sorta di rivincita mentale, credeva che doveva essere il tempo a tenere impegnato lui. Egli cercava di entrare in una dimensione che uscisse dagli schemi di spazio e tempo e poteva farlo solo usando la forza della sua immaginazione. Saltellando sulla linea temporale della sua vita, lui era in grado di spaziare e ripercorrere i giorni della sua vita come meglio credeva, e grazie a queste scappatoie, poteva rimanere ore ed ore con lo sguardo perso nel nulla assoluto e sentirsi esattamente come quando trascorreva le sue vacanze in famiglia o giocando nei prati con i suoi fratelli.
Così, spesso succedeva, che si trovasse con lo sguardo fisso al mare, mentre cercava di scorgere all’orizzonte i volti delle persone che lo avevano reso ciò che era oggi, perché sapeva che a loro lo doveva, nel bene e nel male.
D’un tratto poi, ritornava alla realtà attuale e dunque gli piaceva anche guardare come Marta si destreggiasse con scaltrezza tra un tavolo e l’altro della piccola terrazza e avesse la capacità di saper soddisfare l’esigenza di ogni cliente con una naturalezza fuori dal comune. Insomma, era uno spettacolo vederla muoversi, sembrava quasi danzasse quando serviva i clienti. Era sempre super impegnata, ma non faceva mai mancare nulla a nessuno e i clienti apprezzavano, e soprattutto, gradivano il suo sorriso, la sua bellezza e sensualità. Non era mai vestita in modo volgare, tuttavia indossava sempre abiti che lasciassero immaginare le sue forme di donna prosperosa e dalla carnagione piuttosto scura. Portava i lunghi capelli scuri legati e che ben armonizzavano le morbide curve del suo viso. Insomma, era l’eleganza e la sensualità in persona che serviva ai tavoli. Difatti, non mancavano complimenti e ammiccamenti da parte di uomini di ogni età. Fran però se ne restava sulle sue, e quando arrivava il momento di pagare e lasciare il tavolo, lasciava sempre due euro, un euro e cinquanta per il caffè e cinquanta centesimi di mancia. Poi si rimetteva in piedi e facendo un cenno di saluto si allontanava.
Presosi il suo caffè e fatta la sua passeggiata mattutina, poteva poi rincasare, salendo lentamente le quattro rampe di scale che lo portavano al suo piccolo appartamento. La casa gli costava una fortuna, ma con qualche risparmio, più i soldi della pensione poteva agevolmente permettersela. Non appena entrava in casa, si toglieva le scarpe e le riponeva nella scarpiera e dopo aver indossato le ciabatte e slacciatosi i primi due bottoni della camicia, si sedeva comodamente sul terrazzino che affacciava sul mare e cominciava a leggere. Adorava leggere e nell’arco della sua vita aveva avuto veramente poco tempo libero per farlo, quindi ora voleva approfittare di tutto quello che gli restava a disposizione.
Nella sua vita Fran era sempre stato un gran pensatore e, spesso si domandava, se non avesse vissuto molto più serenamente se così non fosse stato. Più volte si era ritrovato a credere che l’ignorante vivesse bene nella sua condizione, e così essendo, non nutriva il bisogno di porsi troppe domande e dunque, non cercava nemmeno le possibilità di uscire dalla sua condizione attuale. Sia chiaro, che mai avrebbe voluto essere una persona superficiale ed ignorante, ma in alcune situazioni esserlo stato lo avrebbe alleviato da alcuni pesi dei quali la vita fa carico.
Dopo un tuffo di un paio d’ore nel nuovo romanzo in spagnolo che aveva iniziato a leggere, lo stomaco iniziò a brontolare e quindi ritornò alla realtà. Si accese una sigaretta e riposò un po’ la vista guardando verso il mare e si accorse che il cielo si era riempito di alcune velature che macchiavano di un bianco tenue un azzurro molto acceso. Si alzò dalla sedia e si rese conto che gli era costato una fatica più grande del solito. Forse non si era ancora del tutto ripreso dalla polmonite che lo colpì il mese precedente e per la quale il suo medico gli proibì anche solo una sigaretta. Per tutta la sua vita aveva saputo