Nel mondo della musica. Vol. 3 - Tomo II. L’epopea della polifonia (dal Trecento al Seicento)
()
About this ebook
Read more from Emiliano Buggio
Tesina. Norme, prassi e miti del colloquio d’esame Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsNel mondo della musica. Vol.3 - Tomo III. Opera e musica strumentale tra Sei e Settecento Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsNel mondo della musica. Vol. 3 - Tomo I. Da sant’Agostino ai Trovatori Rating: 0 out of 5 stars0 ratings
Related to Nel mondo della musica. Vol. 3 - Tomo II. L’epopea della polifonia (dal Trecento al Seicento)
Related ebooks
Opere e Grandi Musicisti in pillole Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsStoria musicale della mano Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsInvito alla musica Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsWilhem Furtwangler in Italia Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsIl tempo di una canzone: Saggi sulla popular music Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsL'invecchiamento della nuova musica Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsInvito all'opera Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsSuono e parola Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsGeneri musicali del XX secolo: Viaggio attraverso gli stili e i protagonisti di un florido secolo musicale Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsLe avanguardie musicali nazionali ed internazionali ed il socialism Rating: 5 out of 5 stars5/5Non tocchiamo questo tasto: Musica classica e mondo queer Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsGiacomo Puccini. Ricordi e aneddoti Rating: 5 out of 5 stars5/5L’estetica della forma musicale in Eduard Hanslick Rating: 5 out of 5 stars5/5Scritti su Beethoven Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsProcesso al Solfeggio Rating: 5 out of 5 stars5/5Storia Critica Dell'Insegnamento Della Musica In Italia Rating: 3 out of 5 stars3/5La canzone italiana d'autore Rating: 2 out of 5 stars2/5Il Medioevo (secoli XI-XII) - Musica (31): Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 31 Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsLezioni private - Il pianoforte: Guida all'ascolto del repertorio da concerto Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsIl Novecento - Musica (73): Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 68 Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsIl Quattrocento - Musica (43): Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 43 Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsMusicalmente Rating: 5 out of 5 stars5/5Suono comunicante. La musica immaginata di Ennio Morricone Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsLa musica nell’estetica di Pareyson Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsIl Medioevo (secoli XIII-XIV) - Musica (37): Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 37 Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsViaggio all'interno della Musica Rating: 5 out of 5 stars5/5Il Seicento - Musica (55): Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 50 Rating: 0 out of 5 stars0 ratings
Music For You
Dizionario degli Accordi per Tastiere e Pianoforte Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsProcesso al Solfeggio Rating: 5 out of 5 stars5/5Come trovare le note sulla tastiera della chitarra Rating: 3 out of 5 stars3/5Piano Jazz Vol. II Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsTecnica Moderna per Pianoforte Rating: 5 out of 5 stars5/5Piccolo viaggio nello studio del Pianoforte Rating: 5 out of 5 stars5/5Canzoniere eBook: 100 Supersuccessi testi e accordi Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsSuonare il pianoforte (Tradotto): Con domande e risposte sul pianoforte Rating: 5 out of 5 stars5/5Il Pianoforte nella Didattica 1 - Imparare Esplorando Rating: 3 out of 5 stars3/5Piccolo Glossario Sinottico Musicale Rating: 5 out of 5 stars5/5corso di armonia e arrangiamento Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsCome Armonizzare una Melodia Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsMusicalmente Rating: 5 out of 5 stars5/5Il libro per i musicisti fai da te: Consigli tecnici e Aneddoti sul Mondo della Musica. Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsCome fare una modulazione armonica Rating: 5 out of 5 stars5/5Caged. Diteggiature per chitarra Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsTeoria Musicale: Elementi e principi fondamentali per la comprensione delle basi di teoria della musica Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsElementi di Teoria Musicale Rating: 3 out of 5 stars3/5Compendio della Musica Occidentale Rating: 5 out of 5 stars5/5432 Hz La Rivoluzione Musicale: L’accordatura aurea per intonare la musica alla biologia Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsNumero + Suono = Musica Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsLa Mappa segreta del Chitarrista Felice: Guitar Mindfulness® Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsLacan e la musicoterapia Rating: 1 out of 5 stars1/5Non si canta con le corde vocali Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsMetodo per Ukulele autodidatta: Con basi audio MP3 Rating: 2 out of 5 stars2/5Manuale di basso elettrico Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsIl Quattrocento - Musica (43): Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 43 Rating: 0 out of 5 stars0 ratings
Reviews for Nel mondo della musica. Vol. 3 - Tomo II. L’epopea della polifonia (dal Trecento al Seicento)
0 ratings0 reviews
Book preview
Nel mondo della musica. Vol. 3 - Tomo II. L’epopea della polifonia (dal Trecento al Seicento) - Emiliano Buggio
Sommario
Premessa
Il testo
Appendici, spartiti e materiale online
Come fare storia della musica
Il secondo Tomo
Capitolo IV
La polifonia del Trecento. Ars nova francese
Ritmo e durata dei suoni. Francone da Colonia
Johannes de Muris
L’idea di un’Ars nova
Sostenitori dell’Ars vetus
Il mottetto – L’isoritmia
Un tenor isoritmico
Ancora su de Vitry
Guillaume de Machaut. Poesia e musica
Remède de Fortune
Voir dit
La messa polifonica
La Messe de Notre Dame di Machaut
Per ascoltare Machaut (e non solo)
Capitolo V
Il Trecento in Italia
Padova
Il Pomerium di Marchetto da Padova
Prosdocimo di Beldemandis
Notazione: dal segno grafico al suono
Le fonti
Le forme
Il madrigale
La caccia.
La ballata
I compositori
Francesco Landino
Una questione letteraria. La poesia siciliana
E si arriva a Dante
Nelle novelle
Capitolo VI
La polifonia fiamminga
Musica scritta e trasmissione orale
Le Champion de Dames
Il progresso della musica
La scuola fiamminga
Guillaume Dufay
Il musicus di corte
Le fonti
Binchois, Ockeghem, Busnois
La Messa
Missa Se la face ay pale di Dufay
Cantus firmus ed altri artifici
Il mottetto
La produzione profana
Capitolo VII
L’epoca di Josquin Desprez
Josquin Desprez (o Després, o des Prez)
La sua musica
Il Kyrie eleison della Missa Ave maris stella
Il mottetto Ave Maria
Altre composizioni di Josquin
La terza generazione franco-fiamminga
La musica italiana nel primo Rinascimento
La frottola
Le forme poetiche
I Canti carnascialeschi
La lauda polifonica
L’alba della stampa musicale
Capitolo VIII
Prima, durante e dopo il Concilio di Trento
Il Concilio di Trento
Conseguenze più o meno immediate
La scuola romana
Giovanni Pierluigi da Palestrina
La sua musica, in generale
La vita e le opere: l’inizio della carriera
La Missa papae Marcelli
Le Messe mantovane
Il primo libro di mottetti
Missa Repleatur os meum
Maestro della cappella Giulia
I mottetti dal Cantico dei Cantici
L’ultima parte della vita
La scuola veneziana
Cori spezzati e stile concertante
Andrea Gabrieli
Giovanni Gabrieli
Conclusioni
Capitolo IX
In Europa: prima, durante e dopo la Riforma
La quarta generazione fiamminga
Gli autori
E la quinta generazione fiamminga
Orlando di Lasso
In Inghilterra
La musica inglese per strumento
Francia: la chanson parigina
La Spagna
In Germania
La Riforma di Lutero
La Germania tra XVI e XVII secolo
Schein e Schütz
Musica retorica
Nel XVI secolo
Calvino e i salmi
Francia ed Inghilterra: la musica sacra nel Seicento
La Francia del XVII secolo
L’Inghilterra fino alla Restaurazione
La Restaurazione - Henry Purcell (1659-1695)
CAPITOLO X
Il Madrigale
Il contesto sociale del madrigale
Musica per poesia
I caratteri musicali
La prima fase
La seconda fase
Marenzio
Gesualdo
Nel Seicento: la fine del madrigale
Claudio Monteverdi
Emiliano Buggio
Nel mondo
della musica
Volume 3 – Tomo II
L’epopea della polifonia (dal Trecento al Seicento)
Premessa
Il testo
Questo è il III volume, e dal momento che è un terzo volume, ci sono due volumi che lo precedono.
Ma potrebbe aver senso leggerlo senza aver mai visto quei primi due volumi.
I primi due volumi hanno l’obiettivo di porre le basi cognitive e metodologiche, quasi fossero una sorta di grammatica del linguaggio musicale storico: con il terzo volume inizia il vero racconto della storia della musica.
La materia è costitutivamente multidisciplinare. Ma chi scrive intende la multidisciplinarietà non come una serie di finestre da aprire, temporaneamente, sul campo di una disciplina più o meno affine. Né come la pretesa, di volta in volta, di fare brevi sunti di quanto gli studenti affrontano in altre materie.
Si è preferito parlare di storia della musica, e quando necessario, non interrompere il discorso per una digressione, un collegamento
ad altra materia, aprendo una finestra all’interno di quanto si stava trattando. Studiando la musica del Trecento in Italia, si darà per scontato che in Italiano sia stato affrontato Dante; che gli studenti conoscano la Divina Commedia; che abbiano letto almeno qualche novella di Boccaccio. Non sarà certo necessario riempire una pagina con un più o meno approssimativo riassunto di quanto han fatto, e meglio, con il docente di italiano: si faranno richiami, più estesi quando necessario ai fini degli argomenti musicali.
Allo stesso modo, nel trattare Sant’Agostino, non si pretende certo di chiarire il pensiero del grande filosofo cristiano: ci si concentra sulle questioni musicali (in genere tralasciate dai manuali di filosofia), mentre per tutto il resto si farà riferimento alle lezioni di Filosofia.
In sintesi, per multidisciplinarietà si intende, qui, l’apporto delle diverse discipline ad uno specifico argomento, e non il richiamo, attraverso schede ed approfondimenti, ad argomenti studiati, o che si studieranno, in altre discipline.
Lo stesso cinema non è mai un pretesto per riempire una pagina con regista, interpreti e trama di un qualche film che in svariati modi può avere a che fare con un autore trattato; la produzione cinematografica (cui è dedicato un capitolo intero nel I volume) è intesa come il distillato dello spettacolo del XX secolo, e sfrutta convenzioni che, dal momento che sono ampiamente condivise, rappresentano il nostro modo normale
di intendere un racconto. Quindi, eventuali digressioni al riguardo saranno inserite non come escrescenze rispetto a quanto si sta dicendo, e senza far riferimento ad un particolare film come se rappresentasse una fonte musicale
da cui attingere informazioni, bensì ritenendo i meccanismi cinematografici delle strutture narrative e di pensiero, utili per comprendere i meccanismi del fare musicale.
In questo modo il discorso può procedere sempre continuo, senza interruzioni. Ed anche questo è un obiettivo del presente testo: un’esposizione organica ed omogenea, non frastagliata in elenchi, schemi e glossari.
Per quel che riguarda le analisi dei brani musicali, sono semplicemente fondamentali. A volte si limitano ad un generico richiamo alla forma del brano; altre volte si concentrano su dettagli minuti; altre ancora abbracciano parti cospicue. La loro funzione è sempre quella di chiarire quanto si va dicendo della storia della musica.
Appendici, spartiti e materiale online
Le Appendici sono e veri e propri capitoli, che ampliano quanto contenuto nei capitoli di cui sono, appunto, appendici.
Spartiti, partiture ed immagini indicate si possono trovare QUI.
Come già per i volumi I e II, non sono stati allegati spartiti o partiture, né antologie di brani. Questo è un libro di Storia della musica, non una silloge di spartiti. Si preferisce far riferimento o al negozio di musica sotto casa (nella speranza che ci sia), oppure a siti internet che forniscono una quantità di materiale impossibile da eguagliare per qualunque antologia. Ricordiamo almeno il sito http://imslp.org/
Quasi la totalità dei brani citati è lì reperibile.
I brani citati sono in buona parte vocali: internet, in questo campo, non ha eguali, e ci limitiamo a suggerire il solito Youtube... Il grande pregio del web è poter avere numerose versioni dello steso brano, con interpreti differenti, strumenti vari, luoghi diversi…
Come fare storia della musica
Come in ogni libro che in qualche modo si occupa di storia, chi scrive ha dovuto fare delle scelte.
Nel nostro caso, si doveva scegliere che tipo di storia raccontare: una coinvolgente narrazione un po’ romanzata, con carrellata delle maggiori personalità della storia della musica (pratica desueta ma non priva di fascino e sicuramente efficace; pensiamo a quanti libri servirebbero per compensare, quanto ad efficacia su giovani discenti, un solo film come Amadeus …) oppure considerare come protagonista principale l’opera (messa in relazione alle opere precedenti, o ai fattori politici, sociali, economici, o alle modalità di composizione e ricezione, ai gusti e valori dominanti), o ancora occuparci più in generale di generi, forme e stili (inquadrandoli in comode periodizzazioni già confezionate in altre discipline); fare riferimento allo spirito di una data epoca, oppure considerare l’opera come oggetto astorico in grado di sopravvivere alle contingenze del periodo che l’ha vista nascere; dar fiducia alla nozione di causa-effetto (e come negarne la validità?); ispirarsi al modello organicista (ogni cosa nasce, ha un’infanzia in cui è imperfetta, primitiva, raggiunge poi la maturità e la perfezione, quindi decade e muore); fare uso di parole come capolavoro
, compositore canonico
, o rappresentativo
, o significativo
etc., con il rischio di presumere valori gerarchici, espliciti od impliciti, oppure evitare ogni giudizio di valore…
Purtroppo, fare delle scelte sembra spesso significare schierarsi
.
La musica la fanno i musicisti, e i musicisti sono uomini, con i vantaggi e (a volte) gli svantaggi che questo può comportare. Quindi nel narrare la storia della musica si narra una storia di uomini, e di questo bisogna tener conto.
La storia inoltre, ogni storia, la scrivono gli uomini, con i pro e (purtroppo) i contro che questo comporta.
Trattandosi di un manuale, l’obiettivo sarà quello di avere un discorso scientifico, in senso ampio, sulla storia della musica. Ma chissà per quale ragione, nel dire scientifico vengono in mente anche parole come imparziale
ed oggettivo
. È però difficile pretendere che chi si sta occupando di una serie di opere musicali possa rimanere imparziale, ed evitare di essere contaminato
da tentazioni di giudizio personale: è addirittura incongruo essere asettici trattando di musica, o di arte in generale! Osservare ed analizzare un brano musicale non è come sezionare una rana…
Anche chi si dedica all’astronomia lo fa per passione, e perché da bambino rimaneva incantato a rimirar le stelle: cresciuto, applica formule e calcoli, algoritmi ed equazioni, ma non viene mai a mancare lo stupore di fronte alla meraviglia del Cosmo. È bello immaginare Pitagora che si emoziona di fronte a due cateti che, al quadrato, si sommano per dare il quadrato dell’ipotenusa! Ma ancor più significativo è che la stessa emozione egli la trasmettesse ai suoi allievi…
Questo libro è destinato, in particolare, agli studenti del terzo anno del Liceo Musicale Italiano. Sono quindi musicisti che hanno scelto un percorso in cui storia della musica ha un peso significativo. Per questo motivo il percorso scelto è ricco, vario, e sempre accompagnato da riflessioni e commenti, ed anche giudizi, che quando vengono espressi vengono esplicitamente indicati come tali. Intitolare un capitolo Händel e Bach e citare in una sola riga Johannes Ghiselin, è già dare un giudizio, di valore.
Il secondo Tomo
Per la versione digitale il terzo volume è stato diviso in tomi. Questo ha permesso di mantenere una dimensione accettabile dei singoli libri.
Il secondo tomo si occupa dei secoli d’oro della polifonia vocale, dall’Ars nova alla produzione fiamminga, sino ad arrivare ai madrigali di Marenzio, Gesualdo e Monteverdi.
Capitolo IV
La polifonia del Trecento. Ars nova francese
La notazione torna ancora una volta al centro dei nostri interessi. Franco da Colonia e il suo Ars cantus mensurabilis sono la prima tappa. Con Johannes de Muris iniziamo lo studio dell’Ars nova in Francia, che apre una querelles tra sostenitori delle nuove tecniche, ars nova, e fautori del passato, ars vetus. Philippe de Vitry è fa i primi protagonisti di questa disputa.
D’obbligo la conoscenza della tecnica isoritmica, caratteristica dei mottetti trecenteschi.
Fondamentale l’incontro con Guillaume de Machaut, straordinario esempio di poeta e musicista. Almeno da ricordare il Remède de Fortune, il Voir dit, e la Messe de Notre-Dame.
QUI partiture ed esempi online
Leggendo un libro di Storia il Trecento ce lo ricorderemo come il secolo della Peste nera, la terribile epidemia di peste bubbonica che dal 1348 ha decimato la popolazione europea. Letta allora come castigo divino, avrebbe ucciso, nelle città, circa un terzo della popolazione. Se poi si aggiunge una serie di cattivi raccolti che riportarono la fame in Europa, e ci mettiamo pure la Guerra dei cent’anni (e il nome è addirittura ottimistico, visto che dura dal 1337 al 1453), ne vien fuori uno dei classici secoli di crisi
della storia.
Nel frattempo la musica fa passi incredibili. Nuove forme, nuove tecniche, i primi autori nel senso che oggi noi condividiamo, poeti che sono anche celebri musicisti, trattati e disquisizioni teoriche in abbondanza. E non solo in musica, come ben sapete, la cultura del Trecento si mostra florida.
Fermiamoci solo un attimo a riflettere, prima di dedicarci ai soli aspetti musicali di questo sorprendente secolo XIV.
Le teorie degli storici neomalthusiani (dal nome di Thomas Robert Malthus, storico ed economista cui i neomalthusiani appunto si ispirano) dicono che:
- il ritmo della crescita demografica è geometrico (1-2-4-8-16-etc.), quello della crescita economica invece è aritmetico (1-2-3-4-5-6 etc.), il che porta ad un continuo esubero della popolazione rispetto alla capacità della produzione economica (e Malthus come rimedio suggeriva il controllo delle nascite);
- la catastrofe del Trecento è quindi facilmente spiegata come conseguenza dell’aumento della miseria a causa della prolificità dei ceti bassi (i poveri fan troppi figli, che non avranno lavoro, e non potranno procurarsi mezzi di sostentamento in quanto la crescita economica è più lenta rispetto al loro ritmo riproduttivo);
- la crisi del Trecento fu salutare per ricreare i giusti equilibri, eliminando la popolazione in esubero (perlopiù quella dei ceti bassi)!
Senza dubbio cinica, anche se appare razionale, ad ogni modo questa teoria spiegherebbe con semplicità la florida cultura del Trecento: la diminuzione della popolazione concentra le ricchezze in mano a pochi, e questi grandi ricchi potranno investire, oltre che in attività economiche e produttive per poter superare poi la crisi, anche in cultura. E anche in musica, commissionando opere e stipendiando costosi complessi musicali presso le loro abitazioni, o corti nobiliari.
Certo, forse la storia è un po’ più complessa, e quella dei neomalthusiani è una semplificazione eccessiva. Le teorie marxiste diranno ben diversamente in proposito. Ma qualche aspetto sorprendente il XIV secolo lo manterrà.
La cultura ha davvero bisogno della ricchezza per potersi manifestare, per poter mantenere artisti lasciandoli liberi dalle esigenze primarie, così che possano comporre, scrivere, e dedicarsi alla musica. È forse un aspetto non proprio nobile dell’arte, ma irrinunciabile. Anzi, nobile è propriamente chi non ha bisogno di lavorare, e l’arte in fondo è un surplus, un di più rispetto alle esigenze di tutti i giorni. È giocoforza che sia così.
Forse sentendoci un po’ neomalthusiani (e magari di questo un po’ preoccupati), ora possiamo dedicarci agli aspetti musicali.
Ritmo e durata dei suoni. Francone da Colonia
Come ci siamo di certo accorti, la questione del ritmo è tornata più volte a far capolino nel nostro racconto, e sempre come fosse un problema: non siamo in grado di ricostruire quello della musica del passato, a partire dal gregoriano, passando per sequenze, tropi ed inni, fino alle prime manifestazioni polifoniche. Naturalmente il problema è nostro, non di chi faceva musica a quel tempo. Eppure la notazione evolve proprio verso una maggior definizione dei valori ritmici, come se fosse sentita la necessità, condivisa da noi, di esprimere con chiarezza il ritmo della musica.
Il primo tentativo che siamo in grado, in parte, di interpretare, fu fatto con i modi ritmici che avrete studiato nell’appendice II. Era naturale rifarsi alla metrica poetica, che tanta parte condivideva con la musica (e ancora condividerà). Il limite, ai nostri occhi ovviamente, di quel sistema, era che il valore di durata di ogni singolo suono era fatto dipendere dal contesto in cui era inserito, e le ligaturæ altro non erano che la chiave di interpretazione di tale contesto da cui desumere, appunto, il valore di durata di ogni singolo suono.
Un passo fondamentale (sempre secondo noi) fu invece quello di legare il valore di durata ad un segno preciso, come avviene nella nostra notazione. La nostra semiminima vale sempre la metà di una minima, e il doppio di una croma. E lo capiamo immediatamente semplicemente riconoscendo le diverse figure, i segni grafici con cui sono espresse le durate.
A noi sembra scontato e naturale. Ma ci vollero secoli perché i teorici e i musicisti arrivassero ad una simile razionalizzazione del ritmo musicale. Il nome cui tradizionalmente si fa riferimento è Franco (o Francone) da Colonia. Attivo nella seconda metà del XIII secolo, nel suo Ars cantus mensurabilis attribuisce chiaramente un rapporto univoco e preciso fra i suoni a seconda del loro disegno. Utilizzando i segni della notazione quadrata, la virga vien detta longa, e vale tre brevis, rappresentate dal punctum.
Virga Punctum
Ciò significa che era divenuto possibile sincronizzare con facilità due voci diverse: mentre la prima esegue una longa, la seconda canta tre brevis (al singolare è breves).
Questa divisione della longa in tre brevis è detta modus, e nasce ternaria, contrariamente alla nostra moderna predilezione per la divisione binaria: nella nostra notazione una semiminima vale due crome; solo eccezionalmente ne vale tre, con tanto di sistema grafico particolare per questa anomalia
, la terzina, che fa parte dei gruppi irregolari.
A giustificare invece l’antica preferenza per la divisione ternaria basterebbe il dogma religioso della Trinità. Ma se non ne fossimo soddisfatti, sarà sufficiente richiamare alla memoria il primo incontro tra Dante e Beatrice nella Vita nova
Nove fiate già appresso lo mio nascimento era tornato lo cielo de la luce quasi a uno medesimo punto…
… sì che quasi dal principio del suo anno nono apparve a me, ed io la vidi da la fine del mio nono…
Poi che fuoro passati tanti die, che appunto erano compiuti li nove anni appresso l’apparimento soprascritto di questa gentilissima…
L’ora che lo suo dolcissimo salutare mi giunse, era fermamente nona di quello giorno…
E il significato di quel numero nove vien dato da Dante stesso, sempre nella Vita nova, al cap. XXIX
Questa è una ragione di ciò; ma più sottilmente pensando, e secondo la infallibile veritate, questo numero fue ella medesima; per similitudine dico, e ciò intendo così. Lo numero del tre è la radice del nove, però che, senza numero altro alcuno, per se medesimo fa nove, sì che vedemo manifestamente che tre via tre fa nove. Dunque se lo tre è fattore per se medesimo del nove, e lo fattore per se medesimo de li miracoli è tre, cioè Padre e Figlio e Spirito Santo, li quali sono tre e uno, questa donna fue accompagnata da questo numero del nove a dare intendere ch’ella era uno nove, cioè uno miracolo…
Non male come complimento per una donna…
A noi basterà certo questa illustre testimonianza, datata agli anni ’90 del Duecento, per accettare come diffusa la predilezione per il numero tre, e comprendere così con facilità l’originaria divisione ternaria dei valori musicali.
Johannes de Muris
È intuitivo che con due soli valori ritmici non si possa andare molto lontano. Ed in effetti teorici e musici si ingegnarono per aggiungere altre divisioni oltre al modus (ovvero altre note oltre alla longa divisa in tre brevis).
Johannes de Muris, matematico, astronomo e musicista, scrive due trattati di musica, Musica practica e Musica speculativa. Attivo a Parigi nella prima metà del Trecento, espone un sistema ritmico che, oltre al modus, prevede altre tre divisioni.
Viene introdotta la maxima, o duplex longa
che viene divisa in tre longae.
A sua volta, come sappiamo, ogni longa
è divisibile in tre brevis (è il modus)
Ogni breves
è ora divisibile in tre semibrevis. Questa divisione è detta tempus.
La semibreves, rappresentata con un simbolo già conosciuto dalla notazione, il rombo,
è divisibile in tre minimae (divisione detta prolatio).
La minima è rappresentata con una nuova figura
Alla fine dei conti, una maxima vale tre longae, ma anche nove brevis, ventisette semibrevis, e ottantuno minimae. Ecco come le possibilità per il musicista del Trecento si sono notevolmente ampliate.
Eppure lo stesso de Muris dice che le novità della musica del suo tempo non sono certo finite lì, e che anzi sembrano prospettarsi nuove idee e possibilità, ed invita i suoi colleghi ad aprire una sorta di tavola rotonda per discutere della musica del presente.
L’idea di un’Ars nova
Uno dei musicisti che accolgono quell’invito è Philippe de Vitry (1291-1361), che per voi non avrà certo bisogno di presentazioni visto che già lo conoscete per l’amicizia che lo ha legato al nostro Francesco Petrarca, che grande stima aveva di questo poeta, matematico e musicista.
Fu segretario e diplomatico alla corte francese, ma anche vescovo della città di Meaux (dal 1351 alla morte). Il trattato Ars mensurandi motetos, forse redatto da un suo allievo sulla scorta di lezioni tenute a Parigi, è diviso in due sezioni, la prima intitolata Ars vetus, la seconda Ars nova. Una simile contrapposizione, che farà davvero storia inaugurando un particolare modo di leggere l’evoluzione stessa della musica, in realtà non è una novità. Senza arrivare alla divisione della Bibbia in Vecchio e Nuovo Testamento (divisione che comunque aveva il suo peso), è fin troppo facile ricordare la coeva divisione tra logica vetus e logica nova (nova era la logica appena scoperta con il recente diffondersi degli scritti di Aristotele, mentre vetus era quel che si conosceva prima: la incontrerete in Filosofia, verso la fine di quest’anno scolastico). Quel che fa Vitry è applicare anche al fare musicale, e nello specifico alla polifonia, un modo di procedere diffuso nella cultura trecentesca parigina. L’ondata di una nuova cultura è evidentemente avvertibile, e la musica partecipa di questo rinnovamento giocando le sue carte. E alla fine il risultato è che, nello scritto di Vitry, la nuova musica è ben superiore all’antica, perché più progredita, più complessa, fornita di maggiori strumenti.