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Il mestiere di genitore - minicorso di autoaiuto
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Ebook87 pages1 hour

Il mestiere di genitore - minicorso di autoaiuto

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About this ebook

Una guida esclusiva per imparare ad essere un buon genitore ed a farsi

strumento di crescita e successo per i propri figli.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateDec 24, 2018
ISBN9788827863534
Il mestiere di genitore - minicorso di autoaiuto

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    Il mestiere di genitore - minicorso di autoaiuto - Francesco Attorre

    casa.

    Lezione 1

    Cominciamo dall’inizio

    Più genitori mi chiedono aiuto perché non riescono a gestire come vorrebbero il rapporto con i loro bambini ed i loro ragazzi.

    A volte appaiono disorientati, smarriti, più che mai a disagio persino nell’ammettere più o meno grandi difficoltà nel dialogare con loro, nel comprenderne fino in fondo i bisogni, le esigenze, i desideri, i sogni.

    In questo nostro viaggio esploreremo insieme, con cura ed attenzione, un mondo assai particolare dentro cui spendiamo il tempo forse più importante di tutta la nostra vita: quello della famiglia, e faremo in modo di comprendere fino in fondo tutto ciò che accade dentro percorsi che si intrecciano, storie che si raccontano e che segnano.

    Ma soprattutto faremo in modo di dare ad ogni genitore gli strumenti di cui ha bisogno per svolgere probabilmente il mestiere più difficile di tutti: quello di genitore.

    Ne guadagneranno in tanti.

    Ne guadagnerà la qualità della vita di ogni famiglia.

    Ne guadagnerà la comunità in generale.

    Ne guadagnerà ogni genitore perché comincerà a sentirsi veramente e profondamente importante e significativo nella vita del proprio figlio e della propria figlia, lasciando loro la piena libertà di crescere in totale serenità, imparando da ogni esperienza che la vita regalerà.

    Partiamo dall’inizio allora.

    Una cosa fondamentale da sapere è che il cucciolo umano è tra tutti i cuccioli animali quello più fragile in assoluto, poiché viene al mondo ben dodici mesi prima di quelli previsti dalla Natura.

    Infatti la biologia umana prevede la nascita tra il diciassettesimo e il ventunesimo mese di gestazione.

    Ma se si seguisse questa legge, la testa del neonato diventerebbe così grossa che quel neonato non riuscirebbe ad uscire più dal canale del parto.

    Praticamente sarebbe quasi impossibile venire al mondo.

    Allora è stata studiata dalla Natura una variazione di programma per cui dopo nove mesi automaticamente avviene l’espulsione del neonato dal grembo della mamma.

    Una sorta di cacciata vera e propria dal paradiso, se pensi che per ogni bambino che sta immerso nel liquido amniotico dell’utero di mamma, quella esperienza è talmente soave e piacevole da sembrare un vero e proprio paradiso.

    Accade allora che ogni neonato appena nasce piange, e piange perché respira per la prima volta, ma piange anche perché per la prima volta si trova a vedersela da solo con una realtà che non conosceva, e non sa se ce la farà o se soccomberà.

    La nascita è per ogni essere umano un momento di grande angoscia, tant’è che appena dopo essere venuti al mondo i neonati cercano di arrampicarsi sul seno di mamma, ancorandosi quasi, nella illusione di essere protetti e di ciucciare dal capezzolo il latte fonte di piacere e benessere.

    Quindi ogni bambino e bambina che viene al mondo è fragile, così fragile da avere bisogno di un corpo che possa fare le cose al posto suo. Il genitore è proprio quel corpo.

    Un genitore per il proprio bambino e per la propria bambina è fonte di pulizia, calore, cura, trasporto, protezione e nutrimento.

    All’inizio è solo questo.

    Poi man mano, attraverso l’allevamento, il care giver come amano dire gli anglosassoni, incomincia ad insegnargli alcune regole del vivere comune e l’affettività, il modo cioè di esprimere sensazioni, emozioni, sentimenti.

    Non mi dilungherò molto sugli aspetti psicologici che legano i bambini ai loro genitori, perché questo sarà argomento di un altro lavoro, ma ora è importante riconoscere alcuni particolari momenti di questa relazione speciale perché partendo da loro poi sarà possibile, un po’ più tardi, costruire i principi fondamentali da applicare man mano nella quotidianità.

    L’evoluzione altro non è se non un susseguirsi di stadi di sviluppo di livello sempre più alto.

    Così come lo è nelle diverse specie, lo è anche e più che mai nell’essere umano stesso.

    L’evoluzione per un bambino è la crescita, e la crescita altro non è se non una progressiva maturazione.

    Questa maturazione è il risultato di una serie di esperienze che il bambino fa man mano, e che gli insegnano le strategie migliori per raggiungere traguardi via via importanti.

    Ma il traguardo più importante di tutti è l’AUTONOMIA, la capacità, cioè, di saper risolvere i vari problemi senza dipendere dall’intervento importante di nessuno.

    L’autonomia apre le porte alla….. libertà, cioè alla capacità di poter scegliere, tra numerose opzioni, le più numerose possibili, quella più giusta in un particolare momento per un particolare traguardo.

    Autonomia e Libertà permettono la nascita un attimo dopo del Senso di Responsabilità, cioè della consapevolezza, istante per istante, dei propri comportamenti e delle conseguenze su sé stessi e sugli altri di ciascuno di quei comportamenti.

    Compito di un genitore, dopo quello di proteggere, riscaldare, nutrire, trasportare, curare, è quello di aiutare il bambino e la bambina a raggiungere un livello sempre più alto ed articolato di autonomia, libertà, responsabilità.

    Semmai una sola di queste tre competenze viene meno, significa che qualcosa nel circuito di parole ed emozioni tra genitori e figli non ha funzionato bene, o non ha funzionato affatto.

    Ricapitolando, dunque, i tre parametri fondamentali direi con cui ti consiglio di confrontare o di misurare il rapporto con tuo figlio o con tua figlia sono: autonomia, libertà, responsabilità.

    Adesso cominceremo a prenderli in considerazione uno per uno, ed analizzeremo i diversi potenziali errori o, per meglio definirli, i vari incidenti di percorso, che eventualmente possono capitare.

    Ovviamente vedremo pure come risolverli.

    Che magari è ciò che ci interessa di più.

    Aiutare pian piano un figlio ed una figlia a raggiungere l’autonomia significa ridurre lentamente ma progressivamente il peso, il ruolo, della tua presenza di genitore.

    Sarebbe importante tu imparassi ad essere solo spettatore, uno spettatore attivo ma comunque uno spettatore, mentre tuo figlio, tua figlia, impara l’arte di vivere.

    È chiaro che fino a quando i suoi figli sono piccoli, un genitore si sente importante, utile più che mai.

    Poi man mano che diventano più grandi, loro vogliono cominciare a fare le loro prime esperienze da soli, ed è allora che per i genitori cominciano i problemi.

    È come se qualcosa in te a quel punto si ribella in qualche modo al lasciarli andare completamente.

    Tanti genitori come te si preoccupano così tanto che fanno di tutto

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