Aiace
Di Sofocle
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Aiace, probabilmente la più antica delle tragedie di Sofocle, è il dramma di una follia: a Troia, dopo la morte di Achille le armi dell'eroe sono passate ad Odisseo; Aiace, il più forte tra i guerrieri achei e quindi il più degno della simbolica eredità di Achille, impazzisce per il dolore e, dopo una notte di imprese folli e sanguinarie, in un barlume di consapevolezza si suicida.
Traduzione di Felice Bellotti.
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Anteprima del libro
Aiace - Sofocle
AIACE
Sofocle
Traduzione di Felice Bellotti
© 2018 Sinapsi Editore
PERSONAGGI
PALLADE.
ULISSE.
AIACE.
CORO DI SALAMINII.
TECMESSA.
TEUCRO.
MENELAO.
AGAMENNONE.
UN NUNZIO.
(EURISACE — UN AIO — UN BANDITORE, che non parlano).
Scene, spiaggia di mare presso Troia, con navi e tende de' Greci.
Poi altra spiaggia solitaria con bosco.
PALLADE su machina in alto e ULISSE.
PALLADE. Sempre te, o figlio di Läerte, io vidi
Ire in caccia appostando il dove e il come
Preda far d'inimici; ed or ti veggo
Ronzar da lungo invêr l'estremo corno
Dell'Argivo navile, ove le tende
Son d'Aiace, e adocchiar le più recenti
Orme sue, per saper se dentro ei sia,
O se n'uscì. Ben qui ti porta il tuo,
Qual di cagna spartana, olfatto acuto.
L'uom poc'anzi v'entrò, tutto grondante
Sudor la fronte, e sanguinante il braccio.
Più non t'è d'uopo sospinger lo sguardo
Quivi entro; di' perchè tal cura prendi,
E da chi ben sa il vero, il ver saprai.
ULISSE. Oh di Pallade voce, a me de' numi
La più diletta diva, io riconosco,
Benchè lungi ne sii, la tua parola,
E la comprendo, e in me sonar la sento,
Siccome squillo di tirrena tromba.
A te conto egli è già, che d'uom nimico
Le tracce io spio, del clipeato Aiace:
Quello, non altri, ormando io vo; chè fatta
N'ha in questa notte un'incredibil cosa; —
Se n'è desso l'autor; poi che di certo
No 'l sappiam tuttavolta, e dubii siamo. —
Spontaneamente io mi sopposi al carco
Di ciò far chiaro. Sgominate, uccise
Tutte trovammo le predate greggie
Con pur essi i custodi. A lui la colpa
Ne dan tutti, e talun v'ha che m'accerta
Visto averlo, lui sol, correre a salti
Per la campagna col ferro grondante
Di fresco sangue. Onde i vestigi suoi
Sollecito ne cerco; e parte ho d'onde
Far concetto del ver, parte sospeso
Stommi, nè so che argomentarne. Ad uopo
Tu vieni, o dea. Già tutto, e inanzi e poi,
Alla tua guida io mi governo e reggo.
PALLADE. M'è noto, e quindi a vigilarti or vengo
Nella tua caccia.
ULISSE. O amica dea, ben presa
Ho io l'inchiesta?
PALLADE. Opra di lui fu quella.
ULISSE. Qual mai cagione all'insensato eccesso
La man gli spinse?
PALLADE. Alto rancor per l'armi,
A lui tolte, d'Achille.
ULISSE. E a che furente
Piombò sovra gli armenti?
PALLADE. In voi credendo
Con ampia strage insanguinar le mani.
ULISSE. Ciò degli Achei far divisava?
PALLADE. E fatto,
S'io non era, l'avrebbe.
ULISSE. In qual di mente
Venne audace delirio?
PALLADE. All'äer bujo
Solo su voi correa di furto.
ULISSE. E presso
N'era egli già?
PALLADE. Già presso era alle stanze
De' due sommi imperanti.
ULISSE. E come il braccio
Desïoso di strage indi ritenne?
PALLADE. Io l'effetto impedii di quell'atroce
Imaginata gioja, agli occhi suoi
Parando inanzi ingannatrici larve,
E su le torme de' predati armenti
Il furor ne devolsi. Ond'egli in mezzo
Vi si gettando, e trucidando a cerco,
Ne fe' molto macello; ed ora entrambo
Tener gli Atridi, e ucciderli credea,
Ed or su l'uno or su l'altro avventarsi
De' capitani. In cotal rete