Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Sibilla Peabody nelle terre di nessuno
Sibilla Peabody nelle terre di nessuno
Sibilla Peabody nelle terre di nessuno
Ebook372 pages4 hours

Sibilla Peabody nelle terre di nessuno

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

Quando Sibilla Peabody entra all'Accademia P.E.R.L.A.S. sa per certo che dovrà faticare per sopravvivere. Unica strega in una scuola creata per combatterle, è pronta a tutto pur di restare lì e riscattare la sua stirpe dalla nomea negativa che la circonda. Con Luxifernis si crea l'occasione perfetta: la Regina viene rapita dal malvagio Stregone Supremo. Sibilla decide così di partire per una missione ad alto rischio nelle pericolose Terre di Nessuno, dove quest'ultimo è nascosto. Chi è costui? Perché ha agito proprio quando sembrava tutto andare per il meglio? Spetterà a Sibilla scoprirlo, in questo viaggio senza precedenti che molte sorprese ha in serbo. Più di quante potrebbe immaginare.
LanguageItaliano
PublisherLUPIEDITORE
Release dateDec 8, 2018
ISBN9788829570065
Sibilla Peabody nelle terre di nessuno

Related to Sibilla Peabody nelle terre di nessuno

Related ebooks

Fantasy For You

View More

Related articles

Reviews for Sibilla Peabody nelle terre di nessuno

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Sibilla Peabody nelle terre di nessuno - GIORGIA PAVANI

    © 2018 Lupi Editore

    Via Roma 12, 67039 Sulmona (AQ) 

    Tutti i diritti riservati 

    www.yndy.it

    ISBN 978-88-99663-77-3

    Finito di stampare nel mese di ottobre 2018 

    presso Universal Book srl - Rende (CS)

    per conto della casa editrice Lupi Editore

    SIBILLA PEABODY

    TERRE DI NESSUNO

    di 

    Giorgia Pavani

    I

    Approdo all’Accademia P.E.R.L.A.S.

    L’ultima volta che a Sibilla era stato concesso di entrare in città non le era sembrata così bella come in quel momento. Probabilmente perché era piccola, o perché con i compagni di scuola non si era trovata particolarmente bene. Tutte esperienze che appartenevano al passato.

    Adesso davanti all’Accademia P.E.R.L.A.S., però, aveva tutt’altre emozioni. Gioia, entusiasmo e un pizzico di paura per come avrebbero reagito i suoi compagni. Una strega in un istituto di lotta alle streghe non era proprio la normalità, ma gli anni delle medie erano serviti, di fatto, a quello: uscire dal Ghetto degli stregoni e poter dare un’idea diversa della propria stirpe. Invero all’epoca non era il suo primo obbiettivo, ma il preside della sua scuola era stato molto convincente.

    Aveva visto in lei una ragazza giudiziosa e testarda, il genere di persona che poteva fare la differenza, così Sibilla aveva studiato tutta l’estate per superare dignitosamente l’esame di ammissione a quella che restava, benché i numerosi cambiamenti, l’Accademia Militare più prestigiosa del regno. I dormitori, un tempo quasi vitali per l’istituto, erano stati sostituiti da aule di lingue e matematica, mentre gli studenti erano tutti di Sacralia e provincia così da non dover imporre trasferimenti inopportuni ai futuri pubblici ufficiali che venivano formati al suo interno.

    Sibilla sarebbe stata la seconda della sua stirpe a varcare la soglia di quella scuola, e sperava di non essere l’ultima. Prese un respiro profondo, toccò il tesserino identificativo che teneva appuntato al petto e fece un passo all’interno del cortile.

    I problemi non tardarono ad arrivare: una fata, infatti, le si piantò davanti con aria minacciosa. Aveva l’età di Sibilla, i capelli viola come le ali che le spuntavano dalle scapole e la pelle lilla. Gli occhi blu guardavano la streghetta con fare accusatorio e di scherno.

    «Che strega sprovveduta.» commentò acida la nuova venuta «Non solo entri in città contro la legge 103 del 1891, ma ti presenti pure alla P.E.R.L.A.S.. Di la verità, vuoi andare in prigione o prenderle di santa ragione. O magari entrambe.».

    «Ti pareva.» commentò a denti stretti Sibilla. Non la sorprendeva che qualcuno l’avesse riconosciuta subito, né che l’avesse fermata accusandola di chissà quale crimine.

    Quattordici anni, occhi grandi scuri e rossi un po’ infossati, capelli verde alga lisci legati in una coda laterale, lentiggini sparse sul naso adunco e un neo sotto l’angolo sinistro della bocca sopra cui spuntava regolarmente un grosso pelo nero.

    La fisionomia tipica degli stregoni, insomma.

    «Temo tu sia disinformata.» rispose Sibilla pacatamente«Io vengo a scuola qui.».

    La fata la guardò sorpresa, poi gonfiò appena le guance e scoppiò a ridere: «Sei uno spasso, sai.» tornò seria in un attimo, a sottolineare la finzione di quell’ilarità appena ostentata «Peccato che tu non me la dia a bere, per cui se vuoi entrare dovrai battermi.».

    Sibilla alzò un sopracciglio, poi si spostò a destra e fece per superarla con tranquillità.

    Il colpo arrivò senza preavviso, spingendola verso il palazzo di fronte con una tale forza da mozzarle il respiro. Si trovò costretta a fare una serie di capriole all’indietro per attutire la caduta, poi scivolò riuscendo a frenare prima di finire in mezzo alla strada.

    Si alzò nuovamente con le mani doloranti a causa dell’attrito, scrocchiò la schiena e provò nuovamente ad entrare. La fata le si parò davanti con le mani in verticale una davanti all’altra.

    «Grimpita hedero.» disse in esperanto spalancando gli occhi.

    Cavolo, un incantesimo! pensò Sibilla evitando una serie di tralci che le avrebbero bloccato le gambe, poi commentò:«Non mi aspettavo questo genere di accoglienza. Cos’è? Una prova per le matricole?».

    «No, è un modo per evitare che una poco di buono come te venga a rovinare la nostra amata scuola.» rispose la fata vibrando le ali infastidita «Immagino che nella borsa tu tenga una bomba, ma se ci sono io...».

    «Cosa, Signorina Hamlets?» chiese qualcuno, poi dal nulla apparve una signora dai capelli bianchi e gli occhiali a mezzaluna. La pelle grigia la avvicinava agli elfi di roccia, come gli occhi neri profondi e le orecchie a punta. La postura sobria e autoritaria presagivano un ruolo importante all’interno dell’istituto.

    «Preside Silice.» esclamò la fata con un profondo inchino. Sibilla fece altrettanto, sperando che ciò facesse cambiare opinione all’avversaria appena conosciuta, cosa che non avvenne«Questa strega voleva entrare illegalmente nella scuola, per cui...».

    «La qui presente Signorina Peabody è una studentessa come le altre, dunque le chiedo di trattarla come una sua pari.» la riprese la preside, la streghetta si trattenne dell’esultare a tale affermazione «Mi rendo conto che sia difficile da credere, ma ha ottime credenziali e come lei ha superato il test d’ammissione. Ora vi pregherei di dirigervi in classe prima dello scadere dei cinque minuti accademici, a meno che non vogliate entrambe una nota il primo giorno di scuola.» e con ciò svanì senza muovere un muscolo.

    Le due ragazze si guardarono un attimo, poi la fata minacciò: «Sarai anche una studentessa, ma ti tengo d’occhio, strega. Parola di Lapis.».

    «Non avevo dubbi.» sospirò Sibilla alzando gli occhi al cielo, poi s’incamminò verso l’ingresso.

    L’interno presentava molto più spazio di quanto si potesse immaginare da fuori, con quattro rampe di scale tutte dirette a piani separati della scuola: i sotterranei, il cortile interno appena rialzato, le aule teoriche al primo piano e le aule pratiche al secondo e ultimo piano.

    Sibilla si guardò attorno incerta sulla strada da prendere, così decise di fermare un ragazzo che stava entrando nello stabile: biondo e riccio, con gli occhi azzurri e un paio di cerotti sulla faccia. Avrebbe fatto svenire qualunque ragazza con quell’aspetto eroico e temerario.

    Qualunque ragazza eccetto Sibilla, ovviamente, che, fuori luogo com’era, gli chiese tranquillamente:«Scusa, sapresti dirmi dov’è la palestra di ginnastica?».

    «Sotterranei, ultima aula.» rispose il ragazzo dopo un momento di perplessità«Tu sei una strega?».

    «Sì. Strano, ve...» iniziò la ragazza prima che lui le prendesse le mani e la guardasse con gli occhi illuminati di euforia.

    «Fantastico! Non ho mai conosciuto una strega!» esclamò eccitato«Io sono Fiorenzo De Biancospini, ma puoi chiamarmi Fiore.».

    «D... De Biancospini?» balbettò Sibilla liberandosi dalla presa del ragazzo e allontanandosi di un paio di metri «Scusa, ma sono di fretta. Ci vediamo in giro e grazie mille per l’informazione, ma devo scappare.» e corse giù per le scale sperando che non la seguisse.

    Purtroppo per lei la raggiunse con un:«Nessun problema, devo venire anch’io a ginnastica.».

    Splendido, un principe stalker. pensò sarcastica Sibilla Se sono sfortunata penseranno tutti a un incantesimo d’amore..

    Tentando di non distrarsi da quei pensieri, la ragazza scese le cupe scale dei sotterranei. Ad ogni avanzamento si accendeva una torcia illuminando il percorso, inoltre con un passo falso i gradini si sarebbero trasformati in uno scivolo. Lezioni extra di riconoscimento trappole seguiti sempre in estate per superare l’esame.

    In quel momento, con Fiorenzo che la tempestava di domande a cui insisteva a non dare risposta, si stava chiedendo se era valsa la pena perdere tutto quel tempo.

    Saltò un paio di gradini e proseguì fino alla fine, poi svoltò nell’ultima aula a destra e raggiunse la classe seduta per terra davanti alla professoressa, una donna sui trent’anni, gli occhi verdi dietro gli occhiali rettangolari azzurri e i capelli castano chiari. Lo sguardo serio con cui guardava gli studenti appartenenti alle stirpi buone più disparate.

    Sibilla si sedette accanto ad una timida gnoma bibliotecaria che quando la vide rabbrividì un po’ e si strinse leggermente alla gnoma ricercatrice che le stava vicino e che, in compenso, sembrava molto emozionata all’idea di avere una strega in classe. La ragazza accennò ad un sorriso e ad un saluto che Sibilla raccolse volentieri.

    «Io sono Rachele Degli Altopiani, insegnante di ginnastica, meglio nota come Sopravvivenza Elementare.» iniziò la docente con sguardo ferreo «Nella mia materia l’uso della magia è proibito, sta tutto nei movimenti. Più sei veloce e reattivo, più sopravvivi.» li studiò attentamente, poi aggiunse«Per oggi potete fare lezione anche se non avete la divisa, ma dalla prossima volta voglio maglietta bianca a maniche corte, pantaloncini neri e scarpe da ginnastica. Spargetevi per l’aula.» si fermò davanti alla gnoma bibliotecaria che rabbrividì sotto lo sguardo dell’insegnate«Eccetto te. Per oggi niente lezione.» e indicò le panchine in fondo all’aula dove la piccola si andò a sedere. Aveva i capelli neri e ricci legati in due codini alti, il volto fine e la corporatura mingherlina stretta in un completo di camicetta e gonna corta plissettata. Gli occhi da bambina color nocciola sparirono insieme agli occhiali azzurri dietro un pesante libro scolastico che la copriva dalle ginocchia in su.

    «E adesso.» iniziò la docente mentre tutti si alzavano e si posizionavano «Si inizia la lezione.» batté le mani e le luci si spensero lasciando tutti sorpresi «Non farsi prendere dal panico.» ci fu solo un pigolio spaventato dalla parte delle panchine che fece sbuffare l’insegnante «Ora dovete raggiungere la cattedra senza colpire i vostri compagni, senza usare la magia e senza usare mezzi atti al volo.» tale affermazione fu seguita da un nooo! generale delle fate presenti.

    Sibilla rimase immobile per un po’, cercando di cogliere i rumori attorno a sé. Il buio non le era mai piaciuto, men che meno se non poteva usare la magia, ma aveva anche imparato a conviverci e a superare la sua fobia.

    O così sperava.

    Al primo rumore sospetto iniziò a correre schivando ogni cosa che toccasse con le mani andando irrimediabilmente a sbattere contro una parete e cadendo all’indietro di rimbalzo. Si ritrovò a guardare in direzione del soffitto, poi una luce le venne sparata in faccia e l’insegnante commentò:«Direzione sbagliata, ho detto di non farsi prendere dal panico, se non ricordo male.» qualcuno soffocò una risata «Chi trova ciò divertente prende un biglietto di sola andata per l’ufficio della preside. Dovete diventare soldati, convivere sul campo e sopportarvi a vicenda. Ridere di alleati e avversari sarà il vostro peggior nemico d’ora in poi.».

    Sibilla annuì arrossendo, poi si alzò nuovamente in piedi e la torcia si spense. Si appoggiò con la schiena al muro e iniziò a scivolare di lato, cercando di mantenere la calma. Si sentiva sul bordo di un precipizio, con la testa concentrata a strisciare i piedi lateralmente, raggiungendo l’angolo e svoltare sempre contro la parete.

    Proseguì così per un po’, poi si rese conto che qualcosa le stava bloccando la strada, e ciò non le piaceva.

    «Dunque siamo in classe assieme.» commentò a bassa voce la fata conosciuta fuori da scuola «Ti va di fare una gara a chi arriva prima?».

    «Evito molto volentieri.» rispose con un filo d’aria, nascondere la sua paura peggiorava solo la situazione.

    «Che fifona, chissà come sei entrata alla P.E.R.L.A.S.. Oddio, non che conti molto dato che sei una strega e qui non dovresti esserci a priori.» disse caustica prima di andarsene.

    Già, chi me lo ha fatto fare? pensò Sibilla trattenendo un miagolio spaventato Ora potrei essere tranquillamente al Liceo Incantato, o magari all’Istituto Professionale per Operatori Sociali, oppure... scosse la testa per scacciare tali pensieri e prese un’aria più determinata No, io sono qui per dimostrare a gente come quella dannata fata che anche gli stregoni sanno essere buoni. Ed è quello che farò..

    Proseguì più sicura di sé, fino a raggiungere la cattedra. Peccato che proprio in quel momento la docente accese la luce, decretando lei come ultima arrivata della classe. Fortuna, però, volle che proprio in quel momento suonasse la campanella e tutti si dirigessero rapidamente alla lezione successiva.

    Sibilla rimase per ultima, cercando di non farsi notare troppo, poi afferrò la borsa scolastica e fece per incamminarsi. Qualcuno, a quel punto, le prese la mano facendola voltare di scatto.

    La gnoma bibliotecaria era lì, impietrita lei stessa dalla situazione e rossa come un pomodoro maturo.

    «Tu... non sei una s... strega cattiva, vero?» balbettò timidamente alzando un attimo gli occhi.

    «Quale strega cattiva ha paura del buio?» chiese sarcastica Sibilla«No, non rientro nella categoria cattivi. Forse pazzi masochisti.».

    La gnoma tradì un sorrisetto divertito, poi si presentò:«Io sono Pergamena Tomius, piacere di conoscerti.».

    «Io sono Sibilla Peabody, e il piacere è tutto mio.» rispose di rimando la streghetta «Ora però meglio se andiamo.».

    «Certo.» annuì la gnoma.

    «Sai dove dobbiamo andare per Storia?» chiese Sibilla guardando l’orario«Venendo dalla Periferia non ho avuto modo di visitare la scuola a dovere.».

    «Aule teoriche, dunque primo piano.» spiegò mentre s’incamminavano.

    Parlarono per tutto il tragitto, cercando, per quanto possibile, di conoscersi meglio. A Sibilla non dispiacque nemmeno, trovare qualcuno da chiamare amico in quella scuola in cui si sentiva aliena era la cosa migliore che le potesse capitare.

    Quando giunsero in classe, però la loro attenzione fu attratta dalla docente. Davanti allo sconcerto di tutti, infatti, l’insegnante che avevano visto in palestra salutò la classe raggiante, poi andò direttamente da Sibilla e chiese:«Tu sei la streghetta, giusto?» per tutta risposta la ragazza la guardò perplessa«Ovvio che sei tu! Per qualsiasi problema non esitare a disturbarmi, va bene? Io sono a disposizione degli studenti in difficoltà.» si rIvolse al resto della classe che era rimasto a guardare la scena«E anche per voi, ovviamente.» notando lo sguardo degli studenti si fece pensierosa, poi aggiunse «Avete avuto Ginnastica alla prima ora?» un Sì! generale si levò dagli studenti ancora in piedi sulla soglia «Capisco, allora è normale che siate confusi.» proseguì l’insegnante«Sistematevi, così vi spiegherò tutto.».

    Ancora un po’ incerti, i ragazzi presero posizione nei banchi. Sibilla e Pergamena decisero di mettersi a sedere vicine, anche se non avevano contato i posti davanti e dietro.

    «Ehi, streghetta. Tutto a posto il naso?» sorrise sincero un compagno battendole un dito sulla spalla e facendole accapponare la pelle.

    «Oh, no...» sospirò la ragazza cercando di essere il meno infastidita possibile«Anche tu qui... principe azzurro?».

    «Fiorenzo, ma puoi chiamarmi Fiore.» disse«A proposito, non so ancora il tuo nome.».

    «Ragazzi, attenzione per favore.» li richiamò l’insegnate salvando Sibilla da quella domanda «Io sono Bianca Degli Altopiani, sorella gemella della vostra docente di Ginnastica e del professore di Spada, Claudio Degli Altopiani.» sorrise solare«E con questo abbiamo spiegato perché sono così simile alla prima insegnate che avete conosciuto. Ora passiamo alla mia materia. Dunque, io insegno Storia e il programma per il primo anno va dalle origini all’Impero Elfico. Probabilmente ve ne avranno accennato alle elementari e alle medie, ma qui lo studieremo con più precisione. Prego?» chiese notando una mano alzata «Presentati e poni la domanda.».

    «Lampona Hamlets.» disse la ragazza, mettendo fine ai dubbi amletici, appunto, di Sibilla sul nome della fata. Lapis le era suonato fittizio fin da subito, eppure il nome autentico le accese un campanello d’allarme nella memoria«Volevo chiedere, se uno di noi partecipa a una missione e, dunque, salta delle lezioni, come viene valutato?».

    «Tendenzialmente i ragazzi del primo anno non vanno in missione durante l’orario scolastico, per quanto dotati possano essere.» rispose l’insegnante, poi lanciò uno sguardo orgoglioso a Sibilla che si fece piccola quanto Pergamena «Comunque, se capitasse, la preside vi darebbe un autorizzazione speciale. Vi consiglierei, però, di stare al passo con le lezioni, almeno nella mia materia.» studiò la classe, poi si sfregò le mani«Visto che è la prima lezione vi proporrei un giro di nomi, iniziamo da... tu!» indicò Fiorenzo «Parlaci un po’ di te.».

    «Sono Fiorenzo De Biancospini della stirpe regale.» si presentò il ragazzo alzandosi in piedi«Sono qui soprattutto per Etnologia. Sono affascinato dalle altre culture, inoltre il mio sogno è diventare Cavaliere Dei Draghi.».

    «Forte! L’unico Cavaliere Dei Draghi pare sia stato Lysandro Fokist, elfo di lava nel quinto anno di Regno Lavico che studieremo, scusate la ripetizione, il prossimo anno.» sorrise l’insegnante mentre Fiorenzo tornava a sedersi, poi la donna spostò lo sguardo sul suo compagno di banco, un tritone volante non troppo entusiasta di essere lì«Bene, proseguiamo.».

    Con somma gioia di Sibilla la docente continuò indietreggiando, poi chiese a tutta la fila alla loro destra e ritornò da loro cominciando da Pergamena che timidamente affermò di essere lì per superare le sue molteplici fobie. Quando toccò alla streghetta, però l’ansia iniziò a pervaderla.

    «Salve...» disse dopo un respiro profondo ed essersi alzata in piedi «Sono Sibilla Peabody della stirpe degli stregoni.» gli occhi della classe sembravano cannoni pronti a sparare, così si costrinse a guardare un angolo anonimo della lavagna«E...e mi rendo conto di non essere proprio nel posto dove stanno di solito gli stregoni, ma il mio sogno è riscattare la mia stirpe dalla brutta reputazione che ha.».

    Il silenzio che riempiva l’aula fu spezzato da una risata di scherno. L’istinto portò Sibilla a guardare nella direzione da cui proveniva e non si stupì del fatto che si trattasse di Lampona. Le lanciò un’occhiata penetrante, raccogliendo tutta la forza d’animo che possedeva. Cos’aveva quella fata in più di lei? La sicurezza durò poco, poiché la classe iniziò a seguire la fata nell’ilarità, lasciando Sibilla a sperare di svanire dalla faccia della terra. Si sedette rigida e cercò di non pensare a niente.

    «Calma, ragazzi, calma!» li riprese l’insegnante cercando di non essere troppo severa. Notando la poca considerazione che avevano, batté la mano sulla cattedra talmente forte che tutti si zittirono all’istante «Molto bene, passiamo alla persona successiva.».

    Proseguirono dunque così fino alla fine della lezione, passando per varie stirpi, sogni nel cassetto e aspirazioni. Quando suonò la campanella, la classe si svuotò rapidamente, riversandosi nel corridoio e nell’atrio per capire in quale direzione bisognasse andare.

    Sibilla si lasciò guidare da Pergamena, decisamente più esperta di lei in quel luogo. Dovettero salire le scale per raggiungere il secondo piano con le aule pratiche e una volta giunte trovarono ad aspettarle una fata primaverile che volteggiava in mezzo alla stanza senza usare le delicate ali azzurre. Aveva i capelli rosa chiaro liberi nel vento come il leggero vestito a motivo floreale.

    Aprì gli occhi celeste pallido studiando gli studenti che entravano, prese un respiro profondo e schioccò le dita. Qualunque cosa la tenesse in equilibrio scomparve facendola scendere delicatamente a terra. Appoggiò i piedini nudi per terra e continuò a guardare la classe che sembrava più interessata alla strumentazione didattica che a lei.

    «Benvenuti, studenti.» disse flemmatica«Io sono Alisea Kaze, la vostra insegnante di Magia dell’Elemento Aria, ma potete chiamarlo semplicemente M.E.Ar.».

    «Buongiorno, professoressa.» dissero in coro i ragazzi continuando a guardarsi intorno.

    «Qui imparerete a controllare le correnti, a diventare tutt’uno con le brezze, a volteggiare senza l’uso di arti predisposti al volo.» spiegò per niente infastidita dal comportamento degli alunni«Ovviamente tutti coloro che hanno poteri magici avranno modo di imparare la magia sull’elemento aria nel corso dell’anno.».

    «E chi non ha poteri?» chiese Pergamena tremolante. Sibilla le strinse la mano per rassicurarla, ma la fece solo spaventare ulteriormente.

    «A sfruttare le correnti naturali e, soprattutto, i poteri altrui. Imparerete a fidarvi gli uni degli altri, come a rendere alleati i nemici più duri. La struttura, nelle lezioni di magia pratica, sarà fatta in modo, dunque, che entrambe le categorie possano allenarsi.» rispose l’insegnante tranquilla«Bene, direi di iniziare subito la prima lezione.» schioccò le dita e le ventole iniziarono a spingere aria in contemporanea facendo alzare in volo tutti i ragazzi che, non essendo ancora pratici si agitarono ed andarono a sbattere un po’ ovunque.

    Sibilla prese male una corrente e iniziò a fare capriole fino ad arrivare contro un suo compagno. Andarono entrambi contro la parete. Quando abituò la vista alla nuova prospettiva si scoprì a testa in giù e con un paio di zoccoli azzurri vicino alle orecchie. Non certo il modo migliore di iniziare la lezione.

    Chiunque fosse, almeno, li teneva fermi per evitare di colpirla. «Non fare movimenti bruschi.» le disse.

    «Nemmeno tu, per favore.» rispose cercando di mantenere la calma. Pergamena volò davanti a loro con un gridolino e venne spinta dall’altra parte dell’aula«Ti è già capitato?».

    «Alle medie, sott’acqua.» spiegò «Ora rilassati, ti spingo e tu prova a metterti in equilibrio. Agitarsi è inutile.».

    «Va bene.» le appoggiò gli zoccoli contro la schiena«Aspet...». Si ritrovò nuovamente a fare capriole tra le correnti. Provò a concentrarsi facendo un respiro profondo, poi sentì una corrente dal basso e allargò le braccia come a poter planare. Un getto dall’alto la bloccò a mezz’aria.

    Riaprì gli occhi solo quando le sembrò di essere sicura, poi guardò davanti a sé. Il compagno di zampe munito era nientemeno che un centauro d’acqua straordinariamente a suo agio. Era completamente azzurro con il busto umano e la parte inferiore equina. Teneva le zampe stese avanti e indietro aperte con la coda blu come i capelli legati in ben tre trecce, due corte e una lunga, che ballavano spinti dalle correnti.

    «Ecco, così.» sorrise facendo vibrare felice le orecchie pelose«Non te l’hanno mai insegnato?».

    «Non è una di quelle cose

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1