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Belvilla
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Belvilla

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Belvilla è una vecchia casa colonica, residenza estiva per anziani, in un piccolo comune della provincia pisana. Vicina al mare, odora di pini e salmastro. È gestita dalla cooperativa Animo e di animo ne serve tanto ai protagonisti di questo racconto. La Casa ha bisogno di urgenti lavori di ripristino, il suo aspetto è decadente, sebbene accogliente. Tra le sue mura si muovono personaggi popolari e iconici; quelli che tutti abbiamo in famiglia o che ritroviamo nelle vecchie foto ingiallite.
Carlo, il titolare, idealista nel sociale, è alla ricerca di fondi che gli permettano di tenere aperta Belvilla. Patrizia si occupa dell’accoglienza e della cura degli anziani ospiti. Una ventina in tutto tra i quali Cesare il dongiovanni, Anita la taciturna, e soprattutto Nerina, dal cui lascito dipendono le sorti di Belvilla. Nerina ha infatti promesso di donare alla Casa ben quattrocentomila euro e tutto è stato approntato per la firma dell’atto. Per Carlo e la cooperativa sono manna dal cielo, ma…
Gli ingredienti del quadro-metafora ci sono tutti. Compresi il brigadiere, il dottore e il notaio. Intorno a questo lascito, nell’arco di un giorno e mezzo, si dipana il racconto della casa colonica e dei suoi pittoreschi e romantici ospiti dei quali, grazie al talento dell’Autrice, a noi arriva ogni singolo profumo.
LanguageItaliano
Release dateNov 15, 2018
ISBN9788832923254
Belvilla

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    Belvilla - Rachele De Prisco

    esistito.

    Prefazione

    Questo lungo racconto di Rachele De Prisco si apre su uno scenario di ordinaria esistenziale indigenza: una vecchia ultra novantenne un po’ sbadata e silente dalla morte del marito, una figlia che se ne sbarazza per un’estate di libertà, uno strampalato corteggiatore divorato dall’Alzheimer, una coppia di gestori coraggiosi che dirigono faticosamente una modesta pensione per anziani... stereotipi sonori, odori stagnanti. L’oggi è come fu ieri e come sarà il domani. Ma nel contempo l’Autrice fa trasparire, attraverso i rapporti interpersonali dei protagonisti, uno strano insolito ordine e ruoli ben definiti, coscientizzati, in una trama narrativa che li guida conferendo loro chiarezza e coerenza di pensieri e di intenzioni.

    Lo stile narrativo di Rachele De Prisco è preciso, asciutto e pervaso di larvata ironia. L’alone semantico degli eventi in rapida successione include speranze e attese, pietà, propositi condivisi di riscatto economico e morale. Aleggia una vigile Provvidenza nel profilarsi di una svolta che muterebbe l’esistenza di tutti coloro che gravitano intorno a Belvilla. E senza che ci se ne accorga, l’apparente stagnare si anima, le speranze prendono campo e invadono le menti con il loro seduttivo vigore, fino a quando una morte improvvisa sembra trasformare in effimero miraggio i sogni di ognuno. Il finale è da suspense, e la narrazione assume un ritmo concitato, inatteso. Il silenzio di Anita (che a questo punto diventa attiva protagonista del racconto) non è demenza senile, bensì occulta quanto vigile rielaborazione di un passato intensamente vissuto. Alle soglie del suo trapasso, Anita diviene il demiurgo della svolta esistenziale sua e di tutti coloro che la circondano.

    Qual è il messaggio che ci vuole comunicare l’Autrice con questo racconto-apologo? La parola è un dono prezioso che non va sprecato in tentativi inutili e banali per esaltare se stessi, e che ci distingue dagli animali solo quando viene usata per evocare sorrisi e liberare da affanni. Ed è un mezzo, forse divino, per meglio amare. Ricambiamo allora a Rachele De Prisco il suo sorriso complice e arguto, e leggiamo questo racconto che coinvolge e rasserena. E anche, per misteriose vie percorse dall’anima, ci commuove.

    Mario Chiarenza

    Belvilla

    I

    Le ci erano volute più di due ore per ripulire dalle bucce tutte quelle fave.

    Aveva la schiena dolorante, le mani ossute indolenzite e la posizione mantenuta ricurva per così lungo tempo, le stava impedendo di trovare col braccio teso l’appiglio giusto per alzarsi.

    Bucce ovunque, sotto e intorno la poltrona cui rimaneva costretta a sedere Anita.

    Signora Anita, ma che ha combinato? Mamma, mamma mia, tutto buttato per terra! esclamò Patrizia entrando nella stanza.

    Certo saltava all’occhio il contrasto tra l’immagine

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