I Rom. L'Olocausto dimenticato di un popolo diverso
Di Enzo Parato
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Anteprima del libro
I Rom. L'Olocausto dimenticato di un popolo diverso - Enzo Parato
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INTRODUZIONE
La memoria? Non si commemora… Si esercita!
Ma esattamente dove sono le istruzioni per festeggiare una giornata della memoria
come quella del 27 gennaio facendo finta di niente? Ma davvero oggi risulta potabile e possibile citare Primo Levi fingendo di non sapere quanto sia tradito nelle chiacchiere da bar, tra i commenti che galleggiano nel web, nei giudizi immorali passati come scherno? Esattamente oggi cosa potranno insegnare ai loro figli quelli che non si sono ancora puliti della bava sputata contro qualcuno? Davvero riusciranno a dir loro che un tempo è successo che un popolo sia stato giudicato per la razza, la provenienza e la cultura e sia stato dichiarato colpevole di esserci, di esistere, di occupare spazio geografico, economico e sociale? Ma davvero oggi è possibile spiegare ai giovani che, coperti dall’indifferenza vigliacca della maggioranza, pochi sono riusciti ad ambire alla cancellazione di un intero popolo? Esattamente, oggi, per questa giornata della memoria che è diventata un traino per la cinematografia e letteratura del settore, chi ci promettiamo di ricordare? Gli ebrei ammazzati perché ebrei, i rom perchè rom, gli omosessuali perchè omosessuali, i siriani perseguitati perché infedeli, gli annegati annegati perché non europei, i palestinesi perché palestinesi? Chi tra questi? Ma che differenze troverete per evitare ai più giovani l’occasione di un’associazione di idee tra una deportazione su ferro e una deportazione via mare? Chi sono gli aguzzini? Chi sono gli indifferenti? Chi sono i politicamente vigliacchi? Ma…no…la memoria non si commemora!!! La memoria si esercita!!! E ci vuole il fisico per esercitarla: una mente allenata a nuotare controcorrente, un cuore duro abbastanza per essere buono, braccia forti, schiena diritta e un olfatto pronto ad annusare. Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi, è nell’aria
scriveva Primo Levi. Leggendolo davvero potremmo sentirci tutti assolti? La demolizione di un uomo è un cantiere sempre aperto che ripropone gli stessi errori in tutte le epoche in cui ritorna: la ghettizzazione di un popolo su basi razziali; l’insensibilità…. se non il fastidio per il lamento di qualcuno, raccontandolo come lagna inutile perché senza soluzioni a disposizione; la ferocia condonata in nome dell’autopreservazione; una calcolata sciatteria nel dare le informazioni; il convincimento generale di attraversare un periodo critico che richieda soluzioni estreme e che blandisca gli egoismi! LA COSTRUZIONE QUOTIDIANA DI UN FASTIDIO, UNA SGRADEVOLEZZA DA NON CELARE VERSO QUALCUNO TUTTI I GIORNI, TUTTO IL GIORNO, SEMPRE LUI; un’iperbolica apprensione per le disgrazie della nostra razza per sembrarci e sembrare comunque abili alla solidarietà; l’accettazione di una scala di priorità basata non sui bisogni ma su chi ne ha bisogno; una generalizzata convergenza nel ritenere prioritari i più vicini, primo germe di un familismo spacciato per federalismo oppure lo sdoganamento della formula erano altri tempi
per tragedie che sono umane, mica temporali. OGNUNO ANCHE OGGI È EBREO DI QUALCUNO! Oggi il camino, addirittura, sono riusciti a farlo sotto il mare. Buona giornata della memoria. E buona memoria applicata… se ci riesce!
EXTRA… FUORI!
Nei miei ultimi anni d'insegnamento spesso sono stato costretto a correggere anche bravi studenti che, in qualche ricerca sul razzismo, lo definivano, ovviamente condannandolo, una esasperazione e un esito violento della xenofobia
. Un’idea forse abbastanza diffusa, che sembra però corrispondere al luogo comune secondo cui, essendo naturale la paura e la diffidenza verso gli stranieri, quando