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Almost in love: Saga Almost, #2
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E-book298 pagine3 ore

Almost in love: Saga Almost, #2

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Info su questo ebook

Non tutto è come sembrava essere.

Ernest è stato denunciato per molestie e questo lo sta uccidendo. Lui, che ha sempre preso molto sul serio il suo lavoro e prova un rispetto infinito per i suoi studenti, si ritrova improvvisamente nei guai e incolpato di crimini non commessi.
Marta deve scegliere tra credere alla sua amica o ascoltare ciò che le dice il cuore, e inizia a rendersi conto che la vita non è così semplice come credeva che fosse fino a poco tempo fa. Se salva Ernest dal carcere, il mondo scoprirà la loro relazione, causando a entrambi molti più problemi. E Marta non è pronta né fisicamente né mentalmente per una cosa del genere.

Ancora più problemi, più decisioni difficili da prendere, più amore e più odio tra famiglie, dove il passato comincia a prendere forma quasi fino a sopraffare il presente.

LinguaItaliano
Data di uscita4 mar 2021
ISBN9781386996231
Almost in love: Saga Almost, #2
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    Anteprima del libro

    Almost in love - Adriana LS Swift

    Indice

    Prologo ................................................ 12

    I ........................................................ 17

    II .......................................................  29

    III ...................................................... 47

    IV ...................................................... 59

    V ........................................................ 75

    VI ....................................................... 95

    VII ..................................................... 125

    VIII ..................................................... 144

    IX ....................................................... 170

    X ........................................................ 186

    XI ....................................................... 206

    XII ...................................................... 218

    XIII ..................................................... 233

    XIV .................................................... 253

    XV ..................................................... 263

    XVI ................................................... 289

    XVII ..................................................  299

    XVIII ................................................. 311

    XIX ................................................... 331

    XX ..................................................... 353

    Epilogo .............................................. 367

    Ai bravi insegnanti,

    che contribuiscono alla creazione di un mondo migliore.

    «Sono volato sopra questi muri con le ali dell'amore,

    ché nessun limite di pietra può chiudere la via della passione.

    Tutto ciò che amore osa è lecito all'amore.

    I tuoi parenti non sono un ostacolo per me.»

    Romeo a Giulietta. Secondo atto, scena II,

    da Romeo e Giulietta, di William Shakespeare

    14125934025.png Prologo

    Dicembre, 1987

    U

    n matrimonio non è meramente una celebrazione a cui invitare famigliari e amici. È il momento in cui ti impegni ad amare e proteggere un'altra persona, nella buona e nella cattiva sorte. E questo Carles e Silvia lo sanno molto bene. I due stanno uscendo da una chiesetta di un quartiere di Barcellona che non ha niente a che vedere con il loro. È l'unico che ha permesso loro di sposarsi in questo modo. Il sacerdote che ha officiato il matrimonio deve aver pensato che lei fosse incinta: ecco spiegate la fretta e la segretezza.

    Ma tutto questo non c'entra nulla.

    Voglio entrare con te, ripete Carles sotto casa di Silvia.

    Ma è meglio che sia io a dire che...

    Sono tuo marito, le ricorda. Da questo momento nessuno potrà impedirmi di stare al tuo fianco.

    Le prende la mano e la bacia sull'anello che le ha messo al dito meno di un'ora fa davanti all'altare.

    Lei annuisce, sospirando prima di bussare alla porta.

    Pochi secondi dopo, il personale di servizio apre la porta. Silvia e Carles entrano e si lasciano guidare dalle voci allegre di varie conversazioni nelle vicinanze, provenienti dal salotto signorile della palazzina dove vive Silvia.

    C'è Jordi, sussurra Silvia al suo sposo con orrore.

    Lui, terrorizzato quanto lei, deglutisce e si arma di coraggio, un coraggio che trova soltanto quando è al fianco della sua neo-sposa.

    Tra qualche minuto, sarà tutto finito, le dice, prendendole la mano e stringendola mentre fanno gli ultimi passi prima di entrare finalmente nel salotto, dove si sono riunite le due famiglie, a parlare come di consueto.

    Non importa nemmeno richiamare l'attenzione. Si sono già accorti tutti molto in fretta che sta succedendo qualcosa quando vedono Carles e Silvia mano nella mano sulla soglia.

    Che significa...? Comincia a dire il padre di Jordi con voce tonante non appena vede che la coppia non si lascia le mani e non dicono una parola.

    Per favore, Joan, lo riprende Carla, la madre di Silvia. Tesoro, cosa succede?

    Ma sua figlia è ammutolita. Non riesce a smettere di guardare Jordi, che incrocia le braccia al petto sulla sua poltrona, di fianco al padre di lei. Ha un'espressione calma, l'esatto contrario contrario di suo padre. Lo vede alzarsi e posare una mano sulla spalla di Jordi in un gesto di supporto emotivo.

    Suo padre ha già preso posizione, e non esattamente dalla sua parte.

    Volevamo comunicarvi che Silvia ed io ci siamo appena sposati.

    Carles ha perso dieci anni di vita per pronunciare quelle parole senza che gli tremasse la voce, ma se non l'avesse fatto lui, Silvia non ne sarebbe stata in grado. Non gli importa che intorno a lui tutti inizino a gridare, piangere e minacciarli entrambi con una marea di atrocità. No, non gli importa di tutto questo. Se ne andranno di qui insieme, nella loro nuova casa. Non importa se nessuno appoggia la loro decisione; le loro vite andranno avanti lo stesso. Hanno fatto le cose come hanno potuto: al meglio delle loro possibilità date le circostanze.

    Mamma, Adrià, vi prego, li interrompe con fermezza Jordi, zittendo tutti come per magia.

    Si dirige verso Silvia e Carles. Quest'ultimo si piazza davanti a sua moglie, temendo il peggio.

    Jordi, parliamone... inizia a dirgli.

    Ma Jordi ha qualcos'altro in mente. Abbraccia Carles e subito dopo Silvia, lasciando a bocca aperta tutti i presenti.

    Congratulazioni, dice ai due ancora in piedi davanti a loro.

    Jordi, noi... Ti sta bene? Domanda Silvia, senza riuscire a credere a quello che è appena successo.

    Siete miei amici e se voi siete felici, allora lo sono anche io, risponde con un gran sorriso. Si volta verso le loro famiglie e aggiunge: Dovremmo essere tutti felici per loro se li amiamo davvero.

    A partire da quel momento, tutti quanti fanno uno sforzo per darsi un contegno. Non sembrano contenti della situazione, ma tornano ad essere le famiglie altolocate che sono e, come tali, devono dare prova di una compostezza diversa da quella che potrebbe vedersi in un'altra casa dal ceto non così elevato. La prima regola: mantenere le apparenze.

    Quello che nessuno si spiega, né in quel momento e neanche quando si salutano nel migliore dei modi, è il motivo per cui Jordi ha reagito tanto bene. E forse nemmeno lui lo sa. Ciò che ha ben chiaro in mente è che mai, in nessuna circostanza, perdonerà quello che gli hanno fatto.

    Non potrà mai perdonare il fatto che un Calçó gli abbia portato via l'amore della sua vita.

    14125934025.png I

    Dicembre, 2014

    ––––––––

    Ernest

    N

    on posso fare lezione. Non posso stare con Marta. Non posso farmi coinvolgere nella gestione dell'azienda di mio padre. E mi chiedo, cosa ci faccio ancora a Barcellona?

    Ah, sì. Dimenticavo. Non posso uscire dal paese finché non si risolve questo gran pasticcio che si è venuto a creare dopo quella denuncia.

    Mi alzo di nuovo dal divano e cammino come un leone in gabbia per il soggiorno. Ho bisogno di uscire da qui, ma non voglio vedere nessuno. Non rispondo neanche al telefono se non è mio padre o Elise, che ha scoperto cosa è successo e mi chiama ogni due o tre ore per chiedermi come sto.

    Uno schifo, ecco come sto in questo momento.

    Sono passati soltanto quattro giorni dal mio arresto e non riesco a calmarmi. Almeno mio padre ha mandato il miglior avvocato di Barcellona e in poche ore ero già fuori dal commissariato, per cui la stampa non ha avuto il tempo di venire a conoscenza dell'accaduto. Nemmeno gli alunni sanno ancora niente, anche se più tardi Eugeni, l'unico che ad oggi sa qualcosa, dovrà andare nella mia aula per dare una spiegazione alla mia sospensione temporanea e...

    Torno a sedermi e accendo la TV. Dopo qualche secondo di zapping, la spengo e getto il telecomando sul tavolo. Cosa farà Marta quando scoprirà quello che è successo? Magari mi odia e non vorrà saperne niente, o forse vorrà parlare con me. Nel primo caso, non ci sarebbe bisogno di fare granché. Nel secondo... Non lascerò che venga coinvolta.

    Questo mai.

    Mi alzo per l'ennesima volta. Mi avvicino alla finestra e osservo le persone uscire di casa, dirette al lavoro. Sono fortunati, anche se in questo momento tutto ciò che vogliono è che la giornata finisca per tornare a casa. Darei qualsiasi cosa per entrare dalla porta di quell'aula in questo istante, cercando con lo sguardo la mia bella noiava. Mi manca così tanto che il petto mi fa male quando penso a lei e sento ogni secondo la sua assenza. Adesso tutto quello che è successo giorni fa con Josep mi sembra una colossale idiozia. Ho sprecato tempo prezioso con pensieri stupidi, invece che passarlo stando con lei, godendomi ogni attimo con lei.

    Le persone continuano a sfilare sotto la mia finestra, andando avanti con le loro vite, mentre la mia è distrutta da giorni.

    0-separador-malva.png

    Marta

    O a pattinare, propone Montse con lo sguardo perso rivolto alla cattedra vuota.

    No! Al paintball! Esclama Iona, entusiasta della sua stessa idea.

    Montse si gira verso di lei, indignata.

    Ma che ti salta in testa? A insudiciarci nella pittura come maiali?

    Montse e Iona stanno parlando di cosa fare questo week-end. Personalmente, non ho molta voglia di uscire di casa e lascio che siano loro a organizzare quello che preferiscono. Non so perché Iona si prenda il disturbo di fare piani con Montse, dato che probabilmente all'ultimo minuto ci tirerà il pacco o vorrà che le sue amiche Pili e Mili si aggreghino, per cui l'uscita è rovinata già dal principio.

    Ragazzi, vi chiedo un momento di silenzio, sentiamo che ci dice Eugeni, che entra in classe tutto serio, chiudendosi la porta alle spalle. Devo dirvi una cosa.

    Lo guardiamo tutti straniti. Che sta succedendo? Ernest oggi non c'è?

    Non c'è lezione? Chiede Ignasi in tono di scherno. Possiamo già andare?

    I suoi amici ridono divertiti, ma Eugeni oggi non sembra in vena di scherzare.

    Oggi Ernest Calçó non c'è, ci spiega. Ha avuto delle complicazioni e, fino a nuova comunicazione, sarò io a sostituirlo a lezione.

    Che gli è successo? Chiedono dalle prime file.

    Niente di cui preoccuparsi, cerca di tranquillizzarci, sentendo che stiamo iniziando ad allarmarci e a fare congetture su una qualche strana malattia. Può darsi che si risolva tutto e che Ernest torni presto a insegnare.

    Che si risolva tutto? Domanda adesso Iona, alzando il tono della voce. Che cosa dovrebbe risolversi?

    Altri mormorii in classe. Non capisco cosa sta succedendo. Da quando non si è presentato lunedì in piazza, non ho più saputo nulla di lui. Non so se sta bene, se gli è successo qualcosa o se ha finito il suo compito nell'azienda di suo padre ed è tornato a Parigi.

    Non ho saputo più niente di lui, perché né lui né io ci siamo presi il disturbo di contattare l'altro.

    Non spetta a me dirlo, risponde Eugeni, estraendo dei fogli dalla sua valigetta e cercando di riportare l'ordine in classe senza successo.

    Ed è in questo istante che Pili e Mili intervengono. Si girano verso Montse, che non apre bocca da quando Eugeni ha iniziato a parlare.

    Alla fine lo hai fatto! Gridano entrambe emozionate. Oh, mio dio! L'hai fatto davvero!

    Eugeni le richiama al silenzio, ma loro lo ignorano completamente.

    Eravamo d'accordo così, no? Ribatte Montse, infastidita dall'euforia delle sue due amiche.

    Queste ridono come pazze.

    Non pensavamo che ne fossi capace! E si mettono a parlare tra loro. Andiamo anche noi?

    Di cosa stanno parlando? Chiedo a Montse.

    Di niente, mi risponde senza guardarmi.

    Iona osserva la scena e interviene.

    Montse, cos'hai fatto? Le domanda.

    Quello che dovevo, nient'altro.

    Ha denunciato Ernest per molestie! Scommettiamo che è così? Le dicono Pili e Mili quasi all'unisono, scoppiando a ridere.

    Eugeni riesce a prendere il controllo della classe minacciando di farci fare un esame. Ma io non sono in grado di ascoltarlo.

    Montse, che cosa hai fatto?  Chiede Iona a bassa voce, mentre la lezione comincia.

    Non potevo fare altrimenti, si scusa a testa bassa. Spero che mi sosteniate perché sto affrontando un momento molto...

    Che ti sosteniamo? Le dico, alzandomi in piedi senza riuscire a controllare la mia rabbia. Ci stai chiedendo di sostenerti? In cosa vuoi che ti sosteniamo? Diccelo!

    Marta, fammi il piacere di... sento che mi dice Eugeni.

    Sto passando un pessimo momento! replica Montse con le lacrime agli occhi.

    Un pessimo momento? Ernest non ti ha nemmeno sfiorata!

    Iona mi afferra, cercando di farmi sedere e farmi smettere di gridare.

    Sì invece! E adesso anche Montse si alza. Ernest non è un santo, sai?

    So bene com'è Ernest e in questa classe non c'è nessuno che pensi che sia un molestatore.

    Marta! Siediti e datti una calmata, oppure va' fuori! Mi minaccia Eugeni.

    Be', noi sì che... cominciano a dire le due borinots.

    Non ce la faccio più.

    Voi due siete solo un paio di...

    Siediti, dannazione! Mi grida Iona, strattonandomi talmente forte da farmi sedere d'un colpo.

    Se sento ancora un'altra parola, vi boccio in questa materia e dovrete ripetere il corso l'anno prossimo!

    Molto bene, non proferirò più parola.

    Inizio a raccogliere le mie cose.

    Cosa fai? Sussurra Iona.

    Me ne vado.

    "Resta qui e parliamone dopo con calma.

    Non rispondo nemmeno. Non rispondo neanche a Eugeni, che mi chiede in tono autoritario dove sto andando.

    0-separador-malva.png

    Figurarsi se lo dico proprio a lui...

    Ernest

    Sento che qualcuno sta aprendo la porta di casa con la chiave e mi volto in quella direzione, sorpreso. Vedo entrare Marta in tutta fretta, con gli occhi colmi di lacrime. Sto per alzarmi, ma lei mi raggiunge prima ancora che possa muovermi.

    Perché non mi hai detto cosa stava succedendo? Domanda tra le lacrime, abbracciandomi. Perché non mi hai detto quello che ha fatto Montse?

    Marta, dovresti essere a lezione, che cosa...? Le dico, cercando di far sì che mi guardi.

    Dovevi dirmelo, maledizione!

    Continua a piangere e mi abbraccia forte, impedendomi ogni movimento. Sembra che pian piano si stia calmando da sola, quindi ne approfitto per sfilare le sue braccia dal mio collo e farla sedere di fianco a me per poter parlare con lei.

    Non volevo che venissi coinvolta, è la prima cosa che le dico.

    Alla fine l'avrei scoperto, ma tu non mi hai detto niente; non è giusto, Ernest, non è giusto nei miei confronti. L'ho scoperto nel peggiore dei modi e mi sento una stupida.

    Continua a piangere, ma non con la stessa intensità.

    Eugeni? Domando.

    "No, lui non ha detto niente, sono state le due borinots e Montse.

    A questo punto lo saprà già tutta la città. E presto i Casals..."

    Mi dispiace per quello che sta succedendo, e, con il cuore a pezzi, pronuncio le seguenti parole: Mi dispiace che tu abbia scoperto di me e Montse in questo modo. So che avrei dovuto dirtelo senza farti credere che mi fossi allontanato da te a causa di Josep, ma...

    Lei cambia espressione e spalanca gli occhi per lo stupore.

    Che cosa hai detto? Chiede lentamente.

    Non so quanto ti abbia raccontato Montse, ma ti chiedo scusa per...

    No, no, no... Aspetta... Si sfrega gli occhi e torna a guardarmi. Non è vero. Tu non hai fatto niente a nessuno. Montse ha mentito quando ha fatto quella...

    Marta, spero solo che un giorno riuscirai a perdonarmi.

    Trattengo le lacrime con tutte le mie forze quando vedo che la mia noiava ricomincia a piangere in silenzio. Mi guarda come se non mi conoscesse, come se stesse lottando contro se stessa per non credere a quello che le sto dicendo.

    Stai mentendo. Tu non sei così. Io ti conosco, comincia a dire più a se stessa che a me.

    Ci conosciamo soltanto da pochi mesi, le ricordo.

    Ma è bastato un solo giorno per...

    Non siamo i protagonisti di un film, Marta; questa è la vita reale! Sveglia! Lo capisci?

    Dopo averle gridato queste parole, mi alzo e mi dirigo verso la finestra del soggiorno.

    Ernest, la sento dire, di nuovo al mio fianco. Per favore, non farmi questo. Non farmi credere che...

    Non sto cercando di farti credere un bel niente. Ti sto dicendo come stanno le cose, nient'altro.

    Stai dicendo che volevi approfittare di Montse?

    La sua voce ora è quasi un sussurro.

    La situazione mi è sfuggita di mano, rispondo seccamente, senza guardarla.

    Non è vero, continua a ripetere come in trance. Non può essere...

    Lascia le chiavi all'ingresso quando esci, mi limito a rispondere.

    In questo momento cala un silenzio terribile. Dalla finestra si sente solo il rumore di un cantiere in lontananza e le conversazioni casuali tra alcuni vicini.

    Marta non dice più niente. Getta le chiavi a terra, vicino a me, corre verso la porta e se ne va sbattendo forte la porta.

    Mi lascia da solo, come non mi ero mai sentito prima d'ora.

    14125934025.png II

    Ernest

    S

    econdo il mio avvocato finirò per diventare pazzo. Devo uscire, dice. Devo vedere la luce del sole. Credo che lo dica per farmene approfittare or