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Ricominciare
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Ebook184 pages2 hours

Ricominciare

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Valeria viene lasciata dal marito che lavora ormai da anni nella filiale moscovita della sua ditta e che ha appena avuto un bambino da una russa con cui aveva una relazione segreta. Valeria vive a Bologna con le due figlie e ha sempre creduto che il marito fosse andato a Mosca e vi volesse rimanere per motivi di carriera. Lei, pur avendo una laurea in lettere e un’abilitazione, ha scelto di fare la casalinga per seguire da vicino le sue bambine, non avendo nessuno a cui affidar-le. Ora, a cinquant'anni, si ritrova a dover riorganizzare la propria vita e a rimettersi in gioco in una società che esclude le donne che vogliono riprendere a lavorare dopo aver cresciuto i figli.

Le sue vicende si intrecciano con quelle delle figlie che, ormai cresciute, ragionano autonomamente e giudicano, e con quelle della sorella che le è vicina e solidale ma che vive, anche lei, una situazione famigliare complicata.

Ce la farà Valeria? Il messaggio che si vuole dare è di ottimismo, anche perché in tutte le cose (o quasi tutte) c’è sempre il rovescio della medaglia e bisognerebbe saper cogliere in quegli eventi, che pure sembrano catastrofici, il risvolto positivo che spesso c’è.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateNov 6, 2018
ISBN9788827852880
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    Ricominciare - Luisa Zilo

    Ricominciare

    Luisa Zilo

    RICOMINCIARE

    Youcanprint Self-Publishing

    Quindi, in conclusione, sei stato incastrato, si azzardò a dire Valeria con un filo di voce, una voce che sembrava non le appartenesse. Subito però si morse la lingua, non avrebbe voluto pronunciare quelle parole: il loro tono, se pure avevano un tono, poteva quasi sembrare di scherno ma nel momento stesso in cui le pronunciava aveva indovinato la risposta che avrebbe ricevuto, una risposta umiliante.

    No, non la metterei su questo piano, si affrettò infatti a dire Tommaso con la finta sollecitudine di chi vuole convincere del proprio punto di vista io sono innamorato di Irina: il fatto che non potesse avere figli mi avrà forse dato più coraggio nell’andare avanti con la storia, perché all’inizio era questo che doveva essere e niente più. Poi, a poco a poco, mi sono accorto di volerle bene e quando lei mi ha detto di essere incinta (e, ti assicuro, era ancora talmente incredula che continuava a pensare che ci fosse stato uno sbaglio nel test), beh, allora ho pensato che forse era venuto il momento di prendere quelle decisioni che avevo sempre cercato di rimandare.

    Valeria rimase in silenzio, non sapeva cosa dire e non aveva nessuna voglia di parlare. Tommaso aspettò qualche minuto, anche per prendere il coraggio di addentrarsi in un argomento che non avevano mai voluto affrontare; adesso però sentiva che era arrivato il momento di farlo uscir fuori.

    Su, Vale, riprese a dire in tono sommesso non dirmi che non te n’eri accorta anche tu che il nostro matrimonio era in crisi quando ho accettato il trasferimento nella filiale di Mosca.

    Credevo che l’avessi accettato per far carriera all’interno dell’azienda, pensa quanto sono ingenua! Ma poi, scusa, se tu già avevi la sensazione che fossimo in crisi perché non me ne hai parlato allora? Le ragazze erano ormai cresciute e io, sette anni fa, avrei potuto ancora cercare di entrare in graduatoria per un posto di insegnante. Adesso invece, a cinquant’anni, cosa pensi che possa trovare? Nessuno vuole una cinquantenne che non ha esperienza di nessun genere, se non quella di crescere dei figli.

    All’improvviso, mentre pronunciava queste parole, Valeria ebbe una sensazione di vertigine, come se stesse per precipitare: si stava rendendo conto in quel momento che erano venute improvvisamente meno tutte le sue sicurezze, anche quelle economiche, e che da quel momento avrebbe dovuto contare solo su se stessa e a cinquant’anni, ormai esclusa dal mondo del lavoro, con due figlie che ancora andavano all’Università, come fai a tirare avanti?

    Tommaso intanto stava cercando di rassicurarla, stava dicendo che sarebbero andati insieme dall’avvocato per iniziare le pratiche del divorzio e che stesse tranquilla perché alle figlie avrebbe provveduto lui e in ogni caso non l’avrebbe lasciata in difficoltà. D’altra parte, aggiunse, era stata una scelta sua quella di fare la casalinga.

    Una scelta obbligata, ribatté lei con amarezza una scelta che fai quando non hai proprio nessun’ altra alternativa e io, a mio giudizio, non ne avevo.

    Ma ci sono tante donne che hanno figli e lavorano!replicò lui.

    Tante donne che hanno madri, sorelle, suocere, parenti disposti a dare una mano; io non ho avuto nessuno e sono anche stanca di giustificarmi. Tutte le volte che ne parlo mi sento trattare da privilegiata mentre pochi immaginano la fatica e anche la frustrazione che sta dietro il lavoro di una casalinga. Soprattutto,aggiunse alzando un po’ il tono della voce di una casalinga che ha studiato e che nella vita avrebbe voluto fare anche altro. Purtroppo, pensò, una volta che intraprendi questa strada ben presto sei tagliata fuori, tagliata fuori da tutto, non sai più come cercare un lavoro, come proporti…proporti poi per cosa? No, neanche sette anni prima ce l’avrebbe fatta a trovare qualcosa; e anche l’insegnante devi saperlo fare, non ti puoi improvvisare. Ecco che adesso cercava di nuovo di giustificarsi; doveva smetterla, la sua vita aveva preso quella direzione e non poteva farci niente. Ora però doveva ripensarla tutta, e anche in fretta, perché erano venute meno le basi su cui era andata costruendola.

    Mentre stava così ragionando, la colpì un pensiero: da quando Tommaso si era seduto e aveva cercato di spiegarle, con tutta la cautela possibile, che intendeva lasciarla, non si era parlato affatto di sentimenti, del dispiacere per la fine di un amore, di quanto uno sarebbe mancato all’altra e viceversa, perché in fondo erano pur sempre vicini alle nozze d’argento, anzi l’anno successivo avrebbero dovuto festeggiarle. Il mondo le stava crollando addosso e lei riusciva a pensare solo alla sicurezza economica, al fatto che senza il sostegno materiale del marito non avrebbe saputo dove sbattere la testa. Lui, beh, si era innamorato di un’altra e non ci si poteva aspettare che facesse tanto il sentimentale, anzi era meglio se non lo faceva perché così era più credibile; ma lei, perché aveva pensato immediatamente al lato economico, allo sconvolgimento di tutto il suo modo di vivere, alle difficoltà, in parte ancora sconosciute, che avrebbe dovuto affrontare? Aveva sentito mancarle la terra sotto i piedi ma il cuore era rimasto fermo, tutt’al più aveva accelerato un po’ il battito come quando si sta affrontando un argomento spinoso.

    Tommaso intanto aveva ripreso a parlare, le stava dicendo che era una donna ancora giovane e in buona salute e avrebbe sicuramente trovato un lavoro che avrebbe reso più interessante la sua vita ma lei lo ascoltava appena, anzi sentiva solo il suono della sua voce. Stava guardandosi dentro, interrogandosi: aveva ragione lui, il matrimonio era in crisi da tempo ed era colpa sua se non aveva mai voluto riconoscerlo. Perché? Perché ormai avevano due figlie e lei tutto avrebbe voluto tranne rovinare la loro vita; dentro di sé sapeva che la freddezza del marito, che andava aumentando con il passare del tempo, non era normale così come non era normale la sua indifferenza nei confronti di tutto quello che lei faceva, ma in fondo non litigavano quasi mai, le giornate scorrevano apparentemente serene, soprattutto per le due bambine, e lei aveva smesso di farsi delle domande su come avrebbe dovuto essere la propria vita matrimoniale.

    Ad un tratto, mentre era così immersa nei suoi pensieri, Valeria si accorse che Tommaso stava congedandosi con la promessa di telefonarle il giorno successivo per fissare l’appuntamento con l’avvocato.

    Hai parlato con le ragazze? gli chiese a bruciapelo Sanno già tutto?

    Sì, rispose lui le ho invitate a cena ieri sera e ho cercato di spiegar loro la situazione.

    E come l’hanno presa?

    Non saprei, non hanno parlato molto; tutto sommato credo che ne siano rimaste molto scosse. Vedi un po’ tu se riesci a tirar fuori i loro sentimenti e a capire cosa ne pensano.

    Sempre il solito, pensò Valeria; lascia a me la matassa da dipanare dopo averla imbrogliata! Bene, adesso sapeva dove erano le sue figlie la sera prima, quando le avevano telefonato dicendo di aver trovato all’ultimo momento due biglietti per il teatro. Lei allora ci aveva creduto, non sospettava ancora niente; eppure, come aveva potuto essere così cieca? Un marito che torna dopo tanto tempo, dopo aver annullato le vacanze in Italia adducendo la scusa di problemi sul lavoro, che arriva dicendo di essere riuscito a venire approfittando di un congresso e che appunto per questo ha una camera riservata in albergo come tutti gli altri congressisti, non doveva farle sorgere più di un dubbio? Forse le sue figlie, più sveglie di lei, qualcosa avevano già subodorato; almeno così si augurava, perché altrimenti il colpo doveva essere stato veramente forte.

    Intanto Tommaso era andato via. Valeria guardò fuori dalla finestra; era già quasi buio. Diede un’occhiata all’orologio: tra poco le ragazze sarebbero tornate a casa e lei adesso temeva quel momento. Forse sarebbero tornate separatamente e allora come avrebbe dovuto comportarsi? Era meglio parlare prima con l’una e poi con l’altra o aspettare che fossero in casa tutte e due e avere un unico confronto?

    Invece tornarono insieme: forse, pensò Valeria, si erano messe d’accordo. La guardarono come per capire di che umore fosse e anche lei le guardò e, prima di cedere all’esitazione, decise di andare all’attacco.

    Immagino sappiate già tutto, cominciò con una voce forzata, che lei stessa stentava a riconoscere come sua.

    Maddalena, la più piccola (si fa per dire, poiché aveva già compiuto i ventuno anni ed era al terzo anno di Farmacia), parlò per prima e la sua voce era dura, vagamente accusatoria:

    Tutto … sappiamo quello che ci ha detto nostro padre. Praticamente sappiamo solo la fine della storia, ma l’inizio , cosa sia successo tra di voi per arrivare a tutto questo, siete voi a dovercelo spiegare. Fino a ieri sapevo di avere un padre molto attraente, almeno per me, che lavorava all’estero e che ci veniva a trovare quando poteva ma che ci voleva bene; un padre, tra l’altro, di cui io ero la figlia più piccola. Ieri invece ho scoperto, all’improvviso nonostante la delicatezza con cui il babbo ha cercato di farci digerire la cosa, che lui ha un’altra famiglia e noi abbiamo un fratellino che potrebbe essere benissimo nostro figlio!

    Maddalena era arrabbiata, Valeria lo sentiva, ma non ce l’aveva solo con suo padre.

    E’ vero, hai ragione, cominciò Valeria incerta, sforzandosi di trovare le parole giuste una parte di colpa l’ho anch’io; ho sempre voluto chiudere gli occhi su quello che con il passare del tempo ci stava capitando, mi sono sempre rifiutata di ammettere che il nostro matrimonio stava entrando in crisi senza che io nemmeno riuscissi a capire il perché. Forse …

    Forse se ti fossi guardata di più allo specchio l’avresti capito. la interruppe Maddalena con asprezza Quando ci venivi a prendere da scuola sembravi la nostra governante piuttosto che nostra madre. Io osservavo con invidia le altre mamme, quelle almeno a cui avrei voluto che assomigliassi tu: eleganti, truccate, snelle. Tu non hai mai badato a come ti vestivi, né a tutto il resto. Ti sei lasciata andare; come potevi pensare di tenere legato a te un uomo ancora giovane, pieno di vita e desideroso di far carriera?

    Il fatto è, cominciò Valeria lentamente e quasi con le lacrime agli occhi che una volta che decidi di stare a casa e dedicarti alla famiglia, questa diventa il centro della tua esistenza; se devi far tutto da te, e se vuoi cercare di farlo bene, non hai più tanto tempo per guardarti allo specchio e finisci per metterti quegli abiti in cui stai più comoda, tanto più che quando esci è soprattutto per andare a far la spesa. Se mi hai visto quasi sempre in tuta da ginnastica, è perché in quella mi sentivo a mio agio. E avrei avuto anche tanto, ma tanto, bisogno di un po’ di riposo; invece ero sempre tanto, ma tanto, stanca.

    Non ti devi giustificare. intervenne Miriam, la più grande, che fino ad allora era rimasta in silenzio Anch’io, del resto, se devo uscire con un ragazzo che mi piace mi metto in tiro, ma se lo devo ricevere in casa rimango in tuta e in pantofole. E così dicendo le mise un braccio intorno alle spalle e la strinse, mentre Valeria stava lottando per trattenere le lacrime.

    Erano tutte e tre in cucina; Maddalena, spazientita, si girò verso i fornelli e li accese per riscaldare la cena che era già pronta. Avrebbe voluto aggiungere qualcosa, ma rinunciò; forse, per quella sera, aveva già detto abbastanza.

    ***

    Valeria quella mattina aveva sbrigato in fretta i lavori di casa e si era messa a cucinare; era più tranquilla ora, anche se continuava a rimuginare sul suo comportamento di quei giorni, su quello che aveva tenuto in tutti gli anni di matrimonio, su quello di Tommaso prima e dopo la rottura.

    Tommaso era già partito da un paio di giorni; la sera prima della partenza aveva invitato a cena le figlie per un ultimo colloquio e per spiegare loro gli accordi che aveva preso con la madre. Aveva invitato anche Valeria, ma lei aveva preferito rimanere a casa. D’altra parte gli accordi erano chiari: l’appartamento dove abitavano era intestato a Tommaso, ma loro avrebbero continuato a vivere lì. Il conto in banca cointestato passava a nome della moglie; lì c’era denaro sufficiente per tirare avanti ancora un po’, poi era inteso che Valeria avrebbe dovuto rimboccarsi le maniche. Alle due ragazze avrebbe provveduto il padre fino a che non fossero state in grado di essere economicamente indipendenti.

    Erano stati insieme, nei giorni prima della partenza di Tommaso, dall’avvocato e dal commercialista, tutti e due amici loro. In seguito, Valeria pensava che avrebbe dovuto fare a meno del commercialista e rivolgersi alla consulenza offerta dai sindacati, se voleva cominciare a dare un taglio drastico alle spese. In quel momento, mentre cucinava, si stava chiedendo cosa avrebbe dovuto fare della macchina, che rappresentava una spesa non indifferente per una che non aveva un reddito. Lei l’aveva sempre usata poco, anzi il meno possibile, perché non le piaceva guidare; tuttavia un’auto poteva essere utile, e poi le ragazze la prendevano spesso, soprattutto la sera per andare fuori città con gli amici. Stava prendendo una decisione sull’auto, la prima da quando aveva saputo di dover prendere, in futuro, tutte le decisioni da sola; proprio allora suonarono alla porta.

    La persona a cui Valeria aprì, sua sorella Lucia, era stata a lungo attesa; quando lei le aveva telefonato per raccontarle tutto quello che era successo in quei giorni concitati, aveva promesso che sarebbe venuta non appena il campo fosse stato libero, cioè dopo che Tommaso se ne fosse andato. Si era presa qualche giorno di permesso dallo studio legale presso cui lavorava (era avvocato) e intendeva utilizzare tutto quel tempo per cercare di essere utile alla sorella, cioè farla parlare e fare in modo che si sfogasse. Voleva essere il suo confessore, perché era convinta che solo tirando fuori tutto Valeria sarebbe poi stata in grado di vedere più lucidamente dentro di sé.

    Il viaggio non era stato lungo; veniva da Cesena e da Cesena a Bologna il treno impiega poco tempo. Però cominciava a far freddo e, mentre Lucia sistemava il suo bagaglio nella camera matrimoniale, dove avrebbe dormito nella parte del letto ormai disertata da tempo da Tommaso, Valeria rimase in cucina a preparare una tisana calda. Aveva anche comprato un vassoio di pasticcini per festeggiare l’arrivo della sorella, perché in tutti quei giorni trascorsi dall’abbandono del marito fino ad allora non si era mai sentita sostenuta dalla solidarietà delle figlie: Miriam era sempre taciturna e non si riusciva a capire come la pensasse, Maddalena era addirittura acida e tutte le volte che le parlava sembrava avere un vago tono accusatorio. Lucia invece era sua sorella e non era mai stata soggiogata dal fascino di Tommaso; inoltre le sue vicende personali la rendevano la persona più adatta a capirla in questo particolare momento.

    Quando Lucia ebbe finito di sistemare le sue cose, raggiunse la sorella in cucina; l’ora di

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