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Greyhound. Breve saggio su una razza millenaria.
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Greyhound. Breve saggio su una razza millenaria.

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La caccia è una attività sempre più ridotta nei paesi occidentali. Il coursing è bandito da molte nazioni. Le corse in pista non sono molto ben viste in molte regioni del globo. Tutte le attività che tradizionalmente coinvolgevano un Greyhound, fatto salvo il suo ruolo di cane da compagnia – compito svolto come molte altre razze – sono in notevole crisi nei loro rapporti con la società contemporanea. Non è impensabile che nel giro di pochi decenni questa razza, dalle origini millenarie e con lo sviluppo nella forma in cui noi lo conosciamo degli ultimi cinquecento anni, possa sparire o quantomeno ridursi a numeri irrisori rispetto a quelli segnati negli ultimi secoli o anche mutare completamente il suo aspetto. Forse il Greyhound potrà essere salvato dai pochi appassionati – in modesto ma costante aumento – che lo terranno come cane di casa o per farci insieme delle attività sportive come il lure coursing, le corse amatoriali, il bikejoring o altro. Proprio per far capire a queste generose persone «cosa si ritrovano tra le mani» ho deciso di scrivere qualche riga sul Greyhound. Una «breve storia» che forse non solo i diretti proprietari, ma anche altri, potrebbero trovare interessante.
LanguageItaliano
PublisherMario Canton
Release dateNov 1, 2018
ISBN9788829541515
Greyhound. Breve saggio su una razza millenaria.

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    Greyhound. Breve saggio su una razza millenaria. - Mario Canton

    1. Dalla notte dei tempi

    Fig. 1-1. Due Tesem scolpiti in rilievo nella tomba

    del visir Mereruka (VI dinastia, 2345-2333 a.C.)

    Immagini di graffiti o geroglifici che ritraggono cani slanciati a orecchie raddrizzate o ripiegate, spesso a fianco dei loro conduttori, risalgono a millenni addietro rispetto alla nostra epoca.

    Nell'Antico Egitto si chiamavano «Tesem».

    Sebbene il Tesem sia descritto da alcuni autori come una antica razza egiziana, in realtà questo cane – o il suo ceppo originario – è anche più vecchio, essendo raffigurato sulle pitture rupestri dell’Africa Orientale a partire dal Neolitico (prime raffigurazioni intorno a 8.000 anni fa).

    Il Tesem appare nell’arte funeraria e tombale egiziana sin dal 3.000 a.C. che ritrae chiaramente soggetti levrieroidi dal fisico slanciato con pelo corto di colore fulvo e nella maggior parte dei casi con orecchie dritte. In rapporto alle figure umane che lo accompagnano nelle incisioni, nelle pitture e nelle scritture, si stima avesse una altezza alla spalla intorno ai 50 centimetri.

    Peraltro, nelle iscrizioni dell’Antico Egitto sono rappresentati sia Tesem ad orecchie dritte con aspetto molto simile agli attuali Podenghi e Cirnechi mediterranei, sia varietà a orecchie pendenti e anche a mantello pezzato, da cui è possibile arguire che se il Tesem davvero rappresentasse il levriero ancestrale, nello sviluppo delle moderne razze levriere – sia orientali che occidentali – gli allevatori non abbiano fatto altro che far emergere e fissare particolari dell’aspetto fisico che erano già presenti nel patrimonio genetico originario.

    Descritto come il «prototipo del levriero», questo cane ancestrale può contare tra i suoi discendenti molte altre razze africane come il Basenji, il Mamboutou, il Niam-Niam, l'Africanis e lo Shilluk.

    Grazie ai commercianti Fenici del primo millennio a.C. è anche il probabile antenato dei Podenghi e Cirnechi mediterranei (cirneco dell’Etna, podengo ibicenco, cane dei faraoni, ecc.).

    Se la razza esista ancora è oggetto di discussione. Si è supposto che difficilmente sia rinvenibile ai nostri giorni in forma incontaminata, ma è possibile trovare molti cani selvatici nell’Africa di Nord-Est che si avvicinano notevolmente alla forma antica del Tesem. Alcuni dei suoi discendenti assomigliano così da vicino ai cani dipinti nelle tombe dell’Antico Egitto da far pensare – appunto – che si tratti di Tesem sopravvissuti.

    Al di là delle ipotesi sulle origini, il Greyhound – come oggi è conosciuto – è un prodotto della cinotecnia britannica il cui miglioramento è iniziato nel XVIII secolo, con l’avvento del coursing regolamentato.

    Il coursing è una caccia simulata su preda viva (di solito una lepre) il cui scopo è di paragonare l’abilità di due contendenti nell'inseguimento contemporaneo e nella eventuale cattura. La valutazione avviene per punteggio e le gare si svolgono per eliminazione diretta.

    Questo tipo di prova è ormai vietata in molte nazioni e viene sostituito dal lure coursing che si effettua rincorrendo un’esca artificiale trainata da un motore tramite una corda che scorre tra pulegge fissate a terra, simulando in tal modo le svolte di una lepre.

    Con l’avvento del coursing – il primo club che se ne occupò fu il Swaffham Cousing Club fondato nel 1776 – è iniziata quindi la selezione verso il tipo di Greyhound attuale.

    Ciò ha prodotto una prima tipologia di Greyhound moderno: il tipo da coursing, non dissimile dalla tipologia dai soggetti impiegati nella caccia, ma generalmente più potente e veloce.

    Verso la fine degli anni ‘20 del XX secolo iniziarono a diffondersi le corse su pista. La prima corsa in un circuito ufficiale di cui si ha notizia è nel 1919 a Emeryville (California) con il corollario delle relative scommesse, similmente a quanto accadeva già nell’ippica per i cavalli.

    In realtà la prima corsa in assoluto usando una lepre artificiale si svolse vicino a Londra nel 1876, su una pista rettilinea, ma il Greyhound non la rincorse. In Inghilterra questo sport non venne preso seriamente in considerazione sino alla fine degli anni ‘20 del XX secolo, quanto fu costruita la prima delle piste «moderne», di forma ovale come le conosciamo ai nostri giorni. Il primo evento si svolse a Manchester nel 1926 e da lì le corse dei levrieri si sono diffuse in molte parti del mondo.

    Non necessitando più della capacità di agile conversione in corsa o di spiccate doti di ripresa in piano o in salita, il tipo selezionato si diversificò ulteriormente producendo il tipo da racing, caratterizzato da angolazioni molto aperte con groppa raddrizzata e lombi orizzontali.

    Infine, con la popolarità delle esposizioni di bellezza si produsse un terzo modello della razza, molto curato da un punto di vista esteriore (colore degli occhi, posizione e forma delle orecchie, tessitura del mantello, colorazioni con molto bianco, pigmentazione carica, portamento della coda, ecc.) e molto più abile nel trotto fluido – andatura di esame utilizzata nelle esposizioni – che nel galoppo veloce.

    Questo ultimo modello viene denominato tipo da show.

    Il Greyhound è una razza riconosciuta praticamente da tutti gli enti cinofili ufficiali delle varie nazioni.

    È una razza dai molti record:

    le sue origini si fanno risalire a millenni fa;

    è uno dei cani preferiti dalla nobiltà di tutte le epoche;

    può raggiungere punte di velocità intorno agli 80 km/h;

    riesce a fare salti in lungo superiori ai 9 metri;

    i campioni di corsa possono avere una discendenza superiore ai 3.000 cuccioli e possono essere venduti per cifre superiori ai 100.000 euro.

    Il record più straordinario è quello di essere stato nominato in più di 50 modi diversi. Questo dà l’idea del vasto numero di citazioni della razza fatte nella letteratura durante i secoli.

    Riportiamo di seguito alcuni di questi nomi – in ordine alfabetico, tratti dalla sola letteratura in lingua inglese.

    Non sappiamo per certo dove o quando sia nato il termine Greyhound.

    Inevitabilmente ci sono state dispute a non finire sul significato del nome « Greyhound». L’ipotesi che «grey» (grigio) si riferisca al colore del mantello è stata rigettata dalla maggior parte degli autori.

    Un qualche favore ha l’ipotesi che il corretto nome fosse «Grewhound», con «grew» che significherebbe «greek» (greco). I Greci antichi erano appassionati di caccia con il levriero e questo veniva spesso ritratto sul loro vasellame, quindi l’ipotesi è che Greyhound sia la variazione di «Greek Hound».

    Un’altra scuola di pensiero pensa che Greyhound significhi «cane da tassi», perché nel XVII secolo la parola «grey» significava appunto «tasso». Tuttavia è difficile ipotizzare che questo animale dai movimenti lenti fosse un obiettivo per il velocissimo Greyhound.

    Altri autori considerano che il termine derivi dalla parola Sassone «grei» che significa «bello»; anche altri autori correlano il termine con la parola Anglo-Sassone «grig» che significa «cagna» ma non è chiaro perché dovrebbe essere coinvolto solo il genere femminile.

    Un'altra spiegazione è che derivi da «gre» o «gradus», che significa «rango», in modo che il vecchio inglese grei-hundr significherebbe «di elevato rango tra i cani».

    Per finire vi è l’ipotesi che trattandosi di una razza molto importante il termine fosse una contrazione di «Great Hound» (grande cane) della nobiltà. La realtà è che non esiste una risposta definitiva alla questione.

    Riportiamo di seguito la prima descrizione della razza, che fu data nel 1480 – dopo quasi duemila anni dal suo arrivo nelle isole britanniche.

    «The Properties of a Good Grehounde»

    from «The Boke of St. Albans» by Dame Juliana Barnes, Abbess of Sopewell (1486)

    Nei secoli passati questa razza era così apprezzata che alla «gente comune» era proibito possederla. Verso l’anno 1.000 d.C. in base alle «Leggi della Foresta» emanate dal Re Canuto fu stabilito che solo il Re e la nobiltà potevano cacciare con i Greyhound. Gli schiavi non potevano assolutamente possederli e gli uomini liberi avevano l’obbligo di azzoppare apposta i loro cani se vivevano in un raggio di 16 km (10 miglia) da una foresta reale. Speciali agenti «mutilatori» erano inviati dal Re su tutto il territorio per rafforzare questa brutale misura.

    In tal modo l’esclusività reale della caccia con il levriero venne preservata per centinaia di anni.

    Con il declino delle grandi foreste, al Greyhound furono trovati altri impieghi, diversi dalla caccia. Il primo fu il «coursing» su lepre, organizzato in forma di competizione regolamentata. Successivamente, per la popolazione urbana, ci fu l’invenzione delle corse in pista dei levrieri, complete di lepre meccanica, premi e scommesse. Le corse nacquero su imitazione delle corse dei cavalli purosangue e – incredibilmente – in alcune delle prime corse i cani venivano montati da fantini in forma di scimmie vive legate sulla loro schiena.

    In tempi recenti, sia il coursing con i Greyhound che le corse in pista sono stati attaccati da parte di gruppi per la tutela dei diritti degli animali ritenendo che le due attività, in particolare il coursing, comportino crudeltà verso gli animali.

    In teoria, le corse non dovrebbe comportare crudeltà. Anzi, dovrebbero – similmente alla seguita su pista artificiale utilizzata per i segugi – fornire un utile modo incruento di esercitare gli animali da caccia.

    Purtroppo, le considerazioni di carattere commerciale sono tali che i cani non sono sempre trattati nel miglior modo possibile e sono spesso abbattuti, anche se perfettamente sani, semplicemente perché hanno passato il loro periodo migliore per le gare.

    Il Greyhound ha un temperamento a dir poco sorprendente. È il soggetto più affezionato, rilassato, gentile e obbediente tra i cani da compagnia fino a che un qualsiasi piccolo animale peloso gli corra davanti (compresi i piccoli cani da compagnia) e non scateni il suo insaziabile istinto predatorio.

    Con le dovute precauzioni, i Greyhound ex corridori da cinodromo diventano dei superbi cani da compagnia e non esistono scusanti per l’abitudine di eliminarli fisicamente al termine delle loro carriere. Molti di questi cani hanno almeno altri dieci anni da vivere in buona salute se si dà loro una casa che li accolga.

    2. Le molte vite della razza

    Fig. 2-1. Aroi Talk of the Blues,

    vincitore di 68 Best in Show

    Come si è detto il Greyhound è passato attraverso vari periodi storici nei quali veniva destinato ad attività diverse che possiamo sintetizzare (in ordine cronologico) nella caccia, nel coursing, nel racing, in expo e per compagnia (intesa in senso ampio, anche come esercizio di attività sportive amatoriali).

    Ognuna di queste attività insistite nel tempo ha finito per produrre modelli diversi all'interno della medesima razza che si distinguono per particolari adattamenti morfologici alle varie funzioni.

    La durata dei periodi in cui i Greyhound sono stati destinati alle varie attività non è uguale per tutti. Nella caccia il Greyhound è stato impiegato per millenni. Nel coursing per qualche secolo. In altre attività solo da alcuni decenni.

    Come si diceva in precedenza, il levriero moderno è straordinariamente simile nell'aspetto a un'antica razza di levrieri che risale agli Egizi e ai Celti. Cani molto simili ai levrieri – cacciatori addomesticati con corpi lunghi e sottili – compaiono nei disegni del tempio della città di Catal-Huyuk nell'attuale Turchia, sin dal 6.000 a.C. Un vaso funerario del 4.000 a. C., rinvenuto nella zona dell'Iran moderno, era decorato con immagini di cani simili a levrieri.

    Poiché gli artisti antichi tendevano a rappresentare solo immagini di significato religioso o sociale per le loro società, questi cani dovevano essere abbastanza importanti per i popoli di quei giorni. Ma ovviamente che questi cani siano precursori del levriero moderno, non lo sappiamo per certo.

    Da dove nasce il cane moderno di tipo levriero? La testimonianza degli antichi è confusa su questo punto. I Romani credevano che i Greyhound provenissero dalla Gallia (Europa occidentale), la terra dei Celti. I Celti, d'altra parte, credevano che i Greyhound provenissero dalla Grecia, e li chiamavano segugi greci (il levriero potrebbe in effetti essere una derivazione del cane greco). Questa confusione suggerisce perlomeno che i cani di tipo Greyhound non abbiano avuto origine in Gallia o in Grecia, ma probabilmente in Medio Oriente.

    Può darsi che l'antenato del Greyhound e altri levrieri sia nato per la prima volta nelle tende dei popoli nomadi del Medio Oriente. Alcuni pensano che il levriero sia un incrocio tra il cane addomesticato di quell'epoca e il lupo dell'Europa meridionale. In un accampamento mobile, era normale che i cani seguissero l'accampamento, mangiando dalla spazzatura e proteggendo anche se non richiesti il suo perimetro. La presenza di questi cani è stata tollerata proprio a motivo del servizio di guardia che fornivano. Ma erano considerati dalla gente selvaggi e sgradevoli, una credenza di cui testimonia la maggior parte dei riferimenti ai cani nella Bibbia.

    Ma a un certo punto, è stato scoperto o allevato un tipo speciale di cane – un cane che poteva cacciare insieme agli umani, persino assieme agli umani a cavallo – un servizio estremamente prezioso. Questi cani dovevano essere tenuti separati dai cani sul perimetro del campo, in modo che l'incrocio non rovinasse le abilità speciali di questi proto-Greyhound. Quindi a questi levrieri fu dato un posto speciale all'interno del campo, anche all'interno delle tende, dove non era permesso nessun altro animale, in modo che il loro allevamento potesse essere controllato. Le abilità uniche e altamente apprezzate dei levrieri aiutano a spiegare perché sono cambiate molto poco in 2.000 anni.

    Le sezioni seguenti danno un'idea della relazione tra uomo e levriero nel corso dei millenni, con un'enfasi su tempi più recenti.

    Antico Egitto

    Fig. 2-2. Il dio Anubi

    In Egitto, gli antenati dei levrieri moderni venivano usati nella caccia e tenuti come compagni. Molti egiziani consideravano la nascita di un levriero di questo tipo di una importanza minore solo alla nascita di un figlio. Quando il cane da compagnia moriva, l'intera famiglia prendeva il lutto.

    I levrieri preferiti delle classi superiori furono mummificati e sepolti con i loro proprietari. Le pareti delle tombe egiziane erano spesso decorate con immagini dei loro levrieri. Una tomba egiziana dipinta nel 2.200 a.C. raffigura cani che assomigliano molto al levriero moderno.

    Tra i faraoni noti per possedere cani di tipo levriero vi sono Tutankhamon, Amenhotep II, Thutmose III, la regina Hatshepsut e Cleopatra VII (quella famosa di Antonio e Cleopatra).

    Il dio egizio Anubi, uno sciacallo o un cane levriero, viene spesso ritratto sui murali nelle tombe dei Faraoni. Alcune sue raffigurazioni assomigliano molto al moderno Pharaon Hound, in stretta relazione con il Greyhound.

    La Bibbia

    Nelle scritture ebraiche e cristiane, i cani sono generalmente considerati spazzini dal cattivo carattere che sono tollerati ma di cui non ci si fida; certamente non ammirati o amati. In diversi passaggi, è chiaro che i cani erano considerati animali spazzini con cui si potevano usare anche metodi brutali per allontanarli. Persino Cristo si riferisce al loro ruolo di spazzini quando dice: Non è giusto prendere il pane dei bambini e gettarlo ai cani (Matteo 15:26).

    L'unica razza di cane menzionata per nome nella Bibbia è un levriero (Proverbi 30: 29-31, nella versione di Re Giacomo):

    «Ci sono tre cose che possiedono un bel portamento: un leone, che è il più forte tra le bestie e non indietreggia di fronte a nulla, un levriero e un ariete».

    La frase ebraica tradotta come «Greyhound» significa letteralmente «gonne nei lombi». Questo probabilmente è stato considerato dai traduttori il termine inglese più appropriato per descrivere l'antenato del levriero. Inoltre la corsa del levriero era popolare alla corte del XVI secolo di Re Giacomo. In altre versioni della Bibbia il posto del levriero viene preso dal gallo, altro animale, specialmente se da combattimento, con le «gonne nei lombi».

    Antica Grecia e Roma

    I greci probabilmente comprarono alcuni di questi levrieri dai mercanti egiziani, qualche tempo prima del 1.000 a.C. La prima razza di cane richiamata nella letteratura occidentale era l'antenata di un levriero. Nell'Odissea, scritta da Omero nell'800 a.C., l'eroe Ulisse rimane lontano da casa per 20 anni combattendo i Troiani e cercando di tornare a casa contro l'opposizione del dio Poseidone. Quando finalmente torna a casa, si traveste. L'unico a riconoscerlo fu il suo cane Argo, che è descritto in termini che lo indicano chiaramente come un levriero. L'arte e le monete della Grecia raffigurano levrieri a pelo corto praticamente identici ai moderni levrieri, rendendo abbastanza certo che la razza del levriero sia cambiata molto poco dal 500 a.C. Una ragione della mancanza di cambiamento in 2.500 anni è che, fino a poco tempo fa, la funzione del levriero è rimasta la stessa: entusiasmare gli umani con la sua agilità, velocità e intelligenza mentre insegue una preda selvatica.

    Intorno al 325 a.C., un cane di nome Peritas avrebbe accompagnato il monarca macedone Alessandro Magno nelle sue campagne militari.

    Gli dei greci erano spesso ritratti con levrieri. Un levriero spesso accompagnava Ecate, la dea della ricchezza. Anche il protettore della caccia, il dio Polluce, veniva raffigurato con i levrieri. Un mito racconta di come un umano di nome Atteone si imbattè nella dea Artemide che stava facendo il bagno in un fiume. Lei punì la sua scorrettezza trasformandolo in un cervo e venne poi braccato dai suoi stessi levrieri. Le rappresentazioni di questa scena si incontrano spesso nell'arte greca e romana. Nella sua opera, Metamorfosi, lo scrittore romano Ovidio nel tardo primo secolo a.C. ripercorre questa stessa storia.

    I Romani ottennero i loro levrieri sia dai Greci che dai Celti. Autori romani come Ovidio e Arriano si riferiscono a loro come «Celt Hounds». Alcune delle loro divinità erano accompagnate da levrieri. Diana (la versione romana di Artemide) cacciava con i levrieri. Era considerata una divinità protettrice degli animali, come raffigurato in molte sculture. In una famosa storia romana, Diana dà un levriero di nome Lelaps al suo buon amico Procris. Procris lo porta a caccia, e in poco tempo Procris vede una lepre e la fa inseguire. Sfortunatamente per Lelaps, gli dei non volevano che la lepre fosse catturata e trasformò sia Lelaps che la lepre in pietra. Questa scena è comune nell'arte romana. Anche Ovidio ha scritto di Procri e Lelaps.

    I romani usavano i levrieri per il coursing. Durante la rincorsa, la velocità e l'agilità dei levrieri venivano testate contro la preda, la lepre. I cani apparentemente non si sfidavano l'uno con l'altro, come nel moderno coursing. Ovidio descrivendo il coursing all'inizio del primo secolo dopo Cristo descrive come l'impaziente levriero venisse trattenuto per dare alla lepre un buon vantaggio iniziale. Il romano Flavius ​​Arrianus (Arriano) scrisse il Cynegeticus (Sulla caccia) nel 124 d.C. Dice ai suoi lettori che lo scopo del coursing non è quello di catturare la lepre, ma di godersi l'inseguimento stesso: «Il vero sportivo non porta fuori i suoi cani per uccidere le lepri, ma per il gusto dell'inseguimento e della competizione tra i cani e le lepri e si rallegra se le lepri fuggono.». Preoccupato per la corretta sportività, aggiungeva, «Chiunque alleni i levrieri non dovrebbe né scioglierli vicino alla lepre, né usarli in più di una coppia alla volta.»

    Arriano descrive anche il coursing tra i Celti di Gallia (Francia). I Celti più ricchi, che vivevano nel lusso, seguivano la seguente maniera. Mandavano i battitori alle prime ore del mattino per cercare luoghi in cui ci fossero lepri in forma; un messaggero portava il messaggio se ne avevano trovate e in quale numero. Poi uscivano e cercavano la lepre, i cani la inseguivano e loro li seguivano a cavallo.

    Quando conquistarono la Gran Bretagna, i Romani portarono con sé lepri europee – più adatte al coursing delle lepri selvagge locali.

    Tradizione araba

    Fig. 2-3. Levriero e falco, una coppia celebre

    e consolidata nel mondo arabo

    I popoli arabi hanno allevato cani levrieri per diverse migliaia di anni. Il Saluki, che quasi sicuramente condivide con il Greyhound un antenato comune, è ancora oggi utilizzato da alcune popolazioni arabe come cane da caccia. I beduini arabi per secoli sono stati devoti musulmani e quindi seguono le restrizioni rituali contro il contatto con i cani. Ma non considerano i loro Saluki come cani e quindi non credono che il contatto con loro sia impuro. Il Corano consente il consumo di selvaggina uccisa da falchi o Saluki (ma non da altri cani). Le tribù Pashtun in Afghanistan fanno la stessa distinzione tra Saluki e cane, quindi questo atteggiamento probabilmente risale a molto prima della nascita dell'Islam nel settimo secolo. I beduini ammiravano così tanto le caratteristiche fisiche e la velocità del

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