Ti stappo gli occhi
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Versi eleganti, plasmati in una simbolica contaminazione tra i cinque sensi, esplodono nelle iperboli e nelle figure paradossali atte a esprimere la contraddittorietà e l’incongruenza della vita umana.
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Ti stappo gli occhi - Valeria Cipolli
Piolo.
Prefazione
A scorrere – meglio scivolare o inerpicarsi – nei versi di Valeria Cipolli, vi compare un tema ricorrente, riconoscibile seppure ammantato in una scrittura arditamente metaforica, dalla semantica funambolica, che non offre immediatamente rassicurazioni ermeneutiche. Si tratta, a mio avviso, di una sofferta quanto dinamica ricerca identitaria della poetessa, una faticosa quanto inesauribile catabasi conoscitiva in cui il soggetto poetante è esplicitamente non solo nominato, ma si accampa con potente determinazione, espressione verbale di un’entità alla ricerca inquieta – e talora furente – di scoprire se stessa e il senso del mondo.
È evidente come l’ossimoro, in queste poesie, costituisca molto più che una figura retorica nel variegato serbatoio degli strumenti stilistici di Valeria Cipolli – utilizzati con perizia e audacia – bensì tenda a essere un elemento costitutivo di un insanabile dissidio, protagonista della scena poetica nella tormentata dialettica vuoto-pieno, forma-informe, io-tu, passato-futuro, etc.
Questo contrasto, che è al contempo inesausta ricerca, assume le forme poetiche di un divenire in cui l’uroboro – archetipo ancestrale prediletto dall’autrice – è inanellato in una spirale labirintica verso cui Valeria sembra avvertire una misteriosa attrazione. I toni sono quelli di un’appassionata e talvolta cruda guerrigliera, di un cimento interiore, uno slancio che è, al contempo, tensione e indomita sfida a se stessa, più che al mondo.
In questa traiettoria, Valeria incontra il Tu, relazionale, interlocutorio, amoroso, fantasmatico, solo per divenire parte di questa dialettica, di questo specchio nella tensione di immersione nell’altro da sé, in un’espansione del sentire cui la passione offre un seducente strumento, ma non l’unico.
Ritengo necessario focalizzare l’attenzione critica su un altro aspetto rilevante della sua poesia: quella presenza del tema dell’origine, inseguita come un cammino di inveramento imprescindibile (all’ombra del lamento/ primigenio/ masticato al sole
), sia nella forma di un’essenzialità come desiderio dell’anima (Ora son lisca e fossile, / risucchiata e glabra
), sia in